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Riqualificazione del Giardino della Villa Medicea di Cerreto Guidi

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Academic year: 2021

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UNIVERSITÀ DI PISA

DIPARTIMENTO DI SCIENZE AGRARIE,

ALIMENTARI E AGRO-AMBIENTALI

Corso di Laurea Magistrale

in Progettazione e Gestione

del Verde Urbano e del Paesaggio

TESI

Riqualificazione del giardino

della Villa Medicea di Cerreto Guidi

L’evocazione del Pomario

Approccio sperimentale al progetto per il ripristino tipologico e al conseguente protocollo di gestione

Relatori:

Prof. Damiano Remorini

Dott.ssa Elisa Pellegrini

Correlatore:

Prof. Paolo Vernieri

Candidato

Paolo Tinghi

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Ringraziamenti:

Il presente studio è stato reso possibile dalla cortese disponibilità e dalla fattiva

collaborazione della Direttrice della Villa Medicea di Cerreto Guidi, Cristina Gnoni

Mavarelli, dell’Arch. Andrea Bellandi responsabile del verde, della Capo Servizio della

Villa Silvia Matteuzzi, di tutto il personale di custodia della Villa, della Presidente

dell’Associazione degli Amici della Villa Medicea di Cerreto Guidi Daria Santini.

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Indice

0. Premessa ……….……… 7

1. Motivazioni delle scelte ………...… 9

2. Analisi conoscitiva storica ……….………..…11

3. Analisi conoscitiva visuale all‟attualità ……….………..…... 17

4. Analisi conoscitiva comparativa e strumentale ……….. 23

5. Collocazione storica dell‟attuale impianto ……….. 37

6. Valutazioni di congruità formale rispetto al contesto ……..……….. 40

7 Valutazioni di congruità rispetto agli standard di sicurezza …………...…... 51

8 Ipotesi progettuali di intervento ………..… 57

9. Esemplificazione progettuale – Il Pomario ………...… 63

10. Conclusioni ……….…... 83

Bibliografia di riferimento ………...….. 86

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0 – Premessa

Quando si pensa alla conservazione dei patrimoni storici, artistici e culturali in genere si pensa sempre ad oggetti ben definiti in grado di poter conservare le loro caratteristiche immutabili nel tempo. È questo il caso tipico di architetture, pitture o sculture per esempio, che si possono anche degradare magari a causa dell‟incuria dei loro custodi, ma che, se ben mantenute, possono rimanere per secoli e per millenni sempre più o meno uguali a se stesse.

Ci sono però dei patrimoni culturali che, per loro specifica natura, sono legati ad un ciclo temporale proprio e che pertanto non possono essere conservati nella materia che li forma, ma devono invece trovare la possibilità di perpetuare il loro ciclo nell‟ambito di un più complesso procedimento che, attraverso un qualche complicato sistema di controlli e monitoraggi, sia in grado di attivare provvedimenti capaci di poter garantire il loro mantenimento.

Si tratta, per esempio, di tutti quei patrimoni storico artistici che hanno alla base della loro espressività alcune o tutte le componenti formate da materiali biologici e da organismi viventi. Ci si riferisce in questa sede a quello che comunemente si definisce paesaggio in termini molto generali, ma soprattutto e in particolare ai giardini storici in termini molto più specifici.

I giardini, al pari di altri interventi umani, sono finalizzati ad organizzare lo spazio e quindi, quasi per definizione, sono operazioni che fanno riferimento alla sfera dell‟architettura. Progettare un giardino, in termini strettamente metodologici, può essere molto simile al progettare una casa, ma ci sono poi sostanziali differenze legate proprio ai materiali costitutivi delle due diverse tipologie di opere. Nei giardini l‟uomo utilizza, ai fini della determinazione degli spazi, componenti vegetali viventi, le piante appunto, che sono sempre soggette a notevoli mutazioni formali e strutturali legate alla stagionalità, ma anche all‟età e allo specifico proprio ciclo biologico. Ne consegue che un giardino, per sua particolare caratteristica, non potrà mai, nel tempo, essere uguale a se stesso e neppure quindi ad un qualsivoglia progetto precedentemente redatto in astratto. Questo perché le piante, in quanto esseri viventi, nascono e muoiono, si sviluppano e crescono, ognuna secondo il proprio ritmo biologico e quindi con il passar del tempo, tutto nel giardino cambia, tanto che alla fine il primitivo progetto molto spesso può anche non essere più riconoscibile.

Tutto questo per dire che quando il patrimonio storico culturale da conservare è costituito da un giardino diventa tutto più difficile proprio perché le piante, avendo un ciclo biologico ben definito, non si possono fisicamente conservare in eterno, come d‟altra parte è abbastanza difficile poter capire il livello di sviluppo che le piante dovrebbero mantenere ai fini della corretta conservazione e fruizione del giardino stesso nella connotazione per la quale a suo tempo era stato progettato.

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È chiaro quindi che nella tutela dei giardini storici non è possibile conservare fisicamente la materia che si trova in situ mentre è invece di fondamentale importanza definire, da parte del custode del giardino, l‟oggetto della salvaguardia che si vuol mettere in atto e per quali fini si ritiene utile di attuarla. Sarà compito poi di un eventuale progetto di ripristino e di mantenimento definire le modalità attraverso le quali realizzare quanto richiesto.

Da quanto sopra appare chiaro che la conservazione di un patrimonio storico artistico e culturale come un giardino non può prescindere dalla definizione di un modello di riferimento, finalizzato al suo ripristino tipologico, e dalla conseguente stesura di un protocollo di gestione, che ne assicuri oltre al mantenimento, anche la fruibilità in perfetta sicurezza.

Se negli ultimi decenni, specialmente per quanto riguarda i manufatti murari, il restauro architettonico ha raggiunto livelli di applicazione scientifica di indiscusso valore, forse lo stesso non si può dire per il ripristino tipologico dei giardini storici, specialmente se visti più nella loro componente vegetale piuttosto che nella dotazione di strutture e manufatti. A questo proposito bisogna anche sottolineare che a volte, ai fini di un pertinente ripristino attuabile attraverso l‟impianto e la cura del materiale vegetale, spesso non c‟è stata, né un‟adeguata sensibilità, né la disponibilità delle necessarie risorse.

In considerazione di quanto sopra il presente lavoro si propone di affrontare in modo sperimentale la problematica connessa con il restauro, il ripristino e la conservazione di un particolare giardino, in modo da poterne ricavare indicazioni che possano essere di aiuto per codificare eventuali linee guida di carattere generale.

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1. – Motivazione delle scelte

1.1 – Perché un giardino storico

Dovendo affrontare i temi della conservazione e del restauro è necessario che gli stessi temi vengano applicati su oggetti di rilevante valore culturale. È abbastanza inutile e pleonastico pensare di poter applicare le suddette categorie di intervento su elementi di scarso rilievo storico artistico. Per questo, parlando di giardini, è assolutamente necessario che gli stessi abbiano riferimenti culturali forti che li legano al contesto sociale dei luoghi, ma anche alla definizione spaziale ed urbanistica del territorio di cui fanno parte e a cui fanno riferimento.

Quindi parlando di giardini è assolutamente necessario che il giardino su cui si va ad intervenire, anche a prescindere dalle attuali condizioni di conservazione e manutenzione, abbia un indiscusso valore storico artistico. Sicuramente il giardino della Villa Medicea di Cerreto Guidi in quanto pertinenza da sempre dell‟importante fabbrica medicea rientra a pieno titolo in questa categoria.

Cerreto Guidi – Villa Medicea – Il glicine fiorito è la vera icona di questo giardino

1.2. – Perché il Giardino della Villa di Cerreto Guidi

La Villa Medicea di Cerreto Guidi intesa come unico complesso rappresentato dall‟edificato, ma anche dagli spazi aperti, tra cui il giardino di pertinenza, rappresenta una testimonianza storica di indiscusso valore in ambito toscano, è un‟emergenza monumentale di grande rilievo ed è soprattutto per

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queste motivazioni che è stata scelta come campo applicativo di questo lavoro.

Si tratta poi di una struttura pubblica: è infatti un importante museo statale aperto al pubblico, che pertanto deve sottostare a tutte le particolari normative sulla sicurezza anche legate alle problematiche del verde pubblico.

Al complesso del nucleo costruito della villa è da sempre legato lo spazio di un piccolo giardino che è sempre stato una sua pertinenza, ma che oggi, anche se ancora in qualche modo di per sé accattivante e coinvolgente, non appare affatto congruente con le caratteristiche della villa stessa, che le erano già proprie e che poi sono state anche recuperate dal restauro degli anni ‟70 del secolo scorso.

