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Sogni ed incubi: The Satanic Verses e il linguaggio onirico

Capitolo 4 Rushdie e l’impronunciabile sogno del male

4.4 Sogni ed incubi: The Satanic Verses e il linguaggio onirico

L’importanza dell’elemento onirico per l’interpretazione e la comprensione del romanzo è sottolineato nel testo stesso. Prima di scappare dall’India, Gibrieel nel suo criptico biglietto d’addio, trovato da Rekha, e motivo del suicidio di quest’ultima, scrive: “We are creature of air, Our roots in dreams And cloud [corsivo mio], reborn In flight. Goodbye” (15). Del resto, gran parte di The Satanic Verses è occupata da sogni e visioni ad occhi aperti. Prima di proseguire con un’analisi degli elementi onirici, è necessario fare una distinzione fondamentale: da una parte abbiamo i sogni “maggiori”, che intramezzano la trama principale e occupano i capitoli pari; dall’altra, vi sono delle visioni oniriche “minori”, nel senso che occupano meno spazio dei primi ma sono parte integrante delle vicende di Saladin e Gibreel.

I primi sogni del romanzo riguardano il divo, ben prima della sua metamorfosi. Nella seconda parte del primo capitolo, quando viene presentata una breve biografia del personaggio, si scopre che fin da piccolo egli crede nell’esistenza del sovrannaturale e del divino, convinzione che lo induce a sognare: “a magic optometrist from whom he would purchase a pair of green-tinged spectacle which would correct his regrettable myopia, and after that he would be able to see through the dense, blinding air to the fabulous world beneath” (22). Questo breve passo pone un forte accento sulla volontà di Gibreel di percepire ciò che è invisibile agli altri. Inoltre, anticipa il collegamento fra il personaggio e il senso della vista: diventerà un attore e saprà, nel bene o nel male, vedere aspetti sovrannaturali della realtà, ma, d’altra parte, avrà dei problemi a “farsi vedere”, sia sotto forma di angelo sia nel suo tentativo di recuperare la fama cinematografica.

Poco più avanti, viene raccontato un secondo sogno giovanile. Una volta adottato da Babasaheb Mhatre e da sua moglie, egli si ricorda dei racconti della madre su Maometto e:

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His somnolent fancy began to compare his own condition with that of the Prophet at the time when, having being orphaned and short of funds, he made a great success of his job as the business manager of the wealthy widow Khadija, and ended up marrying her as well. As he slipped into sleep he saw himself sitting on a rose-strewn dais, […] while his new husband, Babasaheb Mhatre, reached lovingly towards him […]. This dream of marrying the Babasaheb brought him awake, flushing hotly for shame (22).

In questo caso, siamo di fronte alla rielaborazione di un ricordo, ma la visione assume anche una valenza profetica: questo è il primo di molti sogni collegato alla sfera religiosa, con però un twist peccaminoso; il sognatore si identifica, infatti, non con il Profeta ma con la moglie, insinuando l’idea di una relazione fra due uomini. Potrebbe, inoltre, essere visto come una ricerca di affetto e amore, interpretazione rafforzata anche da una successiva visione onirica. Quest’ultima avviene molto più avanti, quando Gibreel è appena diventato un attore, ma ancora ben lontano dal raggiungimento della massima fama:

On-screen, he played the fall guy, the idiot who loves the beauty and can’t see that she wouldn’t go for him in a thousand years, the village idiot, the servant. […] In the small hours of his insomniac nights, that he was full of something that had never been used, that he did not know how to begin to use, that is, love. In his dreams he was tormented by women of unbearable sweetness and beauty, so he preferred to stay awake and force himself to rehearse some part of his general knowledge in order to blot out the tragic feeling of being endowed with a larger-than-usual capacity for love, without a single person on earth to offer it to (24).

Ancora una volta, il sogno ci permette di capire di più sul personaggio, sia nel presente della narrazione, la sua ricerca dell’amore e dell’accettazione altrui, sia del suo “io” futuro. Infatti, questo momento spiega la gelosia nei confronti di Alleluia: una volta

80 ottenuto questo amore che tanto desidera202, egli si dimostrerà eccessivamente geloso e possessivo, spingendola, ironicamente, fra le braccia di Saladin.

