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St Pierre in Bèze (dopo il 990) Diocesi di Langres

CAPITOLO II: LE RIFORME DI GUGLIELMO IN

3. St Pierre in Bèze (dopo il 990) Diocesi di Langres

Nel corso del X secolo questa abbazia era stata assalita più volte dagli Ungari, cinque volte se si vuol credere alla Cronaca di Bèze. Durante l’ultimo assalto, nel 937, venne completamente distrutta dalle fiamme e non le fu possibile riprendersi da questa catastrofe199. In ogni caso, l’unico abate che la Cronaca conosce, dal 936/937

fino al 981, epoca della presa del potere da parte del vescovo Brunone, è Milone successivamente vescovo di Mâcon (…981-996)200. Anche riguardo al periodo della

sua carica, che viene brevemente liquidato con qui (Milo) nichil boni in hac domo

gessit201, pare che il cronista non abbia delle notizie particolari, visto che riprende

questa frase testualmente dalla Cronaca di St.-Bénigne, in cui cambia unicamente i nomi202. Non si può dire se Milone anche da vescovo rimase ancora abate.

Dopo il successo della riforma di St.-Bénigne, Brunone si prese cura anche degli altri monasteri privati della sua diocesi e li affidò a Guglielmo perché li riformasse203. Egli

cominciò probabilmente con il monastero di Bèze204. Non si conosce la data precisa. 196 Ciò deriva da un atto di papa Callisto II del 1119 (PL 163, col. 1146 = J. L. 6793), in cui i monaci di

St.-Vivant venivano invitati, come era uso già da 30 anni, ad accogliere un priore di Cluny; cfr. G.

Chr,. IV, col. 442; De Valous, II, p. 67 sg. e 225.

197 B. M., I, 878; cfr. MG DD reg., Germ. ex stirpe Karol. II, n. 155a p. 252. Brequigny, I, p. 344;Voigt,

pp. 13 e 53, Claudon, Langres, p. 4, Montenay, p. 42, Semmler, Beziehungen, p. 389.

198 Dep. Côte-d’Or, cant. Mirebeau; Laurent/Claudon, p. 587 sgg.

199 Bougaud, p. 286 sg.; probabilmente il cronista di Bèze ha desunto l’informazione dei cinque

attacchi da un atto che menziona più avanti (p. 314); tutte queste informazioni non sempre sono affidabili: per es. racconta che l’abbazia dopo il 937 e fino al 981 fu dismessa per 51 anni (p. 287).

200 Bougaud, p. 285 e nota 1; in due atti dei vescovi di Langres del 966 e del 980 è presente un Milo

abbas come testimone = Quantin, I, n. 74, p. 144 e n. 76, p. 148 (vedi sotto, nota 252); si potrebbe

trattare dell’abate di Bèze; G. Chr., IV, col. 1056s.

201 Bougaud, p. 285.

202 Bougaud, p. 126 (cit. sopra, nota 5).

203 Bougaud, p. 135 sg.: Domnus autem episcopus Bruno considerans Patrem Willelmum ita

ferventem in religione, ac monastica institutione, et loca ei commissa (St.-Bénigne e Vergy) de die in diem melius proficere, omnia in suo episcopio monasteria ipsius delegavit providentie, Abbatiam scilicet Besuensem, Apostolorum Petri et Pauli honore dicatam; Monasterium sancti Joannis, quod Reomaus dicitur; locum sancti Michaelis Archangeli, iuxta castrum Tharnodorum, Abbatiam Melundensem, ubi sanctus Valerius Archidiaconus et Martir quiescit.

Si può facilmente supporre che ciò avvenne subito dopo il conferimento di St.- Bénigne (attorno al 990)205. La notizia secondo cui Maiolo avrebbe dovuto riformare

Bèze insieme a St.-Bénigne non ha credito206. La prima testimonianza certa di

Guglielmo quale abate di Bèze è il documento di papa Giovanni XV del 26 maggio 995, in cui egli conferma il conferimento dell’abbazia di Bèze a Guglielmo207. Come

super fontem Besuae posito, apostolorumque principi sacrato, ab eodem Brunone constituitur Pater; nel manoscritto parigino della Vita (vedi p. 7, nota 21) si trova: tertio nihilominus pastore destituto ac recte vivendi lege, che significherebbe che prima della consegna dell’abbazia a

Guglielmo fu dimesso l’abate precedente; tuttavia anche questa interpretazione non è priva di difficoltà grammaticali. L’opinione espressa in G. Chr., IV, col. 706 (lì riferita a Maiolo) e spesso ripetuta (in ultimo di Montenay, p. 56 sg.), secondo cui il duca Enrico avrebbe dato a Guglielmo Vergy e Bèze, è erronea; l’esposizione di Montenay, è in sé contraddittoria: p. 42: «(dall’830) le monastère (Bèze) relève directement de l’évêché (Langres)»; p. 56 sg.: «l’abbaye (Bèze) donnée directement par le duc (Henri) à Guillaume»; p. 113: «Brunon de Roucy en la (l’abbaye de Bèze) donnant à Guillaume de Volpiano».