Il giardino ad ogni buon conto è curato e mantenuto e al primo approccio, specialmente in particolari periodi dell‟anno, appare sicuramente gradevole ed appagante; ad un‟analisi più approfondita comunque si possono evidenziare alcune subito apparenti criticità, che possono sicuramente giustificare di aver considerato questo giardino come modello di intervento ai fini di un‟ipotesi di conservazione, ma anche di ripristino, di riqualificazione e di restauro.

Tali criticità si possono evidenziare con i seguenti punti:

- negli anni passati alcuni alberi di alto fusto (cipressi) sono caduti in seguito ad eccezionali eventi atmosferici, mentre altri sono stati abbattuti a titolo cautelativo;

- diversi alberi presenti, ormai vecchi, hanno raggiunto dimensioni tali che non sono più confrontabili con le dimensioni del giardino;

- tutti gli alberi rimasti devono essere esaminati e monitorati dal punto di vista della loro stabilità soprattutto in considerazione del fatto che ci troviamo in uno spazio aperto al pubblico; - non c‟è stato alcun avvicendamento per gli alberi caduti e/o abbattuti;

- la conformazione del giardino e la presenza di particolari specie vegetali non si confanno con le caratteristiche formali dell‟edificio della villa, che, come detto, con l‟ultimo restauro è stata riportata alla sua ipotetica struttura originale risalente al „500, all‟epoca della sua costruzione. Per quanto sopra si ritiene che questo giardino possa essere un valido terreno di studio per affrontare le problematiche connesse con la valorizzazione, la conservazione e il restauro dei giardini storici.

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2. – Analisi conoscitiva storica

L‟analisi conoscitiva storica si basa, per quanto riguarda la villa su notizie storiche certe, acquisite e pubblicate, mentre, per quanto riguarda il giardino, si fa riferimento alle poche pubblicazioni esistenti sull‟argomento, ma anche a ricerche personali e ad osservazioni specifiche effettuate direttamente sui luoghi.

2.1. – Il complesso della Villa Medicea di Cerreto Guidi

Veduta Zenitale dei luoghi (Google map)

Il complesso della villa Medicea con tutte le pertinenze e il giardino è ubicato nel punto più alto della collina su cui si adagia l‟abitato di Cerreto Guidi.

2.1.1 – Storia dell‟edificio della Villa Medicea di Cerreto Guidi

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La Villa Medicea di Cerreto Guidi viene edificata per volere del Granduca Cosimo I intorno al 1560 e sembra che si sia dato inizio ai lavori nel 1557. La villa ha un impianto assolutamente originale, anche se per la sua costruzione si utilizza il sito di un antico castello già appartenente ai conti Guidi risalente al X secolo: sembra addirittura che si siano utilizzate anche le stesse pietre, opportunamente rilavorate di quell‟antico castello per erigere la nuova fabbrica.

Cosimo I era stato sempre interessato al territorio di Cerreto Guidi in quanto si trattava di un colle che dominava il padule di Fucecchio, interessante territorio di caccia e di pesca; con la costruzione di questa Villa si delimita un vasto territorio in gran parte selvatico di pertinenza della Signoria che si estendeva da Cerreto Guidi fino a Poggio a Caiano dove i Medici possedevano la famosa villa fatta erigere addirittura da Lorenzo il Magnifico.

Il Granduca Cosimo I de‟ Medici

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Si tratta comunque di un organismo edilizio di nuova concezione e assai moderno per i tempi, che si distacca notevolmente dalla tipologia delle Ville Medicee precedenti.

Di disegno originale, ma sicuramente di altra mano, sono le poderose rampe delle scalinate realizzate per dare un comodo e sontuoso accesso alla Villa posta sulla sommità del colle; senza poter esserne sicuri, per molti elementi convergenti è pensabile che almeno il disegno, se non la diretta esecuzione di queste poderose scalinate, sia opera di Bernardo Buontalenti.

La Villa dall‟epoca della sua costruzione è sempre stata nella disponibilità dei granduchi, che spesso vi hanno soggiornato con tutta la corte.

Il Granduca Cosimo I, che ha voluto la realizzazione di questa villa, spesso vi ha soggiornato in occasione delle sue battute di caccia.

La Villa è legata al ricordo di Isabella, figlia di Cosimo, perché si è sempre creduto che la giovane donna sia stata uccisa proprio qui per volontà e forse anche per mano del marito Paolo Giordano Orsini; studi recenti però smentiscono questa ipotesi, additando come più probabile causa della morte quella di una grave malattia.

Ci hanno soggiornato sicuramente anche i Granduchi Francesco I con Bianca Cappello e Ferdinando I.

La Villa poi venne assegnata in proprietà a Don Giovanni de‟ Medici figlio naturale del Granduca Cosimo I.

I beni di Cerreto Guidi rimangono comunque nella disponibilità dei Medici fino all‟esaurimento della dinastia e quindi passano, insieme al granducato, ai Lorena nel 1737, i quali nel 1775 se ne disfanno vendendola a certi privati, che sembra fossero più interessati ai terreni agricoli di pertinenza piuttosto che al sontuoso edificio, tanto è vero, che nell‟ultimo passaggio di proprietà la Villa, senza la maggior parte dei terreni, perviene nel 1885 ai Marchesi Geddes da Filicaia, che poi la utilizzeranno come loro residenza signorile.

Nel 1966 l‟Ing. Galliano Boldrini, facoltoso impresario edile, originario di Cerreto Guidi acquistò la Villa e poi nel 1969 la donò allo Stato Italiano a condizione che venisse restaurata e divenisse un museo. La donazione fu accettata dallo Stato nel 1972.

Subito dopo la presa in carico vennero effettuati importanti lavori di restauro che consolidarono la struttura del tetto e soprattutto tolsero tutte le superfetazioni aggiunte dopo che la Villa era entrata nella disponibilità dei privati. In particolare si riaprirono le logge chiuse sul prospetto che dà sul giardino sia al piano terreno che al primo piano.

In definitiva la conformazione interna degli ambienti della Villa fu riportata alle origini e, in buona sostanza, alla conformazione planimetrica che doveva avere all‟epoca della sua primitiva costruzione.

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Oggi la Villa e il giardino insieme ad altre pertinenze sono di proprietà del Demanio dello Stato e sono inseriti nel circuito del Polo Museale Fiorentino.

I locali della Villa, che erano stati spogliati di ogni loro arredo originale all‟epoca dell‟alienazione da parte dei Lorena, grazie alla sensibilità di chi negli ultimi decenni si è occupato della sua gestione e della sua valorizzazione, sono divenuti oggi un luogo assolutamente degno dove è allestita e mantenuta un‟esposizione permanente di numerose ed importanti opere d‟arte di varia provenienza, tutte comunque legate alla dinastia Medicea.

2.1.2. – La Storia del Giardino della Villa Medicea di Cerreto Guidi

Planimetria attuale del giardino

L‟attuale giardino è costituito da un appezzamento di terreno di circa 1800 metri quadri situato sul retro della Villa sulla parte est, ed è suddiviso in quattro aiuole delineate da cordoli in pietra e da

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pianelle in cotto ed è caratterizzato da una grande pianta di glicine ormai secolare che si estende per decine di metri sui sostegni della pergola a croce che copre i vialetti di spartizione delle aiole. Tale impianto non è sicuramente di epoca medicea.

Sul giardino e la sua conformazione in epoca medicea e/o lorenese non ci sono infatti documentazioni né di tipo iconografico, né di tipo letterario. Per quanto riguarda la Villa di Cerreto Guidi manca anche la lunetta con la veduta a volo d‟uccello, tra quelle attribuite a Giusto Utens, dipinte per rappresentare i possedimenti medicei e quindi non è dato sapere come si conformasse in origine questo luogo.

Giuseppe Ruggieri 1742 – Cabreo Villa Medicea Cerreto Guidi

Il primo documento conosciuto che testimonia la forma del giardino è la pianta disegnata nel 1742 da Giuseppe Ruggieri (Cabreo), che si conserva nel museo della stessa Villa. Nel disegno si nota che la spartizione del giardino è assolutamente diversa dall‟attuale; è infatti suddiviso in tre aiole, una delle quali a fianco del muro della Chiesa e che arriva fino al loggiato della Villa, mentre le altre due sono arretrate, separate da un muro e appaiono raggiungibili con due piccoli accessi dotati di gradini, perché anche allora, come adesso, il piano del giardino era ad una quota superiore rispetto al pavimento della Villa. Non sappiamo cosa si coltivasse nelle aiuole perché sicuramente i motivi a grandi broderie indicati dal Ruggieri sono di pura fantasia e non sono mai stati realizzati; è probabile che le indicazioni delle aiuole fiorite stessero ad indicare solo il fatto che si trattava di un‟area scoperta. Tanto è vero che nel primo documento scritto che parla espressamente del giardino e che è stato redatto in occasione della vendita di questi beni nel 1780 si dice che nel giardino, considerato una pertinenza inscindibile, ci sono frutti e viti nonché una cisterna per l‟acqua per irrigare e non si fa alcun cenno al parterre.

