Tra gli approcci di calcolo dell’impatto sociale uno dei più conosciuti è sicuramente lo SROI, Social Return on Investment, che intende misurare, attraverso un complesso metodo di calcolo che andrò ora a indagare, il rapporto tra benefici e costi sostenuti per un progetto o iniziativa.
Lo SROI più diffuso, che misura effettivamente quanto accaduto e il beneficio sociale effettivamente realizzato, è quello che intende misurare gli effetti ex-post, su outcome reali già raggiunti; da non dimenticare però anche l’approccio previsionale che misura i benefici attesi ex-ante, da verificare ex-post con uno SROI successivo. Il concetto di SROI è stato proposto all’inizio di questo secolo dalla New Economic Foundation e fatto proprio dallo Sroi Network fondato nel 2006, che conta oggi più di 600 membri; il Network ha prodotto nel 2009 una pubblicazione finanziata dal Governo Britannico che riassume tutti i punti cruciali dello SROI per avvicinarlo al mondo delle imprese e soprattutto del terzo settore, con il contributo di New Economic Foundation, Charities Evaluation Services, National Council for Voluntary Organizations e New Philanthropy Capital. Lo SROI si applica a numerosi settori economici, anche a quello della formazione, ma non è un indicatore specifico per i servizi formativi.
Lo SROI si basa su 7 principi cardine48, come esplicita lo SROI network, e sui quali
è possibile effettuare il calcolo dell’impatto sociale:
o Coinvolgere gli stakeholder;
o Comprendere il cambiamento;
o Valutare ciò che conta;
o Includere solo ciò che è materiale;
o Non sovrastimare;
o Essere trasparenti;
o Verificare il risultato.
Il punto principale per dare avvio ad una misurazione basata sullo SROI è identificare gli stakeholder che fanno parte del perimetro di indagine; per stakeholder si intendono i beneficiari finali del progetto, ma anche tutte le persone che possono
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Cfr. Nicholls J., Lawlor E., Neitzert E., Goodspeed T. (2012), A guide to Social Return on Investment, The SROI Network, London
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trarre un beneficio dal progetto medesimo, tra cui i finanziatori, le risorse umane coinvolte nel lavoro con qualsiasi forma contrattuale o volontaria, il governo o chi sostiene la spesa pubblica per quel determinato capitolo, tutti coloro che possono ricevere un danno o un beneficio dalle iniziative.
Nella fase preliminare va anche definito tutto il perimetro nel quale si intende calcolare lo SROI, le risorse messe in campo per farlo, il tempo di applicazione, l’obiettivo che si vuole conseguire per poter eventualmente modificare alcune decisioni nella fase di calcolo.
Figura 3 – Processo per calcolare lo SROI
Dopo l’analisi preliminare si entra nella fase vera e propria di mappatura degli outcome, cioè dei risultati concreti raggiunti o previsti dal progetto, esplicitando degli indicatori che permettono di identificare con precisione gli outcome raggiunti o previsti. E’ di fondamentale importanza considerare gli outcome e non gli output che sono un concetto differente: gli output sono risultati quantitativi delle attività svolte, mentre gli outcome sono i risultati positivi o negativi (benefici o danni) per ciascun stakeholder.
Prima di misurare output e outcome, vanno misurati gli input di ingresso, cioè i fattori produttivi, le risorse umane o materiali utilizzate nello svolgimento del progetto, gli investimenti effettuati. Gli input devono essere descritti e quantificati, cioè va attribuito loro un valore economico, necessario per l’analisi quantitativa successiva.
Terminata la mappatura e quantificazione degli input, e la raccolta di output e outcome, il passaggio successivo è l’attribuzione di ogni determinato outcome ad
Stakeholder Input Outcome Ratio (Impact
measurement)
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uno specifico stakeholder, che ha beneficiato del risultato delle attività effettuate; il metodo può essere quello delle interviste mirate che spesso portano a scoprire degli outcome non previsti o ad evidenziare pesi diversi ad outcome precedentemente previsti; gli outcome possono essere anche negativi, in tal caso si configura un danno per lo stakeholder coinvolto.
Il passo successivo apre la strada al vero e proprio calcolo: è necessario identificare con precisione il valore di ciascun outcome, tramite indicatori precisi che lo rendono valore quantitativo misurabile; di conseguenza va effettuata una misurazione di tutti gli indicatori proposti che li renda valori numerici confrontabili con gli stessi indicatori su livelli del passato, poiché lo SROI intende misurare non solo il valore assoluto raggiunto, ma il gap positivo realizzato rispetto ad uno status quo, uno status precedente o una situazione che si sarebbe comunque realizzata.
Per fornire un esempio proviamo a ipotizzare un sistema formativo che ha realizzato un progetto di contrasto alla dispersione scolastica e di introduzione al mercato del lavoro: uno degli output del progetto è il numero delle ore realizzate e la relativa frequenza dei ragazzi, ma l’outcome è l’ottenimento di un posto di lavoro; l’indicatore relativo a un tale outcome può essere la valutazione della situazione lavorativa di un ragazzo a 6-12 mesi dal termine del percorso per evidenziare se l’outcome è stato raggiunto, tramite interviste dedicate ai ragazzi e, per controllo, ai datori di lavoro da loro citati, possibilmente con copia del contratto per avere la certezza assoluta del raggiungimento dell’indicatore.
