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CAPITOLO II: STRESS TEST

2.4 SIGNIFICATO E OBIETTIVI

Uno dei maggiori errori commessi nel periodo pre-crisi fu la sottostima dei rischi derivanti da eventi “imprevedibili”, eventi che accadono con una bassissima frequenza e sono ritenuti altamente irrealizzabili. L’impatto che si genera da questi eventi mette a rischio l’intero sistema finanziario e dimostra la fragilità delle banche. La tecnica di stress test è utilizzata proprio per simulare questi eventi imprevedibili e misurare la vulnerabilità delle banche, analizzandone la solvibilità, sia a livello di singola banca, sia a livello di gruppo ma anche a livello di intero sistema.

Possiamo distinguere tre diverse tipologie di stress test, con caratteristiche, finalità e obiettivi completamente diversi: stress test effettuati per la gestione interna del rischio, stress test micro-prudenziali e stress test macro prudenziali. I primi hanno l’obiettivo principale di affiancare i modelli interni nell’analisi del rischio di mercato, allocare in maniera efficiente il capitale nelle diverse aree di business e infine giocano un ruolo strategico nella creazione della policy delle banche. Essi sono svolti a livello di singola banca e lo scenario preso in considerazione per l’esecuzione del test non è troppo severo. I principali fattori di rischio sono idiosincratici80 e riguardano il rischio di

mercato, operativo e strategico con il fine di analizzare, attraverso la simulazione di shock a questi rischi, l’impatto sulla performance di portafoglio. Il metodo utilizzato di solito comprende un approccio bottom-up e i modelli variano da banca a banca. I risultati non sono resi pubblici, piuttosto riguardano alta direzione e azionisti. I secondi, gli stress test micro-prudenziali, hanno l’obiettivo di affiancare i modelli interni (IRB) per l’analisi interna dei rischi e di conseguenza il calcolo dei requisiti patrimoniali (fondi propri) da accantonare a livello di vigilanza. Anch’essi sono svolti a livello di singola banca, utilizzando scenari di severità moderata. I fattori presi in considerazione

80 Con rischio idiosincratico si intende un fattore esogeno, che colpisce ed influenza una particolare

variabile e nessun’altra. Uno shock idiosincratico è uno shock specifico, che colpisce una certa variabile particolare; diverso da shock comune che colpisce un gruppo di variabili allo stesso tempo. I fattori idiosincratici sono perciò specifici dell’attività in questione e non sono quindi correlati con i fattori di rischio comune.

nell’analisi di scenario comprendono i rischi idiosincratici (specifici della singola banca), associati a rischi comuni macroeconomici comuni per tutte le banche che impattano su liquidità e solvibilità. Il metodo utilizzato solitamente è bottom-up ed i modelli richiedono la validazione da parte delle Autorità di vigilanza. I risultati non vengono resi pubblici e solitamente i destinatari dei risultati sono proprio le Autorità di vigilanza. Infine, gli stress test macro-prudenziali sono svolti per valutare la solvibilità delle banche cosiddette sistemiche (G-SIIs) e di conseguenza dell’intero sistema finanziario. Sono effettuati a livello di gruppo (o addirittura l’insieme dei gruppi) e comprendono l’utilizzo di scenari estremamente severi con evoluzioni andamentali dei principali fattori catastrofici. I fattori presi in considerazione sono macroeconomici e comuni a tutte le banche assoggettate a questi test. Questi fattori sono direttamente riconducibili a rischi di credito, controparte, mercato e hanno l’impatto più significativo sulla solvibilità delle banche. I metodi per effettuarli comprendono l’uso di modelli interni, validati dalle Autorità e quindi comprendono solitamente un approccio misto top-down e bottom-up. I risultati sono resi pubblici poiché i destinatari dei test sono certamente le Autorità di vigilanza, in particolare EBA e BCE, ma anche l’intero mercato, per perseguire la trasparenza, pilastro fondamentale negli accordi di Basilea.

Questi ultimi stress tests macro-prudenziali hanno una struttura molto particolare: richiedono la definizione di variabili macroeconomiche rilevanti, solitamente PIL, Disoccupazione, Tassi di Interesse, Tassi di Cambio, Inflazione, e degli scenari ad esse associati, solitamente in un orizzonte temporale pluriennale (tre anni). L’andamento di queste variabili influenza i fattori di rischio a cui le banche sono esposte81, perciò si dovrà

procedere alla stima mediante modelli interni per analizzare le relazioni empiriche derivanti da questi shock delle variabili macroeconomiche nei diversi scenari.

Inoltre, gli shock andamentali e i fattori di rischio impattano sulla situazione patrimoniale (RWA) e sui flussi di reddito, facendo anche variare i coefficienti utilizzati dalle Autorità per vigilare sull’adeguatezza patrimoniale. Il Capital Ratio (CET1/RWA) viene monitorato durante tutta la simulazione e alla fine del periodo di previsione si

81 Fattori di rischio quali aliquota dei crediti deteriorati, Probability of Default, Loss Given Default, perdite

misura lo scostamento rispetto ad un valore soglia che la banca deve sempre mantenere per superare il test.

