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2.2 Confronto tra le metodologie proposte per la valutazione della materiality nel

2.2.2 Soglie percentuali

Come si è visto accanto alle varie grandezze di riferimento i diversi organismi hanno specificato anche dei valori percentuali che risultano utili per decretare la soglia di materialità. A tal proposito si vuole ora procedere con l’analisi delle percentuali rinvenute ed, in primo luogo, si osserva come in certi casi la soglia di materiality venga presentata come una percentuale fissa, mentre in altri contributi la regola sia costituita da una fascia percentuale. Si specifica che laddove viene fornito un numero percentuale il professionista si limiterà ad osservare se le poste o gli errori rinvenuti sono superiori a tale ammontare o meno per giudicare la loro materialità, mentre nel caso in cui il contabile applichi delle regole che stabiliscono delle fasce, egli può scegliere se applicare il limite superiore od inferiore della fascia in relazione alle caratteristiche del caso concreto, ovvero in relazione alla situazione del business ed alla peculiarità della posta per il fabbisogno informativo degli user di bilancio. Inoltre, anche la valutazione di materialità qualora il valore si collochi all’interno della banda percentuale sarà materia di giudizio professionale.

Si evidenzia che tutti i contributi, tranne quello sancito dalla Sec, forniscono regole che propongono delle fasce percentuali.

In particolare, si nota come gli approcci proposti dall’ICA e dall’autore Hicks propongano fasce percentuali particolarmente ampie.

Nello specifico analizzando la prassi Australiana emerge il ricorso dei professionisti all’uso di singole soglie, secondo le quali la voce di bilancio maggiore del 10% sarà ritenuta material, mentre al di sotto del 5% essa sarà non material. Inoltre, sempre nello

84 AASB 1031 si specifica che la valutazione della materialità nella fascia che va dal 5% al 10% sarà lasciata al giudizio professionale del contabile. Quindi, si può osservare come tale metodologia riporti il metodo del 5-10% in relazione ad un’altra grandezza di bilancio, lasciando al professionista ampia discrezionalità nella valutazione di materialità.

Nello stesso modo anche l’autore inglese Hicks definisce un item material tramite percentuali fisse, ovvero la voce o l’errore di redazione saranno significativi se risultano maggiori del 20% dell’utile medio, mentre saranno da considerarsi non material qualora questi siano inferiore al 10% dell’utile medio. Si nota anche in questo caso come l’autore pur fornendo percentuali fisse, riporti un’ampiezza della banda di oscillazione molto ampia, e se l’item sarà nella doubt area123

sarà il redattore a decretare la materialità delle voci secondo la sua esperienza, dopo aver analizzato il caso concreto. In entrambi i casi appena riportati si osserva come vi sia una banda di oscillazione molto ampia, la quale sarà oggetto di una valutazione soggettiva da parte del revisore o del redattore, il quale tendendo conto ad esempio dell’andamento, della dimensione del business e dei fabbisogni informativi degli user potrà scegliere di giudicare un errore o una voce come material o meno.

Si evidenzia invece come altri organismi contabili predispongano delle regole di materialità con delle bande di oscillazione percentuali non così ampie, bensì più dettagliate. Tuttavia, sarà il professionista a scegliere la percentuale precisa per definire la materialità, selezionando la banda inferiore o superiore o un valore intermedio a seconda del caso concreto. In genere si opta per la per la scelta della fascia superiore qualora il valore della grandezza di riferimento sia elevato e viceversa.

Si osserva, quindi, che a differenza dei due metodi analizzati in precedenza viene ridotta la discrezionalità del contabile e così la valutazione di materialità sarà considerata più oggettiva. Quindi, si ribadisce che la maggior parte di questi contributi presentano regole nella forma di fasce percentuali ad esclusione di quanto sancito dalla Sec.

