• Non ci sono risultati.

SITUAZIONE ED AMBIENTE ALL’EPOCA DELLA SENTENZA

L'AGRO DEI LANGENSI VITURII SECONDO LA TAVOLA DI POLCEVERA

2. SITUAZIONE ED AMBIENTE ALL’EPOCA DELLA SENTENZA

2.1. C o n fro n ti fra dati o m o g e n e i

Per ottenere un minimo di attendibilità da ricostruzioni come la nostra, è necessario che ogni confronto avvenga tra elementi apparte­

nenti ad un medesimo contesto. Il caso presente è tu tt’altro che omo­

geneo circa i dati da confrontare.

Infatti siamo di fronte al testo di una Sentenza che richiama ele­

menti orografici, sistema toponomastico, metodi e linguaggio agrimenso­

rio del II sec. a.C., da confrontare con l ’orografia ed il sistema topono­

mastico attuali, distanti nel tempo oltre due millenni. Occorre perciò ricondurre tutto a quell’età, ricostruendo soprattutto il paesaggio natu­

rale ed antropico, ma anche richiamando alcune caratteristiche della so­

cietà del tempo quale ausilio alla miglior comprensione del significato autentico del testo della Sentenza. Voler cogliere il contesto di un’epoca profondamente diversa dalla nostra, pone spesso difficoltà notevoli. Ciò

3 II territorio è stato da me visitato percorrendo i crinali dei contrafforti e dello spartiacque, nonché i sentieri e le m ulattiere oggi esistenti.

30

perché le nostre strutture mentali, formatesi sotto l ’influenza della socie­

tà industriale in cui viviamo, impediscono una vera e realistica compren­

sione di quel mondo distante che. si vuol avvicinare. Fortunatamente le fonti disponibili per intraprendere ciò sembrano essere sufficienti per i nostri scopi con conseguente aumento delle probabilità di successo.

2.2. Alcuni tratti ca ra tteristici della s o c ie tà d e l I I sec. a.C.

Numerosi studi hanno ben delineato l ’aspetto della società di quel tem po4. Qui riassumerò solo quanto interessa lo scopo della presente ricerca.

In quel periodo Genova era città federata a Roma, forse da oltre un secolo, con un trattato definito aequissim a, cioè molto vantaggioso perché, come le città greche, Genova non aveva mai combattuto contro Roma. In virtù di tale trattato tutte le terre venivano confiscate da Ro­

ma ed assegnate alle città federate, mentre le comunità rurali operanti attorno alla città venivano ad essa assoggettate (a d tr ib u te ).

Come .la città federata doveva a Roma un tributo in uomini per la guerra o in armi o in danaro, così la comunità ad tributa doveva alla cit­

tà un tributo in natura o in danaro proporzionato alla quantità ed alla qualità dell’agro assegnato. Così era per i Langensi Viturii. La valuta­

zione del tributo richiedeva la misurazione della terra (delineazione dei confini e calcolo delle superfici) che era compito degli agrimensori (gro- matici) ; compito che svolgevano facendo riferimento a codici e norme rigorose e precise, la cui conoscenza sarà molto utile per la nostra ricerca.

La comunità dei Langensi era stanziata per v ici e castella su ter­

reno montuoso dal quale traeva sostentamento in funzione del sistema di sussistenza che aveva organizzato, basato sulla coltivazione di frumen­

to, leguminose, frutti e sull’allevamento ovicaprino. Le tecniche agricole del tempo avevano probabilmente già risentito della benefica rivoluzione

4 A tale proposito v.: T.O. De Negri, Storia dì Genova, Milano 19 7 4 ; N.

Lamboglia cit.; E. Sereni, Comunità rurali dell’Italia antica, Roma 19 5 5 ; U. For- m entini, Conciliaboli, pievi e . corti nella Liguria di Levante, in M A L S « G . Capel­

lini », V I (1925) e V I I (1 9 2 6 ) .

31

prodotta dall’adozione di attrezzi in ferro 5, tanto che la comunità pro­

duceva un piccolo surplus in frumento e in vino per pagare il v e c t ìg a l a Genova, ed in fieno per commerciare, profittando delle richieste avan­

zate dalle carovane in viaggio lungo la vicina Via Postumia.

