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sq toigaroũn ei[ tinaς paraleloiv|]pamen Sudhaus

Se abbiamo trascurato, o Pisone, qualcuno degli spunti che è possibile prendere da Omero per la revisione dei governi, e degli esempi…

Tale tipo di correzione si prefigge, a livello pratico, la realizzazione di un equilibrato istituto monarchico (alla stregua di quello ugualmente non disdegnato dallo stesso Epicuro), contrapposto (non solo logicamente, ma anche in ben definiti passi testuali) all’inaccettabile modello di una rovinosa tirannide.

Molto spesso i passi dei testi epici vengono ricollocati nello scritto filodemeo solo a patto di una piena risemantizzazione, che spesso li porta ad esplicitare concetti non così conformi a quelli che possiamo immaginare espressi dai medesimi versi nel loro contesto originario.

Un esempio è costituito da Dorandi XXXIII 17-22 (= Olivieri XV), passo in cui si parla dei

peripepoihvmena del sovrano e si aggiungono valutazioni sull’importanza dei compiti didascalici del sovrano rispetto ai giovani:

PEITO[...] DOSIN euj[bou]|lịvaς t[oĩς] basilẹụ̃si PO[---]|ON deĩ[n] mh; m[ov]non toĩς

p[e]|20r[i]pepoiḥm[evn]oiς aut [---| ] HN, ajll[a; d]h; toụ̃ς ṇe[vouς di]|ḍavskein 18 basil[eũ]sin Philippson 19sq. Dorandi

Importante è soprattutto il passo costituito da Dorandi XXXIII 29-37:

oij [k]ata; t[h;]n nuk[tegersiv]|30an [b]ouleuovmenoị [peri; tw̃]n| oJvlwn ajristeĩς· to;[n ga;r

M]heri|ovn[hn] kai; to;n jAnt[iv]locon,| oujḍevpẉ katatetagme|vnoụς eijς to; sunevdṛịon, ajpa|v 35gonteς, wJς a;jn eJwrakovteς| aujtw̃n th;n frovnhsin [ej]vn| te toĩς ajvlloiς kai; th̃i peri;|| [th̃ς

fulakh̃ς ---]

Da tale testo ricaviamo 3 dati fondamentali:

A- Filodemo esemplifica il concetto di esemplare nobiltà d’animo del sovrano rispetto ai giovani facendo riferimento a un episodio dell’Iliade, nello specifico l’adunanza dei Greci durante la veglia notturna

44 B- Riconosce che i due personaggi citati, Merione e Antiloco, figlio di Nestore, non ancora legittimati a partecipare con pieni diritti all’assemblea data la giovane età, sono considerati comunque giovani dotati di grande senno dagli anziani

C- Motiva la loro convocazione alla luce della grande accortezza da loro dimostrata durante la veglia

Pertanto, dopo l’encomio rivolto alle sentinelle, Omero ricorda che Nestore, assieme agli altri notabili achei, si avvia all’assemblea, accompagnato dai due già citati giovani. La illegittimità della loro presenza legata alla età immatura può essere superata grazie alla parola dei βασιλεῖς che, come Omero afferma esplicitamente nel testo, chiamano concordemente i giovani a partecipare. La convocazione è finalizzata al summhtiavasqai, un verbo che forse Filodemo riconduce ad un loro possesso di mh§ti" da giustificare l’assimilazione effettiva dei due giovani, Merione e Antiloco, al gruppo dei frovnimoi, proponendo un ampliamento di significato che pur essendo etimologicamente coerente non trova alcun riscontro linguistico certo. Può risultare utile la testimonianza scoliastica a commento di questa specifica espressione, schol. Il. X 197 (vol. III Erbse, pag. 38):

a u j t o i ; g a ; r k a v l e o n s u m m h t i a v a s q a i : piqanw'", tou;" fuvlaka" euJrovnte" ejgrhgorovta", ej

ph/vnesan me;n aujtou;" toi'" lovgoi", ejtivmhsan de; toi'" e[rgoi", ejpi; sumboulivan tou;" hJgemovna" aujtw' -n paralabovnte". T

Avendo ravvisato una manifestazione di nobile eroismo nella veglia delle sentinelle, queste vengono premiate sia a parole (con l’elogio pronunciato da Nestore), sia nei fatti, accogliendo i loro capi nell’assemblea con un evidente quanto simbolico gesto di rispetto e gratitudine.

Differente è invece l’interpretazione di Filodemo, che individua nel superamento dell’apparente iato gioventù-dissennatezza operato dai due personaggi il motivo della loro convocazione. Può aver contribuito a trarre in inganno l’autore anche il vocativo con cui Nestore si rivolge alle sentinelle, forse parzialmente frainteso e letto come destinato ai soli due personaggi, essendo questi ultimi figli di Idomeneo e Nestore.

Sul tema si esprime anche schol. Il. X 192 (vol. III Erbse, pag. 192):

o u { t w n u ' n , f i v l a t e v k n a , f u l a v s s e t e : tecnikw'" dia; tou' paraggei'lai aujtoi'" oJmoivw" fu

lavttein ejph/vnesev te a{ma kai; prosevtaxen ajnepifqovnw". eu\ de; kai; to; f i v l a t e v k n a : tw/' ga;r sug

genikw/' ojnovmatith;n ajpo; tou' u{pnou nenivkhken hJdonhvn. b(BCE3E4)T tou' de; paido;" oujd’o{lw"

45 L’autore della nota scoliastica pare ritenere che l’apostrofe di Nestore sia rivolta al corpo delle guardie nella sua totalità, a differenza di quanto si può dedurre da schol. Il. X 196-7 (vol. III Erbse, pag. 38):

t o i ' " d ’ a { m a M h r i o v n h " k a i ; N e v s t o r o " a j g l a o ; " u i J o v " <h [ i > s a n >: dia; to;n

jIdomeneva kai; Nevstora. a{ma dev, i{na oiJ katavskopoi oJplisqw'sin T

In questo secondo scolo, infatti, pare invece che la convocazione dei due giovani sia motivata dall’importanza dei loro genitori.

