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St Vivant de Vergy (dopo il 990) Diocesi di Autun

CAPITOLO II: LE RIFORME DI GUGLIELMO IN

2. St Vivant de Vergy (dopo il 990) Diocesi di Autun

Il monastero di St.-Vivant de Vergy era stato fondato da Manasse, conte di Digione e Chalon, davanti alla fortezza di Vergy, all’inizio del X secolo184. Nulla è stato 177 Chevrier/Chaume, n. 279, p. 69 sgg.; cfr. Bougaud, p. 174; = Chevrier/Chaume, n. 278, p. 69:

(1024 circa) Lamberto conferma la donazione che un canonico di Langres fa a St.-Amâtre e dona lui stesso un altare.

178 Dép. Haute-Marne, arr. Chaumont, cant. Juzennecourt; Laurent/Claudon, p. 287 sgg. e p. 446

sgg.

179 Manteyer, p. 511 sgg., Laurent/Claudon, p. 287 sgg.

180 Cfr. Chevrier/Chaume, p. 261 (Aimon, comte de Bolenois) e Chaume, Listes, p. 271 sg. 181 Chevrier/Chaume, n. 266, p. 56 sgg.

182 Chevrier/Chaume, n. 295, p. 78 sg.: (1030, prima di settembre) … per consilium et laudem Lamberti

… adii virum venerabilem Willelmum, Divionensis coenobii abbatem, qui nostris temporibus in monastico pollebat religiosior ordine, … postulans, … quatinus (Sexfontaine) … in quo olim ordo regularis floruerat, sed malorum pravitate hominum deperierat, gubernandum susciperet ordinemque in eo monasticum repararet … tali .. tenore, ut … locus predictus possessionesque ad eum pertinentes abbatis Divionensis coenobii regiminis subiaceant, ac de his, ut, de propriis, prefati coenobii rectores ordinent et disponant; nella Cronaca questo atto viene menzionato brevemente,

Bougaud, p. 174 sg.: Aymo comes dedit Abbatiam … obtulit sancto Benigno. La sua registrazione nel necrologio di St.-Bénigne il 24/6: Aymo miles … qui dedit nobis abbatiolam apud saxonis

fontem (fol. 142v).

183 Dep. Côte-d’Or, cant. Gevrey-Chambertin; Cottineau, col. 2920.

184 Dalla relazione della fondazione nella Vita s. Viventii (p. 813) non si evince una data certa; la

tramandato sulla sua storia e sui suoi abati nel corso di tutto il X secolo. Si può supporre che facesse parte dei possedimenti personali dei duchi di Borgogna - Giselberto, il figlio di Manasse, era duca di Borgogna (morto nel 956) e grazie al matrimonio di sua figlia Liutgarda con il duca Ottone di Borgogna (956-65), Vergy entrò a far parte della casata ducale capetingia185 - fino a quando il duca Enrico di

Borgogna poco dopo la riforma di St.-Bénigne186 consegnò questa abbazia, situata

nella vicina diocesi di Autun, a Guglielmo perché la riformasse. La tesi della completa decadenza della vita monastica dell’abbazia prima della riforma, spesso ricorrente in modo convenzionale, può essere spiegata e giustificata con la precedente signoria dei laici187.

Dall’atto di fondazione di Guglielmo per Fruttuaria, dove Ingelbaldus prior sottoscrive in capo a trenta monaci di Vergy188, e da un testo ancora inedito di un rotolo dei

morti dell’XI189 secolo, conservato solo in un frammento, in cui sono citati gli abati

Ingelbaldo e Roberto del monastero di St.-Vivant de Vergy190, si può riconoscere in

Ingelbaldo un allievo di Guglielmo, da quest’ultimo insediato come priore a Vergy. Questo Ingelbaldo era già conosciuto dagli autori della Gallia Christiana grazie al necrologio di St.-Germain-des-Prés; tuttavia essi non avevano potuto collocarlo

di Manasse. La datazione all’890, secondo Mabillon, Ann. III (1706), p. 277, è erronea. Che Duchesne abbia indicato il 924 come data della fondazione (così G. Chr., IV, col. 442, e altri), non è corretto: l’anno 924 (Vergy, pr. p. 11) fa riferimento esclusivamente alla denominazione di Manasse, per la quale si riferisce a N. Vignier (p. 87: nel 924 Walonem et Gislebertum Manassis

cuiusdam Burgundiae comitis filios). Su Manasse e Walone anche Hlawitschka, Lotharingien, p.

