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3.3 Pregi e limiti del debito sovrano

3.3.2 La spesa pubblica

Partendo dallo strumento Bilancio dello Stato è possibile analizzare il debito pubblico utilizzando un criterio prettamente contabile. La tabella 3.2 mostra le principali pòste dello stesso.

È possibile suddividere il lato delle fonti in due parti, cioè le imposte e i contributi sociali.

Le imposte hanno la funzione di nanziare buona parte della spesa dello Sta- to. Tuttavia è necessario anche fare una distinzione tra quelle dirette e quelle indirette, poiché le prime, in genere, rispondono anche a uno scopo di tipo redistri- butivo (attuato attraverso la mano pubblica), mentre le indirette sono applicate indipendentemente dalle capacità di contribuzione di ognuno.20

I contributi sociali, invece, vanno a colmare il fabbisogno di risorse nanziarie del sistema di protezione sociale (assicurazione sul lavoro, pensioni di anzianità o di invalidità, sistema sanitario nazionale, etc. . . ). Essi si identicano in quelle risorse che vengono raccolte attraverso un regime di prelievo coattivo, che grava su individui e imprese, rispondente all'obiettivo di garantire assistenza sociale ai lavoratori e, via via, anche ad altri soggetti altrimenti emarginati dalla società.

Dal lato delle uscite, invece, si ha la spesa pubblica; anch'essa è suddivisibile in due componenti principali.

20Si ricordi che l'articolo 53 della Costituzione Italiana prevede che il sistema tributario si basi

su criteri di progressività e che tutti i cittadini sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Nonostante ciò nulla vieta che, all'interno del sistema tributario nazionale, vi siano anche imposte, magari diverse da quelle sul reddito, che rispondano a criteri dierenti.

La più importante è sicuramente la spesa per investimenti, cioè quella che garantisce ad una nazione di emergere da uno stadio iniziale e di mantenere un certo status nel tempo, innovandosi di continuo.

La spesa corrente, invece, dovrebbe essere relativa solo a quelle esigenze che possono essere denite come esigenze di gestione. Anch'essa, a sua volta, è sud- divisibile in spesa per acquisto di beni e servizi (che si spiega da sè) e spesa per trasferimenti.

Quest'ultima si caratterizza per non pretendere una controprestazione, da parte del cittadino, all'atto della sua erogazione da parte della Pubblica Amministrazio- ne. Non è da intendersi come denaro regalato, sia ben chiaro; piuttosto la si consideri come uno degli strumenti con cui si concretizza lo scopo redistributivo.

Tuttavia essa comporta importanti problemi di gestione e, se non tenuta co- rettamente sotto controllo, può dare origine a decit eccessivamente onerosi. Per questa ragione, nonché perché si tratta una voce quantitativamente molto rilevante sul bilancio dello Stato, essa rappresenta, nell'ambito della spesa, il problema mag- giore per l'Italia. Essa, difatti, comprende al suo interno anche quella che si vedrà essere una componente di rilevanza fondamentale nell'attuale scenario di crisi: la spesa per interessi.21

In denitiva, se si volesse paragonare lo Stato ad un motore, la spesa per investimento è quella che servirebbe a costruire il motore stesso, mentre l'altra è relativa al suo funzionamento e mantenimento: l'acquisto dell'olio, delle candele, del carburante, il corrispettivo al meccanico per la manutenzione, etc. . .

Nel momento in cui le due colonne non producono risultati uguali, bensì si origina uno sbilancio, lo Stato può incorrere in una situazione di decit/surplus di risorse nanziarie. Nel primo caso, allora, si parlerà di disavanzo pubblico, nel secondo, invece, di avanzo pubblico.

In un contesto generale non vi sono particolari ragioni per ritenere che l'una si- tuazione sia migliore rispetto all'altra. D'altro canto disavanzo di sicuro è sinonimo di squilibrio (per come lo si intende nella nostra lingua, con una sfumatura nega- tiva), ma non è detto che un avanzo rappresenti un miglior impiego delle risorse raccolte.22

Un dettaglio fondamentale, invece, è rappresentato dalla qualità dello sbilancio. Si è detto poco fa che l'Italia è gravata da un elevato livello di spesa corrente e, al suo interno, di spesa per trasferimenti. Allora nel momento in cui un Paese investe poco nel suo futuro  cioè nella spesa per investimento  e spinge la pòsta

21La spesa per interessi è di recente passata al centro dell'attenzione, a causa dell'aumento del

dierenziale tra rendimento dei titoli di Stato decennali italiani e tedeschi, il quale esprime il maggior rischio che l'investimento nel debito pubblico dell'Italia comporta.

22Ad esempio l'avanzo di bilancio potrebbe essere originato da un'eccessiva pressione scale.

O peggio ancora da quest'ultima e da un ineciente impiego delle risorse. Con ovvi risultati distorsivi sulle capacità del soggetto privato di gestire l'economia in modo autonomo e, magari, più eciente.

corrente verso livelli elevati, in realtà non sta perseguendo una politica di bilancio lungimirante, bensì più una linea orientata a ottenere risultati di breve termine.23

Inoltre, se il disavanzo è originato prevalentemente da spesa per interessi, si rischia di incorrere in una duplice inecienza:

ˆ quella legata all'eccessiva onerosità del deicit e quindi del debito;

ˆ quella relativa all'ineciente allocazione delle risorse pubbliche, con le con- seguenze già citate.

Una volta esplicato il concetto di spesa per interessi è possibile dettagliare ancor di più il concetto di saldo del Bilancio dello Stato e, di conseguenza, quello di debito pubblico.

Dalla formula

(E − U ) − I, (3.1)

dove E rappresenta le entrate, U le uscite e I gli interessi pagati sul debito, è possibile ricavare il concetto di saldo primario. Difatti nel momento in cui si verica la disuguaglianza (E − U) − I > 0, si ottiene un avanzo primario, cioè una quantità di risorse nanziarie, al netto di tutte le altre spese, da utilizzare per la copertura degli oneri del debito. Nel caso in cui, invece, fosse vera la disuguaglianza contraria, si incorrerebbe in una situazione di disavanzo primario.

Si osservi che quest'ultimo produce sempre un contestuale incremento del debito pubblico.

Allora, se si suppone come istante iniziale il primo momento in cui lo Stato, il cui debito viene preso in considerazione, nasce e inizia a esercitare la propria facoltà di spesa, si può anche aermare che lo stock di debito non è altro che il risultato di un susseguirsi di situazioni di avanzi e disavanzi (sia primari sia complessivi) che si sono sommati algebricamente tra loro nel tempo.

Tale denizione, tuttavia, difetta di un piccolo ma fondamentale elemento, ov- vero non tiene conto del trascorrere del tempo, principale variabile della dimensione nanziaria.