Gibreel non è il solo personaggio collegato al mondo del sonno. Per esempio, alcuni aspetti caratteriali di Saladin vengono espressi attraverso visioni oniriche. In una di esse, si manifesta il suo desiderio di essere padre attraverso l’immagine di lui che insegna al figlio come andare in bici:

He […] found the idea of fatherhood growing on him. One night he dreamed a dream that made him weep, the next morning, in delighted anticipation: a simple dream, in which he was running down an avenue of overarching trees, helping a small boy to ride a bicycle. “Aren’t you pleased with me” the boy cried in his elation. “Look: aren’t you pleased?” (411)

L’ultimo momento del sogno, nel quale vi è una ricerca dell’approvazione paterna, mette in scena, freudianamente, i disturbi della psiche di Saladin. Infatti, la ricerca del consenso da parte del bambino può essere vista come il transfer delle insicurezze che Saladin stesso prova nei confronti del padre. Questa interpretazione viene avvalorata anche da un dettaglio, apparentemente insignificante, introdotto poco prima: Saladin impara ad andare in bici solamente a diciotto anni, durante il suo soggiorno a Londra. Questa informazione, alla luce di quanto rappresentato, mostra la mancanza del protagonista di tutta una serie di eventi di parental bonding, carenza che segna profondamente il personaggio.

Un altro sogno del voice actor, in questo caso inteso come “obbiettivo/desiderio”, è quello di vivere a ellown deeowen, la sua pronuncia giovanile di “London”. Questa idealizzazione dura però poco; nonostante da adolescente veda la città come simbolo di libertà, una volta perso lo status di cittadino, Londra si trasformerà in un luogo da incubo e di prigionia, sia fisica che mentale. Similmente a quanto era successo nella sua città natale, Saladin si ritrova in un luogo che non riconosce più: “[London] hadn't been 202 Si sottolinea che, nonostante il grande numero di rapporti arrivati con la fama, Gibrieel non ha una

relazione stabile, nemmeno con Rekha, che è già sposata. Inoltre, molte delle donne sembrano più interessate alla sua fama e ai ruoli che interpreta: “young ladies asked him if he would keep the Ganesh- mask on while they made love […]. Owing to the innocence of his upbringing he could not at the time differentiate between quantity and quality” (25).

81 Chamcha's way; not his, nor that of the England he had idolized and come to conquer” (270). La città non sembra seguire la logica umana e cambia continuamente aspetto, rivelandosi un labirinto da incubo: “The city’s streets coiled around him, writhing like serpents. London had grown unstable once again, revealing its true capricious, tormented nature, its anguish of a city that had lost its sense of itself” (320).

Altro personaggio che ha spesso visioni nel corso della narrazione, è Alleluia. I suoi sogni sono simili a quelli del fidanzato, in quanto non sono legati solamente al momento del sonno, ma, al contrario, derivano dalla sua esperienza sul monte Everest. In particolare, durante la scalata, vede i fantasmi di coloro che sono morti nel tentativo di salita o discesa del monte e comunica con lo spirito di Maurice Wilson203. Sebbene la ragazza ammetta di credere ai fantasmi, e quindi per lei questo non sia un “sogno” ma un’esperienza reale, da un punto di vista scientifico la scena potrebbe essere spiegata come un’allucinazione, causata dall’assenza di ossigeno. Ancora una volta, si rimanda al singolo lettore la possibilità di scegliere a quale delle due versioni credere: Rushdie non fornisce alcun indizio su quale sia la verità.