205 La registrazione negli Annales di Bèze: 991 ordinatio domini et eximii patris Willelmi, abbatis

Besuensis cenobii, per manus venerabilis Brunonis episcopi, SS, II, p. 249, che Sackur, I, p. 267 sg.

segue, non può essere assunta come data per l’assunzione del ruolo di Guglielmo a Bèze, in quanto questi annali, che dipendono dagli Annales di St.-Bénigne (cfr. SS, V, p. 37 e nota 6, Wattenbach – Holtzmann, p. 793, nota 75), la riprendono da lì, trasformando Divionensis in Besuensis (vedi p. 15 nota 27). Questa registrazione deve essere stata inserita dall' editore per errore nell’anno 991, ma un confronto col manoscritto (BN, ms. lat. 5009, fol. 57v) mostra che così come negli annali di St.-Bénigne, anche negli annali di Bèze la data è 990.

206 La Cronaca di Bèze, scritta intorno al 1120, riprende alla lettera lunghi passi dalla Cronaca di St.-

Bénigne, anche se qualche volta modifica lievemente il testo (cfr. sopra, nota 202); nella Cronaca di St.-Bénigne (Bougaud, p. 130) troviamo: Videns igitur ... Bruno statum l o c i (St.-Bénigne)

in ambiguo positum, supplex adiit Domnum Maiolum ... (et) poposcit quatinus eius auxilio q u i v i s s e t r e p a r a r e in melius; la Cronaca di Bèze modifica un po’ questo brano in due punti

(Bougaud, p. 287): ... statum h u i u s l o c i (Bèze) e t a b b a t i a m s a n c t i B e n i g n i D i

v i o n e n s i s, in ambiguo positum ... q u i v i s s e t e a s r e p a r a r e in melius; sulla Cronaca di

Bèze vedi anche Bougaud, p. XXV sgg. e Dahlmann, p. 283. Poiché il cronista di Bèze mette il suo monastero in relazione col testo originario, tenta di stabilire a posteriori un’eguaglianza tra le due abbazie per quanto concerne la riforma.

207 J.L. 3858, B. Z. 733; Pflugk-Harttung, I, n. 12, p. 10; Delisle, p. 37 sgg.; Sackur, I, pp. 263, nota

1; Appelt, p. 256 sg.; Santifaller, Papsturkunden, p. 11; Gras, Bulle, p. 252 sgg. Questi autori ignorano la copia in BN, ms. lat. 9089, fol. 4r, grazie alla quale in alcuni punti il testo potrebbe essere letto in maniera più agevole. Non ci sembra del tutto certo che questo atto papale, di cui si conserva solo un frammento, possa avere come contenuto soltanto la conferma dell’incarico a Bèze, come viene affermato in generale dalla critica. Come spiega Sackur, probabilmente l’atto conteneva lo stesso tipo di conferma anche per St.-Bénigne, come sembra alludere il riferimento a Maiolo, allora da poco defunto, come viene accertato dalla correzione di Sackur; il cronista di St.-Bénigne utilizzò non solo i falsi atti papali di Sergio I e Giovanni V, creati sulla parte posteriore di questo atto dopo che era stato tagliato (Bougaud, p. 63, cfr. Chevrier/Chaume, n. 327, p. 109, P. Gras, Bulle, p. 254), ma anche l’originale, da cui sono riportate citazioni nell’esposizione della riforma di St.-Bénigne (p. 129, vedi sopra, nota 11); la ricerca ha finora ignorato questo stato dei fatti che sosterrebbe la nostra tesi; il testo che Delisle ha prodotto può essere completato come segue

priore Guglielmo insediò immediatamente il visconte di Digione, Rodolfo il Bianco, ma continuò a occuparsi personalmente dell’abbazia208. Rodolfo era stato uno dei

primi monaci a St.-Bénigne sotto Guglielmo e nello stesso tempo gli aveva dato il suo appoggio con ingenti mezzi finanziari209. Grazie alla sua precedente carica laica egli

fu particolarmente adatto al ripristino di questa abbazia gravemente danneggiata; a lui si deve anche la costruzione di una chiesa di maggiori dimensioni210.