L ’attività agro-silvo-pastorale era esercitata dai Langensi e dai Ge- nuati sui terreni a sfruttamento comune, situati attorno al centro poli­

tico e difensivo dei Langensi in un raggio di alcuni K m 6.

Come è stato ampiamente evidenziato nei lavori precedentemente citati, l ’attività tra le due comunità era esercitata in concorrenza e con frequente prevaricazione da parte della comunità dominante dei Genuati.

Ciò ha provocato scontri e col tempo anche la perdita del controllo del­

l ’ordine pubblico da parte di Genova. Da qui l ’intervento di Roma. Con la Sentenza vengono ristabiliti l ’ordine, fissati i confini e regolamentata l ’assegnazione e l ’uso dei terreni alle comunità interessate secondo la dottrina degli agrimensori romani ma tenendo conto delle situazioni preesistenti.

È quanto basta per comprendere l ’importanza annessa, non soltanto ai terreni coltivabili, ma anche ai prati, ai pascoli, ai boschi da parte delle comunità, nel trattare l ’estensione delle terre con i delegati geno­

vesi e con gli arbitri romani.

2.3. O rografia, p a e s a g g io naturale, clim a

Come sarà dimostrato più oltre, il territorio da prendere in esame risulta situato nell’Alta Val Polcevera. L ’attuale orografia relativa all’Alta Val Polcevera si discosta poco da quella esaminata dai magistrati roma­

ni del II sec. a.C.

Le paleofrane rilevate nel comprensorio, le erosioni, le tracce di at­

tività estrattiva, hanno modificato lievemente il microrilievo e ciò in po­

5 L ’esistenza nel passato di una rivoluzione agricola ulteriore è stata eviden­

ziata da G . Forni, Considerazioni e ricerche sull'agricoltura dell'E truria Padana. Sue origini e persistenze. Analogie e confronti neU’ambito mediterraneo (in stam pa).

6 La situazione descritta è comune a m olte comunità rurali antiche.

32

che lo calità7. Soltanto a NO di Isoverde l ’orografia è stata modificata dall’attività delle cave di pietrisco. Qui è stata cancellata una località che le carte mappali denominavano "Castellaro", ma fortunatamente, come vedremo in seguito, ciò non aggiungerà difficoltà per la ricerca topogra­

fica dei confini. Invece, come si può facilmente immaginare, il paesag­

gio vegetale risulta profondamente mutato rispetto a quello esistente al­

l ’epoca della Sentenza. Lo si può dedurre dalla comparazione dei risul­

tati di recenti studi sulla vegetazione reale con le analisi polliniche com­

piute su sedimenti postglaciali relativi ad aree confinanti con l ’Alta Val Polcevera8.

Per l ’A lta Val Polcevera il paesaggio agrario e vegetale odierno pre­

senta la seguente distribuzione : oltre la metà del territorio è a prato- pascolo, un quarto a bosco, la restante superficie è divisa tra coltivi, in­

colti, urbanizzati9.

La situazione descritta è percepibile percorrendo i numerosi sentieri che attraversano il comprensorio. Si osserva che il bosco occupa i ver­

santi esposti a N; i prati - pascoli occupano le aree di altitudine ed i ver­

santi esposti a S; i coltivi a seminativo e colture legnose si estendono sul­

le aree esposte a S, pianeggianti o poco acclivi, mentre gli incolti impro­

duttivi occupano prevalentemente le aree detritiche e le pietraie a S dei monti Taccone e Lecco. Ben diversa era la situazione del passato. Te­

nendo conto che il limite della vegetazione arborea per l ’Appennino Set­

tentrionale si situa attorno ai 1700 m e che le cime più elevate dell’Alta Val Polcevera non superano i 1200 m, si può ritenere che in origine l ’area di nostro interesse fosse ricoperta quasi interamente da vegetazio­

7 I dati sono rilevabili dalle catte tematiche della Regione Liguria: « Frano- sità reale » ed « Erosione », tavolette di Busalla.