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La conformazione e l‟impianto attuali del giardino sono il risultato complessivo di diversi interventi databili, almeno per quanto riguarda i primi interventi agli anni ‟20 dell‟800 in cui si procedette ai lavori di restauro, consolidamento, ampliamento e sopraelevazione della Chiesa di San Leonardo; tali lavori pur non interessando direttamente il giardino probabilmente ne modificarono la fisionomia, soprattutto perché, per ampliare la chiesa si realizzarono due nuove navate laterali al posto delle preesistenti logge porticate, una delle quali si affacciava proprio sul giardino. Con la costruzione delle navate e il conseguente accecamento della muratura, la fruibilità del giardino si modificò e quindi è ipotizzabile che ne sia stata condizionata anche la tipologia della sua utilizzazione.

Ma è a cavallo del ventennio che va dal 1890 al 1910, che si fanno i lavori più consistenti, che in qualche modo cambiano lo spazio e lo determinano nella situazione, che nella sua conformazione prima evoluta, poi matura e adesso senescente è arrivata fino a noi.

La famiglia dei marchesi Geddes da Filicaja, che acquista la villa nel 1885 procede infatti a svariati lavori di ammodernamento all‟interno dell‟edificio, ma interviene sicuramente anche nel giardino, al quale viene data una connotazione precisa, probabilmente in linea con il gusto dell‟epoca.

Foto d‟Epoca Il giardino con la sistemazione Geddes

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3. – Analisi conoscitiva visuale del giardino all‟attualità

3.1. – Descrizione e consistenza

Il giardino visto dall‟alto dalla loggia Sud del primo piano

Il giardino non è grande; si tratta di una superficie di circa 1.800 metri quadrati; ha una forma irregolare, ma in pratica, a prima vista può essere assimilato ad una specie di quadrato, anche se, a causa dell‟inclinazione di una parte del lato sud alla fine assume la forma effettiva di un pentagono.

Lo spazio del giardino è caratterizzato dal fatto di essere rialzato rispetto al piano del pavimento della Villa ed è caratterizzato da due percorsi ortogonali che si incrociano in posizione baricentrica. Si tratta di due vialetti pavimentati in ghiaia, che hanno la caratteristica di essere completamente ricoperti da una pergola di glicine.

Lungo il perimetro del giardino corrono altri vialetti che in pratica ne seguono l‟andamento esterno e si raccordano con i due percorsi ortogonali. Tra i vialetti perimetrali e l‟effettivo confine del giardino sui lati nord, est e sud rimane lo spazio per un‟aiuola continua nella quale sono presenti piante di alloro per formare una siepe; sul lato nord a ridosso del muro della chiesa oltre alla siepe nell‟aiuola ci sono anche dei cipressi. Sul lato ovest il giardino fronteggia la Villa e da questa parte c‟è un salto di quota contenuto da un muretto e da un‟aiuola a vasca, nella quale vengono messe a dimora fioriture stagionali. L‟andamento dei percorsi nel loro complesso suddivide il giardino in quattro comparti che vengono mantenuti inerbiti, con un tappeto erboso di tipo perenne, che viene frequentemente rasato.

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All‟interno dell‟aiole sono diverse piante di alto fusto. Le due più alte sono dalla parte della Villa, al centro del comparto di nord ovest e di quello di sud ovest: si tratta di un grande abete e di un grande cedro, ma ci sono anche due lecci e un cipresso nel comparto di nord est, mentre quello di sud est appare completamente sguarnito di piante di alto fusto.

L‟elemento caratterizzante del giardino è chiaramente il percorso a croce coperto dal glicine; questo elemento lo definisce nello spazio e nel tempo nel senso che questa pergola dà il senso delle stagioni e aiuta a vivere lo spazio esterno creando ombra d‟estate, ma lasciando penetrare il sole in inverno.

Il percorso che attraversa il giardino in senso longitudinale da est a ovest è messo perfettamente in asse con i portoni che si fronteggiano sulle pareti opposte della Villa. Questa è la ragione per cui, quando le porte sono aperte, dal giardino lo sguardo può addirittura attraversare il volume della Villa e si può vedere la luce della parte opposta.

Le essenze arboree attualmente presenti nel giardino sono essenzialmente quelle già presenti prima del passaggio allo Stato della struttura. Comunque per alcune piante di alto fusto si è verificato un eccessivo accrescimento non voluto in un sesto d‟impianto troppo fitto, mentre per altre bisogna annotare il fatto grave che in occasione di particolari eventi meteorici (Set. 2014, Mar. 2015) si sono collassate e quindi, o sono cadute, o si sono poi dovute abbattere.

I cipressi caduti nel marzo 2015

Al posto degli alberi caduti non se ne sono piantati altri, ragione per la quale lo spazio del giardino, ancorché sempre romanticamente accattivante appare oggi assolutamente squilibrato nel numero e nella distribuzione delle piante di alto fusto. In particolare sono venuti a mancare i cipressi che contornavano

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le aiuole dall‟esterno sull‟angolo sud-est e parte di quelli originati dalla antica siepe ad archetti dalla parte a sud dell‟ingresso.

I cipressi che erano rimasti in piedi dopo i fortunali, ma che poi sono apparsi pericolanti sono stati abbattuti, ragione per la quale oggi l‟aiuola di sud est risulta completamente sguarnita.

3.2. – Manufatti

Il giardino è completamente recintato nel senso che sul lato nord confina con il muro della chiesa, sul lato est e sud esiste un muretto basso con soprastante rete a maglia sciolta, mentre sul lato ovest è delimitato dalla facciata posteriore della Villa per la massima estensione e dal cancello di accesso già delle carrozze presente all‟estremità sud della sua facciata principale. Si accede al giardino oltre che da questo cancello, dall‟interno della Villa, attraversando il salone di ingresso, ma anche da un sottopasso voltato, chiuso da un portone in legno, esistente tra la Villa e la Chiesa.

Spazio di collegamento tra la Villa e il Giardino

Il giardino vero e proprio è collegato alla Villa da uno spazio in gran parte inghiaiato, ma con qualche lacerto di un precedente lastricato, di una larghezza costante di circa dieci metri. In asse con il portone centrale si apre il cancello di accesso al giardino che proprio in virtù di questo assume la caratteristica di voler essere un elemento in qualche modo a se stante protetto e separato. Il cancello è

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posizionato in cima ad una piccola rampa di quattro scalini alla stessa quota del giardino più alta di circa 80 centimetri rispetto a quella del cortile. Lo stesso cancello è sorretto da due ali di muratura sagomate a volute, decorate con grottesche sulle quali si evidenziano a mosaico gli stemmi dei Geddes e dei Da Filicaja, che sono stati gli ultimi proprietari privati. Ugualmente le iniziali G D F (Geddes Da Filicaja) sono visibili a traforo nella banderuola metallica soprastante il cancello.

Cancello di ingresso al giardino

Lungo tutto il fronte del giardino da entrambi i lati del cancello un muretto di contenimento consente il salto di quota tra i due diversi piani; alla sua base è stata realizzata una fioriera continua a vasca che si attesta alla pavimentazione in parte lastricata del cortile più basso.

La fioriera viene utilizzata per la messa a dimora di fioriture primaverile o di piante a ciclo annuale. Alle estremità del muro di contenimento e a conclusione della aiuola sono posizionate due statue in terracotta con figure femminili di significato allegorico.

All‟interno del giardino vero e proprio gli unici manufatti presenti sono costituiti dalla struttura che sorregge il glicine realizzata semplicemente con pali verticali di legno e traversi in ferro e dai cordonati, che suddividono i vialetti inghiaiati dalle aiuole inerbite e/o piantumate. A proposito dei cordonati bisogna osservare che non sono tutti dello stesso tipo e dimensioni e appaiono quindi come tanti elementi di recupero reimpiegati in tempi relativamente recenti in questo contesto, come pure le basse siepi di bosso che li affiancano.

