Alcune attività dei GG
II. IN SPAGNA ROMAN ROMAN PINA
cooperatore salesiano
lntroduzione
« Tutto ciò che significa un piano eccessivamente strutturato dei gruppi apostolici sta sofirendo oggi
un
autentico crollo. Stannoinfatti
sorgendo, per Iopiù
per impulso naturale, dei piccoli gruppi umani, che si cristalliz-zano per afinitàdi
età,di
ideali,di fini
edi
campidi
azione.A
difierenzadei macrogruppi che non soltanto avevano ideali comuni, ma anche dei 6ni predeterminati e molto concreti, questi piccoli gruppi conservano
un
ideale comune, peròsi
ofirono una forma distintadr
rcalizzarlo, sempre entroi limiti
o confini che costituisconogli
elementi fondamentali cheli
uniscono.A
questa forma radicaledi
essere edi
vivere da cristiano oggi non sfuggeil
gruppo umanodei
Cooperatori salesiani, chedal
Concilio VaticanoII
e
dal Capitolo Generale Speciale della congregazione salesiana (molto più dal primo che dal secondo)si
è visto postodi
fronte a questa realtà ineli-minabile, costituita dalla domanda,di
più, dalla esigenza della società atruale e dell'oggidi
Dio.Per questo motivo
non è
facile segnalarein
maniera convincente le esperienzeattuali
della cooperazione salesianain
Spagna, giacché questo comporterebbe un'enumerazione esaustivadi
una seriedi
iniziative messe in cantiere da piccoli gruppi,di
cui non sonoin
buona parte a conoscenza. Mi limito quindi a segnalare quelle sorte nell'Ispettoriadi
Valencia e che cono-scoin via
direttao
tramite terzi.Ci
tengo a precisare chevi
sono due campi da distiguere rispetto alle esperienzein
questione: quello relativoai
centri della Congregazione, ossiale
attività che vengono svolte nell'ambito salesiano,e
quello comprendente una seriedi
attività sperimentatefuori
dei confini controllati dai Salesiani, e specialmente le esperienze che hanno inciso su gruppi, particolarmente di giovanipiù
poveri ed abbandonati da un puntodi
vista sia economico che affettivo, culturale, familiaree
psicologico.Mi riferirò a
questo secondo campoin
maniera più ampia, perchéle
esperienze da esso condotte presen-tanoun
contenutopiù
significativo, peril
fatto che sono dirette a gruppi emarginati dalla società, gruppi dei quali abbiamoil
compitodi
occuparciin
maniera prioritaria.Ouanti Cooperatorl salesiani
ci
sonoin
Spagna?Non credo che possediamo dati sufficienti per rispondere a questo interto-gativo. Potremmo
dire
che statisticamentei
Cooperatoriin
Spagna sonomigliaia, ma con ciò non si darebbe una risposta soddisfacente alla domanda.
In
effetti, altra cosa sono le liste dei diversi Centri o Collegi, ed altra cosa, assai distinta,la
serie delle persone che rispondonoin
maniera autentica esincera
al
contenutodel
concettodi
cooperatore salesiano. Sarebbe una questione distinta parlaredi
benefattori.Di tutti i
Cooperatori salesiani che figurano nelle liste ricordate, sareb-bero da distinguere quelli che partecipano per 1o meno con la loro presenzaad
atti
comuni programmatidai
Cooperatori. I1 numero che ne risultasse verrebbe sensibilmente diminuito sesi
dovesse tener conto solo delle per-sone che partecipano attivamente nel sensoriferito
alla cooperazionesale-siana. Si ridurrebbe ulteriormente se
ci si
dovesse riferire a quelliai
quali richiedessimo un'autentica proiezione verso qualcuno, giovaneo
adulto.Sarebbe sicuramente minore
il
numerodi
coloro che risponderebbero positi vamente alla esigenzadi
una proiezione versoi
giovani; e raggiungeremmo, infine,iI
mrmeropiù
piccolo qualora volessimo conteggiarei
Cooperatori che svolgono .il proprio servizio perla
giovenru << povera e abbandonata >>.Conviene non dimenticare che
il
cooperatoredi
quest'ultimo gruppo deve unire insieme un'attitudinedi
dedizione agli almi e un realismo che gli laccia apprezzare ciò che ha o che raggiunge ogni giorno, e questo con gene-rositàe
carità.Essere cooperatore
è
essere cristiano, vivere come cristianoe
quindi agire come tale, però con uno stile che deriva dallo spiritodi