Non tutti i sogni dell’opera sono però positivi, e, anzi, per aver perso la fede e aver spinto Rekha al suicidio, Gibreel riceverà “a punishment of dreams” (32): è condannato a essere seguito dal fantasma della sua ex-fidanzata che gli ricorderà costantemente le sue colpe. Anche i vari sogni “maggiori” possono essere visti come una punizione per il sognatore, visto che avvengono tutti in momenti di debolezza: il primo ha luogo dopo che è sopravvissuto all’attacco terroristico; il secondo e il terzo sono collegati allo svenimento nel parco di Londra; il quarto è legato al peggioramento della schizofrenia, dovuto al suo ruolo come arcangelo Gabriele; l’ultimo si verifica dopo la perdita dei sensi per via dell’incendio al Shaandaar Cafè. Tutti e cinque sono accomunati, oltre che dal sognatore, dal fatto che si focalizzano su aspetti religiosi, soprattutto legati all’Islam e all’origine di quest’ultimo. Si noti come gli ultimi due sogni possano essere considerati sequel del primo e del terzo, costituendo quindi due grandi unità narrative.

203 Maurice Wilson è un mistico, esistito realmente, che cercò di scalare il monte Everest in solitaria,

fallendo e morendo nell’impresa. Per maggiori informazioni: Powter, Geoff, Strange and Dangerous

Dreams: The Fine Line Between Adventure and Madness, Seattle, The Mountaineers Book, 2006, pp. 175-

82 L’unico autoconclusivo è il secondo: il sogno “dell’Imam”. Come è già stato illustrato (cfr. 4. 2), questo personaggio è stato scacciato dalla sua terra natia e risiede ora a Londra, ma rifiuta lo sviluppo tecnologico, l’evoluzione umana e ogni contatto con la capitale del Regno Unito, arrivando a bere acqua filtrata per evitare ogni contaminazione con la cultura inglese. Il suo unico desiderio è quello di tornare nella sua terra natia e mettere in atto una rivoluzione contro la peccaminosa imperatrice Ayesha, descritta come “She is nothing: a tick, or tock. She looks in her mirror every day and is terrorized by the idea of age, of time passing. Thus she is the prisoner of her own nature; she, too, is in the chains of Time” (215). Grazie all’invocazione dell’arcangelo Gibreel204, l’Imam riesce nel suo

intento: sconfitta la sua nemica, il tempo si ferma e, sottoforma di mostro, inizia a inglobare gli abitanti della città.

Lo scagliarsi del religioso contro lo scorrere del tempo, personificato nella figura di Ayesha, potrebbe essere visto come lo scontro fra l’atemporalità della sfera religiosa, i cui dogmi tendono a rimanere invariati nel tempo205, e la società moderna, sempre in cambiamento. Se la vanitosa Ayesha è la personificazione dello scorrere del tempo e del concetto di mortalità, il regno dell’Imam è chiaramente descritto come “the Untime of the Imam” (215). Il finale del sogno rende la visione una vera e propria “anti-narrazione” rispetto al resto del romanzo: se in The Satanic Verses è fondamentale la tematica del cambiamento, della fine che porta a una rinascita, l’Imam blocca questo ciclo di morte e vita, portando a un’eternità sterile206. La sterilità delle azioni del religioso è anche

richiamata dal suo continuo collegamento con l’elemento acquatico. Se comunemente l’acqua è associata alla vita, qui la lettura di tale simbolo viene ribaltata: l’acqua bevuta dal protagonista è filtrata e purificata, così pura da impedire il proliferare di ogni forma di vita in essa.

Ciò che è infecondo non è, però, in sé e per sé la religione da lui rappresentata, ma la visione che l’Imam ha della fede come qualcosa di immutabile. In un passo, si afferma chiaramente che questa non è la parola di Dio ma l’interpretazione propria del religioso: 204 In questo sogno, il sognatore-Gibreel vive tutta la vicenda dal punto di vista dell’omonimo arcangelo. 205 Per una trattazione di questo tema in tutto il romanzo si veda: Sawhney, Simona, “Satanic Choices:

Poetry and Prophecy in Rushdie's Novel”, in Twentieth Century Literature, Vol. 45 (3), 1999, pp. 253-277; https://www.jstor.org/stable/441919 [consultato in data 25/04/2020].

