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Valutazioni di congruità formale dell‟impianto attuale rispetto al contesto

In considerazione del fatto che ci troviamo al cospetto di un‟emergenza storico-artistica di notevole importanza, visto che addirittura stiamo parlando del giardino della Villa Medicea di Cerreto Guidi, voluta dal Granduca Cosimo I, che si è conservata praticamente intatta fino ai nostri giorni, bisogna sicuramente domandarsi se l‟impianto attuale del giardino è congruente con questo contesto storico ambientale di così alto valore.

Come è stato più volte ripetuto, allo stato attuale non si hanno notizie storiche certe anteriori alle indicazioni contenute nella planimetria del Ruggieri (1742), che però non è affidabile per quanto riguarda l‟organizzazione dello spazio, in quanto forse quella partizione era l‟indicazione di un possibile progetto che non è mai stato realizzato.

Assolutamente più affidabile e sicuramente corrispondente alla realtà è la prima citazione conosciuta del giardino che, come detto, risale al 1780 ed è contenuta all‟interno di una perizia redatta dall‟Architetto Gaspare Maria Paoletti in occasione della vendita della proprietà granducale; a proposito del giardino testualmente si dice: “Annesso alla villa dalla parte di levante vi è un giardino quasi quadrato, recinto di mura di circa tre stiora, con frutti e viti e vi è una cisterna con i suoi purgatoi e una conserva”.

La descrizione del giardino che ne fa l‟architetto Paoletti, con una tipologia di piantagioni piuttosto povere, lo fa somigliare più ad un orto di una casa borghese che a un giardino di una villa signorile. A questo proposito comunque occorre fare alcune notazioni. Alla fine del „700 la Villa e le sue pertinenze erano state trascurate in conseguenza del fatto, che gli ultimi Granduchi Medici non avevano più utilizzato questa residenza, come del resto i nuovi rappresentanti della dinastia lorenese, che non risulta che l‟abbiano mai visitata. Questa proprietà aveva però spesso bisogno di lavori di manutenzione che venivano affidati, tramite appalti, a ditte esterne. È chiaro che in un contesto del genere non ci sia stata né la volontà, né la convenienza di mantenere l‟impianto di un giardino formale, ammesso e non concesso che un impianto del genere sia mai esistito a Cerreto Guidi.

È probabile quindi che la descrizione del Paoletti abbia colto l‟immagine della situazione superstite di un giardino da sempre, forse, formato da piante utili ai bisogni della famiglia del Signore, ma anche, poi a quelli del personale di custodia.

Del resto la Villa non ha mai svolto, neppure negli anni del suo massimo splendore, all‟epoca di Cosimo I e dei suoi figli Isabella, Francesco e Ferdinando, che sicuramente vi hanno soggiornato, una funzione di rappresentanza, ma è sempre servita solo per le cacce o come “buen retiro” di uno o dell‟altro dei componenti della famiglia, con il suo seguito. Non c‟era quindi bisogno in questa sede di

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mostrare le magnificenze della casata, ma forse era più utile avere a disposizione buona frutta in un giardino ugualmente piacevole da frequentare.

Giusto Utens – Villa di Lappeggi – Sulla destra il Pomario (Wikipedia)

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Del resto era consuetudine delle residenze medicee avere in prossimità della villa, anche quando i parchi erano di estensioni enormi, degli spazi chiusi da muri all‟interno dei quali si coltivavano frutti, uva e agrumi. Erano i pomari che sono documentati oltre che in letteratura anche nelle famose viste a volo d‟uccello delle proprietà medicee al tempo di Ferdinando I e attribuite al pittore Giusto Utens. Strutture di questo tipo erano dette appunto “Pomari” ed erano sicuramente presenti alla Villa di Lappeggi, alla Petraia, a Poggio a Caiano, a Serravezza e sicuramente in tante altre. Purtroppo per quanto riguarda la Villa di Cerreto Guidi non esiste neppure la relativa lunetta e quindi non è dato sapere quale potesse essere la reale sistemazione del giardino.

Questo non vuol dire che si possa essere sicuri che il giardino della Villa di Cerreto Guidi fosse coltivato a frutti e uva anche in epoca medicea, ma depone comunque a favore di questa tesi il fatto che il Paoletti chiarisca che si trattava di uno spazio recintato da muri, caratteristica questa comune a tutti i pomari che ci sono rimasti e che vengono rappresentati. Bisogna anche dire che i pomari non erano affatto spazi considerati “rustici”, ma spazi raffinati e gentili, frequentati dalle dame e dalle damigelle, dove si passeggiava e ci si intratteneva e dove le varie piante venivano collocate con ordine e simmetria. Si trattava quindi di veri e propri giardini.

