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Ing. Giovanni Antonio Carbonazzi, Vicepresidente onorario del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici dal 1859 al 1865 La parola cantoniere ha origine incerte. Il vocabolario lo definisce come “colui che è addetto alla sorveglianza e manutenzione delle strade ferrate o delle strade ordinarie” e va distinto il “cantoniere ferroviario” dal “cantoniere stradale”.

La figura del cantoniere ebbe un ruolo importante nell’Ottocento, soprattutto in tempo di guerra, poiché egli si occupava delle condizioni delle strade che potevano determinare una vittoria o una sconfitta, se non addirittura la sopravvivenza stessa degli abitanti dei villaggi da esse collegati; prima dell'introduzione di questo Corpo erano addirittura i soldati a doversi occupare della pulizia e della manutenzione stradale.

Nell’aprile del 1830 il Re di Sardegna Carlo Felice istituì il Corpo dei Cantonieri, che avevano il compito di manutenere e controllare il proprio “cantone”, cioè un tratto di strada affidatoli dall’ingegnere Capo, il quale decideva sia la sua lunghezza, circa 4-5 chilometri, sia l’ubicazione.

Con il Regio Decreto n. 1189 del 28/05/1922 furono stabiliti i doveri e le mansioni fondamentali del Corpo dei Cantonieri delle strade nazionali, che divenne essenziale per l’amministrazione del Genio Civile. Inoltre questo R.D. illustrava chi avrebbe potuto far parte di questa istituzione: era necessario essere cittadino italiano di età inferiore ai trentacinque anni, con sani principi,

Fig.16 Cantonieri al lavoro per la costruzione di

una strada agli inizi del 1900 in una fotografia tratta dal libro “Il viaggio dell’Anas 1928-2008 - Le immagini”, 2008

Fig.17 Macchinario utilizzato per la costruzione di

una strada agli inizi del 1900 in una fotografia tratta dal libro “Il viaggio dell’Anas 1928-2008 - Le immagini”, 2008

buona prestanza fisica e intellettiva. Il cantoniere per svolgere il proprio ruolo di operaio stradale era dotato di specifici strumenti, di cui era il diretto responsabile, e di un libretto di servizio su cui doveva annotare gli incarichi affidatigli dall’Ufficiale di Genio Civile e dal Capo Cantoniere. I cantonieri che avevano cinque anni di servizio e che erano in grado di svolgere le quattro operazione aritmetiche fondamentali, di scrivere un rapporto sui servizi svolti durante la propria attività ed eseguire rilievi topografici e misurazioni sarebbero potuti diventare Capi Cantonieri. Con questo passaggio di grado, secondo l’articolo 32 del R.D., avevano sotto la loro responsabilità un gruppo di cantoni per un tratto solitamente non superiore ai 30 chilometri e dovevano occuparsi della supervisione dei lavori che i cantonieri avrebbero svolto nelle loro 12 ore di servizio, domeniche e giorni festivi inclusi.

I cantonieri dovevano risiedere obbligatoriamente vicino al proprio cantone per agire con prontezza in caso di interventi necessari per il risanamento del tratto di strada: per questo vennero costruite le Case Cantoniere, punto di riferimento e di ricovero per il personale e per gli attrezzi del mestiere, rappresentanti un’icona di architettura stradale del nostro Paese.

I principali incarichi del Corpo erano la manutenzione delle banchine, la pulitura dei cigli e la segnaletica orizzontale e verticale.

Fino al 1928, anno della fondazione dell’azienda AA.SS., esistevano su tutto il territorio nazionale circa 3000 cantonieri subordinati a ditte appaltatrici e responsabili del patrimonio stradale nazionale. Con l’istituzione dell’AA.SS. ci si rese conto di quanto fosse essenziale questo Corpo, che vivendo a stretto contatto con il cantone ne conosceva le caratteristiche e avrebbe potuto occuparsene con una manutenzione ordinaria; si decise quindi la stesura di un

Fig.19 Un cantoniere al lavoro, 1930

ca. in una fotografia tratta dal libro “Il viaggio dell’Anas 1928-2008 - Le immagini”, 2008

Fig.18 Cantonieri in funzione manutentoria, 1935 in una

fotografia tratta dal libro “L’Azienda Autonoma delle Strade nel Decennio 1 luglio 1928 – 30 giugno 1938”, 1938

regolamento contenuto nel R.D. n.1139 del 01/06/1928. Si passò così nel 1928 ad avere 4700 cantonieri, di cui 500 capi cantonieri, e nel 1932 a 6000, con l’introduzione di nuove figure: l’allievo cantoniere e il cantoniere scelto.

