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Situazione attuale di stabilità dei vari individui present

7. Valutazioni di congruità rispetto agli standard attesi di sicurezza e stabilità

7.1. Situazione attuale di stabilità dei vari individui present

Per quanto sopra esposto e per quella che è la storia recente del giardino e in mancanza di elementi di indagine più approfonditi, non attuabili nell‟ambito di questo studio (saggi ed ispezioni degli apparati radicali per esempio) si può con certezza affermare che per diversi esemplari si può parlare di una situazione di stabilità a rischio. In generale è sicuramente il caso di tutti i cipressi, che costituivano siepi continue e che oggi, dopo essere sfuggiti alla tipologia di coltura che li costringeva in una situazione di nanismo forzato, sono diventati molto alti, perché a causa del sesto di impianto fitto c‟è stata competizione per la luce, ma sono diventati anche pericolosamente snelli. Inoltre si può ipotizzare che, a causa del fatto che sono stati per decenni educati a siepe, abbiano un apparato radicale assolutamente non adatto e conformato per sopportare le sollecitazioni e i momenti flettenti riportati alla base da chiome cosi alte ed esposte al vento. Inoltre nell‟esemplare sottoposto a Tomografia computerizzata si sono evidenziati dei comparti della sezione del tronco di fatto indeboliti da patologie in atto.

La dimostrazione che questi cipressi sono a rischio è purtroppo fornita anche dai fatti avvenuti recentemente, quando, sia pure in occasione di particolari eventi atmosferici alcuni di questi esemplari sono caduti, ribaltandosi proprio a livello dell‟apparato radicale. Le conseguenze di un malaugurato evento di questo tipo, anche se si potessero escludere danni arrecati alle persone, sono difficilmente ipotizzabili, ma si deve pensare, che in caso di ribaltamento la pianta va ad impattare con violenza lungo la direzione di caduta in tutto ciò che è presente per una distanza pari alla sua altezza. Molti dei cipressi presenti nel giardino hanno un‟altezza che si avvicina ai venti metri e quindi a seconda della loro posizione possono cadere all‟interno del giardino stesso danneggiando altre piante oppure la delicata pergola di glicine, ma possono cadere anche sull‟edificio della Villa ed anche all‟esterno del perimetro dell‟area di pertinenza dove esistono proprietà private.

È comunque purtroppo impossibile escludere che un evento come quello di una caduta di un albero, anche se in genere si verifica in condizioni climatiche e meteorologiche avverse e quindi con poche probabilità di presenza umana in loco, possa coinvolgere delle persone, con evidenti situazioni di gravi

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conseguenze. Per tutti questi motivi bisogna dire che i cipressi presenti nel giardino, allo stato attuale delle conoscenze, possono essere pericolosi e di certo non rispettano i criteri di assoluta sicurezza, che devono invece essere applicati in uno spazio aperto al pubblico.

Uno dei cipressi caduti nel Marzo 2015

Elementi di preoccupazione ai fini della stabilità e quindi della sicurezza si hanno anche per i due grandi alberi presenti nelle aiuole più vicine alla villa: l‟abete e il cedro. Entrambe queste piante negli ultimi decenni hanno subito l‟interramento del colletto. Questa è una pratica agronomica pericolosa per le piante di alto fusto, nel senso che la parte di fusto rimasta interrata potrebbe andare incontro a fenomeni di marcescenza, che ne metterebbero in discussione la capacità resistente e quindi in definitiva anche la stabilità.

Inoltre sempre per quanto riguarda queste due grandi piante bisogna osservare che hanno subito negli anni drastici tagli di potatura. Questi interventi miravano sempre ad eliminare le branche più basse in modo che lo spazio fosse agibile sotto la chioma; naturalmente in un tale frangente la pianta, al fine di avere un‟esposizione alla luce che consenta la sua sopravvivenza in relazione all‟età e alle dimensioni compensa la mancanza dei piani bassi con un maggiore sviluppo di quelli alti. Questo vuol dire che si modifica completamente l‟habitus canonico della conifera e che in definitiva si modifica anche il suo comportamento statico, specialmente quando la pianta è sottoposta a venti laterali di notevole entità.

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A parità di altezza dell‟albero a parità di diametro di base della chioma, una chioma più alta con una superficie esposta minore può provocare un momento ribaltante maggiore.

In un albero con questa conformazione dove manca completamente la parte di chioma bassa, mentre quella rimasta in alto si è espansa in orizzontale, succede che la posizione del baricentro delle masse sospese ed esposte al vento si alza di molto. La conseguenza di questo fatto è che si allunga notevolmente il braccio di leva con cui la forza del vento applicata al baricentro della superficie esposta della chioma provoca una sollecitazione di momento flettente e quindi ribaltante alla base dell‟albero. In poche parole significa che nonostante che la sagoma della chioma su cui agisce il vento possa avere un‟area in definitiva anche minore e che quindi si possa pensare di applicare una forza ribaltante di modulo inferiore, il fatto che questa forza debba essere applicata ad un‟altezza tanto maggiore fa sì che

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il momento applicato alla base possa essere addirittura maggiore di quello atteso per una pianta dal portamento spontaneo della stessa età, delle stesse caratteristiche e con una chioma espansa fino a terra. Per quanto riguarda il cedro poi bisogna osservare che si tratta di una tipologia di pianta, per la quale si è osservato che in età avanzata, superiore al secolo, si possono avere dei distacchi fisiologici, comunque improvvisi (abscissioni) anche di grandi e pesanti rami che improvvisamente rovinano al suolo, con evidente pericolo per le persone eventualmente presenti.

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