San Giovanni Bosco e con una grande carità, intesa come amorein
senso paolino, verso la gioventù, con predilezione speciale per Ia gioventù più povera e abbandonata.Essere
quindi
cooperatorenel
significatopiù puro ed
ideale, non èquestione
di
essere scrittoin
una lista, è piuttostola
conseguenzadi
ruttoil
vivere e operaredi
una persona.Ghe cosa fanno
in
generalein
forzadella loro
cooperazione?In
termini generici e con riferimento al gruppopiù
ampiodi
Coopera-tori,
ossiadi
coloro che perlo
meno partecipano conla
propria presenza agli atti comuni, possiamo segnalare che le loro attività principali consistono nella partecipazionea riunioni
mensili,a ritiri
spirituali,a riunioni
per gruppi, specialmente tramitei
<< focolaridi Don
Bosco >>,e in
gruppi di inchiesta,in
conferenze quaresimali,o in
esercizi spirituali, ed ancora, in modo generale,in
una seriedi
attività che miranopiù
ad una alimenta-zione spiritualee
formazione personale chea
una proiezione apostolica.Si potrebbe
dire
chevi è
una speciedi
egocentrismo, intendendo questa parola nonnel
suo significato peggiorativo, main
quanto sottolinea una grande preoccupazione del cooperatore per se stesso, a discapito,in
buona parte, dell'esistenzadi altri
interessiin cui
occome occupareil
propriotempo per completare f immagine del cooperatore.
È
risaputo chevi
sonotante persone che convivono accanto
a noi, e
chenoi
non conosciamo e ignoriamo.Senza tener a conto che non è soltanto Ia preoccupazione per la nostra persona
ciò cui
dobbiamo mirare, ma anche qualcos'altro: comea
circoliconcentrici, la nosffa attenzione deve dirigersi
in
primo luogo all'area perso-nale,in
secondo luogo all'area familiare,in
terzo luogo all'area professionaleo
del lavoro,e a
una quarta dimensione costituita dalla preoccupazione eproiezione verso quanti sono misconosciuti
e di cui
parleremoin
seguito:essa farà emergere l'autenticità del nostro impegno cristiano.
Si ascolta lrequentemente la frase che
il
lavoro,la
famiglta e Ia propria persona sonoi
campiin cui ci si
deve impegnare, con un'incomprensibile dimenticanza del fatto che questi campi sono evidentemente importantissimi, ma chein
essi portiamo degli interessidiretti
tanto evidenti che senzadubbio
ci
si può tacciaredi
egoisti nell'attenerci a questi campidi
influsso.Non c'è dubbio che
è
obbligodi
ogni persona preoccuparsi della dignità della ptopria persona, realizzarsiin
ogni dimensione nelI'ambito familiare, e dare una risposta adeguata alla propria vocazione professionale. Ma I'adem-pimentodi
questo ffiplice dovere tocca già non solamente ogni cristiano, ma qualunque persona peril
semplice fattodi
essere persona. Ed è chiaro chein
questitre
campi siamo condizionatiin
modo sraordinario nello svolgimento del nostro lavoro, giacchéla
nostra stimapiù
grandeè
polariz-zata dalla persona,il
nostro amore-obbligo umanopiù
graveè
polarizzato dalla famiglia, e la maggior dipendenza economica è legata al nosro lavoro.Ne segue che la quarta dimensione la quale qualifica
il
cristiano impegnato,e
quindiil
cooperatore salesiano,è lo
sforzo,la
preoccupazione,la
proie-zione, possiamo dire,
nei
confronti delle persone misconosciute, che nonappartengono né alla nostra famiglta, né hanno alcun rapporto con
il
nostrolavoro, e dalle quali non possiamo aspettarci né una retribuzione economica
né una relazione
di
parentela.Ed è assai frequente che
ci
inconttiamo con personele
quali richiestedi
impegnarsi seriamente come cristiani non accettanola
necessitàdi
realiz-zarsiin
questa quarta dimensione.E
questo evidenzia non solamente chenon conoscono cosa vuol dire essere coopefatore, ma
più
ancora che non sannociò
che significa essere cristianonel
sensopiù
ampioe
profondodella parola. Compiere quanto è richiesto dalle prime me aree significa aspi rare sostanzialmente ad essere promossi. Per esser meritevoli
di
un bel voto si rende necessario compiere quanto è richiesto dalTa qtarta dimensione di proiezionee
donazione aglialtri,
