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Il coinvolgimento dell’utente nelle varie fasi di vita di un’abitazione appare uno dei fattori determinanti con cui essa possa essere veramente flessibile: i momenti principali di tale presenza sono quello della personalizzazione della realizzazione, di adattamento prima dell’occupazione tramite la partecipazione e di modificazione dopo la costruzione, quando chi vi abita può fare delle modifiche secondo i propri voleri. Da queste categorie, individuate da Tatjana Schneider e Jeremy Till46, è possibile raggiungere il concetto

di piena sostenibilità di un edificio. Avi Friedman47 illustra con tre illuminanti schemi

la prospettiva privata, quella ambientalista e quella sostenibile, nell’interpretazione delle relazioni tra economia, società e ambiente. Il settore privato considera i tre fattori come separati, con un’importanza maggiore data all’economia, l’ambientalista li vede uno inglobato nell’altro con l’ambiente che include la società, di cui fa parte il sistema finanziario, al contrario la vera sostenibilità viene vista nell’indipendenza dei tre campi e nella loro interrelazione paritetica. La flessibilità garantisce che un fabbricato abbia una prospettiva di lunga durata, che possa cambiare adattandosi alle aspirazioni e ai bisogni degli occupanti. Le dinamiche sociali contemporanee impongono però che esso sia anche non auto-impositivo e il suo livello di formalità possa variare a seconda degli occupanti e delle loro esigenze, ad esempio lavorative. Tutte queste cose sono in parte presenti nelle esperienze dell’architettura moderne o successive, ma hanno rappresentato quasi solamente delle sperimentazioni. Il peso riversato sull’economia a scapito della società, o uno sguardo troppo focalizzato sui temi ambientali ha prodotto dei progetti altamente parziali. Il carattere eccentrico di certe realizzazioni ha palesato tutti i limiti della flessibilità intesa come virtuosismo tecnico, mentre si è potuto constatare come alcune soluzioni architettoniche che consentono l’adattabilità sono economicamente sconvenienti rispetto a quelle comuni.

Glenn Murcutt ha lavorato sui temi della residenza per oltre quarant’anni raggiungendo quella che può essere una sintesi tra l’adattabilità del fabbricato, e quindi tra i suoi legami economico-sociali, con la sua eco-compatibilità ed infine con la sua economicità. Sebbene probabilmente egli sostenga di avere un approccio ambientalista al progetto, le componenti umane del suo metodo progettuale lo fanno ricadere nel terzo caso illustrato da Friedman. Più volte Juhani Pallasma48 ha definito

il lavoro dell’architetto australiano come un funzionalismo ecologico; le sue opere si adattano ai vari climi, utilizzando il minimo dispendio di materiali e di energia (grazie ai sistemi passivi), inoltre possiedono un valore che travalica le distanze tra le culture e momenti storici. Il termine funzionalismo non va travisato, esso non fa riferimento diretto a quello modernista, ma evidenzia come nella loro razionalità le case di Murcutt abbiano raggiunto la poesia attraverso la funzionalità e la semplicità, come accadeva piuttosto nelle architetture vernacolari. I riferimenti ad alcuni episodi della storia dell’architettura si susseguono e vengono ogni volta rielaborati nella sua opera: Mies, Aalto, Barragan, Leweretz sono quelli principali che si aggiungono al vernacolare. Ma non solo, infatti nella modularità delle piante, nelle componenti standardizzate degli elementi di fabbrica si vede la chiara ripresa delle tematiche, care a Pierre Chareau o a Charles Eames, della standardizzazione e dell’industrializzazione. In tale prospettiva

in alto:

- Avi Friedman, diagrammi della re- lazione tra economia, società e am- biente; dall’altto: prospettiva privata, prospettiva ambientale, prospettiva sostenibile

a destra:

- il campo di mele a Bilpin in due immagini della visita dell’autore alle Blue Mountains, con la guida di Glenn Murcutt. La copertura tessile delle piante è fondamentale per preservare i fi ori dalle violenti pioggie e mantenere i giusti livelli di umidità. La costruzione è la più semplice ed economica possibile: i pali di legno, disposti su una maglia, sono la struttu- ra su cui si tendono i cavi che sorreg- gono il tessuto. Allo stesso tempo la superfi cie bianca diventa un segno di paesaggio, con la sua inclinazione inquadra il lago a valle e cattura le ombre degli alberi, che disegnano pattern sempre diversi su di essa

sono stati fondamentali, a suo dire, gli anni della pratica presso altri architetti, in cui egli passò anni a dettagliare progetti che vedeva essere slegati nelle loro parti. Da allora il suo obbiettivo è stato quello di disegnare il pezzo di giunzione tra quelli della produzione serializzata, per dare loro coerenza e unità. A questa concezione è però possibile dare una lettura più profonda, in quanto si è dimostrata essere un modo di vedere la progettazione nella sua totalità, piuttosto che un semplice metodo per la definizione dei dettagli. Difatti, quando si analizza l’intero progetto di una delle sue opere, esso può essere elevato a elemento di congiunzione, e in qualche modo di unità, delle differenti componenti del paesaggio, quasi ad essere quel condensatore di significato che ricordava Norberg Schulz49. Più di tutto, il suo apporto alla progettazione della flessibilità è l’averla

unita al risparmio delle risorse energetiche. Il risparmio in esercizio e in fase di obsolescenza rende accettabili le diseconomicità degli elementi scorrevoli, degli spazi a disposizione, dell’uniformità dimensionale degli ambienti, che caratterizzano gli edifici adattabili. Ciò comporta dover intendere l’edificio con una prospettiva di vita calcolata sul periodo di tempo che va oltre quello del ritorno dell’investimento e non certamente nella sua immutabilità immediata. Una modificabilità che non si deve però trasformare in feticcio o in eccesivo sperimentalismo, pena la non accettazione. Ciò che l’architettura ha più volte teorizzato Murcutt lo ha portato a compimento.

1 James Steele “Ecological Architecture – a critical history”, Thames & Hudson, London, 2005, pag.6

2 Charles J. Kibert, Jan Sendzimir, G. Bradley Guy, Construction ecology, Nature as the basis for green buildings, Spon Press, London and New York, 2002 pag.16

3 Peter Collins (a cura di), Changing ideals in modern architecture - 1750-1950, McGill University Press, Montreal, 1965 pag. 149 4 Bernard Rudofsky, Architecture without Architecture, Museum of Modern Art, New York, 1964 pag. 1

5 Bernard Rudofsky, Architecture without Architecture, Museum of Modern Art, New York, 1964 pag. 4

6 Avi Friedman, Planning new Suburbia, UBC Press, Vancouver, 2002 pag. 3 rif. a AA.VV., A Theory of Urban Design, Oxford University Press, 1987

7 Avi Friedman, Sustainable Residential Development, McGraw Hill, New York, 2007 pag. 134

8 Marcel Vellinga, Paul Oliver and Alexander Bridge, Atlas of Vernacular Architecture of the World, Routledge, Oxon, 2007, pag. XIII 9 AA.VV.Housing for the Millions, John Habraken and the SAR (1960-2000), NAI Publishers, Rotterdam, 2000

10 Charles Rice, The Emergence of the Interior- Architecture, Modernity,Domesticity, Routledge, London e New York, 2007 11 N.J. Habraken, The Structure of the Ordinary, MIT Press, 1998, Cambridge pag.2

12 Bruce Allsopp, A modern theory of architecture, Routledge, London e Boston, 1977 pag.89 13 Tatjana Schneider, Jeremy Till, Flexible Housing, Architectural Press, Oxford, 2007, pag.16

14 James Steele “Ecological Architecture – a critical history”, Thames & Hudson, London, 2005, pag.15

15 Kennet Frampton in Eric Mumford, The CIAM Discourse on Urbanism, 1928-1960, The MIT Press, Cambridge, 2000, pag. xii, in riferimento a Giorgio Ciucci, The Invention of the Modern Movement, Opposition 24, 1981 pag. 68-91

16 Daniel Sherer, Le Corbusier’s Discovery of Palladio in 1922 and the Modernist Transformation of the Classical Code, in Perspecta 35 “The building Codes”, MIT Press, 2004, pag. 21

17 Le Corbusier, Toward an Architecture, Frances Lincoln Limited Publishers, Los Angeles, 2008, pag.245 18 Stanislaus Von Moos, Le Corbusier: Elements of a synthesis, 010 Publishers, Rotterdam, 2009 pag. 159

19 Camillo Botticini, Flessibilità e progetto di architettura, all’interno di Maria Alessandra Segantini, Atlante dell’Abitare Contemporaneo, Skira, Milano, pag. 111

20 Jonathan Hill actions of architecture, architects and creative users, Routledge London, 2003 pag. 9 21 Tafuri, Francesco dal Cò, Modern Architecture, Harry N. Abrams inc. Publishers, New York, 1979, pag. 246

22 Massimo Scolari “The new Architecture and Avant-Garde” in K. Michael Hays (a cura di), Architecture Theory since 1968, The MIT Press, Cambridge, Massachussetts, London, 1998 pag.126

“The modern movement’s legacy is still rife with unexplored possibilities, deep strata to be investigated, and the potential heresies that may arise from it will have to be grounded in the recognition of that doctrinaire legacy, or at least in its utilization”.

