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La spirale dell’esaltazione: un viaggio di ascesa e discesa

Nel documento Eros Platonico e Amore Dantesco (pagine 30-33)

Prima di avanzare con gli altri due tipi di delirio, i quali occuperanno il secondo ed il terzo capitolo, quello di Afrodite o Eros e quello di Dioniso, e prima di proseguire con la riflessione sulle tematiche anima, termine con il quale fu concluso il primo punto, e memoria, che concluse il punto anteriore, mi sembra importante, per ora, prendere in considerazione le caratteristiche di Apollo ed, essenzialmente, quelle delle Muse. La scelta di parlare riguardo alle caratteristiche della divinità apollinea - la divinità che occuperà il quarto capitolo - si deve soltanto a due aspetti, ma che comunque hanno una notevole importanza. Apollo, oltre ad essere, come abbiamo visto, il protettore delle Muse - gli aspetti femminili del divino - è la divinità che si avvicina di più allo filosofo con il quale ho deciso di introdurre questo capitolo, cioè Platone.

Un riflesso di questa affinità, fra Apollo e Platone, si trova sia nell’incontro biografico che in altri dettagli. Iniziamo, perciò, in primo luogo, con le informazioni biografiche che ritengo importanti per la comprensione della vicinanza di Platone con la divinità apollinea, poi, prendendo in considerazione l’affresco La scuola di Atene di Raffaello Sanzio (celebre pittore ed architetto del Rinascimento) vediamo altri indizi del loro legame.

Nel 428/427 a.c., ad Atene, la città protetta dalla dea della sapienza Atena79, viene alla luce, nello stesso giorno in cui i Delî dicono che nacque Apollo80, Platone.

79 Nel Timeo di Platone possiamo trovare indizi della presenza della dea Atena nella vita dei cittadini di

Atene, ad esempio quando, nel discorso di Crizia, si fanno gli onori alla dea. “[...] parlerò per amor tuo e della vostra città e soprattutto in onore della dea che ebbe in sorte la vostra città e la nostra, che le ha allevate e istruite, anzi la vostra mille anni prima della nostra, quando ricevette da Gea e da Efesto la vostra semenza.” (Platone, Timeo, cit., p. 163 [D-E 23]). Le città di cui si parla sono appunto Atene e Sais, la città dell’antico Egitto, fra le quali, ancora all’interno del discorso di Crizia, viene stabilita una

Più tardi, nel 387 a.c., Platone “[...] acquistato un parco dedicato all’eroe Academo, a qualche chilometro di distanza da Atene, vi pone la nuova scuola che prende il nome di Accademia, consacrata alle Muse e ad Apollo. Festeggiando il giorno leggendario della nascita di Apollo, si festeggia, ad un tempo, ogni anno, il natalizio di Platone.”81 L’affinità con Apollo inizia subito con la coincidenza del giorno della loro nascita, poi con il momento della consacrazione della scuola di Atene - l’Accademia di Platone. La consacrazione alla divinità apollinea ci indica, così, una dimostrazione dell’affetto di Platone verso Apollo, una glorificazione alla divinità che lo accompagna e lo ispira.

Prendendo ora in considerazione l’affresco La scuola di Atene di Raffaello82

- una pittura che rappresenta, essenzialmente, i filosofi dell’antica Grecia - si può capire a posteriori ed in modo particolare, l’affinità di Platone con la divinità apollinea. Dividendo la pittura a metà, come faremmo con l’ulteriore affresco, ancora di Raffaello, Parnaso, si può osservare che sul lato destro, quello dove si trova Platone, abbiamo Apollo con la sua lira e, così, il primo indizio della loro vicinanza; sul lato sinistro, invece, quello dove si trova Aristotele, abbiamo Minerva, la divinità romana associata alla dea greca Atena. Apollo è, perciò, la divinità che si presenta affianco a Platone, sul lato destro, il lato dove la mano di Platone è dipinta in alto, indicando il cielo. Sottostante a queste due immagini, quella destra e quella sinistra, ed osservando il dettaglio delle mani, sia di Platone sia di Aristotele, si coglie, oltre al messaggio della

sorta di “parentela”. “«Vi è in Egitto», disse Crizia, «nel Delta, intorno al quale, in cima, si divide il corso del Nilo, una regione chiamata Saitica, e la città principale di questa regione è Sais, da cui proveniva anche il re Amasi e che, secondo i suoi abitanti, ha come fondatrice una dea il cui nome è, in egizio, Neith, e in greco, a quanto dicono, Atena.” (Platone, Timeo, cit., p. 155 [E 21]).

80 “428/427 a.c. Viene alla luce ad Atene. «Apollodoro nella sua Cronologia pone la nascita di Platone

nella LXXXVIII Olimpiade [428-425], nel settimo giorno del mese Targelione [maggio-giugno], nello stesso giorno in cui i Delî dicono che nacque Apollo» (Diogene Laerzio, III, 2)”. (Platone, Fedro, cit., p. XLIX.)

