I. Ambiente e alimentazione
I.1. Gli obiettivi dello sviluppo sostenibile
2. Simmetrie e asimmetrie fra i Goals dell’Agenda 2030 e gli Aichi Target
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura stima che il 75% della diversità delle colture sia scomparso tra il 1900 e il 20007.
Ad oggi, come sottolineato dai dati riportati dalla FAO stessa, 1,5 miliardi di ettari, circa il 30% delle terre emerse è dedicato all’agricoltura, le specie vegetali utilizzabili dall’uo-mo per la propria alimentazione sono circa 7.000, ma sola-mente 150 vengono coltivate in maniera estensiva a questo scopo. Di queste, 12 forniscono quasi tre quarti dei nostri alimenti, e 4 di esse (riso, mais, grano, patata) provvedono a più della metà dell’alimentazione quotidiana mondiale.
Pertanto la riduzione di agrobiodiversità, si inserisce in un più ampio fenomeno di perdita globale della biodiversità.
La biodiversità, al centro degli Aichi Targets, è un elemen-to trasversale, che esplicitamente o implicitamente diviene un tema rilevante per il raggiungimento di tutti gli SDGs, in
7. FAO, Commission on genetic resources for food and agriculture assessment, The state of the world’s biodiversity for food and Agriculture, Rome 2019.
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particolare gli SGDs 2, 12, e 15 si occupano della sua diretta promozione e tutela (CBD, 2017).
Tabella 1 – Goal 2 (SDGs) e Aichi Targets
Obiettivi di Sviluppo Sostenibile Aichi Targets per la Biodiversità GOAL 2 Porre fine alla fame,
raggiungere la sicurezza alimen-tare e una migliore nutrizione, promuovere un’agricoltura so-stenibile
2 - Valori integrati di biodiversità 6 - Gestione sostenibile delle fonti di vita acquatiche
7 - Agricoltura, acquacoltura e silvicoltura sostenibili
13 - Salvaguardare la diversità genetica 18 - Conoscenza della tradizione
È chiaro che la biodiversità è essenziale per l’approvvigio-namento alimentare ed è un fattore determinante per la qualità del cibo. Le diverse varietà di colture e razze ani-mali utilizzate in agricoltura derivano infatti dalla diversità genetica presente nel mondo.
Più di 3 miliardi di persone – quasi la metà dell’attuale popolazione mondiale – vive in aree rurali e circa 2,5 mi-liardi di esse traggono il loro sostentamento dall’agricoltu-ra, dall’allevamento, raccolta, caccia e pesca8.
Il forte aumento della popolazione mondiale esercita un’ulteriore pressione sui sistemi di produzione alimentare attraverso la rapida crescita della domanda di cibo – il quale dovrebbe aumentare del 70% entro il 20509.
Una delle maggiori sfide del mondo è garantire l’accesso universale a cibo sufficiente, sano, economico e prodotto in modo sostenibile. Tuttavia, nonostante i grandi progressi tecnologici e la crescita economica della società, il sistema alimentare globale attuale non garantisce una adeguata e sana nutrizione per l’intera umanità, dominata da forti di-suguaglianze economiche e sociali. Nel xxi secolo, nono-stante possa apparire strano, la malnutrizione risulta come seconda causa di morte al mondo e, assieme al cambiamen-to climatico, si profila come una delle più importanti sfide globali. Attualmente, a livello mondiale circa 795 milioni di persone sono considerate sottonutrite, due miliardi consi-derate sovrappeso o obese, mentre due miliardi mancano