evidentemente nella misura dellepossibi-lità di
ognuno.E
quandolo
spirito checi
anima è quellodi
San Giovanni Bosco, allora questa proiezione comporta essenzialmenteil
servizio alla gio-ventù e fondamentalmente a una giogio-ventù povera e abbandonata.In
efietti,il
dedicarsia
questao a
quella gioventù sarà compito tantopiù
perfetto quantopiù
sarà animato da spirito cristiano, senz'altro aggettivo. Quando però questo spirito si specificao
assumela
tonalità salesiana, allora appare chiaro che questa gioventù è preferibilmente quellapiù
poverae
abbando-nata.In
questo non credovi
sia maggior merito che nell'azione svolta daaltri gruppi
in
favore di un tipo di giovani economicamente più favoriti, o dialtre
categorieo stati
sociali, perchédistinti
saranno semplicementeil
campo d'azione e
il
lavoro. Quelli a cui ci chiama Don Bosco sono specifica-mentequelli
della giovenru poveraed
abbandonata.Di
conseguenza sevogliamo lavorare nello stile salesiano da
lui
creato, dobbiamo dedicarci al settore cui egli si rivolsedi
preferenza, e segu.irele
orme dalui
tracciate.Non
vi
è dubbio chela
grande massa dei Cooperatoriin
Spagna è in generale caratterizzata da duefatti: il
primo è costituito da una certa confu-sione conil
benefattore, che comportail
versamentodi
quandoin
quando di elemosine, che non riflettono un impegno serio di tipo economico;il
secondo è costituito dalla tonica segnalatadi
una maggiore attenzione all'ordine per-sonale che a quello della dedizione agli altri.Esperienze iniziate negli
ultimi
anniNell'area mediterranea della Ispettoria
di
Valenciasi è
datavita
in questiultimi
anni a delle esperienze che se non hanno datotutti i
risultati positivi sperati, possiamo però dire che hanno servito almeno per costatare che l'autentico campo dell'azione salesiana resta praticamente ancora vergine, ed attendeil
lavoro dei Cooperatori e degli stessi Salesiani.a. Così si è creato una Banca del Sangue nel capoluogo
di
Alicante-
inprecedenza era stato realizzato ad Alcoy
-
con associati nelle diverse popola-zioni circonvicine. Costituisce un mezzo meravigliosodi
donarsi aglialtri
in forma anonima e comunicando parte vitaledi
se stessi. Funziona ormai da diversi anniin
maniera perfettaal
serviziodi
quanti chiedono questa colla-borazione, e ha visto aumentare ogni voltail
numero dei suoi membri. Nehanno potuto beneficiare numerosi infermi. Questa prestazione umana cari-tativa, silenziosa ma eficace,
è
stata un'ottima occasioneper unire
tante persone sconosciute al)a congregazione eal
progettodi
Don Bosco.b. Un'altra esperienza interessante si è prefissa un'autentica promozione della gioventù lavoratrice, praticamente analfabeta
o
con scarsa istruzione:si
sono organizzatidei
corsi serali, condottida
maesffi specializzati, che hanno consentito ai giovani partecipantidi
conseguire i1 certificatodi
studi primari, concui
possono accederea
pienidiritti a
qualche lavoro, perché senza tale certiÉcato nonè
loro possibile godere delle assicurazioni sociali edi
un lavoro stabile.c. Da diversi anni si stanno organizzando delle colonie estive per gruppi
di
giovani- di
tagazzi da una parte edi
ragarre dall'altra-: si
matta digiovani molto poveri, emarginati, che possono così godere, secondo
i
turni,di
dieci o quindici giornidi
vita sana,di
gioiosa convivenzain
un ambiente her^ organizzato, conla
possibilitàdi
assimilare ideeutili
per una migliore formazionein tutti i
campi.È un
lavoro positivo daun
puntodi
vista umano e spirituale: ofire un'esperienza interessante che le famiglie non pos-sono realizzare; mostra uno stile e una manieradi
vivere molto atEaentee
significativa.d. Un'altra attività inmapresa: con la collaborazione
di
Cooperatorio
di persone simpatizzanti dell'opera salesianasi
sono istituite borsedi
studio per internidi
scuole professionali, specialmente salesiane,in
favoredi
gio-vani molto poveri,
ai
quali siluol
dare una qualifica professionale con cui possano, a suo tempo, sollevare se stessi e la propria f.amiglia da un livellodi vita
