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La ferrovia, sia che si tratti di tracciati, sia che si tratti di stazioni, ha caratterizzato la storia dell’uomo negli ultimi duecento anni e ne ha seguito le vicende storiche cambiando ed evolvendo in simbiosi con esso. Anche in Italia è avvenuto, portando molti tracciati a perdere il loro valore iniziale o, nei peggiori dei casi, ad essere dismessi. La conseguenza più evidente è la forte tendenza al degrado, materiale e immateriale, che si mostra ancora più viva quando le infrastrutture sono state simbolo di bellezza e di innovazione, come nel caso delle grandi stazioni, o hanno rappresentato il collegamento con il mondo o/e il punto dove il mondo passava, come nelle stazioni medio piccole.

Dopo decenni di sporadiche iniziative legate ad amministrazioni illuminate o a privati, attualmente si sta assistendo ad un nuovo interesse pubblico nel recupero di stazioni e di tracciati ferroviari ormai abbandonati.

Le modalità di recupero dei tracciati risultano essere la più complessa, date le dimensioni degli spazi su cui si opera, ma anche quello che più ha stimolato la fantasia e la ricerca di soluzioni innovative e sostenibili.

Si è giunti così allo sviluppo delle greenway, alle ferrociclabili e alla ferrovia turistica, basati sull’idea di multifunzionalità dei tracciati, tra cui per importanza spiccano la tutela ambientale da un lato e la tutela storica dall’altro.

Tutte le iniziative non tengono però conto di un elemento che da sempre ha caratterizzato i complessi ferroviari, ovvero gli spazi verdi, che direttamente o indirettamente sono sorti a ridosso di essi. Attualmente non esistono studi a riguardo alla organizzazione e alla storia delle aree verdi ferroviarie, come non esistono linee guida nella loro gestione da parte delle Ferrovie dello Stato.

Eppure, il degrado delle stazioni parte molto spesso proprio da questi luoghi e dalla loro mala gestione. Ad aver influito in maniera importante vi è anche la fine della figura del capostazione residente nei complessi ferroviari a causa dell’avanzamento tecnologico degli impianti. Un caso vicino a

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Pisa è quello della stazione di Ripafratta nel Comune di San Giuliano Terme.

Scopo di questa tesi quindi è stato quello di produrre un progetto di riqualificazione della stazione di Ripafratta, considerando come elemento principale la riorganizzazione degli spazi verdi e, principalmente, del giardino, ispirandosi al periodo di maggior splendore di quest’ultimo, ovvero l’inizio del Novecento. L’idea in sé rappresenta attualmente un’eccezione rispetto alla norma in Italia dove il protagonista dei progetti di riqualificazione è l’edificato. Questo intervento risulta di elevato interesse per il rilancio turistico dato che il treno è il mezzo più rapido di collegamento con il luogo e data la sua prossimità con i maggiori punti storici di interesse della frazione sangiulianese.

Per operare in tal senso, si è prima di tutto agito al fine di reperire materiale necessario ai fini progettuali.

Prima si è valutata la conformazione dell’area e il clima di Ripafratta per poi passare alla componente storica legata alla stazione.

Di sommo interesse è risultata la partecipazione nel 1913 al concorso indetto dal Touring Club italiano, Federazione italiana dei consorzi agrari e Ferrovie dello Stato intitolato “Stazioni fiorite”. La bellezza del giardino del complesso gli valse uno dei premi più elevati sia in termini di onorificenze che di compenso economico.

Il concorso è quindi stato oggetto di ricerche storiche approfondite che ha condotto alla riscoperta del manuale dato ai concorrenti. Esso è importante poiché ci permette di conoscere le piante utilizzate nel concorso e, soprattutto, il gusto botanico di inizio Novecento.

Con il materiale ottenuto si è quindi operato per la ricostruzione dell’assetto del giardino nel tempo così da conoscerne l’evoluzione.

La storia attuale della stazione di Ripafratta è invece fatta di abbandono e degrado malgrado l’intenso traffico pendolare che la caratterizza. La stazione è stata studiata sia dal punto di vista dell’edificato, sia da quello degli spazi aperti, valutandone le condizioni per ogni singolo caso. Sono inoltre stati ricercati i vincoli che insistono sull’area e i dati catastali

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relativi al complesso. Particolare attenzione è stata posta ai rilevamenti del giardino nella sua componente vegetale attuale sia spontanea che ornamentale.

L’ipotesi progettuale portata avanti è incentrata sul recupero dell’esperienza del concorso “Stazioni fiorite”. Non si desidera operare un mero restauro conservativo, ma si vuole creare un ponte tra passato e presente in cui l’equilibrio tra le due componenti vuole essere il giardino.

Obiettivo vuole quindi essere il recupero del complesso di Ripafratta, per superare la fase di degrado attuale e farlo diventare un punto di riferimento per i cittadini e i viaggiatori. Gli strumenti a cui si vuole ricorrere sono principalmente schemi progettuali moderni affiancati a essenze tratte dal manuale dei concorrenti.

Gli interventi partono quindi dal giardino, dove l’utilizzo di essenze non più attuali, rievoca fortemente il periodo di inizio Novecento facendo assaporare ai viaggiatori la nostalgia della gloriosa epoca passata della stazione. Complementare troviamo uno schema moderno e funzionale di ispirazione attuale.

Successivamente si è riprogettato gli spazi aperti annessi al complesso adattandoli alle esigenze della società moderna. Infine, si è operato sugli edifici del complesso e sulla loro variazione d’uso.

In ultima istanza si è eseguito una analisi dei costi limitando il tutto al fulcro del progetto, ovvero il giardino, che ha mostrato un elevata incidenza da parte delle opere di sistemazione ed impianto rispetto a quelle per il materiale vegetale.

In conclusione, il progetto ha voluto mostrare una nuova via di riqualificazione delle stazioni medio piccole tramite l’utilizzo del verde. Le piante ornamentali come mezzo di recupero degli spazi non sono un mezzo nuovo ma per decenni vi è stato poco interesse verso questa componente. Il moltiplicarsi però di iniziative che sempre di più richiamano ai fiori, ci mostrano il rinnovato interesse tra ampi strati della popolazione. I tempi quindi sembrano maturi per poter pensare nuovamente a concorsi come quello delle “Stazioni fiorite”, rielaborati e organizzati secondo una visione moderna, che possa avere

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ricadute sociali positive per le persone e per i territori in cui vengono portati avanti.

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13. Appendice. Le

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