Il test assume anche la finalità di strumento di vigilanza, per le Autorità europee, che verificano e accertano la solidità degli Istituti. Nel caso di non superamento, le Autorità attuano degli interventi correttivi per cercare di migliorare la patrimonializzazione delle banche. I test debbono essere trattati come strumenti di vigilanza in parallelo ai requisiti prudenziali di Basilea, non li sostituiscono ma anzi, li affiancano e completano. Infatti, la crisi finanziaria iniziata a partire dal 2007 dimostrò come, nonostante le misure di solvibilità usate dalle banche per rispettare i requisiti di Basilea fossero perfettamente nella norma, banche altamente patrimonializzate, dotate di capitale superiore ai requisiti minimi di Basilea, si trovarono improvvisamente in dissesto. Ciò dimostra come i requisiti patrimoniali siano in realtà misure assai statiche e non condizionate dalla situazione economica congiunturale. La valutazione dell’adeguatezza è effettuata ad una certa data precisa attraverso la misurazione dei rischi a cui la banca è esposta, senza però alcun riferimento alle condizioni future dell’economia e al conseguente impatto sul capitale delle banche. I dati storici servono esclusivamente per stimare la possibile distribuzione di perdite delle diverse categorie di attivi (per calcolare cioè i Risk Weighted Assets).

Gli stress test assumono perciò un ruolo centrale di “correttivi” dei requisiti patrimoniali, fornendo una misura dinamica e condizionata agli scenari che si prospettano in un determinato periodo temporale. Gli stress test effettuano un aggiustamento per il rischio su entrambe le componenti del Capital Ratio, concentrandosi sui possibili flussi di reddito o perdite negli anni interessati. La capacità delle banche di mantenere un’adeguatezza patrimoniale sufficiente (livelli di capitale adeguati al perseguimento della continuità operativa) dipende dalla capacità di generare flussi di reddito stabili in qualsiasi scenario possibile, anche in quelli avversi. L’esercizio di stress test consente una proiezione dinamica in diversi scenari di tutte le misure utilizzate per comprendere lo stato di salute di una banca, quali reddito, margini, perdite/guadagni, RWA e altri Ratio regolamentari. Attraverso la simulazione di scenari è possibile misurare l’impatto dei fattori di rischio sui bilanci bancari.

I principali rischi inclusi nell’analisi sono:

• Il rischio di credito, comprendente tutti i tipi di controparte e tutte le posizioni esposte al rischio di default della controparte. Vengono considerate entrambe le categorie contabili “loans and receivables” (ovvero principalmente i prestiti alla clientela) e “held to maturity” (ovvero i titoli detenuti fino a scadenza). L’impatto di questo rischio sui conti delle banche viene valutato convertendo le ipotesi contenute negli scenari di stress in variazioni dei parametri relativi alla probabilità di default (“Probability of Default” - PD) e alla perdita dato il default (“Loss Given Default” - LGD). Queste due misure sono utilizzate per calcolare sia i nuovi accantonamenti sui crediti deteriorati, sia le variazioni delle attività pesate per il rischio conseguenti al deterioramento del merito di credito delle controparti. Non è permesso eliminare le esposizioni entrate in default tramite l’utilizzo di stralci o di ipotizzarne un loro rientro nella categoria dei crediti performanti.

• Il rischio di mercato, che include tutte le esposizioni soggette a rischi derivanti da fluttuazioni di variabili di mercato, quali i prezzi azionari, i tassi di interesse e i tassi di cambio, quindi sostanzialmente le esposizioni incluse nelle categorie contabili “at fair value through profit and loss” (misurate al fair value), “held for trading” (detenute per la negoziazione) o “available for sale” (disponibili per la vendita) e quelle detenute a fini di hedging (cioè ai fini di copertura). Nella valutazione di stress, l’impatto sui bilanci viene calcolato applicando dei parametri di mercato stressati sulla media del reddito netto da negoziazione dei tre anni precedenti alla valutazione. I guadagni derivanti dalle fluttuazioni sono ridotti del 30% mentre le perdite sono contabilizzate al 100%, per riflettere il principio secondo cui la diversificazione di portafoglio è meno efficace in situazioni di mercato avverse (decisione imposta direttamente dall’EBA).

• Le cartolarizzazioni, che possono essere considerate sia al fair value, sia come detenute nel portafoglio bancario. Alle prime viene sottoposto il rischio di mercato, mentre le seconde si sottopongono al rischio di credito. Solitamente, le cartolarizzazioni vengono suddivise in tre classi di rischio (basso, medio, alto) per calcolare l’incremento del rischio a esse collegato derivante dalla probabilità di migrazione da una classe di rating migliore a una peggiore.

• Il rischio sul debito sovrano viene trattato in modo diverso a seconda della categoria contabile in cui esso è classificato: alla categoria “held to maturity” viene applicato il rischio di credito, calcolando le variazioni delle PD e delle LGD in base ai peggioramenti di rating simulati. Alle categorie “held for trading”, “available for sale” e “at fair value through profit and loss” invece viene applicato il rischio di mercato, utilizzando i parametri di mercato stressati e le svalutazioni simulate.

• Infine, il rischio operativo, che ha un diretto impatto sia sul conto economico sia sul capitale regolamentare.