3 φασῶ: futuro dorico di φημί in cui la vocale tematica [e] (*pha-se-o) non è registrata
46.11 somniis cod : somnia Lorenz 1864 p 299° 47.3 quam cod : quia Reifferscheid
«Ma quanto sono numerosi i commentatori e i testimoni in questo campo, Artemone, Antifonte, Stratone, Filocoo, Epicarmo, Serapione, Cratippo, Dionisio di Rodi, Ermippo, tutta la letteratura pagana […] Anche Epicarmo assegnò la palma433 della divinazione ai sogni, insieme con Filocoro di Atene […] Un terzo tipo sarà composto da quei sogni che l’anima stessa pare suscitare in sé dalla percezione delle cose circostanti434. Ma, dal momento che non è possibile sognare secondo la propria volontà (e di questo avviso, infatti, è anche Epicarmo), in che modo essa stessa (scil. l’anima) si procurerà una qualche visione?»
Fonte: in 46.1-9 Tertulliano è impegnato a dimostrare l’erroneità della tesi epicurea che nega
l’esistenza dei sogni profetici e raccoglie una casistica di 14 casi esemplari raccolti da autori antichi. In 46.10-11 l’apologeta ribadisce come vi siano valide auctoritates pagane in favore della posizione che anche lui assume435 (l’identità delle auctoritates menzionate da Tertulliano è discussa da Waszink 1947 p. 495 s.). Una lista simile a questa è in Fulgent. Myth. 1.14 p. 24,15 Helm at vero
amica Apollinis ab hac re vocitata est, quia illi qui de somniorum interpretatione scripserunt, ut Antiphon Filocorus [ = Philoch. FGrHist 328 F 179] et Artemon et Serapion Ascalonites, promittant in libris suis quod laurum si dormientibus ad caput posueris, vera somnia esse visuros (Waszink
1947 p. 495 valuta appunto la possibilità che Fulgenzio dipenda dall’apologeta). In 46.12-13, però, Tertulliano ribadisce la propria avversità per gli oracoli, per cui qui e poi in 47.1 attribuisce una prima categoria436 di sogni all’azione demoniaca. In 47.2-3 l’apologeta passa quindi a indica la seconda e la terza categoria in cui divide le esperienze oniriche, ovvero quelle suscitate da Dio e quelle dei sogni procurati dalla stessa anima. Quest’ultima categoria si espone però a una critica, suscitata dalla tesi (attribuita a Epicarmo) relativa all’impossibilità che l’anima sogni secondo il proprio arbitrio, ragion per cui Tertulliano ricorre alla categoria di naturalis forma dei sogni (extasis) discussa in 45.3. Appena dopo (47.4), infine, viene introdotta una quarta tipologia per quei tipi di somnia non classificabili nei tre gruppi precedenti e che vengono ricondotti a loro volta all’esperienza di tipo estatico.
433 Letteralmente sarebbe «innalzò la massima vetta» (per l’origine di questa espressione, cf. Bannier, ThLL V,2 col. 149,61-64 s.v. effero che la giustifica o come tautologia oppure come esito della commistione di due costrutti distinti). 434 Sulla base di alcuni riscontri stoici (Posidonio) in Cicerone (e grazie anche ad appoggi linguistici quintillianei), Norden 1927 p. 42 ha suggerito che in questo contesto con intentio circumstantiarum Tertulliano si riferisca alla comprensione dello «Zusammenhang der immanenten Naturgesetze», sulla base della concezione stoica secondo cui la mente durante il sonno è in grado di comprendere la coerenza degli eventi passati, presenti e futuri (i circumstantia, appunto). Waszink 1947 p. 505 rileva la plausibilità formale di una simile ricostruzione, ma egli, consapevole dell’incertezza che Tertulliano conoscesse tali posizioni stoiche, ribadisce come si possa anche ammettere un’interpretazione meno pregnante concettualmente, con i circumstantia che si identificano con le cose attorno all’uomo che l’anima riesce poi a percepire durante il sonno.
435 Si deve probabilmente a questo ordine di pensiero la scelta del termine affirmatores “testimone, garante”, che di per sé appartiene al lessico giuridico e legale (cf. Bannier, ThLL I col. 1222,42-53 s.v. adfirmator).
436 Per questa e le categorie successive (di cui è certa ascendenza stoica) e per un confronto con le posizioni (affini o meno) assunte da altri pensatori cristiani, cf. Stroumsa 1999.