Nei documenti di Bèze come successore di Rodolfo211 troviamo Benedetto212, che

sottoscrive l’atto di Guglielmo per Fruttuaria come priore prima dei suoi monaci213.

Il terzo priore citato, Olgerio, divenne abate di Bèze nel 1031 dopo la morte di (qui è fondamentale il testo di Delisle, P = Pflugk-Harttung, S = Sackur, M = ms. 9089, B = le aggiunte per completare il testo della Cronaca (Bougaud) sono sottolineate qui): ec(P)clesiae

Sanctae Lingonensis ... atus episcopus ... / ad (M) diocesim pertinentia in spiritalibus (B: legge

erroneamente spiritualibus, corretto invece è ms. Dijon (vedi p. 7 nota 23): spiritalibus) religione (P e M) et (P e M: in) temporalibus (B: ne-)/(B: cess)ari (B: a) pene adnullata gubernatione. Qua

de re minime in ... / ... ore cepit querere quatenus Dei dispensante m (B: nutu M: nu .. )/ .. quod

(M) ... restituere .. inde (M) beatae memoriae (clun: S/P: iacen, S: si, P: s cen, S: ob, P: ii; M legge:

martiniacensis cenobii) loci abbatis con (P: su, S:lto atque, P: nego, S: tiatione) .... / (S: sus, P: cepit) fratres; per la datazione dei falsi bisognerebbe considerare l’utilizzo del testo originale da parte del

cronista; ma un ulteriore approfondimento in questa sede ci porterebbe un po’ troppo oltre.

208 Rodulfus Glaber, Vita, cap. 12, col. 708.

209 Bougaud, p 149 sg. Chevrier/Chaume, n. 193, p. 7 (990-991); cfr. ibid., p. 302: (Raoul le Blanc). 210 Bougaud, p. 288 sg.: Rexit autem hunc locum sub abbate Willelmo Prior Magnus (Rodulfus), tam

in exterioribus quam in interioribus providendis, et amministrandis strenuissimus; Sackur, I, p.

268 pone qui erroneamente accanto a Rodolfo, di cui si parla nel testo poco prima, un’altra persona, il visconte Magnus (così anche Hallinger, p. 836); come praepositus Rodolfo viene menzionato in un altro atto del 1043, Bougaud, p. 327: temporibus pristinis, videlicet Domni Willelmi Abbatis

seu Rodulfi praepositi tempore; il cronista di Bèze, che riprende gli inizi di Rodolfo a St.-Bénigne

dalla Cronaca di St.-Bénigne, apporta anche qui una lieve ma decisiva modifica al testo, ponendo l’aiuto di Rodolfo, che nella Cronaca di St.-Bénigne si riferiva al regimen huius loci et Besuensis

monasterii (Bougaud, p. 150), esclusivamente in relazione a Bèze, attraverso l’eliminazione della

particella et (ibid., p. 288).

211 La Cronaca di Bèze (ibid., p. 289) comunica il giorno della morte di Rodolfo, il 13 novembre, ma

non l’anno; nel necrologio di St.-Bénigne è registrato il 12 novembre (fol. 155v) un Rodolfo, forse il priore.

212 Con l’espressione monachus Besuensis monasterii, nomine Benedictus, che a un sinodo chiede

al vescovo Brunone il riconoscimento di una donazione a Bèze, si intende di certo il priore, Bougaud, p. 295; alla fine di un altro atto, in cui viene menzionata una donazione a Bèze da parte del conte Rainaldo di Borgogna, figlio di Ottone Guglielmo, si legge: Haec enim acta sunt tempore

Willelmi Abbatis ac praepositi loci Benedicti nomine, Bougaud, p. 300; in un altro atto ancora

viene chiamato priore: Milo . . . Domni Willelmi Abbatis, qui huic monasterio Besuensi praeesse

dinoscebatur, ac Domni Benedicti, qui post ipsum prioratus officio fungebatur, clementiam adierit . . . Prior Domnus Benedictus ex consensu . . . Abbatis Willelmi dedit, Bougaud, p. 304; dedit ei Domnus Benedictus Prior, Bougaud, p. 305; solo l’ultimo di questi atti risale al periodo del

vescovato di Lamberto di Langres.