8. FAO, Statistical Yearbook, World Food and Agriculture, Rome 2013.
9. M. Schultz, T.D. Tyrrell, T. Ebenhard, op. cit.
Cristiana Peano Anna Gregis Chiara Ghisalberti
Agricoltura sostenibile e biodiversità
41 delle vitamine e dei minerali essenziali necessari per una nutrizione adeguata. I fattori di rischio dietetici sono oggi la prima causa di morbilità e mortalità, tra questi spicca la scarsa qualità della dieta associata alla scarsa assunzione di frutta e verdura e di altri alimenti vegetali e animali ricchi di sostanze nutritive. Questi elementi, che ricoprono perciò vitale importanza possono essere in gran parte forniti dalla biodiversità alimentare. Nonostante ciò, le diete alimentari stanno diventando sempre più uniformi e semplificate, po-vere di micronutrienti, e il settore agro-alimentare attuale si concentra sull’aumento della produzione di un numero ristretto di colture di base10. A livello globale, l’incidenza della fame nel mondo è scesa dal 15% del 2000-2002 all’11%
del 2014-2016. Tuttavia, se la tendenza attuale dovesse con-fermarsi, sarà in ogni caso molto difficile raggiungere il goal 2 entro il 2030. Il punto di congiunzione tra il Goal 2 e gli Aichi Targets sta proprio nella considerazione che tutti gli approcci all’agricoltura a basso input e basati sulla ri-costruzione di agroecosistemi sono particolarmente adatti per sostenere la conservazione e l’uso sostenibile della bio-diversità. Infatti la diversità genetica in agricoltura è un elemento chiave della sicurezza alimentare in quanto con-tribuisce a garantire l’evoluzione delle specie in grado di adattarsi alle mutevoli condizioni ambientali, nonché alla resistenza a particolari malattie e parassiti.
Inoltre le conoscenze e le pratiche tradizionali ereditate da generazioni dalle comunità indigene e locali possono spesso fornire misure preziose e comprovate di conserva-zione e uso sostenibile delle specie vegetali e delle razze animali.
Infine è possibile sottolineare che una governance più attenta e responsabile nel complesso migliorerebbe anche la componente reddituale dei piccoli agricoltori e delle comunità locali (ASVIS, 2020).
La ricerca sviluppata negli ultimi anni11 dimostra infat-ti che il grado di diversificazione all’interno dei sistemi di coltivazione può avere effetti importanti sulla produttività
10. D. Hunter et al., Agrobiodiversity for healthy, diverse diets and food systems, «CGIAR», 2016.
11. A. J. Bennett, et al., Meeting the demand for crop production: the challenge of yield decline in crops grown in short rotations, «Biological Reviews», 87 (2012), pp. 52-71.
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delle colture stesse. Infatti, i rendimenti possono essere ri-dotti tra il 3 e il 57% per le colture principali coltivate in sequenze a rotazione breve e monocolture rispetto a quelle in sequenze a rotazione estesa che includono più specie di colture. Minore produttività in cicli di rotazione meno diversificata è attribuibile a numerosi fattori interattivi, tra cui l’aumento e maggiori danni causati da insetti nocivi ed erbacce, la compattazione del suolo, l’esaurimento e la per-dita di nutrienti, la ridotta fertilità e la ridotta disponibilità di acqua nel suolo.
La produzione sostenibile di cibo per una popolazione mondiale in crescita richiede quindi diverse sfide da af-frontare, e deve essere affiancata a modelli di produzione e consumo sostenibili, per evitare che gli sforzi fatti alle base della filiera non vadano vanificati12. A tal riguardo, il concet-to di “modelli di produzione e consumo sostenibili” non è nuovo nel dibattito internazionale. Già da diversi decenni si è affermata l’importanza di agire dal lato della produzione, riducendo al minimo l’uso delle risorse naturali e attraver-so un uattraver-so efficace e dal lato del consumo, sensibilizzando i cittadini a forme di consumo responsabili. Tale approccio è inserito nel Goal 12.