8 G . Barberis, Flora e vegetazione dell’alta valle del rio Lischeo, Tesi, U ni­

versità di Genova, 19 7 2 ; G . Braggio Morucchio e M .A. Guido, Anàlisi polliniche di sedimenti postglaciali a Piani di Fraglia e Capanne dì Marcarolo, in ABBI 54, 1/2 (1978) ; P. Gastaldo, G . Barberis e F. Fossati, Le piante della medicina tradizionale nei dintorni di Fraglia, in A A S L 35 (1 9 7 8 ) , pp. 12 5-15 8; A A .V V ., L ’agricoltura nella città di G enova e negli altri comuni del Consorzio, A tti del Convegno 1983, C IED AF zona 1.

9 I dati sono ricavati dalla Statistica Agraria del Comune di Campomorone effettuata a ll’inizio del nostro secolo (Archivio Storico, faldone n° 15 6, fascc. 5 e 6 ).

33

ne arborea. Tale situazione è però molto distante nel tempo ed ha su­

bito variazioni legate ai cambiamenti climatici che è necessario evidenziare.

È fondamentale al nostro scopo lo studio palinologico relativo ad una località vicina all’Alta Val Polcevera e che consente di risalire nel tempo sino all’ V i l i sec. a .C .10. Il diagramma pollinico mostra, per la I Età del Ferro, una copertura vegetale all’ 85% di piante arboree e 15% di piante erbacee. Tra le piante arboree predomina il Pino silve­

stre, seguito da Abete rosso, Abete bianco, Quercia, Ontano, Faggio.

Nella II Età del Ferro ed in Età Romana, il rapporto piante arbo­

ree-p ian te erbacee cambia a favore di queste ultime (65% arboree, 35% erbacee). Diminuisce il Pino silvestre a favore del Faggio, del- l ’Ontano e della Quercia. Si può perciò affermare che nel II sec. a.C.

l ’area dell’Alta Val Polcevera era prevalentemente arborata con Querce­

to misto sui versanti S e Faggeta sui versanti N al di qua e al di là del­

lo spartiacque appenninico dei Giovi, con esclusione dell’area relativa agli attuali villaggi di Langasco, Mignanego, Campomorone, in quel tem­

po in parte già messa a coltura, come avremo modo di ricavare dalla stessa Tavola di Polcevera. Tali terreni, per il loro substrato essenzial­

mente argilloscistoso - filladico, sono favoriti da modellamento a dolce pendio che permette sviluppo di suoli profondi e fertili. Inoltre, il tipo di roccia, poco permeabile, consente la presenza di un rilevante numero di fontane, caratteristica di grande importanza per l ’insediamento agricolo.

Le formazioni erbacee si estendevano presumibilmente sulle rocce carbonatiche, le quali, a causa della loro aridità, dovuta a circolazione carsica, ed a scarso sviluppo di suolo, non favoriscono lo sviluppo di ve­

getazione arborea (versanti di Rio d ’Iso, di M. C arlo ).

Le formazioni erbacee occupavano pure il versante O dell’Alta Val Polcevera sino al Bc. Guanà ed alle falde del M. Taccone costituiti da rocce serpentinitiche, rocce anch’esse poco favorevoli allo sviluppo di ve­

getazione arborea. Per completare i dati relativi all’ambiente è utile de­

lineare i caratteri del clima, Per il II sec. a.C. i dati disponibili del cli­

10 G . Braggio Morucchio e M .A. G uido cit., p. 37 e sgg. Le case Lischeo, ove è stato prelevato il campione analizzato, distano da Langasco circa 6 Km verso O , hanno latitudine ed altitudine pressoché uguale alla parte centrale del compren­

sorio che interessa la Tavola di Polcevera.

34

ma sono, a parere dei climatologi, non ancora completi per un sicuro pronunciamento 11. Tuttavia, a livello locale, il diagramma pollinico esa­

minato prima, segnala un periodo freddo durante la I Età del Ferro, seguito da un progressivo aumento termico sino alla fine dell’Età Ro­

mana 12.

