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GLI STRESS TEST MICRO E MACRO PRUDENZIALI: FINALITÀ E FUNZIONAMENTO

CAPITOLO II: STRESS TEST

2.3 GLI STRESS TEST MICRO E MACRO PRUDENZIALI: FINALITÀ E FUNZIONAMENTO

La stabilità del sistema finanziario è prerogativa di tutte le Autorità di vigilanza e deve essere garantita in tutte le possibili condizioni. Le banche che vogliono competere nel mercato finanziario devono essere in grado di resistere a periodi di recessione prolungata, devono essere in grado di sopravvivere a test “sotto sforzo” effettuati in scenari particolarmente avversi per verificare la propria resistenza. Per questo gli EU- wide stress test sono obbligatori per le grosse banche a rilevanza sistemica, vigilate dalla BCE, che devono essere in grado di superare adeguatamente queste prove per evitare un intervento da parte delle Autorità. Eventuali interventi72 di vigilanza vanno ad

imporre misure di diversa intensità, in base alla gravità della situazione, quali

72 I poteri di intervento delle Autorità di vigilanza sono sia di tipo generale, che vanno cioè ad influire

sull’intero sistema finanziario (a livello macro-prudenziale), sia di tipo specifico, che vanno ad incidere sull’operatività del singolo Istituto, regolamentando aspetti quali adeguatezza patrimoniale, contenimento del rischio nelle sue diverse forme, partecipazioni detenibili, governo societario e organizzazione contabile nonché l’organizzazione dei controlli interni.

cambiamenti organizzativi e strategici, incremento delle riserve di liquidità, la sospensione dei dividendi ed un miglioramento nella patrimonializzazione tramite un’operazione straordinaria di aumento di capitale.

Gli stress test, precisamente, consistono in simulazioni condotte a livello di singola banca con lo scopo di verificarne la capacità di assorbimento delle perdite e quindi valutarne la solidità patrimoniale. I test sono omogenei per tutte le banche sottoposte che devono simulare l’evoluzione del loro bilancio secondo due scenari macro-finanziari elaborati dal Comitato Europeo per il Rischio Sistemico (European Systemic Risk Board – ESRB), che si appoggia sui dati e sulle risorse della BCE: uno scenario di base (Baseline Scenario) e uno scenario avverso (Adverse Scenario). Il primo rappresenta un’evoluzione positiva e un’operatività bancaria regolare, il secondo invece rappresenta un’involuzione con gravi shock dei principali drivers del mercato. La simulazione del bilancio avviene su base triennale e le voci maggiormente verificate sono Stato Patrimoniale e Conto Economico, Capitale di Vigilanza (fondi propri) e i cosiddetti Risk Weighted Assets (RWA), cioè le attività ponderate per il rischio. In particolare, per valutare il superamento o meno del test da parte delle banche, le Autorità utilizzano indicatori di solvibilità; il più importante è il CET 1 Capital Ratio73, che deve collocarsi al

di sopra di una certa soglia affinché il test si possa definire superato. In caso contrario la banca in questione dovrà affrontare una ricapitalizzazione per riuscire a rientrare nei parametri normativi.

Nonostante gli scenari per i test siano elaborati dall’ESRB su base macroeconomica, l’esercizio dei test è svolto secondo un approccio bottom-up, cioè i calcoli vengono svolti dalla singola banca su base microeconomica. Le banche utilizzano i propri modelli gestionali, effettuando un’analisi granulare di ogni singola operazione, considerando i diversi portafogli gestiti dal proprio business.

Un aspetto spesso criticato di questi test è l’ipotesi di attuare l’analisi su un “bilancio statico”, static balance sheet approach, cioè mantenere invariate le masse di risparmio gestito per tutti e tre gli anni di simulazione, non prendendo in considerazione alcuna

73 Il CET1 Capital Ratio è dato dal rapporto tra il patrimonio di vigilanza di qualità migliore, il Common

possibile variazione dei volumi. Chiaramente questo modus operandi dei test ha lati sia positivi che negativi: da un lato l’esercizio statico tenta di mettere tutte le banche partecipanti “sullo stesso piano”, senza considerare i piani di crescita strategici delle singole aziende che possono realizzarsi come no; dall’altro considerare un bilancio statico significa considerare le operazioni (che siano di impiego o di raccolta) che giungono a scadenza come reinvestite nello stesso tipo di operazioni originarie, senza la possibilità di, ad esempio, crescere con nuovi crediti alla clientela o emettere nuovi depositi o obbligazioni. L’unica voce di bilancio che è previsto possa cambiare è quella dei crediti deteriorati, in quanto rispecchia perfettamente l’idea di cambiamento causato dallo shock: dallo stato di in bonis passano a quello di default, sulla base delle Probabilità di Default (PD) stimate dalla banca e a bilancio verranno determinate le rettifiche di valore sui crediti che derivano dal tasso di perdita stimato, la Loss Given Default (LGD). PD e LGD possono essere stimate internamente dalla banca attraverso l’utilizzo di modelli interni, valutazioni fatte attraverso metodi Internal Rating Based74.

Importante sottolineare che, tra le regole basi di questi stress test, le più stringenti riguardano la non recuperabilità di alcun importo sui crediti in stato di insolvenza75 e il

fatto di considerare, durante la simulazione, un peggioramento del rating della banca76.