81 Ibid., p. LI.

82 E. Curtius: “non si può capire meglio che pensando alle stanze di Raffaello. Una naturalezza ideale e un

perfetto equilibrio caratterizzano, nell’uno e nell’altro artista [Virgilio], l’altezza dello stile, e ancor più chiaro nella virtù risalta al confronto di Michelangelo o di Shakespeare (pienezza, spirito, potenza, impetuosità). [...] Lo si deve cogliere nella sua assoluta grandezza e validità di artista, nella sfera della sua atemporalità se si aspira alla purezza e alla chiarezza del giudizio estetico”, in Studi di Letteratura

vicinanza dei filosofi con le rispettive divinità83, la comprensione della spirale dell’esaltazione, ovvero il viaggio di ascesa e discesa riflesso nella Divina Commedia di Dante Alighieri. In mezzo al quadro, analizzando le figure ed i simboli che assumono la spirale, ovvero il passaggio ed unione del lato destro con quello sinistro, abbiamo l’intreccio dell’universo, ovvero della terra con il cielo: Platone, il quale assegna con la sua mano destra il bisogno di orientare lo sguardo nella direzione vera, quella celeste, ed Aristotele che, con la sua mano destra, indica la direzione giusta, quella terrena.84

Questa unione, nella Divina Commedia di Dante, si presenta, come ben esprime J. Risset, nel rovesciamento dei corpi dei viaggiatori: “[n]ell’inferno Dante scende verso la sinistra, nel Purgatorio sale verso destra; ma nel fondo dell’Inferno ha luogo un rovesciamento completo dei corpi dei viaggiatori: il tracciato d’insieme è quindi quello di una spirale.”85

In questo senso, il rovesciamento della direzione non è altro che il movimento della spirale, un viaggio di ascesa e discesa, simbolo della gerarchia dell’universo. Inoltre, riprendendo l’affresco, questo rovesciamento, o meglio, il movimento della spirale che compie il passaggio dal celeste al terreno e dal terreno al celeste, si vede anche nell’inversione della prospettiva di chi guarda il quadro, ovvero osservando la mano sinistra di Platone e la mano sinistra di Aristotele. Platone, con la

83 Platone: “Quelli al seguito di Apollo e di ciascuno degli dèi, procedendo al passo del loro dio anelano a

un amato che ne abbia natura conforme. E quando l’anno conquistato, sia imitando essi stessi il loro dio, sia persuadendo e disciplinando il loro amato, lo menano, per quanto a ciascuno è possibile, verso l’attività e la forma del dio; e agiscono in tal modo non per gelosia o meschina malevolenza verso il diletto, ma nello sforzo di renderlo simile a se stessi e più completamente al dio ch’essi onorano”, in

Fedro, cit., p. 63 [B 253].

84

Alla base di questo principio abbiamo il Nuovo Testamento, che indica la fusione della natura divina con quella terrena attraverso la figura umana di Cristo. In Dante questo principio è determinante nel rapporto con Beatrice e viene descritto da C. S. Gutkind nel seguente modo “un uomo ed una donna stano rivolti uno verso l’altro sulla sinistra e sulla destra rispettivamente. Sono vestiti con costumi dell’inizio del 17 secolo, e le loro mani sono strette. L’uomo alza la sua mano sinistra sopra la sua testa, e regge in essa un cuore bruciante, mentre la donna, che porta una corona, anche ha un cuore bruciante nella sua mano sinistra; ma lei sembra di appontare verso giù con esso” - “a man and a woman who stand facing each other on the left and the right respectively. They are dressed in early 17th century costume, and their right hands are grasped. The man raises his left hand above his head, and holds in it a burning heart, while the woman, who wears a crown, also has a burning heart in her left hand; but she appears to be pointing in downwards with it.”, in “Dante Alighieri Alchymicus Amoris” Journal of the Warburg and Courtauld

Institutes, cit., p. 153.

sua mano sinistra, regge il Timeo, Aristotele, invece, con la sua mano sinistra, regge l’Etica. La scelta, dalla parte del pittore, di queste due opere si deve proprio al fatto che vuole esprimere le due sfere dell’universo: quella più celeste, di Apollo - la divinità che “per i Pitagorici era al tempo stesso luce solare e spirito musicale - colui che al suono della lira metteva in moto l’universo”86

- e quella più terrena, di Minerva - la dea accompagnata dalla civetta, simbolo della filosofia, della bellezza e dell’amore per la conoscenza. Di conseguenza, ciò che è protetto e mosso dalla divinità apollinea, attendendo al fatto che si presenta nella mano sinistra di Platone, ovvero nel lato della sfera più terrena, è figurato nel Timeo - l’opera platonica per eccellenza che tratta la tematica sulla natura dell’universo. La scelta di questa opera si deve al fatto che il pittore Raffaello ne vuole esprimere il riportare della saggezza celeste sulla terra, la saggezza di Apollo attraverso l’opera di Platone. Ciò che, invece, è collegato alla dea Atena - la mente, le leggi, la saggezza e l’ordine, le caratteristiche della sfera umana che risalgono alla sfera celeste - viene simboleggiato nell’Etica di Aristotele.

Nel documento Eros Platonico e Amore Dantesco (pagine 30-33)