Tabella 2 – Goal 12 (SDGs) e Aichi Targets
Obiettivi di Sviluppo Sostenibile Aichi Targets per la Biodiversità GOAL 12 - Garantire modelli
so-stenibili di produzione e di con-sumo
1 - Consapevolezza dell’incremento di biodiversità
7 - Agricoltura, acquacoltura e silvicoltura sostenibili
4 - Produzione e consumo sostenibili 8 - Riduzione dell’inquinamento 6 - Gestione sostenibile delle fonti di vita acquatiche
19 - Condivisione di informazioni e co-noscenze
Il consumo e la produzione di tutti i beni e servizi richie-dono la trasformazione di molte risorse naturali, che a lo-ro volta incidono sulla biodiversità. Gli attuali modelli di consumo e produzione non sostenibili possono minare la
12. M. Schultz, T.D. Tyrrell, T. Ebenhard, op. cit.
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Agricoltura sostenibile e biodiversità
43 capacità degli ecosistemi di fornire servizi alle industrie e alle comunità che si basano su di essi.
Gli ecosistemi sani sono la base per un consumo e una produzione sostenibile. A sua volta, il consumo e la produ-zione sostenibili sono necessari per ridurre al minimo gli effetti negativi sulla biodiversità e garantire la disponibilità a lungo termine dei benefici che gli ecosistemi sani offrono.
Pertanto, non riconoscere i legami tra ecosistemi, consumo e produzione, genera gravi problemi all’intero sistema. Al contrario, se i legami vengono riconosciuti generando equi-librio agli agroecosistemi, la biodiversità può rivelarsi un valore fondamentale per uno sviluppo economico e sociale continuo, equo e resiliente a shock come il cambiamento climatico e le fluttuazioni dei mercati finanziari13.
Il numero di disastri estremi legati al clima, tra cui l’in-nalzamento delle temperature, siccità, inondazioni e tem-peste, è raddoppiato dall’inizio degli anni ’90. Gli impatti diretti, come la riduzione, il riadattamento e la riconver-sione degli habitat, possono portare alla perdita e all’estin-zione dell’agrobiodiversità e hanno forti impatti sui siste-mi alimentari14. Essi danneggiano la produttività agricola, contribuendo a ridurre la disponibilità di cibo, con effetti a catena che causano l’aumento dei prezzi di prodotti agro-alimentari e perdite di reddito, che riducono l’accesso delle persone al cibo, limitando la domanda.
In molte aree, eventi climatici estremi sono aumentati in numero ed intensità, in particolare le temperature medie si stanno spostando verso l’alto. Il calore estremo è associato a un aumento della mortalità, a una minore capacità di la-voro, a rendimenti agricoli più bassi e ad altre conseguenze che minano la sicurezza alimentare e la nutrizione. La fame è significativamente peggiore nei paesi con sistemi agricoli altamente sensibili alle precipitazioni, alla variabilità della temperatura e alla grave siccità; dove il sostentamento di un’alta percentuale della popolazione dipende dall’agricol-tura e dove il paese non dispone di misure di sostegno suf-ficienti per contrastare il fenomeno. In sintesi, per quasi il 36% dei paesi che hanno registrato un aumento della
denu-13. M. Schultz, T.D. Tyrrell, T. Ebenhard, op. cit.
14. K. S. Zimmerer, The biodiversity of food and agriculture (Agrobiodiversity) in the anthropo-cene: Research advances and conceptual framework, «Anthropocene», 25 (2019).
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trizione dal 2005, ciò è coinciso con il verificarsi di una gra-ve siccità agricola in questi luoghi. La ricerca sulla perdita dell’agrobiodiversità causata da tali cambiamenti globali si è finora concentrata sulla capacità di adattamento delle specie e delle varietà vegetali, molto meno si sa sui processi sociali e politico-ecologici di vulnerabilità, resilienza e trasforma-zione dei territori15. Inoltre il cambiamento dei modelli di consumo richiederà un coinvolgimento attivo del pubbli-co poiché un numero crescente di paesi e di popolazione adotta i modelli di consumo delle società economicamente avanzate. La sensibilizzazione e l’accesso alle informazioni su varie dimensioni dello sviluppo sostenibile, compresi la biodiversità e l’ecosistema, sono i prerequisiti per spostare le scelte di consumo e gli stili di vita.