Fino ad ora il focus principale è stato lo stress test dal punto di vista della singola banca, una valutazione micro-prudenziale in ottica di solvibilità; certamente però, i comportamenti dei singoli Istituti hanno riflessi anche a livello nazionale ed internazionale e serve un’analisi in aggregato per comprendere a pieno gli interventi necessari dal punto di vista delle Autorità di vigilanza. È importante perciò analizzare lo stress test anche in ottica macro-prudenziale, concentrando l’attenzione soprattutto su un particolare aspetto della politica di vigilanza: il contenimento del rischio sistemico. Fino a prima della grande crisi appena scongiurata, il rischio sistemico non era né

74 Come spiegato nel precedente capitolo, paragrafo sugli Accordi di Basilea

75 Chiaramente, più ampio è il peso dei crediti in stato di insolvenza e più sarà gravoso, per la banca, non

poter attuare alcun recupero. In gergo viene definito “no workouts on defaulted assets”.

76 Il peggioramento del rating provoca un aumento del costo di raccolta per la banca che non è

recuperabile attraverso l’aumento dei tassi sui crediti a clientela. Necessariamente questo porta ad una conseguente compressione del margine di interesse per la banca stessa.

percepito, né considerato, come rischio potenzialmente rilevante per il mondo economico-finanziario. Vi era inoltre l’idea che i grossi Istituti, proprio come le grosse aziende dell’economia reale, fossero “too big to fail”, cioè fossero solide a tal punto da non doversi minimamente preoccupare di una possibile crisi che portasse ad un fallimento; e di sicuro non si poteva minimamente immaginare che un loro fallimento potesse comportante una grave crisi anche a livello di sistema.

La BCE definisce il Rischio Sistemico come “il rischio che l’instabilità finanziaria danneggi in modo significativo l’offerta di prodotti e servizi finanziari da parte delle banche e degli enti finanziari ad un livello tale da incidere seriamente sulla crescita economica e sul benessere generale”77.

L’idea di base è riuscire a presidiare il sistema finanziario per non causare una grave crisi, poiché essa inevitabilmente avrebbe poi un riverbero fatale anche sull’economia reale. Per questo è fondamentale analizzare il rischio sistemico e capire quali drivers lo scatenino; tre le principali fonti di rischio sistemico: shock che colpiscono direttamente domanda/offerta, un eccesso di indebitamento pubblico o privato, crisi che si espande dovuta ad un contagio causato da interconnessioni (herd effect). Chiaramente, le Autorità tentano di prevenire l’avvenire di questi rischi attraverso politiche macro- economiche quali la prevenzione dell’accumulo di diversi rischi che possono portare a fallimenti del mercato (market failures), cercare di ostacolare l’alternarsi dei cicli economico-finanziari, cercano di rendere l’intero sistema finanziario più patrimonializzato e resistente agli shock, in maniera tale da abbattere l’effetto di contagio, infine, a livello strutturale, cercano di creare un’armonizzazione nella regolamentazione che generi un sistema forte fondato su fondamenta solide. Esempi concreti di queste politiche macro-prudenziali sono i buffers di liquidità che le banche sono obbligate a detenere, utilizzo di capitale pregiato quale il CET1 come principale fonte di patrimonializzazione, frequenti segnalazioni alle Autorità di vigilanza per un periodico controllo tramite vigilanza informativa e regole vincolanti nei finanziamenti quali l’utilizzo del loan-to-value78.

77 Da “Banche, che stress”, articolo su Il Sole 24ore scritto da Econopoly il 5 Novembre 2017, con intervista

a Mario Draghi, presidente della BCE.

78 Il loan-to-value è un limite imposto ai finanziamenti. È rappresentato dal rapporto fra mutuo concedibile

A tutto ciò, si aggiunge uno studio fatto dalle Autorità di vigilanza europee, in particolare la BCE, sullo sviluppo di propri modelli interni macro-prudenziali che, grazie ai risultati raccolti dagli stress test sulla solvibilità delle banche, riescono ad aggregare questi dati con un nuovo approccio e stimano il livello corrente di rischio sistemico. Questo nuovo approccio si basa su simulazioni effettuate ai singoli bilanci delle banche, proprio come negli EU-wide stres test, ma a differenza di questi segue un approccio top-down e utilizza un dynamic balance sheet. Quest’ultimo aspetto è fondamentale, poiché vengono concessi interventi dinamici da parte del management volti ad aggiustare la strategia, con il fine di migliorare la situazione e fronteggiare al meglio il contesto avverso. Le alternative di azioni per riuscire a tamponare i danni sono molteplici, ad esempio effettuare un aumento di capitale, dismettere attività troppo rischiose (il cosiddetto deleverage) o anche accelerare il recupero dei crediti deteriorati (ad esempio con cessioni). Col fine di analizzare la connessione tra mondo finanziario ed economia reale, una volta analizzata la reazione delle banche a questi shock, la BCE utilizza modelli che consentono di cogliere l’impatto su PIL, consumi e investimenti.

Infine, non ultimo, da notare che nell’effettuare gli EU-wide stress test di tipo micro- prudenziale, di cui abbiamo parlato, non vengono considerati i cosiddetti “effetti di secondo impatto” (second round effects). Questi effetti consistono in contagi fra banche, che avvengono dopo un iniziale shock finanziario e sono causati dal forte grado di interconnessione che vi è fra le banche79. Per questo sono stati sviluppati dei modelli

che riescono a cogliere questa connessione e riescono a rappresentare in maniera significativa la financial contagion.

79 Un esempio è l’insolvenza di una banca che ha rapporti stretti con altri intermediari che di conseguenza