La villa prima del restauro con le logge ancora tamponate

(Soprintendenza Monumenti Firenze)

Quando negli anni ‟70 del secolo scorso si procede al restauro dell‟edificio della villa, si interviene radicalmente per mettere in sicurezza il fabbricato, ma anche per riportarlo ad una conformazione tipologica che si riteneva quella originaria. In poche parole si sceglie di eliminare tutto quello che era

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stato aggiunto in epoche successive e di riproporre la tipologia della villa nel suo disegno primitivo: si eliminano quindi tutti quei locali di servizio (bagni, cucine, disimpegni) che erano serviti per permettere che la struttura fosse vivibile con le abitudini del XX secolo e soprattutto si tolgono i tamponamenti dei loggiati sia al piano terreno che al piano primo, riproponendoli aperti proprio verso il giardino. Sono proprio i loggiati presenti sul lato del giardino che in qualche modo ci possono dare anche ulteriori indicazioni. Intanto si capisce che il giardino era un luogo frequentato in quanto in diretto contatto con gli ambienti della villa tramite lo spazio-filtro delle logge a piano terreno e poi anche che le logge al piano primo dovevano permettere una visione dall‟alto del giardino, ma anche dare la possibilità di spaziare con la vista verso i più lontani panorami.

Dalle logge del Piano primo non si può godere del panorama sulla valle

Quando si restaura la villa riportandola senza incertezze e senza mezzi termini alla tipologia delle origini, analogo procedimento non si attua però per l‟impianto del giardino, che di fatto rimane nella sostanza quello organizzato nei primi anni del secolo dai Geddes, che gli avevano voluto dare, come abbiamo visto, una connotazione di tipo romantico e di gusto inglese.

Appare chiaro quindi che il giardino, così come è oggi conformato, è assolutamente estraneo al contesto storico ambientale della Villa, ammesso e non concesso che si voglia, come si dovrebbe, tendere ad una omogeneità di immagine tra le due emergenze.

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In più esiste una problematica irrisolta di tipo dimensionale. Il giardino è molto piccolo e ci sono state messe a dimora troppe piante di alto fusto che oggi sono anche assolutamente troppo grandi e che naturalmente continuano, per quanto possono, a crescere. Questa situazione snatura completamente il rapporto tra la Villa e il giardino tanto che per esempio, proprio a causa dell‟altezza delle piante, dalle logge del primo piano non è assolutamente più possibile vedere niente se non le piante stesse.

Le piante da mettere a dimora furono scelte in base ai gusti personali e soprattutto alle mode dell‟epoca, ragione per la quale si preferirono essenze esotiche, rare all‟epoca in questi contesti, tanto che sia l‟Abies cephalonica che il Cedrus atlantica, al di là delle difficoltà che creano per le loro dimensioni, oggi dopo essere stati banalizzati dalla loro utilizzazione indiscriminata, rappresentano qui elementi di assoluta incongruità. Inoltre questi grandi alberi che traggono proprio il loro valore estetico dalla possibilità di poter essere segni particolari in grandi spazi aperti, qui, in questo luogo, non hanno senso di essere, perché di fatto non si vedono neppure se non alzando gli occhi.

Il grande leccio sicuramente la pianta più antica del giardino

Molte delle piante presenti, hanno subito o hanno dovuto subire trattamenti di costrizione e di potatura che di fatto ne hanno snaturato completamente il tipico aspetto, ragione per la quale la maggioranza delle piante, presa una per una, non ha alcun valore estetico se riferito al modello di riferimento della specie.

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leccio dell‟aiuola di nord est, sicuramente già presente in loco al tempo dell‟impianto Geddes. L‟altra è rappresentata dalla pergola a croce sulla quale si distende praticamente un‟unica pianta di glicine a questo punto sicuramente ultra secolare. Nelle foto storiche le piante di glicine messe a dimora all‟epoca dell‟impianto erano più numerose ma alla data odierna di quelle del primo impianto ne è rimasta una sola che si diparte dall‟angolo dell‟aiola di nord ovest.

La secolare pianta di Glicine

In conclusione si può dire che la conformazione attuale del giardino, al di là della perfetta cura con cui viene mantenuto, appare assolutamente incongrua se riferita al contesto formale di una villa rinascimentale, ma soprattutto mostra evidenti criticità in riferimento alla senescenza di un impianto vegetale che ormai ha compiuto più di un secolo di vita e che non è mai stato monitorato ai fini del suo necessario rinnovamento.

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