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Soluzioni (possibili e proposte) e prospettive future

Nel documento ALMA MATER STUDIORUM (pagine 38-41)

PARTE I – Inquadramento della questione

I.2 IMMIGRAZIONE E DISAGIO ABITATIVO

I.2.5 Soluzioni (possibili e proposte) e prospettive future

Le possibili linee evolutive della ricerca di soluzioni al disagio abitativo sono l'effetto combinato di cambiamenti in corso nei dati dell'immigrazione e nei mercati abitativi. Per quanto riguarda l'immigrazione, diversi fattori hanno contribuito ad un trasformazione della domanda abitativa: la stabilizzazione di notevoli quote della popolazione immigrata; la crescita della componente “famiglie” dovuta ai

ricongiungimenti o a nuove unioni; la composizione dei nuovi arrivi, che possono comprendere figure dotate di risorse minori rispetto alle fasi precedenti – caratteristiche proprie della cosiddetta “seconda fase” dell'immigrazione. Per quanto riguarda i mercati della casa, l'insediarsi di nuove famiglie significa domanda di case e di sistemazioni propriamente abitative, non di strutture di accoglienza; inoltre, la maggior domanda di affitto si scontra con la cronica ristrettezza dell'offerta e contro le modifiche avvenute nella gestione del mercato dell'affitto, in seguito alle liberalizzazioni degli anni Novanta (Zincone, 1999:322-323).

La ricerca di soluzioni e la parallela costruzione di politiche adeguate non può che partire dalla considerazione delle innumerevoli linee di differenziazione delle situazioni e delle domande. Ogni individuo si differenzia per la provenienza, il contesto locale in cui l'esperienza migratoria si sviluppa, i progetti e gli itinerari migratori. Lo stesso disagio abitativo può avere significati differenti a seconda dei percorsi, con il risultato che trattare le diverse situazioni secondo gli stessi principi e utilizzando gli stessi strumenti risulterebbe a volte sconveniente. Ci sono situazioni in cui la mancanza di casa significa marginalità sociale, altre invece in cui l'esclusione abitativa riflette una situazione temporanea di criticità, magari presente perché ci si trova all'inizio del percorso migratorio (Zincone, 1999:325).

Dai testi consultati emerge l'idea che sia indispensabile un maggior intervento delle istituzioni locali e nazionali a favore dell'allargamento dell'edilizia sociale e pubblica. Ciò non coincide però esattamente con la richiesta di costruire nuovi alloggi. Semmai la proposta è quella di utilizzare immobili di proprietà pubblica in disuso, compiere le necessarie opere di ristrutturazione e destinare queste strutture all'edilizia sociale e popolare. La convinzione prevalente è dunque quella della necessità di rafforzare le politiche abitative generali a favore delle fasce sociali più deboli della popolazione, tra cui rientra gran parte della popolazione straniera.

Qui di seguito vengono elencate alcune soluzioni proposte o possibili interventi da effettuare a livello nazionale e/o locale:

-Differenziazione dell'offerta abitativa in funzione delle diverse tipologie di bisogni. L'offerta abitativa dovrebbe prevedere soluzioni diverse che facciano i conti con le esigenze di prima e seconda accoglienza, di interventi-sostegno all'inserimento abitativo, con la stabilizzazione del fenomeno migratorio. A questo scopo potrebbe rivelarsi utile una strategia proposta da Golinelli, per migliorare il processo di adattamento alla casa e l'inserimento sul territorio. Questa strategia implica la partecipazione e la progettazione interculturale, con i seguenti obiettivi: coinvolgere direttamente l'immigrato nella ricerca di soluzioni alla questione abitativa; superare i problemi relazionali e di convivenza attraverso la ricerca della soluzione alloggiativa più adeguata; inserire una rappresentanza immigrata in un circuito che permetta di «superare le difficoltà di comprensione tra immigrati e promotori delle politiche abitative, e delle politiche sociali in generale» (Golinelli, 2008:100).

-Adozione di provvedimenti di natura economica e finanziaria.

Interventi che inducano i proprietari di immobili vuoti a metterli in locazione

sostenendone le spese di ristrutturazione o prevedendo sgravi fiscali per i proprietari che affittano; oppure interventi di facilitazione all'accesso al credito a bassi tassi di interesse tramite accordi con istituti bancari, anche per piccoli prestiti che potrebbero ad esempio coprire il versamento della caparra per la stipula del contratto d'affitto.

-Realizzazione di accordi tra datori di lavoro e associazioni di proprietari. I datori di lavoro dovrebbero in sostanza farsi garanti del rapporto di locazione.

Un'esperienza di accordi tra datori e proprietari è stata avviata in Italia da Confedilizia, che ha studiato nel Nord-Est insieme a Confindustria un modello di contratto di

locazione con l'obiettivo di favorire l'inserimento abitativo dei lavoratori immigrati. Il proprietario affitta l'immobile all'imprenditore che in questo modo si fa garante del pagamento del canone e delle eventuali spese di manutenzione causate dai danni all'immobile. Nel contratto è prevista la possibilità per l'imprenditore di concedere in uso la casa a un proprio dipendente (contratto di locazione); è inoltre prevista la facoltà per l'imprenditore di recedere nel caso in cui il lavoratore lasci l'alloggio e

l'imprenditore non voglia affittarlo ad altri lavoratori. Con un secondo modello di contratto (il contratto di alloggio) l'imprenditore concede in uso l'immobile al lavoratore straniero. Nel contratto di alloggio non è previsto il versamento di una caparra

dell'inquilino ma è prevista una forma di rivalsa sul salario per il pagamento del canone. Lo stesso Cnel ha elaborato proposte simili che vedono un coinvolgimento diretto dei datori di lavoro nella ricerca di soluzioni abitative per i migranti. L'emergenza casa è talmente alta nel Nord (zona in cui invece non esiste o quasi per i migranti il problema lavoro) che è difficile esprimere un giudizio negativo complessivo su questo tipo di soluzione; certo desta grandi perplessità la proposta di modelli che pongono i lavoratori migranti in un rapporto di dipendenza dai loro datori non solo per ciò che concerne la loro occupazione, ma anche per la soluzione abitativa (Cestim, 2002:7-8).

-Azioni immobiliari sociali.

Intermediazione tra proprietari ed immigrati con l'offerta di garanzie per l'affitto più le spese e di un'integrazione economica, oltre alla costituzione e alla gestione di un patrimonio immobiliare da mettere a disposizione a prezzi calmierati; queste azioni potrebbero indicativamente essere svolte da delle agenzie, organizzazioni di natura pubblica o privata che coordino le azioni sul territorio per facilitare l'inserimento abitativo.

-Sistemazioni collettive.

Gestione di strutture alloggiative, a parte di organizzazioni di natura pubblica o privata, che hanno come obiettivo il superamento dei centri di prima accoglienza.

Nel documento ALMA MATER STUDIORUM (pagine 38-41)