La lettura di Filodemo risulta essere con buona probabilità una sovra-interpretazione: evidentemente, volendo accogliere nel De Bono Rege anche un esempio di questo afflato didattico- educativo rivolto ai giovani, la distanza dell’interpretazione del passo scelto dal contesto del poema non costituisce un ostacolo insormontabile.

Un secondo esempio della modalità esegetica caratteristica del testo di Filodemo è costituito da Dorandi XXVII 27-36 (= Olivieri XIX). La interpretazione di Filodemo risulta conseguenza della presenza anche nel testo omerico di tumulti ‘non necessari’, ‘aggiunti’ dipendenti dunque da circostanze private e per questo non necessari.

[… oJv]pw[ς mh; toĩς a]jnagkaivoịς [aj]ṭavktoụ[ς ejp]|avgwsi qoruv[vbo]uς. Oijvomai| de; kai; touvtoiς

probeblh|30kevnai to;n poihthvn. ouj| ga;r aj;n pote oJ me;n tw̃n qe|w̃n auJtw̃i basileu;ς to;n j

vA|rh tw̃n qew̃n, oJ d[e;] tw̃n ba|silevwn to;n jAcil[lev]a tw̃n|35monavrcwn […]

…affinché non apportino tumulti disordinati. Credo che anche ai tumulti abbia posto attenzione il poeta. Il re di tutti gli dei infatti non avrebbe detto che Ares gli era il più odioso fra gli dei e il capo dei principi (non avrebbe detto) che Achille lo era fra i comandanti

L’esemplificazione del testo fa poi riferimento a Iliade V 889, 888-90

To;n d’a[r’uJpovdra ijdw;n prosevfh nefelhgerevta Zeuv".

mhv tiv moi ajlloprovsalle parezovmeno" minuvrize.

46 In questo passo Zeus risponde piccato alle querule lamentele di Ares, ferito da Diomede, apostrofandolo e[cqisto" qew'n oi} [Olumpon e[cousin. Un secondo riferimento è dato da Iliade I 176:

Iliade I 173-76

feu'ge mavl’ ei[ toi qumo;" ejpevssutai, oujdev s’ e[gwge

livssomai ei{nek’ ejmei'o mevnein: pavr’ e[moige kai; a[lloi

oi{ kev me timhvsousi, mavlista de; mhtiveta Zeuv".

e[cqisto" dev moiv ejssi diotrefevwn basilhvwn:

In questi versi, in occasione della contesa che divide Agamennone e Achille, quest’ultimo è apostrofato come e[cqisto" diotrefevwn basilhvwn.

Sul verso 177, immediatamente successivo, leggiamo la seguente nota scoliastica, schol. Il. I 177b (vol. I Erbse, pag. 70):

a i j e i ; g a v r t o i e [ r i " t e : ta; pleonekthvmata tou' ajndro;" eij" ojneivdh meqivsthsin, wJ" ei[ ti" to;n

ajndrei'on bivaion kalei' kai; to;n siwphlo;n dovlion. b (BC)T

Il testo ci mette in guardia rispetto alle parole di Agamennone, il quale muta in azioni degne di biasimo le imprese nelle quali si è invece eroicamente distinto. Pare invece diversa la lettura di Filodemo, che giudica assolutamente condivisibile l’insofferenza di Agamennone nei confronti di Achille, del quale Eris è compagna.

Per quanto riguarda la caratterizzazione di Ares nella parole di Zeus, non è forse del tutto casuale che in uno scolio ad locum si sottolinei come il verso sia stato poi spostato nel discorso che Agamennone rivolge contro Achille. Non è possibile affermare se Filodemo condivida l’idea di un’interpolazione o ne anche solo consapevole: nel suo testo non sono direttamente citati i versi in esame, si limita a fornircene una parafrasi allusiva. La assimilabilità dei due passi, che lo scolio individua sul piano filologico, viene da Filodemo spostata sul piano contenutistico, nella sezione in cui tratteggiando la figura del sovrano filovniko" l’autore afferma che tale trasporto mai deve trasformarsi in amore per la contesa fine a se stessa. Questa duplice e oppositiva declinazione di un medesimo attaccamento alla vittoria è pertanto individuata anche nel testo Omerico, nel quale al sovrano giusto si contrappone il suo reciproco negativo rappresentato da un Achille in tutto assimilabile ad Ares.

47 Un altro esempio che conferma questa personale lettura del testo omerico è costituito dalla sezione relativa al simposio, in XX 30-37 Dorandi (= II Olivieri): il verso citato da Filodemo, Odissea XXIII 296.

|30[---] NE […].PAN | [---] kaiv fhsin| iJvna kaqupnwvswsin, oujd’wJς| oJ poihthvς ge dhlw̃n· “lev|ktroio palaioũ qesmo;[n]” h]|35 “filothsivan tevryin” h] t[i]| toioũton

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