206 Questo spiega anche l’assenza di una continuazione di questo sogno: avendo bloccato il tempo, non

è possibile narrare nient’altro poiché nessun cambiamento può avvenire nel regno dell’Imam. Nell’untime

83 “Burn the books and trust the Book; shred the papers and hear the Word, as it was revealed by the Angel Gibreel to the Messenger Mahound and explicated by your Interpreter and Imam” (211). Anziché essere un servo di Dio, l’Imam si va a sostituire a quest’ultimo, finendo per diventare un mostro. Questo è evidente quando, nonostante Gibreel si rifiuti di aiutarlo, affermando che “the revelation is complete” (212), il religioso cattura il messaggero di Dio e lo usa come un tappeto volante per compiere la sua volontà. In questa scena, la personificazione della rivelazione divina viene letteralmente assoggettata al volere umano, confermando una critica alla sola visione estremista207 e violenta della

religiosità.

Il rapporto fra fede e modernità è esplorato anche nel sogno riguardante la profetessa Ayesha. La prima parte, quella raccontata nel capitolo quarto, subito dopo le vicende legate all’Imam, ha una funzione principalmente introduttiva dei personaggi. Mirza e Mishal accettano in casa l’orfana Ayesha, sperando che la sua abilità di parlare con l’arcangelo Gibreel possa aiutarli ad avere un figlio. Sfortunatamente, la rivelazione dell’angelo sarà di ben altra natura: Mishal ha il cancro e solo un pellegrinaggio la può salvare. Mirza cerca di convince la moglie a non partire, dato che parte del pellegrinaggio richiede un estremo atto di fede: sperare che il Mar Arabico si apra al passaggio dei viaggiatori.

La tematica della mutazione, tanto disprezzata dall’Imam, è presente chiaramente in questo sogno: Ayesha, dopo essersi cibata di farfalle, passa da orfana a profetessa. Questo dono è accompagnato anche da un nuovo aspetto dai tratti divini: “Ayesha was sighted walking towards the village, naked again and dressed in golden butterflies, her silver hair streaming heir her in the breeze” (235). Analogamente al processo di metamorfosi del bruco, la ragazza diventa qualcosa di nuovo e di molto più appariscente. Il suo dono di parlare con l’arcangelo la rende anche una portatrice di cambiamento: ella convince un intero villaggio ad abbandonare le loro vite per intraprendere un viaggio lungo e difficoltoso. A opporsi a questo percorso è Mirza che non solo non crede alla ragazza, ma si dimostra ostile alla religione, chiedendo furiosamente alla moglie: “God with a long

207 Per un’analisi del rapporto fra fondamentalismo islamico e The Satanic Verses, si veda: Kurotti, Joel,

“Dreams, Intercultural Identification and The Satanic Verses”, in Contemporary South Asia, Vol. 6 (2), pp. 191- 200; https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/09584939708719813 [consultato in data 14/04/2020].

84 beard and angels with wings? Heaven and hell, Mishal? The Devil with pointy tail and cloven hoof? How far are you going with this? Do women have souls, what do you say? Or the other way; do souls have genders? Answer me” (239). Egli si dimostra un uomo moderno e senza fede, proponendo addirittura di prendere un aereo per arrivare più velocemente alla meta.

Questo contrasto fra fede e incredulità è centrale anche nella parte finale del sogno, narrato nel capitolo ottavo. Tutto concentrato sul viaggio, fino all’arrivo e alla tragica conclusione, questo capitolo è pieno di richiami a elementi religiosi, storici e culturali: uno dei più evidenti è quello all’Esodo del popolo ebraico guidato da Mosè, elemento comune a tutte e tre le religioni monoteiste. Inoltre, il fatto che la destinazione finale del pellegrinaggio sia La Mecca è un chiaro richiamo a uno dei cinque pilastri fondamentali dell’Islam: lo hajj, l’obbligo di compiere un pellegrinaggio verso la città santa, almeno una volta nella vita208.