Nel II sec. a.C. dunque, il clima, pur in miglioramento, si presen­

tava un po’ più fresco ed umido dell’attuale 13. Il clima attuale è defini­

bile dall’esame dei dati disponibili in due stazioni interne al compren­

sorio di nostro interesse: Isoverde 270 m e Mignanego 250 m.

Disponendo i dati termometrici e udometrici nel diagramma di Ba- gnouls - Gaussen, si hanno, per ciascuna località:

— temperatura con massimo in luglio in corrispondenza al minimo di piovosità;

— piovosità con due massimi: primaverile e autunnale 14.

Sono da considerare gli alti valori delle precipitazioni annue e le relativamente basse temperature medie annue rispetto alle località cir­

costanti di pari altitudine e latitudine. Inoltre la località Mignanego ha valori più bassi sia per la temperatura media annua sia per tutte le tem­

perature medie mensili. Il fatto si spiega per la presenza a N delle de­

pressioni di cresta dello spartiacque Tirreno - Adriatico in corrisponden­

za dei passi della Bocchetta e dei Giovi, facili vie di penetrazione dei venti freddi di tramontana i quali, tra l ’altro, per il più basso valico dei Giovi determinano le più basse temperature medie di Mignanego.

Inoltre tali depressioni orografiche determinano un’area di scontro tra le correnti padane di tramontana e quelle sciroccali mediterranee, causando stazionamenti di nebbie sul crinale appenninico.

11 M. Pinna, L ’atmosfera ed il clima, Torino 19 78, p. 378.

12 G . Braggio Morucchio e M .A. Guido cit., p. 49.

13 Unendo le informazioni relative al diagramma pollinico di Piani di Praglia con i dati ricavabili dal diagramma di M. Pinna cit., p. 374, per il II sec. a.C., si perviene al risultato afferm ato.

14 Sul diagramma di Bagnouls - Gaussen vedi L. Susmel, Ecologia, Padova 19 8 1, p. 247.

35

I valori estivi di temperatura (massimo) e di piovosità (minimo) non danno luogo a siccità. Ciò si può vedere nel diagramma in corrispon­

denza all’ordinata del mese di luglio: la curva delle precipitazioni pas­

sa sopra la curva delle temperature e, per tale mese, l ’indice di aridità risulta superiore a 2 (3.05 per Isoverde e 2.21 per Mignanego) 1S. Dal diagramma si rileva inoltre il valore dell’escursione termica annua: 17°

per Isoverde, 18,4° per Mignanego. Tali valori sono relativamente con­

tenuti, per un’area interna, se si pensa al valore rilevato a Genova al livello del mare: 16,2°16.

Escursione termica relativamente bassa significa minimi invernali e massimi estivi attenuati; situazione tipica delle aree ad influenza mari­

na 17. Concludo la sintesi climatica, aggiungendo che nei mesi invernali l ’area è interessata da precipitazioni nevose sulla cui frequenza ed altez­

za non si hanno, purtroppo, dati completi.

2.4. N ote sulla tec n ica e sul “li n g u a g g i o ” d e g l i a g r im e n s o r i rom a n i II testo della Sentenza comprende elementi geografici, giuridici, to­

ponomastici, onomastici ed agrari. In particolare, per la descrizione dei confini, gli elementi da interpretare si riferiscono ad alcune espressioni che si possono definire “tecniche” e di normale uso da parte degli agri­

mensori romani. Per la loro interpretazione è d’obbligo riferirci a fon­

damentali lavori che riportano e commentano parti complete e frammen­

ti dell’arte mensoria romana dalle origini sino alla fine dell’im p ero I8.

15 Anche per l ’indice di aridità mensile si veda: L, Susmel cit,, p. 247.

16 F. Frignocca, Il clima della Liguria, in «L ig u ria T r e » , X I I , 43 (19 8 2 ).

17 II clima che è venuto delineandosi, in u n ’area di passaggio tra il clima con­

tinentale e l ’oceanico, presenta tendenze aU’oceanicità. I risultati corrispondono a quelli messi in luce, per il periodo medievale, dagli esami dendrocronologici di Co­

rona e riportati da: L. Castelletti, I carboni della vetreria di monte Lecco, in « A r­

cheologia M ed ievale», II (1 9 7 5 ) , pp. 99-122.