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La struttura della pergola e i cordonati

3.3. – Piante attualmente presenti, piante preesistenti documentabili

Nel giardino sono presenti diverse piante di alto fusto alcune delle quali possono essere raggruppate facendo riferimento alla loro comune funzione che svolgevano in passato:

1 – Fila di Cipressi (Cupressus sempervirens) parallela alla Villa sul bordo più esterno del giardino a sinistra ed a destra del cancello di ingresso al giardino stesso; era in origine una siepe. Oggi sono presenti otto cipressi sulla sinistra del cancello e cinque cipressi sulla destra; quattro cipressi della fila di destra sono recentemente caduti (marzo 2015) lasciando un largo spazio vuoto nella fila.

2 – Fila di Cipressi (Cupressus sempervirens) parallela alla chiesa sul lato nord del giardino. Oggi sono presenti cinque cipressi che si addossano al muro della chiesa. Non è dato però sapere se fossero più numerosi

3 – Abete greco (Abies cephalonica) si trova al centro dell‟aiuola di nord ovest: è un grande albero alto più di 20 metri e con un diametro della chioma di circa 10 metri.

4 – Cedro dell‟Atlante (Cedrus atlantica) si trova al centro dell‟aiuola di sud ovest: è un grande albero alto quasi 25 metri e con un diametro della chioma di circa 16 metri.

5 – Leccio (Quercus ilex) si trova su un angolo dell‟aiuola di sud ovest: è alto circa 10 metri con un diametro della chioma di circa tre metri e cinquanta.

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6 – Leccio (Quercus ilex) si trova nell‟aiuola di nord est; ha un‟altezza di circa 10 metri e un diametro della chioma di sei.

7 – Leccio (Quercus ilex) si trova nell‟aiuola di nord est; ha un‟altezza di 13 metri e un diametro della chioma di almeno 10. È davvero un albero imponente e maestoso.

8 – Cipresso (Cupressus sempervirens) si trova nell‟aiuola di nord est; ha un‟altezza di circa 16 metri e un diametro della chioma (asimmetrica) di circa un metro e venti; si tratta di un albero pesantemente condizionato dalla vicinanza del grande leccio, ragione per la quale, per tutta l‟estensione della parte più bassa della chioma, ha ramificazioni solo su un lato.

9 – Fila di Cipressi (Cupressus sempervirens) parallela e in aderenza con il muro di recinzione a sud. Oggi sono presenti sette cipressi che sicuramente facevano parte di un‟antica siepe.

10 - Glicine (Wisteria sinensis) è radicata in un angolo dell‟aiola di nord ovest. Si tratta di un grande esemplare, che, praticamente da solo, copre tutta la superficie della pergola soprastante il percorso a croce del giardino.

11 – Ceppaie visibili di alberi abbattuti. Nel giardino si individuano 8 ceppaie di cipressi, sei nell‟aiuola di sud est e due in quella di nord ovest, una ceppaia di Cedro del Libano in corrispondenza del confine sud proprio in asse con il vialetto trasversale della pergola e un‟altra ceppaia di leccio molto grande sempre nell‟aiola sud est. I sei cipressi dell‟aiuola sud est sono stati abbattuti in tempi relativamente recenti, perché ritenuti pericolanti, per gli altri alberi non si conoscono i reali motivi del loro abbattimento.

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4. Analisi conoscitiva comparativa e strumentale

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Ai fini di poter avere una conoscenza reale e quantificabile della situazione in atto è stato necessario procedere a rilievi sul posto finalizzati alla collocazione spaziale dei vari elementi costituenti il giardino essenzialmente manufatti e piante. Si è ottenuta quindi una planimetria di base nella quale i vari elementi sono riportati approssimativamente in scala.

Era parimenti necessario per quanto riguarda le piante di alto fusto procedere ad indagini ed esami rivolti a determinarne lo stato di sviluppo e di salute ai fini di poter dare indicazioni sull‟epoca di impianto e in modo poi da poter fare deduzioni di carattere progettuale in vista di un eventuale riassetto dell‟area.

4.1. Analisi fitostatica metodologia e risultati

Metodologia di indagine

L‟analisi fitostatica su tutte le piante di alto fusto è stata effettuata applicando la metodologia VTA (Visual Tree Assessment), messa a punto dal Prof. C. Matteck dell‟Università di Karlsruhe (Germania). Tale metodologia si basa sull‟assunto che i difetti statici interni di un albero sono collegati a determinati sintomi visibili esternamente.

Il fine ultimo dell‟indagine è stabilire il grado di pericolosità degli alberi presi in esame attribuendo loro una classe di propensione al cedimento e definire quindi di conseguenza gli interventi per la loro messa in sicurezza.

La procedura da seguire è riportata nel protocollo ISA (International Society of Arboriculture) sulla valutazione della stabilità degli alberi.

La metodologia VTA consta di tre fasi:

- analisi visiva che fornisce indicazioni relative alla vitalità, stato fitosanitario ed eventuali sintomi di difetti meccanici della pianta da esaminare nei suoi diversi apparati (chioma, fusto, colletto, apparato radicale);

- eventuale analisi strumentale degli eventuali sintomi di difetti riscontrati, attraverso l‟impiego di apparecchiature specifiche, per descrivere a livello quantitativo i danni o le lesioni presenti. Gli strumenti utilizzati sono stati: il tomografo sonico, tipo Arbotom e il dendropenetrometro, Resistograph;

- attribuzione ad una classe di propensione al cedimento (C.P.C.).

La classificazione in classi di propensione al cedimento (codificate dalla Società Italiana di Arboricoltura) rappresenta la base per una corretta pianificazione degli interventi di monitoraggio e messa in sicurezza degli alberi.

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Scheda analisi per VTA

Le classi sono 5:

Classe A: “Gli alberi appartenenti a questa classe, al momento dell’indagine, non manifestano segni, sintomi o difetti significativi,

riscontrabili con il controllo visivo, tali da far ritenere che il fattore di sicurezza naturale dell’albero si sia ridotto. Per questi soggetti è opportuno un controllo visivo periodico, con cadenza stabilita dal tecnico incaricato, comunque non superiore a cinque anni”.

Classe B: “Gli alberi appartenenti a questa classe, al momento dell’indagine, manifestano segni, sintomi o difetti lievi,

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naturale dell’albero non si sia sensibilmente ridotto. Per questi soggetti è opportuno un controllo visivo periodico, con cadenza stabilita dal tecnico incaricato, comunque non superiore a tre anni. L’eventuale approfondimento diagnostico di tipo strumentale e la sua periodicità sono a discrezione del tecnico”.

Classe C: “Gli alberi appartenenti a questa classe, al momento dell’indagine, manifestano segni, sintomi o difetti significativi,

riscontrabili con il controllo visivo e di norma con indagini strumentali. Le anomalie riscontrate sono tali da far ritenere che il fattore di sicurezza naturale dell’albero si sia sensibilmente ridotto. Per questi soggetti è opportuno un controllo visivo periodico, con cadenza stabilita dal tecnico incaricato, comunque non superiore a due anni. L’eventuale approfondimento diagnostico di tipo strumentale e la sua periodicità sono a discrezione del tecnico. Questa avrà comunque una cadenza temporale non superiore a due anni. Per questi soggetti il tecnico incaricato può progettare un insieme di interventi colturali finalizzati alla riduzione del livello di pericolosità e, qualora realizzati, potrà modificare la classe di pericolosità dell’albero. È ammessa una valutazione analitica documentata”.

Classe C-D: “Gli alberi appartenenti a questa classe, al momento dell’indagine, manifestano segni, sintomi o difetti gravi,

riscontrabili con il controllo visivo e di norma con indagini strumentali. Le anomalie riscontrate sono tali da far ritenere che il fattore di sicurezza naturale dell’albero si sia drasticamente ridotto. Per questi soggetti il tecnico incaricato deve assolutamente indicare dettagliatamente un insieme di interventi colturali. Tali interventi devono essere finalizzati alla riduzione del livello di pericolosità e devono essere compatibili con le buone pratiche esisto grafici . Qualora realizzati, il tecnico valuterà la possibilità di modificare la classe di pericolosità dell’albero. Nell’impossibilità di effettuare tali interventi, l’albero è da collocare tra i soggetti di classe D”.

Classe D: “Gli alberi appartenenti a questa classe, al momento dell’indagine, manifestano segni, sintomi o difetti gravi,

riscontrabili con il controllo visivo e di norma con indagini strumentali. Le anomalie riscontrate sono tali da far ritenere che il fattore di sicurezza naturale dell’albero si sia ormai, quindi, esaurito. Per questi soggetti, le cui prospettive future sono gravemente compromesse, ogni intervento di riduzione del livello di pericolosità risulterebbe insufficiente o realizzabile solo con tecniche contrarie alla buona pratica dell’arboricoltura. Le piante appartenenti a questa classe devono, quindi, essere abbattute”.