Sono stati dunque stabiliti gli indicatori e gli è stata attribuita una quantificazione numerica; tale valutazione numerica (per esempio un tasso di occupazione di ragazzi dopo un corso di contrasto alla dispersione pari al 70%) deve essere tramutata in valorizzazione economica, valutando quanto vale ciascun punto percentuale di occupazione; il passo successivo è verificare di fatto l’impatto prodotto dalle attività effettuate, a partire dal valore economico dato agli indicatori, ma depurato di alcune quantità che vado ora ad approfondire.
Il primo valore è il deadweight, con il quale si intende misurare la quantità di outcome che sarebbe stata comunque prodotta, indipendentemente dall’intervento realizzato; questa percentuale deve essere dunque sottratta alla quantità di outcome calcolato in precedenza, per raggiungere un vero risultato reale dell’outcome
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aggiuntivo prodotto dalla nostra azione. In parallelo al deadweight è utile stimare quali sono i risultati specifici raggiunti grazie al contributo di altre organizzazioni o di leggi/iniziative esterne intraprese, attribuendo quindi una percentuale il più realistica possibile dell’outcome a risorse o fatti reali.
Il drop-off intende calcolare la durata dell’outcome nel tempo, poiché i risultati di un’attività si vedono di più nel breve periodo e meno col passare del tempo; pertanto è utile stabilire, a distanza maggiore di un anno dall’attività erogata, quale percentuale dell’outcome va tolta per rendere il risultato più realistico.
Nell’esempio precedente per calcolare il risultato della nostra attività formativa volta ad aiutare i ragazzi a trovare un lavoro, bisognerebbe detrarre dalla percentuale di successo il deadweight, rifacendosi al benchmarking più accurato possibile: tale confronto dovrebbe misurare il tasso di occupazione di ragazzi NEET o in dispersione scolastica e sottrarlo al nostro risultato di occupazione. Per quanto concerne il drop-off a distanza di un anno dal termine del percorso formativo, bisognerebbe calcolare il tasso di successo diminuito di una quota standard del 10% e successivamente di un ulteriore 10% per ogni anno fino ad un massimo di 5 anni quando la formazione non ha più grande rilevanza per l’occupazione e l’outcome si esaurisce.
La fase finale del processo è il calcolo dello SROI come ratio o rapporto sintetico; dai dati desunti in precedenza si calcola quindi la somma dei benefici per gli anni di durata e validità di ciascun indicatore. Una volta sommati tutti i benefici essi vanno attualizzati applicando quindi il tasso di sconto, per rendere esplicito il valore temporale del denaro, e calcolando quindi il valore attuale dei benefici ottenuti. Quindi si calcola il rapporto, o ratio, che determina lo SROI: si divide il valore attuale per gli input (costi) inseriti nel progetto, ottenendo un valore sintetico che esprime la bontà della nostra attività come rapporto tra benefici e costi sostenuti per arrivare a quel determinato risultato sociale.
Lo SROI è legato ai Social Impact Bond perché si muove nello stesso spazio, pur avendo obiettivi differenti: lo SROI intende misurare l’impatto sociale, il SIB è un metodo per finanziare delle attività a impatto sociale che necessita però di uno strumento di calcolo per poter evidenziare il risparmio di costi per lo stato e il risultato sociale raggiunto. Entrambi utilizzano la misurazione e la quantificazione
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dei risultati sociali, la stima dei costi per effettuare le attività e raggiungere il risultato.
Al momento nessuno dei SIB lanciati al mondo ha usufruito dello SROI come sistema di misura per definire il contratto, ma lo SROI può essere un utile strumento nella fase di design di un SIB per mostrare alla pubblica amministrazione i possibili risultati raggiungibili in un determinato campo e per comparare le possibili azioni; al termine del progetto può essere utile per misurare i risultati raggiunti.
Lo SROI però è uno dei diversi sistemi di misurazione dell’impatto sociale e data la sua profondità è anche uno dei più complessi; in alcuni casi utilizzare lo SROI per lanciare un SIB può essere una misurazione lunga e costosa, perfino eccessiva, ed è sufficiente uno strumento di misurazione più semplice.
Lo SROI, nella sua complessità, è una misura più profonda ma che tende a diminuire i valore dell’impatto effettivamente realizzato introducendo i 4 fattori che descrivevo in precedenza: deadweight, esternalità, attribuzione e drop-off; ma questa misurazione, in taluni casi, può non essere utile per lo sviluppo di un SIB: questo strumento si concentra direttamente sugli impatti diretti generati dalle attività in un mero meccanismo di causa-effetto, come per esempio la diminuzione tout court della recidiva carceraria, calcolandone i costi ed effettuando un confronto con un gruppo di controllo o con delle serie storiche, ma senza allargare il perimetro alle esternalità o soprattutto al deadweight e al drop-off che farebbero di fatto diminuire la misura di impatto del SIB; anche se queste ultime, in taluni casi, rimangono misurazioni opinabili.
Questa è quindi la ragione principale per cui lo SROI non è stato ancora utilizzato nello sviluppo di un SIB, perché ne ridurrebbe la portata, sottraendo ai risultati ottenuti quanto non di diretta competenza delle attività o che si sarebbe comunque potuto realizzare senza il SIB.
Resta il fatto che lo SROI è un sistema molto utile e profondo di calcolo dell’impatto sociale e degli outcome, per cui può essere utilizzato come punto di appoggio nello sviluppo di un SIB, sia ex-ante che ex-post.
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