18 Tra i numerosi studi disponibili è utile: C. Thulin, Corpus Agrimensorum Romanorum, Leipzig 1 9 13 , e fondamentale: C. Lachmann, Grom atici Veteres, Ber­

lin 18 48. Da B. Brugi, Le dottrine giuridiche degli agrimensori romani comparate a quelle del Digesto, Verona 18 97, si rilevano notizie che consentono di risalire nel

36

Con queste premesse, passate in rassegna le righe della Sentenza relative ai confini dell’agro privato e pubblico, rilevati gli elementi e

tempo alle origini d ell’arte mensoria romana, molto prima d ell’epoca della Senten­

za. Secondo Cantor (M. Cantor, Die römischen Agrimensores und ihre Stellung, in der Geschichte der Feldmesskund, Leipzig 1875) si risale alla leggendaria fonda­

zione della città di Roma. Inizialmente erano chiamati finitores (Cicerone, De lege

guardava i servizi civili: divisione delle terre, ispezione e tracciamento dei confini, misurazione dei fondi a fini catastali e fiscali, ed inoltre la iudicatio e Vadvocatio

Le affermazioni relative all’antica origine delle norme agrimensorie trovano conferma interrogando le fonti, non solo scritte ma anche epigrafiche ed archeo­

logiche.

G li storici degli agrimensori, che in parte abbiamo citati sopra, sono unanimi n ell’affermare che sotto l ’im pero la professione era organizzata rigorosamente con una gerarchia, m entre sotto la Repubblica l ’esercizio era libero (E. De Ruggiero, Diz.

epigr. di Antichità Romane, 18 95, voce: Agrimensor)-, di fronte allo stato erano nella medesima condizione dei iurisperiti ed advocati.

Li troviam o col nome di finitores componenti del comitato per l ’attuazione l ’assegnazione delle terre. Ciò implicava la presenza attiva dei finitores.

Si è accennato a ll’influenza etrusca ma come vedremo per gli argomenti agrari anche gli etruschi hanno attinto alla Grecia. È dalla Grecia che giungono i coloni in Italia m eridionale portando tecniche nuove che, per l ’agricoltura, vedremo

im-le espressioni tecniche di nostro interesse, confrontati col testo degli agri­

mensori, sono emersi i seguenti significati.

A - IDROGRAFIA :

I G reci fondatori della matematica hanno contribuito alla formazione della nuo­

va mentalità “analitico - quantitativa” .

Tale mentalità, n ell’ambito agrario, si esplicava nella misurazione della terra e nella razionale impostazione d ell’agricoltura ad alto livello produttivo (M. Cri- stofani, Economia e Società in M. Pallottino ed altri, Milano 19 86, pp. 13 5-136;

G . Forni c it.) .

Sia n ell’E truria padana come in quella m eridionale la definizione dei terreni, il tracciamento dei confini, la misurazione della terra erano d ’importanza fonda- mentale. L ’insieme delle norme che regolavano tali applicazioni costituivano il ter- rae jus Etruriae (G. Forni c it.) .

La tecnica agrimensoria presso gli Etruschi era già perfezionata nel IV sec.

a.C. e via via veniva assimilata dai romani i quali avevano provveduto alla tradu­

zione degli stessi manuali etruschi (M. C ristofani ed altri, Dizionario della civiltà etnisca, Firenze 19 85, voci: "pegoia” e “lim itazione”) .

Anche nelle colonie greche dell'Italia m eridionale la tecnica degli agrimensori era praticata agli stessi livelli tecnici e giuridici come dimostra il contenuto delle

R iv o r e c t o Appellativo dato al corso d’acqua quando funge da confine (Siculo Fiacco, in Lach- mann cit., 150, 2 5 ). Significa « direttamen­

te per il rivo ».

B - OROGRAFIA:

I u g u m l u g o r e c t o M ons, M o n te m M on s in fim u s M on s s u m m u s

- Crinale, costa, contrafforte.

- Appellativo dato alla cresta di valli laterali.

Significa « direttamente per il crinale ».

- Complesso orografico composto dalla base, dalle pendici, dalla vetta.