La vera innovazione fu l’introduzione di corsi teorici volti a istruire e migliorare le conoscenze dei giovani cantonieri. All’epoca l’AA.SS. era considerata un’azienda all’avanguardia, in quanto possedeva un patrimonio di attrezzature meccaniche notevole. Essendo l’azienda nata sotto regime fascista, tutto il Corpo venne riformato ispirandosi al sistema gerarchico militare con annessa divisa; infatti si partiva dal grado più basso di allievo cantoniere, fino ad arrivare a quello di Capo Cantoniere.

Nella classe dirigente si affermò l’idea, già avanzata dall’ingegnere Giovanni Carbonazzi all’inizio del secolo precedente con l’affermazione “Una strada senza

Cantonieri è come un ospedale senza medici”, che il cantoniere fosse una figura fondamentale per la sicurezza della circolazione stradale e per il pronto intervento.

Una volta debellato il Fascismo, venne soppressa l’azienda nel 1944, ma il Corpo dei Cantonieri continuò ad esistere anche dopo la fondazione dell’Anas. Negli anni Ottanta venne rivista l’organizzazione: si passò ad avere una rete di centri e nuclei di manutenzione al posto dei cantoni, con il D.P.R. n.1126 del 11/12/1981.

Venne istituito il sistema a squadre composto da un Capo Cantoniere e cinque operai ogni 40-60 chilometri e parallelamente vi era la squadra di manutenzione, incaricata della sorveglianza e della cura della strada per sistemare e rendere fruibili i tratti rovinati dall’usura, agevolando la percorrenza, eliminando i vari ingombri presenti causati da agenti atmosferici e applicando segnaletica.

Sempre in quegli anni fu stabilita la necessità di un aumento del livello culturale dei cantonieri, con lo scopo di selezionare un personale maggiormente qualificato e in grado di lavorare più autonomamente seguendo i dettami dell’azienda che con il D.P.R del 1986 stabilì il decentramento delle competenze; per questo motivo era richiesto ai Capi Cantonieri un diploma di istruzione secondaria di primo grado, un corso di qualificazione e almeno cinque anni di servizio.

II.VI.I. Il cantoniere in Piemonte

Una Regione che dopo l’Unità si distinse per avanguardia e innovazione dal punto di vista infrastrutturale fu il Piemonte, sede della capitale d’Italia. Torino infatti divenne testimone dello sviluppo industriale, economico, scientifico e politico. In particolare a cavallo tra il 1800 e il 1900 vide la fondazione da parte di Giovanni Agnelli della FIAT, Fabbrica Italiana Automobili Torino, che apportò innovazione e numerosi cambiamenti all’industria automobilistica. Si ha la necessità di riorganizzare dal punto di vista urbanistico il Paese, quindi le Regioni, le Province sino ad arrivare alle città come nel caso di Torino. Per migliorare la rete viaria venne scelta la figura del cantoniere, che aveva il compito non solo di manutenere l’esistente, ma anche di costruire nuovi tratti stradali. Per questo motivo la figura di questo lavoratore assume da sempre un ruolo di vitale importanza per il settore della viabilità.

In questa Regione un ostacolo con cui i cantonieri devono interfacciarsi ancora oggi è la conformazione geomorfologica del territorio, in buona parte montana; essi hanno infatti dovuto sviluppare particolari capacità di intervento, per esempio nel caso dello sgombero neve, consentendo la circolazione del traffico anche su strade particolarmente impervie durante tutti i mesi dell’anno.

Al 1990 la viabilità provinciale aveva uno sviluppo di circa 3000 chilometri ed era costituita per il 57% da strade di pianura, il 20% da strade di collina ed il 23% di montagna. Questa disomogeneità presente sul territorio rende 12

necessario l’intervento con attrezzature e tecniche manutentive specifiche soprattutto nel caso di tratte soggette ad un traffico intenso per la maggior parte di trasporto merci pesanti.

Si parla del “mestiere” del Cantoniere proprio per la sua capacità di lavorare in una squadra operativa mettendo a disposizione la proprio esperienza, per portare benefici, con metodi e strumenti di intervento, all’intera società in termini di trasporto viario.

Col passare del tempo il mestiere del cantoniere si è evoluto avvalendosi di nuovi mezzi e di nuove attrezzature, ma nonostante le numerose e necessarie innovazioni tecnologiche, l’uomo è sempre l’elemento fondamentale su cui far affidamento e su cui investire. I cantonieri di oggi hanno la stessa professionalità di ieri, però devono far fronte a nuove criticità, come l’aumento dell’inquinamento ambientale ed acustico.

Da “Gli attrezzi e gli strumenti del lavoro di ieri raccontano il mestiere del cantoniere” , marzo 1990,

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tipolitografia F.lli Scaravaglio & C. srl, Provincia di Torino, assessorato viabilità, Silvia Berton con collaborazione Renato Garbarino, testi a cura di Fiammetta Geymonat e Silvia Berton

II.VII. La Casa Cantoniera

“[…]le Case Cantoniere ritorneranno