Per effettuare l‟analisi VTA è stata utilizzata una scheda per l‟analisi opportunamente messa a punto per lo scopo, dove vengono riportati i dati dendrologici della pianta (diametro, specie, eventuale numero identificativo ecc.); i sintomi potenzialmente riscontrabili in un albero esaminato nelle sue componenti anatomiche fondamentali (chioma, fusto, colletto e apparato radicale); il valore estetico della pianta; gli strumenti impiegati nell‟eventualità in cui venisse eseguita l‟analisi strumentale; le classi di propensione al cedimento.

Lo scopo della valutazione non è di predire se un albero (o una sua porzione) in esame potrà schiantarsi oppure no, ma se possiede o meno le caratteristiche biomeccaniche, diagnosticate anche con indagini strumentali, idonee a garantire la stabilità sulla base delle conoscenze e condizioni attuali (Protocollo ISA).

Campagna di indagine visiva

Ai fini dell‟analisi, la campagna di indagine si è basata sulla compilazione di una scheda di valutazione VTA per ciascuna pianta di alto fusto presente nel giardino, che è stata individuata in maniera univoca con un proprio codice di riferimento. Di ognuna sono stati rilevati i parametri dimensionali e si sono riportati sulla scheda gli elementi utili a poterne evidenziare eventuali criticità in

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modo da poter dare indicazioni sugli interventi da poter consigliare; per ognuna si è poi individuata la classe di propensione al cedimento.

In appendice si riportano tutte le schede compilate, ad ogni buon conto si possono fare qui alcune considerazioni di carattere generale:

Cupressus sempervirens – individui che già facevano parte di siepi – N.1 A-S, N. 2 A-E, N. 9 A-G

Questi cipressi che in origine erano destinati a formare delle siepi continue, oggi si trovano in condizioni piuttosto precarie, nel senso che hanno spesso tronchi policormici o fascicolati, sono molto “filati” nel senso che sono troppo alti rispetto al diametro del tronco, oltre al fatto che per alcuni è ipotizzabile uno scarso ancoraggio nel terreno che appare in certi frangenti “di riporto”; in considerazione del fatto che quasi tutti gli esemplari hanno un valore estetico molto discutibile se ne consiglia in prima istanza l‟abbattimento.

Ad ogni buon conto, ai fini di una verifica di conferma, si è deciso di procedere ad esami strumentali almeno su un esemplare di questi in modo da poter avere o meno conferme a quanto osservato visivamente.

Abies cephalonica – N. 3

L‟abete greco è uno dei due grandi alberi presenti nel giardino e che lo caratterizzano. E‟ una vecchia pianta con fusto biforcato, frutto forse di una cimatura, oppure di uno stroncamento, sottoposta nel tempo a diversi interventi di potatura e sbrancamento per poterla ridurre nel piccolo spazio che da sempre ha avuto a disposizione, tanto che, ad oggi, ha perso completamente anche la fisionomia tipica dell‟abete. Per questo ha di per sé uno scarso valore estetico. Dal punto di vista della stabilità c‟è da osservare che non sono evidenti sofferenze particolari. Da tenere sotto controllo però il fatto che il colletto della pianta è stato da circa vent‟anni interrato con la realizzazione di un‟aiuola circolare sopraelevata, che ha come centro proprio il fusto della pianta. L‟interramento del colletto costituisce un grave rischio per la pianta, perché la parte di tronco rimasta interrata può andare incontro a marciumi di vario tipo che ne possono compromettere la stabilità.

Anche per questa pianta si è predisposto un esame strumentale, soprattutto ai fini di poterne determinare l‟età.

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Rialzamento intorno al tronco che ha determinato l‟interramento del colletto

Cedrus atlantica – N. 4

Anche il Cedro dell‟Atlante è uno dei due grandi alberi presenti nel giardino e che lo caratterizzano. Anche questo è una vecchia pianta, sottoposta nel tempo a diversi interventi di potatura dei palchi più bassi, sempre con la finalità di poterlo contenere negli angusti spazi a disposizione. Il piano dei rami più basso oggi è a più di otto metri dal suolo, quando invece dovrebbe essere quasi al livello del terreno; è chiaro che anche il cedro ha perso così le sue peculiari qualità estetiche. Dal punto di vista della stabilità c‟è da osservare che non sono evidenti sofferenze particolari. Da tenere sotto controllo anche per il cedro il fatto che il colletto della pianta è stato da circa vent‟anni interrato con la realizzazione di un‟aiuola circolare sopraelevata, che ha come centro proprio il fusto della pianta. L‟interramento del colletto costituisce un grave rischio per la pianta, perché la parte di tronco rimasta interrata può andare incontro a marciumi di vario tipo che ne possono compromettere la stabilità. Inoltre in letteratura si trova che il cedro, proprio per le sue caratteristiche fisiologiche, dopo che ha superato i cento anni di età, può andare incontro all‟improvvisa abscissione di grandi rami, con il loro improvviso distacco, ragione per la quale può essere pericoloso mantenerlo in spazi aperti al pubblico.

Anche per questa pianta si è predisposto un esame strumentale, soprattutto ai fini di poterne determinare l‟età.

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Quercus ilex – N. 5

Il leccio N. 5 si trova nell‟aiuola di sud ovest in una posizione in apparenza casuale, rispetto alla geometria dell‟intero impianto. Trova forti limitazioni di crescita e di sviluppo dal fatto che è sovrastata dalla mole del grande cedro. Alla base del colletto si evidenziano alcune cavità che potrebbero far supporre la presenza di carie e quindi un possibile indebolimento strutturale. Per questo si prevede l‟effettuazione di una prova strumentale per accertarne l‟eventuale reale presenza.

Sospetta cavità al colletto

Quercus ilex – N. 6

Il leccio N. 6 è ubicato nell‟aiuola di nord est in una posizione in apparenza casuale, rispetto alla geometria dell‟intero impianto. È soggetto a qualche limitazione di crescita dal fatto che si trova in competizione con il leccio più grande N. 7, tanto che lo sviluppo della chioma è di tipo asimmetrico. Ad ogni buon conto non sembra che possa presentare problematiche di rilievo dal punto di vista della stabilità.

Quercus ilex – N. 7

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bell‟aspetto e all‟esame visuale, appare assolutamente sana. Si tratta di un esemplare molto antico e sicuramente di grande valore estetico.

Cupressus sempervirens – N. 8

Il cipresso N. 8 è anch‟esso all‟interno dell‟aiuola di nord est e si trova in diretta prossimità del leccio N. 7, tanto che nella sua conformazione ne ha risentito in maniera assolutamente drastica. Infatti questo cipresso è completamente mancante della chioma e delle ramificazioni sul lato che rimane in aderenza alla chioma del leccio, ragione per la quale la sua chioma è asimmetrica per quasi tutta la sua altezza, mentre riprende un andamento regolare solo dopo che l‟albero ha superato in altezza la chioma del leccio. Il valore estetico di questa pianta è quindi assolutamente nullo, senza contare che può avere dei problemi di ribaltamento a causa della asimmetria dei carichi.

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31 Campagna di indagine strumentale

Per alcune di queste piante si è ritenuto necessario procedere anche ad opportune indagini strumentali, che sono state mirate oltre che per evidenziare eventuali criticità interne, anche per determinare l‟età delle piante stesse ai fini della datazione storica dell‟impianto del giardino.

Le indagini strumentali effettuate consistono nell‟effettuazione di prove di tomografia sonica tridimensionale computerizzata nonché di indagini dendropenetrometriche.

La tomografia sonica è stata eseguita mediante l‟impiego dell‟Arbotom, uno strumento che misura la velocità di propagazione delle onde sonore nel legno. L‟Arbotom è dotato di diversi sensori, connessi tra di loro, che agiscono sia come ricevitori sia come trasmettitori e sono alimentati da un‟unità centrale tramite patch UTP. L‟unità centrale raccoglie i segnali dei sensori ed invia i dati ad un software attivo su un computer. Questo software permette di impostare il genere della pianta su cui è eseguita la misura e parametrizza il risultato della velocità del suono in base alla densità del legno tipica per la specie arborea in esame. Le misure vengono elaborate e restituite all‟operatore come un‟immagine 2D a colori, in cui le aree con diversa densità, assumono colori che vanno dal verde per il legno sano al rosso per quello danneggiato.

Le indagini dendropenetometriche sono state eseguite con l‟impiego del Resistograph. Questo strumento misura la resistenza del legno perforandolo con una microtrivella.