- Parte più bassa del monte.

- Sommità, vetta del monte.

A penìnu m iu g o r e c t o - Appellativo dato alla cresta più alta del com­

prensorio.

- Monte della cresta più alta del comprenso­

rio.

- "Salendo” (un corso d’acqua, una cresta, un pendio).

- "Scendendo” (un corso d’acqua, una cresta, un pendio).

- Regione che fa da confine (pendio, versan­

te, testata della v a lle ), Significa « diretta- mente per la regione ».

D eorsu m R ecta r e g i o n e

C - NORMATIVA:

Cito solo gli argomenti che interessano la nostra ricerca.

1° - Confini - Venivano distinti tre tipi di confini19. Due di essi sono di nostro interesse:

a) linee di confine prevalentemente lungo corsi d’acqua (terreni privati) ;

19 Siculo Fiacco, de condìcionibus agrorum, in Lachmann cit., pp. 16 3, 20-23.

39

b) linee di confine lungo creste montuose e corsi d’acqua (terreni p ubblici).

— 2° - Termini - Cippi terminali usati quando il confine naturale non era sufficiente, da solo, a fissare una sicura determinazione.

Tale precisazione era richiesta in funzione della condizione gromati- ca e giuridica del terreno20 la cui "pianta” o "descrizione dei con­

fin i”, in un eventuale giudizio, assumeva pieno valore probatorio di un pubblico strumento.

Esempi d ’inserzione di cippi terminali:

a) Agro privato

- all’incontro della linea confinaria con vie pubbliche;

- alle confluenze, quando cambiava il senso della pendenza dei corsi d ’acqua seguiti.

b) Agro pubblico

- sulle eminenze delle lunghe creste21;

- all’incontro di creste diverse;

- a ll’attraversamento di corsi d ’acqua;

- alle confluenze di corsi d’acqua di diversa importanza;

- quando cambiava la sede naturale della linea confinaria (es.

da corso d ’acqua a contrafforte e viceversa).

D - PROCEDURE22:

Una volta concordato il tracciato e la scelta dell’elemento oro-idro­

grafico da seguire, venivano stabiliti i punti estremi di ogni tratto;

20 Frontino, De agrorum qualìtate, in Lachmann cit., p. 2, 1-2; p. 3, 1-7; p.

4, 1-5; p. 5, 1-5; Agennio Urbico, in Lachmann cit., p. 20-24; B. Brugi cit., p. 102 e sgg., p. 1 3 1 e sgg., pp. 66, 1 0 1 e sgg., pp. 106, 153 e sgg., p. 247 e sgg.

21 Anche quando la linea di confine appare ben determinata dalla cresta, se questa è lunga e tortuosa, i cippi terminali vengono posti sulle più im portanti elevazioni (Dolabellae, in Lachmann cit., p. 30 2, 4, 12 ).

22 Le procedure sono dedotte dalle testimonianze epigrafiche e letterarie sul lavoro degli agrimensori secondo i tipi di strumenti usati ("groma”, “corobate”,

"corda", "pertica"), e le tecniche di misurazione praticate nelle varie epoche, in Egitto, in Grecia, a Roma, come indicato nei lavori di: W ilchen, Grundzuge und Chrestomathie der Papyruskunde, Berlino 1 9 12 , voi. I, p. 17 6 e voi. II, p. 27 4;

questi venivano fissati sul terreno con l ’apposizione di termini.

Per il passaggio dal terreno alla descrizione da inserire nella Sen­

tenza, erano usate le espressioni citate prima, dando tre elementi fondamentali:

- la direzione tra i due punti

- la differenza di livello tra i due punti

- la denominazione, quando esisteva, dell’ elemento oro - idrografico considerato.

Per la direzione venivano usate le espressioni: ìu g o r e c t o , r iv o r e c ­ to, ecc.

Per la differenza di livello venivano usati gli avverbi: su rsu m , d e or - sum.

N ell’indicare il nome dell’elemento oro - idrografico considerato, quan­

do era necessario, veniva precisata la posizione (m o n s in fim u s, sum - m us, ecc.) e l ’importanza.

Documenti correlati