Sempre in riferimento all’Agenda 2030, l’obiettivo che più in specifico si preoccupa del servizio e sull’uso sosteni-bile degli ecosistemi e delle specie del pianeta, è il Goal 15.
Tabella 3 – Goal 15 (SDGs) e Aichi Targets
Obiettivi di Sviluppo Sostenibile Aichi Targets per la Biodiversità Goal 15 -proteggere,
ripristina-re e favoriripristina-re un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contra-stare la desertificazione, arrecontra-stare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica
2 - Valori integrati di biodiversità 4 - Produzione e consumo sostenibili 5 - Perdita dimezzata o ridotta di habitat 7 - Agricoltura, acquacoltura e silvicoltura sostenibili
9 - Specie aliene invasive prevenute e controllate
11 - Aree protette
12 - Riduzione del rischio di estinzione delle risorse
14 - Servizi ecosistemici
15 - Restauro e resilienza dell’ecosistema 16 - Accesso ai benefici genetici e condivi-sione dei benefici
La conservazione, il ripristino e l’uso sostenibile degli eco-sistemi terrestri e delle acque dolci interne sono essenziali per lo sviluppo sostenibile. In tale contesto è bene ricordare ecosistemi a volte dimenticati come le foreste e i sistemi mon-tani. Le foreste coprono circa il 30% dell’area terrestre, con-tengono l’80% della biomassa terrestre e forniscono l’habitat
15. K. S. Zimmerer, The biodiversity cit.
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Agricoltura sostenibile e biodiversità
45 per oltre la metà delle specie animali e vegetali conosciute al mondo. Anche se il tasso di perdita delle foreste annuale sta rallentando negli ultimi decenni, è ancora motivo di forte preoccupazione a causa della perdita costanti in aree con un valore ecologico particolarmente elevato. I dati dimostrano come tra il 1990 e il 2015, le aree occupate dalle foreste siano diminuite dal 31,7% sul totale delle terre emerse al 30,7%.
Questa perdita è riconducibile alla conversione delle foreste in terre per altri tipi di uso, come l’agricoltura, o alla costru-zione di infrastrutture. Allo stesso tempo, però, molte terre sono state trasformate in foreste grazie alla piantumazione di alberi e piante. Se si mettono i due processi a confronto, si può stimare che la perdita annuale globale di aree coperte da foreste è passata dai 7,3 milioni di ettari del 1990 ai 3,3 milioni di ettari all’anno tra il 2010 e il 2015 (ASVIS, 2020).
A livello globale è interessante sottolineare la presenza di programmi legati alla realizzazione di aree protette che po-trebbero arricchire in modo sostanziale il potenziale della biodiversità (Aichi target 11).
La ricerca delle simmetrie e delle asimmetrie tra i due strumenti è utile per comprendere come l’Agenda 2030 possa contribuire all’attuazione dell’attuale Piano Strategi-co per la Biodiversità 2011-2020 (e viceversa) in quanto è necessario considerare un possibile processo per lo sviluppo di un quadro post-202016.
Tuttavia è possibile sottolineare come spesso quanto mes-so in rilievo dagli Aichi Targets, non si rifletta adeguatamente negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). Infatti molto spesso non sono così chiari i collegamenti che si possano instaurare tra indicatori. Probabilmente sarebbe necessario che gli indicatori andassero oltre le misure convenzionali della produzione agricola e della resa produttiva, per misu-rare meglio ad esempio la qualità nutrizionale, la diversità nutrizionale dei sistemi alimentari e la diversità dietetica.
È dunque necessario un maggiore sforzo di integrazione sul tema biodiversità in modo che i molteplici beni e ser-vizi ecosistemici che essa può fornire per la nutrizione e il benessere umano siano meglio tracciati ed evidenziati17.