Tuttavia, il viaggio intrapreso dagli abitanti di Titilpur non può essere sovrapposto completamente ai suoi riferenti mitico-religiosi: nel caso di condizioni di salute e/o economiche precarie non si è costretti a compiere lo hajj, mentre nel romanzo sia anziani che poveri si mettono in cammino e molti finiscono per morire; non tutto lo hajj deve essere compiuto a piedi, mentre il viaggio imposto da Ayesha non consente l’uso di mezzi di trasporto moderni; la Bibbia, nella narrazione dell’Esodo, racconta dell’intervento di Dio per garantire al popolo ebraico cibo e acqua, mentre gli abitanti di Titilpur sono lasciati ad affrontare le avversità del deserto senza alcun aiuto divino. Addirittura, il viaggio è pieno di segnali di sventura209 e questo porta il gruppo di scettici ad aumentare sempre di più, aggregandosi all’incredulo marito di Mishal.

Sarà solo attraverso il miracolo della comparsa del gigante di farfalle210 che la maggior parte degli abitanti ritroverà la fede e si butterà in mare, finendo per affogare. Anche la tragica morte diventerà motivo di discussione fra fedeli e atei. A insinuare il dubbio sugli 208 Il pellegrinaggio può essere anche considerato una parodia di un avvenimento accaduto pochi anni

prima della pubblicazione del romanzo: nel 1983, una ragazza di nome Naseem Fatima guidò 38 sciiti in un pellegrinaggio. Similmente ad Ayesha, Naseem promise ai suoi seguaci che il mare si sarebbe aperto al loro passaggio. La maggior parte dei pellegrini finì per affogare.

209 In particolare, i pellegrini sentono più volte un rumore che viene identificato come il suono della

doom-trumpet.

210 Fenomeno che Mirza liquida come una normale nuvola nella quale i pellegrini vedono la forma di

85 avvenimenti sono in particolar modo due elementi: l’impossibilità di ritrovare i cadaveri delle persone annegate e le parole di Muhammad Din, uno dei pochi sopravvissuti. Infatti, il Sarpanch211 afferma: “I saw it happen, the marvelous thing. The water opened, and I saw them go along the ocean-floor, among the dying fish” (504).

Fino alla fine della sua vita, Mirza rimane convinto delle proprie idee: il pellegrinaggio è stata una follia collettiva. La notte prima di morire, però, la sua esistenza è nuovamente sconvolta da un evento sovrannaturale: dopo essere stato toccato da uno sciame di farfalle, ha una visione di se stesso che accompagna Mishal e Ayesha, oltre il mare e fino alla Mecca. Ancora una volta, il romanzo non dà alcuna spiegazione diretta della visione, guidando comunque il lettore ad una possibile interpretazione. Le farfalle sono state un elemento fondamentale per tutta la durata del “sogno della profetessa”, simboleggiando il cambiamento e il ritorno della fede in chi l’aveva persa; il fatto che esse si posino sulla bocca del morente Mirza212 potrebbe significare una conversione finale dell’uomo, che potrà passare la sua vita ultraterrena con le persone amate.

Similmente, anche il sogno di Mahound, narrato nei capitoli due e sei, si conclude sul letto di morte del profeta. Se la prima parte si focalizza sulla fondazione della religione monoteista Submission, per la quale Mahound e i suoi seguaci vengono cacciati da Jahilia, la seconda si concentra sul ritorno armato del profeta a Jahilia e sulla conquista della città. I due temi principali degli altri sogni sono presenti anche qui: nella sezione dedicata alla fondazione di Submission, Mahound è posto davanti alla scelta fra ciò in cui crede (il monoteismo) e ciò che gli permetterebbe di evitare le persecuzioni (accettare l’esistenza di più divinità); nel capitolo sesto, il tema della fede è di nuovo presente, ma sarà Saladin a dubitare delle parole del suo condottiero. Infatti, egli teme che il profeta possa aver inventato alcune rivelazioni o le stia interpretando a suo favore, richiamando quindi il sogno “dell’Imam”.

Entrambi i sogni legati alla figura di Mahound suscitarono scalpore nelle comunità islamiche di tutto il mondo: il profeta non riesce a distinguere fra una chiamata divina e una demoniaca; viene umiliato dal poeta satirico Baal; le prostitute, che lavorano nel

211 Il Sarpanch è un ruolo istituzionale indiano. È il punto di incontro fra il governo nazionale e il

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