241 sgg., cfr. sopra, nota 30.

185 Chaume, Vergy, p. 71 sgg., cfr. Chaume, Duché, I, p. 469, nota 2; i signori di Vergy si presentano

solo all’inizio dell’undicesimo secolo.

186 La data del 995 indicata da Alberico da Troisfontaines (p. 776) per l’inizio della riforma non

ha valore di fonte, in quanto Alberico soprattutto in questo passaggio riprende esattamente la

Cronaca di St.-Bénigne; cfr. Dahlmann, p. 283, nota 6. La datazione ‘poco prima del 1004’, così

Chaume, Verziacum, p. 91, è erronea.

187 Rodulfus Glaber, Vita, cap. 12, col. 708: Non multo post commissum est ei ab Henrico venerabili

duce monasterium etiam Verziaci castri ex latere situm, ubi antiquus confessor Christi sanctus requiescit Viventius. Illud quoque, veluti primum (St.-Bénigne), moderamine regulari erat destitutum, illoque in melius reformato ...; Bougaud, p. 135: Hinricus dux, audita fama religionis eximii patris Willelmi, commisit ei Abbatiam Verziacensem pene ad nichilum redactam, ut ab ipso restrueretur [corretto secondo il ms. Digione (vedi p. 7 e nota 23) fol. 40r, in stampa: restitueretur] in pristinum statum: quod et fecit; sulla errata lettura di Vezeliacense (PL 162, col. 818, da D’achéry)

aveva già posto l’attenzione Sackur, I, p. 276, nota 1; tuttavia l’errore secondo cui Guglielmo abbia riformato Vézelay è ancora ricorrente nella letteratura contemporanea; su Vézelay, vedi p. 166 sgg.

188 Vedi p. 204 nome n. 91.

189 Descrizione in Fossier, p. 69; Fossier ignorava che già Delisle, Rouleau mortuaire du B.Vital, p.

32, aveva reso noto questo rotulus.

190 Ms. Vat. Reg., lat. 1495, fol. 1r: Titulus Sancti Viventii Verziacensis monasterii ... Orate pro nostris:

Ingelbaldo abbate. Rotberto abbate, Norberto. Gisleberto. Hunberto. Hugon<e>. Hilduino. Acardo. Ingelberto. Remigio. Attone. Widrico. Herrico. Arnulf<o>. Cum quibus ex nostris tam priscis quamque modernis. Luceat alma dies et benedica qu<ies>.

esattamente nel tempo191. Quando Guglielmo era ancora in vita o poco dopo la

sua morte, egli gli successe come abate di St.-Vivant192. Risulta senza ombra di

dubbio dalla sottoscrizione di Ingebaldo quale priore che Guglielmo stesso ne fu a lungo abate. Al contrario il rotolo dei defunti rende esplicito che St.-Vivant non fu sottoposto a St.-Bénigne, bensì all’inizio rimase indipendente da altre abbazie. Attraverso il necrologio di St.-Germain-des-Prés si possono ancora identificare due monaci di Digione193 inviati da Guglielmo con Ingelbaldo a St.-Vivant. Come

conseguenza della riforma si può sicuramente considerare l’attività dello scriptorium di St.-Vivant, di cui si conservano ancora alcuni manoscritti194. Di una permanenza

non datata di Guglielmo a Vergy, durante uno dei suoi viaggi di visita, ci racconta Rodolfo il Glabro in occasione di uno dei miracoli compiuti da Guglielmo195, per 191 G. Ch., IV, col. 442: XVI Kal. Nov. Ingelbaldi piissimi abbatis Verziacensis monasterii (= Necrologio

di St.-Germain-des-Prés, p. 275); come anche Longnon, Notice, p. 34 tralascia la registrazione del giorno della morte di Ingelbaldo che si trova anche nei necrologi di St.-Bénigne: XVI Kal.