16. M. Schultz, T.D. Tyrrell, T. Ebenhard, op. cit.
17. D. Hunter et al., Agrobiodiversity cit.
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L’integrazione dei valori della biodiversità nei processi di pianificazione e nei sistemi nazionali di contabilità e ren-dicontazione richiederà alla governance di valutare ade-guatamente i vari aspetti. Gli sforzi per migliorare la valu-tazione della biodiversità dovrebbero includere strumenti e metodi che riconoscano i valori sociali e culturali, oltre ai valori economici, e dovrebbero essere condotti in modi che incoraggino l’uso sostenibile della biodiversità a tutti i livelli. Per raggiungere questo obiettivo sarà necessaria una combinazione di politiche nazionali e locali.
Conclusioni
L’agrobiodiversità è un elemento cardine per l’attuazione di specifiche soluzioni gestionali e politiche necessarie per lo sviluppo sostenibile, la sicurezza alimentare e nutrizio-nale, la conservazione della biodiversità, l’equità sociale e la giustizia. L’analisi dell’agrobiodiversità dimostra quindi una particolare promessa nell’aiutare a comprendere e a rispondere alle intensificate interazioni umane con i sistemi terrestri e all’accelerazione dei cambiamenti globali18.
Al termine “dieta sana” non corrisponde una definizio-ne unica, tuttavia tra le compodefinizio-nenti gedefinizio-nerali di una dieta sana secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) vi è una varietà di prodotti agroalimen-tari esito della diversità alimentare. Seppure gran parte di essa sia stata trascurata o persa ha un enorme potenziale per fornire la ricchezza naturale di nutrienti di cui l’essere umano ha bisogno. Pertanto la promozione della diversifi-cazione dei sistemi di produzione e del consumo di cibo è e sarà necessaria per ottenere risultati nutrizionali ottimali, ma non solo, è e sarà anche importante per la resilienza e la sostenibilità dei sistemi agro-alimentari attuali e futuri.
Molte agenzie, tra cui FAI, la Convenzione sulla diversità biologica (CBD), l’OMS e Bioversity International ricono-scono l’importante ruolo della biodiversità alimentare in questo slancio per rimodellare i sistemi alimentari.
I paesaggi sono diventati sistemi socio-ecologici com-plessi in cui le attività antropogeniche e i fattori biofisici interagiscono su più scale. L’integrazione dei processi di
18. K. S. Zimmerer, op. cit.
Cristiana Peano Anna Gregis Chiara Ghisalberti
Agricoltura sostenibile e biodiversità
47 sviluppo socio-economico nelle strategie di conservazione come mezzo di gestione sostenibile delle risorse richiede una profonda comprensione delle interazioni tra attività umane e processi naturali. Recenti studi confermano la ne-cessità di promuovere sinergie tra la conservazione della biodiversità, la sua gestione e l’attuazione di politiche volte a migliorare i mezzi di sussistenza umani19.
Sfruttare le opportunità per promuovere meglio la bio-diversità alimentare come strategia chiave per diete sane e sistemi alimentari sostenibili è necessario per il sistema glo-bale attuale il quale si trova di fronte all’impellente sfida del cambiamento climatico20. Ecco dunque che c’è un urgente bisogno di un approccio integrato, che affronti gli ostacoli di natura tecnica, economica o sociale, che mantenga i siste-mi di supporto vitale della Terra garantendo al contempo un continuo progresso sociale.
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Cristiana Peano Anna Gregis Chiara Ghisalberti
Religioni e sviluppo sostenibile
1. Considerazioni introduttive 49
Il 2015, come sottolineato dalla Commissione Ue nella sua Comunicazione sul futuro sostenibile dell’Europa1, ha rap-presentato un anno importante per la presa di coscienza a livello mondiale della necessità di fissare obiettivi di svilup-po sostenibile per il prossimo futuro.