Il profilo di densità prodotto dal Resistograph consente di misurare le variazioni di densità del legno permettendo anche la conta delle cerchie annuali e l‟analisi delle curve di crescita di soggetti arborei. Il risultato finale che si ottiene consente di determinare il rapporto T/R, dove: T è la porzione di legno sano ed R è il raggio; il valore assunto per considerare la pianta in sicurezza è dato da un rapporto T/R che deve essere maggiore di 0,3. Inoltre, i profili resistografici, considerato il fatto che lo strumento è in grado di evidenziare la diversa resistenza del legno invernale dal legno estivo e quindi di individuare le cerchie di accrescimento, sono utili per la determinazione dell‟età delle piante.

Per l‟effettuazione delle prove si sono scelte le piante che presentavano particolari sintomi per i quali si era ritenuto necessario effettuare una verifica finalizzata a conoscere se si potevano trovare o meno in un qualche stato di sofferenza, ma anche per poter determinare un eventuale stato di pericolo dovuto a situazioni patologiche che facessero presupporre imminenti probabilità di collasso. Un‟indicazione del genere sarebbe stata evidente se avessimo trovato fenomeni di carie in atto. Parimenti si sono sottoposte a prove strumentali le piante più grandi e significative oltre che per testarne la sicurezza, anche per poterne apprezzare l‟età, tramite la conta delle cerchie annuali.

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Le piante scelte per le prove strumentali sono state le seguenti

1/E Cupressus sempervirens – È uno dei cipressi che fanno parte della fila di cipressi parallela al fabbricato della Villa. Si è ritenuto significativo effettuare prove strumentali su uno di questi cipressi in quanto alcuni esemplari posti nelle stesse condizioni erano recentemente caduti. Su questa pianta si sono effettuate entrambe le prove: sia la tomografia sonica tridimensionale computerizzata sia la prova dendropenetrometrica.

La prova della tomografia sonica è stata effettuata posizionando i sensori su tre piani a diverse altezze del tronco, a 60, 140 e 220 cm da terra.

Tomografia Sonica su uno dei cipressi

I risultati sono stati preoccupanti, perché sia nella sezione più bassa che in quella più alta, una considerevole parte della stessa sezione risulta caratterizzata nei grafici da colore rosso e arancio, che

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stanno a significare la presenza di legno degradato e quindi potenzialmente instabile.

Questi risultati sono poi in accordo con le risultanze della prova dendropenetrometrica, nella quale si nota che in un‟ampia zona del grafico i livelli di resistenza sono ben al di sotto dei livelli di resistenza che si spuntano nelle altre porzioni del tronco.

La conta delle cerchie annuali di questo esemplare ancorché sia stata fatta non si può prendere come affidabile, a causa del fatto che si tratta di un tronco fascicolato e che al suo interno non si può ipotizzare un andamento regolare delle stesse cerchie. Ad ogni buon conto tale conteggio indicherebbe per l‟albero un‟età intorno ai 100 anni.

5 Quercus ilex - Questo leccio all‟esame visivo ha mostrato delle cavità al colletto, che potevano anche essere indice di probabili carie interne. Per questo motivo si è deciso di effettuare una prova strumentale consistente in una tomografia sonica tridimensionale computerizzata. Tale prova ha dato risultati assolutamente confortanti nel senso che non sono state individuate zone di minor resistenza all‟interno delle tre sezioni del tronco esaminate. Da questo punto di vista non ci sono criticità, per quanto riguarda questa pianta.

3 Abies cephalonica – L‟esame visivo del grande abete, come evidenzia la scheda di VTA, non ha dato risultati per i quali si possa ipotizzare o presumere la possibilità di patologie interne alla struttura del tronco; d‟altra parte si tratta di un esemplare di grandi dimensioni e che quindi, proprio in considerazione di una sua potenziale pericolosità derivante da questa circostanza deve essere in qualche modo indagato. In considerazione del fatto che la prova dendropenetrometrica avrebbe permesso, oltre alla possibilità di fare valutazioni sulla consistenza interna del legno, anche di determinare, con buona approssimazione, l‟età della pianta, si è optato per questo tipo di prova. Sul tronco si sono fatte quattro trivellazioni in orizzontale nelle quattro direzioni dei punti cardinali a partire dalla circonferenza esterna verso il centro. Si sono ottenuti quattro grafici che hanno evidenziato una sostanziale compattezza ed omogeneità del legno, escludendo quindi la presenza di fenomeni interni di tipo patologico.

Il conteggio delle cerchie annuali, in considerazione del fatto che non si può essere sicuri che il centro di accrescimento della pianta sia esattamente coincidente con il centro geometrico della sezione circolare del tronco, si deve fare applicando la media del numero dei picchi di accrescimento individuati in ciascuno dei quattro profili. Il risultato dell‟interpolazione è stato pari a circa 120 anni.

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Indagine dendropenetrometrica sul Cedro

4 Cedrus atlantica – Anche l‟esame visivo del Cedro di Atlante presente nel giardino, come evidenzia la scheda di VTA, non ha dato risultati per i quali si possa ipotizzare o presumere la possibilità di problematiche interne alla struttura del tronco; si tratta anche in questo caso di un esemplare di grandi dimensioni, anche superiori a quelle dell‟abete, e che quindi, a maggior ragione, può essere veramente pericoloso in caso di un‟eventuale caduta. A scopo cautelare quindi, anche per questo esemplare, si è proceduto ad effettuare una prova dendropenetrometrica con le stesse modalità utilizzate e descritte per l‟abete.

Dai grafici ottenuti si è potuto capire che la consistenza del legno è ancora ottimale e che non appaiono evidenziati sintomi di possibili patologie.

Il conteggio delle cerchie annuali, sempre calcolate con lo stesso metodo della media dei picchi ha dato in questo caso un risultato leggermente inferiore di quello dell‟abete e l‟età calcolata del cedro si attesterebbe intorno ai 100 anni.

4.2. Valutazioni di sintesi dei risultati – I risultati analitici sono riportati in appendice.

È assolutamente indubbio, anche ad un‟osservazione molto superficiale, che il giardino della Villa Medicea di Cerreto Guidi è arrivato per diversi aspetti ad un livello di senescenza che lo mette nel suo complesso in crisi da diversi punti di vista. Ci si riferisce essenzialmente al fatto che alcuni cipressi che

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facevano parte delle file già organizzate a siepe recentemente sono caduti, ma anche al fatto che all‟interno di questo piccolo giardino sono presenti due giganti di oltre venti metri di altezza, che, nonostante il loro apparente vigore, ormai non hanno più lo spazio fisico per continuare ad accrescersi, mentre un loro, per ora poco probabile, ma sempre possibile collasso avrebbe conseguenze assolutamente disastrose.

Il censimento VTA e le prove strumentali hanno in qualche modo confermato su basi scientifiche tutte queste osservazioni di tipo qualitativo.

Intanto bisogna fare subito una distinzione tra le piante presenti: ci sono alcune piante che sicuramente vivono della loro individualità come il Cedro, l‟Abete e il grande Leccio, ci sono poi altre piante che recitano un ruolo di secondo piano e che appaiono come episodi casuali e ci si riferisce ai due lecci più piccoli e al cipresso solitario nell‟aiola nord est e poi ci sono tutti i cipressi che sicuramente sono i relitti di siepi antiche, che oggi risultano sfuggiti al controllo dei giardinieri e che, proprio a causa del loro passato di costrizione, appaiono oggi malformati e neppure tanto corrispondenti allo loro tipologia vegetale di origine.

Le prove strumentali su uno di questi cipressi, scelto casualmente ed utilizzato come banco di prova hanno avvalorato quanto già evidenziato nelle schede di indagine VTA: questi cipressi sono potenzialmente pericolosi, perché possono cadere, come in effetti sono caduti molti dei loro compagni, che adesso hanno lasciato evidenti spazi vuoti nelle file delle ex siepi.

Un‟altra criticità del giardino nel suo complesso è rappresentata dai due grandi alberi, l‟Abete e il Cedro; si tratta di piante altissime con chiome espanse e con una massa vegetale considerevole. Non appaiono in cattivo stato di salute e anche le prove strumentali lo hanno confermato, ma comunque si tratta di piante piuttosto vecchie, sottoposte a pratiche di potatura sicuramente necessarie, vista la loro localizzazione, ma assolutamente contrarie ad ogni buona pratica agronomica di gestione di questo tipo di essenze. Inoltre il fatto che per entrambe si sia proceduto all‟interramento del colletto ha sicuramente prodotto un danno irreparabile, che potrà evidenziarsi con scadenza imprevedibile, ma inesorabile.