Guglielmo, e precisamente venne insediato come abate da re Roberto, che si trovava proprio in quella zona per una campagna militare214, subito dopo la notizia del

decesso di Guglielmo215. Poco dopo essere diventato vescovo di Langres, Ugo di

Breteuil (1031-52) depose Olgerio poiché si era rifiutato di versargli alcune tasse, che considerava ingiustificate. Al suo posto il vescovo chiamò Alinardo, l’abate di St.-Bénigne. Come racconta la Cronaca di Bèze, i nuovi monaci provenienti da St.- Bénigne, giunti con Alinardo, tentarono di trasferire le ricchezze dell’abbazia di Bèze a St.-Bénigne. Olgerio avrebbe posto fine a questi fatti. Da St.-Bénigne, dove era tenuto prigioniero, egli sarebbe tornato a Bèze con l’aiuto di Ugo IV di Beaumont, un nipote di Ugo II, conte di Digione, e avrebbe scacciato gli intrusi di Digione216.

Siccome a questo racconto non si contrappone alcuna altra testimonianza, risulta difficile darne una valutazione217. Forse Alinardo vide qui una possibilità di portare

avanti l’eredità di Guglielmo grazie all’aiuto del vescovo, possibilità che gli era stata negata dall’intervento del re a Bèze. Ma questa vicenda non portò a un'inimicizia duratura tra le abbazie, come si apprende dal necrologio di St.-Bénigne, dove sia Olgerio218 sia i suoi successori furono registrati, così come tutti gli altri appartenenti

alla comunità219.

Che Guglielmo sia rimasto abate di questa abbazia fino alla sua morte si può concludere con certezza dal fatto che l’abbazia fu continuamente governata da priori. Dell’importanza e della crescita che Bèze acquisì sotto Guglielmo, è dimostrazione il gran numero di documenti tramandati dalla Cronaca220 riguardanti donazioni

214 Cfr. Richard, p. 94, nota 1.

215 Bougaud, p. 317: Nolens . . Robertus Rex locum istum (Bèze) diu sine pastore manere, ne lupi

rapaces gregem invaderent, Domnun Ulgerium, qui tunc vicem Prioris sub Abbate Willelmo tenebat, hunc loco Abbatem substituit.

216 Bougaud, p. 317 sg.

217 Tranne che per le modifiche apportate dalla Cronaca di Giovanni di Bèze alla Cronaca di St.-

Bénigne (vedi sopra, note 206 e 210), in cui la rifoma di Bèze così come quella di St.-Bénigne viene attribuita a Maiolo e l’opera di Rodolfo il Bianco viene fortemente sottolineata, si nota che Giovanni loda come reale riformatore dell’abbazia l’abate Stefano di Joinville (1088 circa – 1124 circa), che era seguace di Gausberto, il precedente priore di St.-Bénigne, il quale aveva fallito come abate e si era ritirato nel monastero di Cluny: monasterium . . . a tempore domni Stephani . . videtur

sumpsisse principium, Bougaud, p. 382, e sembra tralasciare totalmente la riforma di Guglielmo

(vedi p. 193).

218 Vedi p. 77, nota 83.

219 G. Chr., IV, col. 706s.; Odone l’11/5 (fol. 138v), Gausberto il 17/2 (fol. 130v) e Stefano il 20/2 (fol.

131v).

220 Bougaud, p. 289-316; è notevole che nei 24 atti che la Cronaca di Bèze tramanda, Guglielmo

spicchi 7 volte nei 15 documenti risalenti al vescovato di Brunone, mentre appare solo una volta in un documento del tempo di Lamberto; si rivela qui chiaramente l’inasprimento delle relazioni di Guglielmo col vescovo. Sul buon rapporto tra Guglielmo e Brunone vedi Hugo di Flavigny,

Chronicon, lib. II, p. 416. Vignier, Décade, II, p. 27 sg. riconduce il sostegno particolare di

e proprietà restituite. Aremburga221, madre del vescovo Letbaldo di Mâcon (996-

1018), il successore del vescovo Milone, già abate di Bèze, fu benefattrice di St.- Bénigne e di Bèze. Probabilmente Ottone Guglielmo prestò aiuto al suo parente Guglielmo anche a Bèze222.

Ancora al tempo di Guglielmo venne sottoposta a Bèze una prima cella. Il conte Girardo, che aveva effettuato una donazione a Bèze a Nouvelle-les-Champlitte223 già

durante l’episcopato di Brunone, con l’aiuto del vescovo Lamberto di Langres fondò la cella di Notre-Dame de Fouvent224 nel 1019, davanti al suo castello di Fouvent-

le-Château e la donò ai monaci di Bèze225. Accennando alla disciplina di Bèze

l’appartenenza a questa abbazia viene ulteriormente sottolineata. Guglielmo, allora abate di Bèze, non viene citato226. Moutier-St.-Jean fu il terzo monastero privato

concesso dal vescovo Brunone di Langres a Guglielmo.