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La messa in sicurezza idraulica del territorio riguarda il contenimento delle piene con un tempo di ritorno pari a 200 anni per le aree PIME e PIE mediante il recupero delle situazioni di criticità, il mantenimento dei corsi d’acqua e soprattutto la manutenzione del territorio come condizione necessaria per prevenire modifiche sostanziali dell’ambiente circostante e di conseguenza garantire nel tempo l’efficacia delle opere realizzate.

La messa in sicurezza geomorfologica è dettata sia dalla necessità di consolidamento e bonifica dei dissesti attivi ( dove questi determinano situazioni di criticità e cioè nelle aree PFE e PFME ), sia dalla necessità di prevenire dissesti localizzati e alterazioni di equilibrio a scala di bacino. Da qui la definizione di ambiti territoriali omogenei, i domini, in relazione ai processi evolutivi dei cicli naturali del sistema ambientale. Il P.A.I., per definire la pericolosità, richiama i criteri adottati per le perimetrazioni contenute nel Piano Straordinario ex DL 180/1998 che di seguito si esplicita.

Pericolosità idraulica:

Il criterio prevalentemente adoperato per la definizione della pericolosità idraulica è stato quello storico inventariale, desunto dalla cartografia delle aree allagate della Regione Toscana, dai PTCP dai PRGC e dai Piani Strutturali.

Il PAI dà ragione dei necessari livelli di attenzione e degli obiettivi di “sicurezza idrogeologica” da raggiungere demandando alla fase gestionale la precisa contestua lizzazione del problema in relazione al fenomeno di riferimento, alle componenti in gioco ,alla caratterizzazione degli effetti attesi, necessaria per le valutazioni di fattibilità, compatibilità ed efficacia delle diverse scelte territoriali e dei diversi interventi compresi quelli di recupero ove necessari.

Peraltro, il quadro conoscitivo risulta già oggi maggiormente dettagliato in funzione delle implementazioni dovute alle verifiche e agli approfondimenti effettuati in sede di attuazione, formazione e modifica degli S.U. , nonché degli studi idrologici idraulici redatti sia per la definizione degli interventi di

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mitigazione e messa in sicurezza ove necessari, sia a supporto delle deprimetrazioni già assentite

Anche ai fini delle successive fasi di approfondimento è comunque necessario che il PAI indichi le componenti dei fenomeni che possono concorrere alla pericolosità idraulica del territorio del bacino e, con riferimento alla possibile criticità dei corsi d’acqua, evidenzi il reticolo di riferimento, rispetto al quale considerare e valutare le diverse componenti che, a seconda dei casi, possono concorrere alla pericolosità, nonché le aree la cui sicurezza idraulica è affidata a sistemi artificiali di sollevamento meccanico.

Ciò anche al fine di rendere omogenei ed interscambiabili i successivi aggiornamenti del quadro conoscitivo .

Pericolosità geomorfologica:

La fattispecie cui si riferiscono le perimetrazioni del PAI è sostanzialmente e chiaramente riconducibile alle frane s.s., e non ad altri fenomeni di versante. E' dunque necessario introdurre la valutazione di ulteriori contesti e/o fattori di pericolosità geomorfologica anche delineando gli areali potenzialmente predisposti all’innesco dei suddetti fenomeni. Ai fini delle successive fasi gestionali è necessario comunque prevedere un'articolazione che permetta le valutazioni di fattibilità, compatibilità ed efficacia delle diverse scelte territoriali e dei differenti interventi in relazione alla tipologia dei fenomeni (attivo, quiescente, ecc) o alle diverse condizioni geomorfologiche o ai diversi processi geomorfologici.

Nel P.A.I. è prevista la possibilità definire le linee guida per le verifiche idrologiche ed idrauliche da parte del Comitato Tecnico. Questa strategia è importante ai fini del perseguimento degli obbiettivi del Piano stralcio di Assetto Idrogeologico per evitare che si verifichino variazioni di condizioni con effetti negativi sia a scala locale che a scala di bacino. I criteri e le condizioni per lo sviluppo di verifiche e valutazioni di efficacia riguardo alle attività relative al riequilibrio idrogeologico devono essere esplicitate dal P.A.I..

Inoltre, nel Pai, sono indicati gli interventi ritenuti necessari per la messa in sicurezza delle aree a maggior pericolosità.

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Gli obiettivi del Pai sono quelli di assicurare la difesa del suolo e quindi di coordinare tutte le attività di pianificazione, di programmazione e attuazione degli interventi destinati a realizzare la finalità del piano stesso.

I principali obiettivi sono:

- la sistemazione, la conservazione ed il recupero del suolo nei bacini idrografici, con interventi idrogeologici, idraulici, idraulico- forestali, idraulico-agrari, silvo-pastorali, di forestazione e di bonifica, anche attraverso processi di recupero naturalistico, botanico e faunistico;

- la difesa ed il consolidamento dei versanti e delle aree instabili, nonché la difesa degli abitati e delle infrastrutture contro i movimenti franosi e altri fenomeni di dissesto;

- il riordino del vincolo idrogeologico;

- la difesa, la sistemazione e la regolazione dei corsi d’acqua;

- la protezione delle coste e degli abitati dall’invasione e dall’erosione delle acque marine ed il ripascimento degli arenili, anche mediante opere di ricostruzione dei cordoni dunali;

- la moderazione delle piene, anche mediante serbatoi di invaso, vasche di laminazione, casse di espansione, scaricatori, scolmatori, diversivi od altro, per la difesa dalle inondazioni e dagli allagamenti;

- la riduzione del rischio idrogeologico, il riequilibrio del territorio ed il suo utilizzo nel rispetto del suo stato, della sua tendenza evolutiva e delle sue potenzialità d’uso;

- la riduzione del rischio idraulico ed il raggiungimento di livelli di rischio socialmente accettabili;

- la manutenzione ed il restauro delle opere idrauliche e di sistemazione montana;

- le attività estrattive con particolare riferimento alle pianure alluvionali, al fine di prevenire il dissesto del territorio, inclusi erosione e abbassamenti degli alvei e delle coste;

- l’equilibrio costiero tramite azioni di contenimento dei fenomeni di criticità del litorale, di subsidenza del suolo e di risalita delle acque marine lungo i

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fiumi e nelle falde idriche, anche mediante azioni non strutturali finalizzate al recupero delle preesistenti condizioni di equilibrio delle falde sotterranee.