Il giardino nel suo complesso ha un suo indiscutibile valore estetico. La bellezza di questo giardino però fa riferimento ai registri di un gusto romantico e decadente. L‟ombra fitta che formano le piante sempre verdi in ogni stagione, i cipressi stenti, l‟apparente casualità dell‟impianto e la flessuosità del glicine, conferiscono a questo ambiente un fascino particolare di dolce melanconia, che riesce spesso ad incantare il visitatore.

Quando però si passa all‟esame formale dei singoli individui che compongono questo insieme, ci si rende conto che in pochi passano l‟esame. Intanto i famosi cipressi provenienti dalle antiche siepi: sono oggi tutti malformati e stenti, con tronchi policormi e/o fascicolati: sono in definitiva solo dei brutti

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cipressi e come abbiamo visto anche potenzialmente pericolosi.

Anche il cipresso solitario che si trova nell‟aiuola di nord est soffre di una situazione analoga. È malformato a causa della vicinanza con il grande leccio e di fatto risulta mancante di metà della sua chioma e quindi, al di là della curiosità per la particolare fisionomia, di certo non gli si può attribuire un qualche valore estetico.

I due grandi alberi l‟Abete e il Cedro, così costretti come sono in questo piccolo spazio non hanno possibilità di poter valorizzare la loro conformazione semplicemente perché di fatto non si vedono neppure. Appena si entra nel giardino siamo subito sotto i loro rami e a parte l‟ombra che fanno è come se non ci fossero. In più le potature e le costrizioni che hanno subito fanno sì che abbiano assunto conformazioni assolutamente diverse rispetto alla loro morfologia di riferimento. In definitiva il valore estetico di queste piante è assolutamente scarso.

Di grande valore estetico è invece il grande leccio, assolutamente integro che avrebbe forse solo bisogno di essere valorizzato facendogli recuperare all‟intorno una maggiore visibilità.

In conclusione si può dire che questo giardino allo stato attuale affascina per il suo aspetto di romantica decadenza, che, se poi si va a vedere nel concreto dei fatti, delle indagini e delle prove strumentali, è decadenza vera e concreta, perché molte piante sono davvero senescenti e, come tutti gli esseri viventi, si stanno purtroppo avviando ad un lento, ma inesorabile declino.

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5. Collocazione storica dell‟attuale impianto

Ai fini di un‟ipotesi di riqualificazione del giardino della Villa Medicea di Cerreto Guidi è essenziale o almeno auspicabile stabilire a quando risale e in che modo si è andato formando l‟attuale impianto.

Come abbiamo visto per ora non si trovano pubblicate informazioni e/o tracce che definiscano con certezza a quando certe strutture e certi impianti vegetali possano risalire.

Di certo si sa che il giardino non è coevo della Villa. Come abbiamo visto nell‟unica rappresentazione grafica in cui compare il giardino, il cabreo di Giuseppe Ruggieri del 1742 lo stesso viene spartito con disegni di un parterre fantastico, mai esistito, che peraltro viene anche sconfessato una quarantina d‟anni dopo (1780) dalla perizia redatta per la vendita della Villa in cui si dice che nel giardino ci sono frutti e viti nonché una cisterna per l‟acqua per irrigare. A questa perizia anche se vaga e laconica si deve però dare credito.

Dopo questa vaga descrizione non c‟è più niente di scritto sul giardino e questo potrebbe anche voler significare che si trattava di un complemento sì della Villa, ma non certo di un elemento qualificante, di gran pregio, che ne potesse modificare l‟immagine e/o il valore.

Alcune testimonianze indirette comunque si possono trovare nell‟osservazione dei luoghi, magari analizzando i manufatti e le piante presenti oggi in loco e confrontando la situazione attuale con alcune poche fotografie storiche, recuperate presso la Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, alle quali si possono attribuire delle date di ripresa, purtroppo non proprio certe.

In più di alcune piante, attraverso le prove dendropenetrometriche si è potuta stabilire un‟età approssimativa e quindi possiamo collocare l‟impianto di queste stesse piante in un arco temporale se non definito almeno circoscritto.

Le datazioni sull‟età delle nostre piante ci rimandano indietro di un po‟ più di un secolo e quindi ci fanno collocare la messa a dimora di questi alberi all‟incirca ai primi anni del secolo scorso e quindi come prima ipotesi si può pensare che l‟impianto del giardino possa risalire a quell‟epoca.

La villa in quegli anni era di proprietà dei nobili Geddes Da Filicaja, che l‟avevano acquistata nel 1885 e che l‟avevano ristrutturata ed arredata per utilizzarla come loro residenza anche se solo saltuaria.

In effetti ancora oggi sulle ali di ingresso al giardino in muratura che sorreggono le ante del cancello sono riprodotti proprio gli stemmi dei Geddes e dei Da Filicaja, segno questo che di certo loro sono intervenuti nella sistemazione del giardino. Del resto dopo l‟alienazione della Villa da parte dei Lorena, i Geddes da Filicaja sono i primi che la utilizzano come vera e propria residenza; i precedenti proprietari avevano acquistato la proprietà più per i poderi che vi erano stati collegati che per la Villa in

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sé stessa, che in effetti appena possono avevano rivenduto, privata però di molti dei terreni.

I Geddes da Filicaja, come si capisce immediatamente, nascono dall‟unione di due famiglie nobili: una Italiana i da Filicaja e una Inglese o meglio scozzese i Geddes attraverso un matrimonio tra un Geddes e una Da Filicaja.

È il giovane Geddes che prende in consegna la villa e la proprietà di Cerreto Guidi e che, molto probabilmente, si occupa degli arredi e degli abbellimenti interni (gli affreschi del piano terreno per esempio), ma anche, evidentemente, del rifacimento o del nuovo impianto del giardino.

Il fatto è che di certo in questo giardino ancora oggi si ritrova un gusto tutto inglese tipico di quell‟epoca a cavallo tra „800 e „900, soprattutto nella composizione degli spazi, ma soprattutto nella scelta delle piante.

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È noto e fa parte della cultura comune, che gli inglesi a partire dalla fine del „700 hanno iniziato a trasportare in patria e a cercare di far acclimatare piante provenienti un po‟ da tutto il mondo: la compagnia delle Indie insieme a merci di ogni tipo portava in Inghilterra anche piante esotiche. Dall‟Inghilterra queste piante, venivano poi diffuse in tutto il mondo conosciuto. A questo proposito è emblematico l‟esempio del Cedro del Libano ancora vivente all‟Orto Botanico di Lucca che è nato da un seme di un esemplare acquistato proprio alla fine del „700 direttamente a Londra. Questo per dire che è assolutamente plausibile che il nuovo proprietario inglese della Villa, per il giardino che andava ristrutturando, sia andato a cercare quelle essenze che nel suo paese andavano di gran moda ed erano ritenute una specie di status symbol, all‟epoca per la loro particolare rarità.

Abeti e cedri ancora oggi si trovano nei parchi londinesi e sono ritenuti ancora oggi meraviglie vegetali. È il caso di un Abies grandis presente nel giardino posteriore della cattedrale di Saint Paul a Londra, ma anche di un enorme Cedrus atlantica ancora presente nei Temple Gardens sempre a Londra.

Londra uno splendido esemplare di Cedrus atlantica a Temple Gardens

Anche il Glicine (Wisteria sinensis) per la prima volta è stato importato in Inghilterra dalla Cina e da lì si è poi diffuso in tutta Europa. Ancora oggi la più grande pianta di glicine del vecchio continente si trova a Londra nei Kew Gardens.

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in alcun modo anteriore al momento in cui i Geddes ne diventano proprietari.

Paradossalmente anche l‟utilizzazione del cipresso (pianta tipica toscana per antonomasia) nelle modalità intensive con le quali viene impiantata in questo giardino rappresenta sicuramente una modalità di una prassi di gusto inglese attuata all‟epoca con frequenza in Italia, che trova per esempio riscontro negli interventi documentati di piantumazione intensiva del cipresso sulla collina di Fiesole attuati dal famoso Lord John Temple.

A questo proposito c‟è da fare una notazione che può mettere in relazione la Villa con il giardino. I Geddes da Filicaja in occasione dei lavori di risistemazione della villa fecero affrescare una sala del piano terreno dal pittore, amico di famiglia e allievo di Telemaco Signorini, Ruggero Focardi. I temi degli affreschi ancora presenti altro non erano che la rappresentazione iconografica delle altre ville e degli altri possedimenti a disposizione della famiglia.