Nel mese di luglio è stato approvato dall’Assemblea ge-nerale delle Nazioni Unite il programma di azione Addis Abeba, che delinea la cornice finanziaria per il consegui-mento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile2. A settem-bre è stata adottata la c.d. Agenda 2030 (Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile), approvata all’unanimità dai 193 Paesi membri delle Na-zioni Unite3. Nel dicembre è stato raggiunto l’Accordo di
1. Comunicazione della Commissione, Il futuro sostenibile dell’Europa: prossime tap-pe. L’azione europea a favore della sostenibilità, 22 novembre 2016, Com(2016) 739 final.
2. Risoluzione delle Nazioni Unite A/Res/69/313.
3. Risoluzione delle Nazioni Unite A/Res/70/1. In argomento si veda M. Montini, F.
Volpe, Sustainable development goals: molto rumore per nulla?, «Rivista giuridica dell’ambien-te», 2015, n. 3, pp. 489 sgg.
Sostenibilità ambientale, sicurezza alimentare e
politiche dell’Unione europea nel quadro degli obiettivi dell’Agenda 2030
Maria Pia Genesin
Maria Pia Genesin
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Parigi, in occasione della Conferenza sui cambiamenti cli-matici – Cop 21, al centro del quale vi è l’impegno delle Parti contraenti nel senso di una significativa riduzione di emissioni di CO2 nell’atmosfera4.
Si ricorda, infine, che il 2015 è anche l’anno della Lettera enciclica Laudato si’ di Papa Francesco sulla cura della casa comune, in cui si afferma a chiare lettere che «l’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e respon-sabilità di tutti»5.
L’Agenda 2030 pone 17 obiettivi (Sustainable development goals) e 169 target che, nel loro insieme, ampliano gli 8 obiettivi di sviluppo del millennio (Millennium development goals) concordati nel 2000 a livello di Nazioni Unite e giun-ti a scadenza nel 2015. L’Agenda 2030 si fonda su cinque P – People, Planet, Prosperity, Peace, Partnership – e si pone in linea di continuità con i principi della Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’ambiente umano, adottata a Stoccolma nel 1972, in cui si afferma che «difendere e migliorare l’am-biente per le generazioni presenti e future è diventato per l’umanità un obiettivo imperativo», e con i principi della Dichiarazione su ambiente e sviluppo adottata a Rio de Ja-neiro nel 1992 in occasione della Conferenza su ambiente e sviluppo – Earth summit, da cui è originata l’Agenda 21.
Grazie a tale conferenza il concetto di sviluppo sostenibi-le – ripreso dal Rapporto delsostenibi-le Nazioni Unite Our common future del 1987 (c.d. rapporto Brundtland) – è entrato a far parte del lessico istituzionale e della società civile. Nel 2012 si è svolta la Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, detta anche Rio + 20; in tale occasione è stato particolarmente valorizzato il ruolo dell’imprenditoria pri-vata e dei partenariati pubblico-privati nel perseguimento dell’obiettivo di uno sviluppo economico compatibile con la salvaguardia delle risorse a disposizione delle generazioni future6.
4. In proposito si veda L. Aristei, L’Accordo di Parigi: obiettivi e disciplina, «Rivista Quadri-mestrale di Diritto dell’Ambiente», 2017, n. 3, pp. 73 sgg.
5. Per un approfondimento sui contenuti dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco si veda L. Boi, Pensare la relazione complessa dell’uomo con la natura, «Agricoltura-Istituzioni-Mercati», 2015, nn. 2-3, pp. 13 sgg.; N. Ferrucci, Il diritto e il rovescio: riflessioni del giurista sull’ambiente alla luce dell’enciclica Laudato si’, ivi, 2015, nn. 2-3, pp. 74 sgg.
6. Per una ricognizione a tutto tondo del valore giuridico di tali documenti e del loro