Si è ritenuto (e si ritiene ancora oggi) che Tertulliano derivi le informazioni sulla storia dell’onirocritica dall’opera di Ermippo437, autore di età adrianea cui l’apologeta rimanda spesso e dal cui repertorio l’apologeta avrà quindi desunto presumibilmente anche le informazioni sul conto di Epicarmo. Quest’ultimo non è comunque una figura del tutto ignota a Tertulliano, che anche in
De anim. 9.1 ne cita una sentenza molto celebre (Epich. fr. 214) traducendola di sua mano in latino
(cf. qui § 9.1 n. 668).
In 46.11 spicca di nuovo l’interesse di Filocoro per Epicarmo, o quantomeno una stessa tesi viene ricondotta a entrambi. Noi sappiamo di certo che Filocoro aveva menzionato Epicarmo nel Περὶ μαντικῆς (FGrHist 328 F 79 = Athen. XIV 648d), per cui (tanto più che Epicarmo si esprime sulle capacità offerte dai vari tipi di divinatio) potrebbe essere ancora questa la fonte cui Ermippo (più plausibilmente che Tertulliano) risaliva. D’altro canto, considerato l’interesse dell’attidografo per i sogni, si è supposta anche l’esistenza di una seconda opera di Filocoro, indipendente dal Περὶ μαντικῆς, dedicata interamente al tema onirico438.
Contenuto, provenienza: “Epicarmo” viene incluso da Tertulliano nel novero dei sapienti greci che
si sarebbero occupati della divinazione, nello specifico di quella di ambito onirico (46.10). È immediato pensare che tale fama derivi da un’opera attribuita al poeta siracusano e avente contenuto divinatorio e si è quindi pensato al Κανών sulla base della testimonianza di Filocoro (FGrHist 328 F 79) in Athen. XIV 648d. D’altro canto, prese di posizione sulla mantica e l’onirocritica possono essere state presenti anche in altre opere attribuite al poeta (cf. qui § 4.1): insieme con il Κανών, nel Περὶ μαντικῆς Filocoro nominava anche le Γνῶμαι dello stesso autore e non c’è motivo di escludere che anche in esse, visti gli interessi di Axiopisto, non potesse trovare spazio il tema onirico. Non è detto, quindi, che il passo di Tertulliano debba essere ricondotto, necessariamente e in modo esclusivo, al Κανών e non possa essere trattato piuttosto come testimonianza relativa alle dottrine mantiche pseudo-epicarmee nel loro insieme.
A livello contenutistico, Tertulliano attribuisce a “Epicarmo” in primo luogo (46.11) la tesi secondo cui è nei sogni che si raggiungerebbe la massima abilità divinatoria, posizione che richiama il confronto con [Epich.] fr. 259 dove si afferma appunto come sia di notte che si conseguano τὸ σοφόν e πάντα τὰ σπουδαῖα. Si potrebbe prospettare allora uno scenario in cui lo pseudo-Epicarmo stabiliva una tassonomia delle varie esperienze di divinazione e ne indicava un ordine qualitativo. Seguendo questo ragionamento, una derivazione del passo tertullianeo dal Κανών potrebbe rientrare in gioco (cf. qui § 4.1): se tale titolo allude all’idea di “unità di misura” e “criterio”, si potrebbe immaginare che l’opera trattasse appunto dei criteri e delle modalità di divinazione e che quindi si stabilisse una gerarchia fra le varie forme mantiche, fra le quali spiccava quella tramite i sogni; questo tipo di retroterra dottrinale sarebbe quindi rispecchiato nel passo di Tertulliano dove si riferisce del primato mantico che “Epicarmo” assegnava all’ambito onirico. In 47.3 Tertulliano conserva poi l’unica informazione relativa alla dottrina onirica dello pseudo-epicarmo, la tesi cioè secondo cui non sarebbe possibile sognare ex arbitrio, da intendersi cioè nel senso che non è possibile procurarsi il sogno che si vuole (è questa una posizione alquanto diffusa già in età classica; per gli enti che determinano i sogni, siano esterni e sovrannaturali oppure interni all’uomo per quanto comunque di ascendenza divina, cf. van Lieshout 1980 pp. 34-41 e p. 140 s.).
437 Cf. Waszink 1947 p. 488 e p. 505, Del Corno 1969 p. 142 s.