misero. Questo servizio rappresenta un'autentica promozione della gioventù che ha minime disponibilità per intraprendere degli srudi,e
allo stesso tempo ofirela
possibilità a persone prowistedi
mezzi economici di collaborarein un
progetto concretodi
servizio cristianoal
prossimo.In
questo modo vengono ancora inculcati
in
questi giovani alcuni principi salesianidi
vita.e. Si è pure sperimentato l'inserimento
in
gruppidi
zingari, che per la loro forma tutta particolaredi
vivere e peril
fattodi
costituire un gruppo etnico speciale, ofirono maggiori difficoltà rispetto ad altri gruppidi
giovani.Quando
ci si è
comportati con natutalezza, con prudenzae
specialmente quando si è intervenuti atmaverso gruppi impegnati che hanno a\,'tlto stretti legami con questa gioventù,il
lavoro ha dato dei risultati lusinghieri. Non si è certamente pretesodi
raggiungerliin
maniera tattica o a scopidi
prose-litismo, ma con un lavoro intelligente e guidato dalla volontàdi
collaborarein
alcune attività, afiancandolo,in
alcuni casi, con sostegnidi
ordine econo-mico o materiale e sopratrutto con prestazionidi
ordine tecnico- di
pedia-ui,
di psicologi, di awocati,di
sacerdoti-
seguendoil
principio evangelico:la
mano destra non sappiaciò
chela la
sinistra. Oggisi
può contare sututta una serie
di
rcaTizzazioni raggiunte con questa gioventù attraverso un vasto tessutodi
attività, chesi
stanno tuttora attuando con diversi mezzi.f.
Si è preso contatto conun
Centro diretto da Religiose Oblate che, come è noto, accoglie giovani provenienti da cafiè clubs, ecc., giovani che hanno avuto esperienzeditrcili
da risolvere e per Ie quali lavorano appuntodette Religiose.
La
colfaborazione con questo Cenroè
servitadi
appoggiodi
frontea
organismi ufficiali per otteneredei
luoghi per vacanze estive, per poter cooperare mediante mezzi tecnici, quali un gruppodi
psichiatri, di psicologi,di
insegnanti, e, infine, per inserirsi nella giunta provinciale del Patronato per la protezione della donna, ein
esso e da esso curarsi attiva-mente della gioventù veramente emarginata dalla societàa
causadi
unavita licenziosa, che però non è totalmente imputabile
a tali
giovani, perchéla
maggioranzadi
loro sonofrutto di
un ambiente familiare negativo e pre-sentano indicidi
intelligenza e di personalità realmente bassissimi. Va notato che la collaborazione è prestata direttamente alla comunità religiosa e indi-rettamentea
favoredi
questa gioventùg. Nel medesimo ordine
di
idee qualche cooperatore si è inserito nella Giunta provincialedi
Protezionedei
Minorenni, organismo uff,ciale che dirige Centri incaricati di accogliere giovani di età inferiore ai diciassette anni che han visto rurbatala
marcia della lorovita per
gravi carenzedei
loro educatori, specialmente dei loro genitori. Si trattadi
giovani che mancanodi
affetto,di
attenzione,di
simpatia familiaree
che reclamano non tanto a parole quanto concretamente l'interessamentodi
persone adulte che sianoin
gradodi
ofirire loro una ragione per vivere, una risposta a tanti interro-gativi, ein
definitiva un'atteggiamento soprannatutale cheli aiuti a
giusti-ficare tutto ciò che è ]oro mancato. aiutoe
assistenza materiale dall'organismo statale dell'Operadi
Protezione dei minorenni, rimane tuttavia orfanadi
affetto,di
simpatia,di
ideali, di allegria nel modo più completo.A
mio parere, la presenzadi
due o treSale-siani
in
ciascunodi
questi centri, chedi
solito hanno una cinquantina di ragazzi, divisi per età, aprirebbe ampie prospettivedi
lavoro. Bisognerebbe portarviun
contenutodi
ordine spiriruale, umanoe
sociale, favorire nei giorni feriali e festivii
legamidi
detti Salesiani coni
collegi dellacorrispet-tiva città
per crearee
promuoverei
cosiddetti « domingueros»
(incontridomenicali), per mettere
in
contatto questa gioventù conaltri
collegi, per poter usufruire delle strutture sportivee di tutti i
vantaggi che offronoi
singoli centri.
h. Si è in6ne cercato