In uno di questi dipinti si rappresenta la Villa di Santa Lucia a Prato e sullo sfondo si innalza un alto colle, forse le pendici della Calvana, dove con puntigliosa precisione viene dipinta una piantagione intensiva di cipressi. Queste pitture avevano un‟intenzione agiografica nei confronti dei committenti e pertanto non si trattava di rappresentazioni realistiche, ma si insisteva nel voler rappresentare i beni materiali e le proprietà immobiliari dei nobili committenti.

Villa di Cerreto Guidi – R Focardi – veduta della Villa di Santa Lucia a Prato

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rappresenta anche un esteso bosco di cipressi, segno evidente che non è casuale, ma che anche quello rappresenta una ricchezza della famiglia. Del resto è proprio della seconda metà dell‟800 l‟idea della piantagione intensiva delle fustaie destinate alla produzione di legno da opera.

Allora forse la presenza di tanti cipressi nel giardino piantato dai Geddes non è assolutamente casuale, ma potrebbe essere dettata, oltre che da un loro particolare gusto estetico anche da ragioni di comodità, nel senso che le piantine di cipresso erano disponibili nei vivai e quindi facili da procurare.

Ma anche l‟organizzazione del verde ha una sua connotazione anglosassone che si ispira al giardino romantico inglese. In tutto il giardino non c‟è una pianta utile (un frutto per esempio). Tutti gli alberi di alto fusto sono sempre verdi proprio per ricercare un‟ombreggiatura continua anche nei mesi invernali.

Forse non tutti gli alberi presenti nel giardino sono stati messi a dimora dai Geddes; molto probabilmente il grande leccio era preesistente all‟epoca della ristrutturazione di quest‟area, ed è stato forse accettato nel disegno del nuovo impianto, proprio per il suo fogliame scuro, per il fatto che non si spoglia mai e quindi perché in linea con la connotazione romantica che si voleva mettere in atto.

Questo può voler dire anche che l‟impianto Geddes si possa essere sovrapposto, ma che non abbia completamente sostituito un vecchio impianto di cui magari si sono conservate le strutture essenziali.

Foto d‟epoca – Il cedro e l‟abete – sullo sfondo il leccio

(Soprintendenza Monumenti Firenze)

Appare infatti abbastanza strano che nella progettazione di un giardino all‟inglese, per definizione libero e naturale, si preveda una spartizione dello spazio secondo due ben precisi assi cartesiani individuati dall‟andamento della pergola del glicine; è più plausibile invece che questa suddivisione

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esistesse già all‟epoca e che magari su una pergola simile si arrampicassero rustici tralci di vite, sostituiti con quelli ritenuti più eleganti e senza dubbio più romantici del glicine. Sempre a questo proposito e a favore dell‟ipotesi che il pergolato a croce esistesse già, c‟è da notare che i Geddes piantano le loro meraviglie esotiche (l‟Abete e il Cedro) proprio nel centro delle due aiuole poste più vicine alla villa, che proprio per questo si possono ipotizzare già individuate dall‟andamento della pergola.

In definitiva è molto plausibile che prima dell‟arrivo dei Geddes il giardino fosse ancora molto simile a quello descritto nella perizia collegata alla vendita, magari molto trascurato e nel quale casualmente era nata una pianta di leccio, che è stata mantenuta e che è quella ancora oggi presente.

Esiste una foto d‟epoca a questo proposito in cui si vede il cedro ancora abbastanza piccolo, l‟abete invece più grande e quindi sicuramente in loco da più tempo, mentre sullo sfondo si vede il leccio già molto sviluppato.

All‟epoca dei Geddes il giardino era anche diviso visivamente dallo spazio di pertinenza della villa costituito dal cortile lastricato. Una siepe di cipressi legati ad archetti separava uno spazio dall‟altro. Poi altri cipressi piantati fitti contornavano il perimetro del giardino. Le aiuole non erano però separate dai vialetti con cordonati e bosso come sono adesso, ma il piano del giardino era tutto unico. Il camminamento centrale era solo individuato dal pergolato aereo. Naturalmente non c‟era neppure il prato rasato come adesso e meno che meno i rialzamenti delle aiuole intorno ai tronchi delle piante che ne hanno interrato i colletti.

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Alcune modifiche al giardino sono state apportate in effetti all‟epoca del restauro della Villa negli anni ‟70 del secolo scorso. In quell‟occasione si posizionarono i cordonati e le siepi basse di bosso, insieme alla formazione dei tappeti erbosi all‟inglese all‟interno delle aiuole.

Da quel momento in poi non si curò più neppure la manutenzione topiaria delle siepi di cipresso, ragione per la quale le singole piante hanno cercato di riprendere la loro forma canonica, anche se ormai erano state compromesse da decenni di coercizioni. Di fatto gli interventi apparentemente “leggeri” sul giardino consistenti nel posizionamento dei cordonati e nell‟inserimento ex novo del prato all‟interno dei riquadri ha modificato completamente la percezione e la fruizione dello spazio che, con la sottolineatura dei percorsi distinti dalle aiuole, ha trasformato lo spazio libero del prato rustico voluto dai Geddes, in una falsa memoria di un giardino formale sicuramente all‟epoca non voluto e non presente. A questo proposito esistono foto storiche che mettono in luce questa diversa situazione.

Foto d‟epoca – Non esiste la suddivisione poi realizzata con cordonati di recupero

(Soprintendenza Monumenti Firenze)

In epoca ancora più recente, quando ci si accorse che sotto i grandi alberi l‟erba del prato stentava a crescere a causa dell‟ombra, ma forse anche delle resine che le conifere producevano, si intervenne con il rialzamento di una porzione circolare delle due aiuole più vicine alla Villa, in modo da creare un nuovo substrato sul quale impiantare una qualità di erba più adatta all‟ambiente in ombra. Come già detto questo intervento è sicuramente stato deleterio per gli alberi il cui colletto è stato interrato.

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6. Valutazioni di congruità formale dell‟impianto attuale rispetto al contesto

In considerazione del fatto che ci troviamo al cospetto di un‟emergenza storico-artistica di notevole importanza, visto che addirittura stiamo parlando del giardino della Villa Medicea di Cerreto Guidi, voluta dal Granduca Cosimo I, che si è conservata praticamente intatta fino ai nostri giorni, bisogna sicuramente domandarsi se l‟impianto attuale del giardino è congruente con questo contesto storico ambientale di così alto valore.

Come è stato più volte ripetuto, allo stato attuale non si hanno notizie storiche certe anteriori alle indicazioni contenute nella planimetria del Ruggieri (1742), che però non è affidabile per quanto riguarda l‟organizzazione dello spazio, in quanto forse quella partizione era l‟indicazione di un possibile progetto che non è mai stato realizzato.

Assolutamente più affidabile e sicuramente corrispondente alla realtà è la prima citazione conosciuta del giardino che, come detto, risale al 1780 ed è contenuta all‟interno di una perizia redatta dall‟Architetto Gaspare Maria Paoletti in occasione della vendita della proprietà granducale; a proposito del giardino testualmente si dice: “Annesso alla villa dalla parte di levante vi è un giardino quasi quadrato, recinto di mura di circa tre stiora, con frutti e viti e vi è una cisterna con i suoi purgatoi e una conserva”.

La descrizione del giardino che ne fa l‟architetto Paoletti, con una tipologia di piantagioni piuttosto povere, lo fa somigliare più ad un orto di una casa borghese che a un giardino di una villa signorile. A questo proposito comunque occorre fare alcune notazioni. Alla fine del „700 la Villa e le sue pertinenze erano state trascurate in conseguenza del fatto, che gli ultimi Granduchi Medici non avevano più utilizzato questa residenza, come del resto i nuovi rappresentanti della dinastia lorenese, che non risulta che l‟abbiano mai visitata. Questa proprietà aveva però spesso bisogno di lavori di manutenzione che venivano affidati, tramite appalti, a ditte esterne. È chiaro che in un contesto del genere non ci sia stata né la volontà, né la convenienza di mantenere l‟impianto di un giardino formale, ammesso e non concesso che un impianto del genere sia mai esistito a Cerreto Guidi.

È probabile quindi che la descrizione del Paoletti abbia colto l‟immagine della situazione superstite di un giardino da sempre, forse, formato da piante utili ai bisogni della famiglia del Signore, ma anche, poi a quelli del personale di custodia.

Del resto la Villa non ha mai svolto, neppure negli anni del suo massimo splendore, all‟epoca di Cosimo I e dei suoi figli Isabella, Francesco e Ferdinando, che sicuramente vi hanno soggiornato, una funzione di rappresentanza, ma è sempre servita solo per le cacce o come “buen retiro” di uno o dell‟altro dei componenti della famiglia, con il suo seguito. Non c‟era quindi bisogno in questa sede di

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