Nov., Ingelbaldus abbas (fol. 152v), e St.-Mansui (p. 50); a Mont St.-Michel Ingelbaldo è registrato

insieme al suo successore Roberto (vedi sopra, nota 190): Robertus, Ingelbaldus abbates (p. 737, non identificato; la supposizione che si tratti di abati dello stesso monastero diventa probabile con il rotolo dei morti); l’Ingelbaldo registrato lo stesso giorno come primo nome a St. Arnulf (senza l’apposizione abbas) (p. 41) potrebbe anche indicare l’abate di Vergy.

192 L’opinione espressa in Petit, V, p. 367 sg., nota 6 e in Sackur, I, p. 243, secondo cui Vergy dopo

Guglielmo fosse guidata dall’abate Elderico di St.-Germain d’Auxerre (vedi sotto, nota 236), deriva dalla confusione con il monastero di Varzy (Cottineau, col. 3299); questa versione si fondava su un passo dei Gesta abbatum Autissiodorensium, Labbe, I, p. 572: Monasterium autem Varsiacense

a bonae memoriae Ingonde Regina olim loco Sancti Germani datum, ... dictus abbas (Eldrico) cum adiutorio dicti ducis (Enrico di Borgogna) per manum Hugonis Autissiodorensis Episcopi ad ius et proprietatem dicti monasterii revocavit; in un passo dei Gesta episcoporum Autiss. (Duru, I,

p. 397) è ricordato che il vescovo Goffredo di Auxerre, in punto di morte, si fece portare a Varzy (Varziacum), ut inde ad monasterium Caritatis super Ligerim facilius portaretur, ibi sepeliendus, da cui si capisce che per Varziacum si intende Varzy (dép. Nièvre), sita quasi al centro tra Auxerre e La Charité-sur-Loire (dép. Nièvre); lo stesso errore si riscontra in Kaminsky, p. 257. Eccetto questo passo citato dai Gesta abbatum, in letteratura non si trovano riferimenti sul monastero di Varzy.

193 Il monaco registrato nel necrologio di St.-Germain-des-Prés il 14/10: Walcherius nostre

(congregationis) sancti Viventii (p. 275) è registrato a St.-Bénigne lo stesso giorno tra i monaci di

St.-Bénigne (fol. 152v); non si sa per certo se il monaco Raynardus di St.-Vivant (a St.-Germain- des-Prés il 25/10, p. 276) appartenesse anche al monastero di St.-Bénigne, poiché lì nel necrologio tra i monaci del monastero è registrato un Raynardus il giorno 24 (fol. 153v) e il giorno 25 tra i conventi affratellati (fol. 154r). Sulla registrazione del 3/10 a St.-Bénigne non si sa di più: Humbertus

quondam abbas Verziac. (fol. 151bis v), ma dovrebbe risalire all’undicesimo secolo e dovrebbe

trattarsi di un monaco di St.-Bénigne – rimane incerto se fosse prima dal suo incarico a Vergy o in seguito alla dimissione– come mostra la registrazione nel necrologio di St.-Vanne: Humbertus

monachus sancti benigni (fol. 210r).

194 Wilmart, Auteurs spirituels, p. 50 sgg., Chaume, St.-Vivant, p. 168 sg.

195 Rodulfus Glaber, Vita, cap. 26, col. 717: revertenti namque illi (Willelmo) quondam a coenobio

mezzo del quale si documenta ancora una volta il suo interesse personale per questa abbazia. Attorno al 1090, sotto l’abate Ugo di Cluny (1049-1109), St.-Vivant de Vergy divenne priorato cluniacense196.

Con Bèze, dove era stata introdotta la regola benedettina dal vescovo Alberico di Langres (820/21-838) e che nell’830 era stata dichiarata da Ludovico il Pio possedimento stabile della diocesi di Langres197, a Guglielmo venne affidato il

secondo monastero privato vescovile perché lo riformasse.