23 Pierluigi Nervi in Manfredo Tafuri, Francesco dal Cò, Modern Architecture, Harry N. Abrams inc. Publishers, New York, 1979, pag. 9 24 Bruno Taut, Fundamentals of Japanese Architecture, Kokusai Bunka Shinkokai, Tokyo, 1935, pag.12

25 Bruno Taut, Fundamentals of Japanese Architecture, Kokusai Bunka Shinkokai, Tokyo, 1935, pag.8

26 Sang Lee and Ruth Baumeister (a cura di), The Domestic and the Foreign in Architecture, Rotterdam, 010 Publishers, 2007 27 Mauro F. Guilén, The Taylorized beauty of the mechanical: scientific management and the rise of Modernist Architecture, Princeton University Press, Princeton NJ USA, 2006, pag.4

28 Le Corbusier , Toward an Architecture, Frances Lincoln Limited Publishers, Los Angeles, 2008, pag.88

29 Barry Bergdoll, Peter Christenensen, Home Delivery:fabricating the modern dwelling, Museum of Modern Art New York, New York, 2008 pag.80

30 James Steele “Ecological Architecture – a critical history”, Thames & Hudson, London, 2005, pag. 83 31 Barry Bergdoll, risorsa audio @ http://www.moma.org/explore/multimedia/audios/41/883

32 Frederick Kiesler, “Magical Architecture”, in Hannes Meyer, “Building” in programs and Manifestoes on the 20th century Architecture, ed. Ulrich Conrads (Cambridge:MIT Press, 1994) pag 151

33 dal manifesto in Ignazi de Solà-Morales Rubio - Differences Topographies of Contemporary Architecture, Massachussetts Institute of Technology, Janson, 1997

34 http://www.rudi.net/books/3345 rudi.net - Knowledge sharing and networking for professionals & academics in urban development è un network di ricercatori sui temi dell’urbanistica

35 Manfredo Tafuri, Francesco dal Cò, Modern Architecture, Harry N. Abrams inc. Publishers, New York, 1979, pag. 392 36 Manfredo Tafuri, Architecture and Utopia, Design and Capitalist Development, Massachussetts Institute of Technology, 1976 37 Simon Sadler “Archigram Architecture without architecture, Mass.: MIT Press, Cambridge, 2005, pag. 8

38 Simon Sadler “Archigram Architecture without architecture, Mass.: MIT Press, Cambridge, 2005, pag. 94

39 Reyner Banham, Age of Masters pag.5, cit. in Jonathan Hill actions of architecture, architects and creative users, Routledge London, 2003 pag.8

40 Tatjana Schneider, Jeremy Till, Flexible Housing, Architectural Press, Oxford, 2007, pag. 48 41 Bernardo Secchi, La città del ventesimo secolo, Laterza, 2005

42 Rem Koolhaas, La citta generica in Domus n° 791 Marzo 1997 pag.3-12

43 F. Dal Co, K. W. Forster, H. Soutter Arnold, Frank O. Gehry. Opera completa, Electa, Milano, 1998. 44 Parametro, Terra Formless, Faenza editrice, Bologna, n° 254, novembre-dicembre 2004

45 in riferimento alla corrente del “pensiero debole” sviluppata da Gianni Vattimo

46 Tatjana Schneider, Jeremy Till, Flexible Housing, Architectural Press, Oxford, 2007, pag. 48 47 Avi Friedman, Sustainable Residential Development, McGraw Hill, New York, 2007 pag. 8

48 si veda ad esempio J. Pallasmaa, Limited Edition Folio, Glenn Murcutt Architect, 01 Editions, Sydney, 2006 pag. 16

49 Christian Norberg Schulz, Genius loci: towards a phenomenology of architecture, Academy Editions, London, 1980 pag. 85

in alto:

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