85 Una volta osservato il fatto che le soglie quantitative si presentano nella forma di bande di oscillazione piuttosto che di percentuali fisse, si vuole esaminare un’altra peculiarità dell’applicazione di tali regole. Si evidenzia infatti come le soglie quantitative vengono presentate in alcuni casi come regole singole, mentre in altri casi esse sono variabili in relazione alla dimensione della grandezza di riferimento.

A tal proposito di seguito si vuole evidenziare come gli approcci quantitativi si possano distinguere in tre categorie principali:

 Single Rules

 Variable or Size Rules

 Blend or Averaging Methods124

.

Infatti, nei diversi contributi si possono trovare delle regole che definiscono una serie di soglie singole ed altre che sanciscono l’uso di percentuali variabili. In alternativa, inoltre, i professionisti possono optare per una media delle single rules.

Nello specifico, infatti, si vuole sottolineare come una caratteristica comune nella maggior parte di questi contributi, sia il fatto che in quest’ultimi vengano proposte delle singole soglie per il calcolo della materialità, tra le quali il professionista dovrà scegliere quella adeguata al bilancio dell’azienda da esaminare.

Infatti, dalla maggior parte degli istituti contabili suddetti vengono richiamate una serie di rule of thumb che riportano una singola variabile financial per decretare la materialità. Quest’ultime non presentano delle percentuali basate su scaglioni in relazione al diverso ammontare della grandezza di riferimento.

Ad esempio nel caso italiano vengono proposte tali soglie:  0.5-1% dei Ricavi

 0.5-1% del Totale attivo

 5-10% del Risultato ante imposte  1-5% del Patrimonio netto

124

McKee T.E., Eilifsen A., “Current Materiality Guidance for Auditors”, Foundation for research in Economic and Business administration Bergen, 2000, pag. 4

86 Quindi, l’auditor o il redattore di bilancio dovrà successivamente scegliere la regola più appropriata tra queste quattro proposte.

La scelta della variabile dipenderà dalla valutazione dei fattori qualitativi del caso concreto, in quanto un auditor dovrebbe selezionare la regola che permetta al meglio di valutare la materialità del bilancio e delle singole poste, osservando le peculiarità del business e dello statement del cliente.

Un metodo migliore per ridurre la discrezionalità del professionista e d’altro canto cogliere le peculiarità del business è sicuramente quello che viene proposto dal Canadian Institute of Chartered Accountant, il quale si distingue da tutti i suddetti approcci.

Quest’ultimo, infatti, è l’unico tra gli istituti richiamati nell’analisi che propone l’uso delle cosiddette variable or size rules. Tali soglie sono simili alle single rules, ma differiscono per il fatto che ciascuna soglia varia sulla base della dimensione dell’azienda, mentre la grandezza di riferimento rimane la medesima.

Quindi, come nel caso di una regola singola anche qui l’auditor o il redattore farà riferimento alle caratteristiche qualitative, ovvero l’ammontare del profitto lordo, e sceglierà il range percentuale adatto ad una corretta valutazione di materialità.

Si riportano di seguito le regole del Canadian Institute of Chartered Accountant:  2% - 5% del profitto lordo, se compreso tra $ 0 e $ 20.000;

 1% - 2% del profitto lordo, se tra $ 20.000 e $ 1.000.000;

 l / 2% - 1% del profitto lordo, se tra $ 1.000.000 e $ 100.000.000;  1/2% del profitto lordo, se più di $ 100.000.000125

.

Inoltre, si può notare come i professionisti applichino un altro metodo che in via indiretta considera i fattori qualitativi, ovvero il cosiddetto “Blend or average methods”126

. Tale tecnica prevede di applicare tutte le percentuali suggerite dalle regole singole e di calcolare una media o una proporzione tra le soglie che ne risultano.

125

Pany K., Wheeler S.,” Materiality: An Inter-Industry Comparison of Quantitative Measures, Accounting Horizons”, 1989

126

McKee T.E., Eilifsen A., “Current Materiality Guidance for Auditors”, Foundation for research in Economic and Business administration Bergen, 2000, pag. 4

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