Le Commissioni Territoriali alla prova dei fatti: alcune riflession
6.2 Snellimento Burocratico
Come si può facilmente ricavare dai capitoli precedenti, le procedure di concessione e di rinnovo dei vari status sono spesso dei veri e propri incubi
142 L’inserimento completo delle varie interviste non è stato possibile in quanto non tutte le persone intervistate hanno dato il loro consenso alla pubblicazione del materiale.
burocratici. Un loro snellimento sarebbe una soluzione che porterebbe vantaggi non solo ai richiedenti asilo ma anche allo stesso Stato italiano.
Va prima di tutto fatta una premessa: per semplificazione e snellimento burocratico non deve intendersi una maggiore possibilità di elusione delle leggi o una riduzione dei controlli, ma più semplicemente la riduzione dei tempi per lo smaltimento delle pratiche con la soppressione di alcuni passaggi spesso ripetitivi e inutili.
6.2.1 Un esempio pratico: il rinnovo della protezione
umanitaria
L’esempio emerso più volte nelle varie interviste è quello relativo al rinnovo della protezione umanitaria. La protezione ha durata annuale rinnovabile, il rinnovo è quasi sempre scontato e si ha praticamente un diniego solo in casi eccezionali, cioè quando il soggetto commette reati di una certa entità (omicidio, terrorismo ecc).
La procedura per il rinnovo è lunga e laboriosa: scaduto il termine infatti il cittadino straniero è tenuto a presentarsi nuovamente presso la Commissione Territoriale che gli aveva precedentemente concesso la protezione per sostenere un nuovo colloquio. Prima di presentarsi presso la Commissione egli deve comunque recarsi presso la Questura competente ed avviare la procedura, presentando i vari documenti che attestano non solo la sua identità ma anche il fatto che ha usufruito, in passato, della protezione umanitaria.
A questo punto la Questura deve inviare tutta la documentazione, corredata da un proprio parere, alla Commissione competente, che convocherà il cittadino straniero, analizzerà la documentazione e si esprimerà al riguardo. Ottenuto il parere della Commissione, che è vincolante, la Questura potrà procedere alla notifica di rinnovo o di diniego della protezione stessa. Data la mole incredibile di lavoro che le Commissioni devono gestire, in caso di silenzio la Questura considera il parere della stessa positivo e, se non ci sono obiezioni, procede autonomamente
al rinnovo. Come si può notare il processo è macchinoso e la sua durata è di circa sei mesi, tempi lunghissimi per una protezione che dura complessivamente solo un anno.
Diverse sono le soluzioni per ovviare a questo problema, la più semplice delle quali sembra quella di concedere una protezione umanitaria di durata superiore a un anno. Lo Stato Italiano potrebbe tranquillamente e autonomamente operare in questo senso, dato che ogni membro UE è libero di concedere al cittadino straniero anche condizioni più vantaggiose di quelle indicate all’interno delle varie direttive.
Altra possibile soluzione, emersa nel corso delle interviste, in particolar modo con i rappresentanti delle Questure, sarebbe l’abolizione dell’ulteriore convocazione di fronte alla Commissione Territoriale e la soppressione dell’ulteriore parere della stessa. Tutto ciò potrebbe sembrare una riduzione delle garanzie a favore del cittadino straniero, in quanto verrebbe meno la funzione di controllo delle Commissioni Territoriali, ma si potrebbe ovviare a ciò indicando come obbligatoria la convocazione del soggetto solo nel caso in cui la Questura dia parere negativo al rinnovo della protezione.
In realtà la modifica non sarebbe altro che una presa d’atto dell’inutilità di un’ulteriore convocazione nel caso in cui la Questura abbia già dato parere positivo, elemento del resto in parte già presente nel sistema, con l’introduzione della norma del “silenzio vale assenso”.
Una scelta in tale direzione porterebbe – oltre all’evidente sgravio di lavoro per le Commissioni - una significativa riduzione dei tempi di attesa, dato che gran parte del ritardo nei rinnovi è dovuto alla difficoltà da parte delle Commissioni stesse di far sostenere in tempi brevi i colloqui ai vari soggetti.
6.2.2 L’informatizzazione del sistema
Altro elemento relativo al processo di snellimento burocratico sul quale sembra ormai esserci una volontà unanime è quello relativo al potenziamento
dell’informatizzazione delle procedure. Il sistema telematico per la gestione delle richieste di protezione sussidiaria e internazionale e dello status di rifugiato chiamato Vestanet è considerato un utile strumento, che deve obbligatoriamente essere migliorato e potenziato, specialmente semplificando le procedure di modifica dell’identità del richiedente.
Va infatti ricordato come spesso i richiedenti modifichino più volte i propri dati personali e come alla modifica di ognuno di essi segua un lungo processo burocratico di rettifica con una conseguente produzione, non indifferente, di documentazione cartacea e digitale. Senza andare nello specifico, già la semplice concessione ai vari membri delle questure di poter avviare un procedimento di rettifica online in pochi passaggi, invece che seguire tutte le varie lungaggini burocratiche presenti adesso, semplificherebbe notevolmente non solo la vita dei lavoratori del settore, ma anche quella dei cittadini stranieri che spesso si vedono negata l’apertura di una partita IVA o di altro per banali problemi burocratici relativi alla loro identità.
Rimanendo sempre in ambito informatico, risulta necessario parlare di uno strumento chiamato Dublinet. Quest’ultimo è una rete extranet ideata per mettere in contatto l’Unità Dublino143 italiana con le questure di tutta Italia, con lo scopo di velocizzare le procedure d’identificazione sulla falsariga del sistema Vestanet.
In realtà questo strumento si è rivelato un vero e proprio flop: non è stato quasi mai utilizzato per vari motivi tecnici e le comunicazioni tra questure e unità Dublino rimangono difficoltose e praticamente lentissime. Ciò comporta quasi sempre il superamento dei sei mesi e la conseguente attribuzione d’ufficio all’Italia della gestione del cittadino straniero, anche se quest’ultimo aveva presentato, ricevendo parere negativo, altre richieste d’asilo in altri Stati dell’UE. Questo limite comunicativo tra Commissioni, Questure e l’Unità Dublino di Roma rende il processo burocratico lungo e macchinoso. L’attivazione reale del sistema Dublinet permetterebbe un aumento della quantità di lavoro svolto giornalmente dai vari membri dei rispettivi organi coinvolti nel processo decisionale.
143 L’Unità Dublino è un organo amministrativo il cui compito è gestire i casi di domande reiterate in base al Regolamento Dublino II. In Italia l’Unità Dublino è parte del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione.