3. Le politiche di sviluppo
3.4 Le politiche per le “aree interne”
3.4.2. La strategia per le aree target
Le lezioni apprese
Come base di partenza, va senz’altro enfatizzato il fatto che - in Emilia-Romagna - le aree interne sono state, nei decenni passati, teatro di “buone pratiche”, che si sono espresse in modo particolare nella stagione della programmazione negoziata: dalle Intese ed Accordi–Quadro per l’attuazione del Programma Regionale per la Montagna, ai numerosi Programmi Speciali d’Area (Po Fiume d’Europa; Valli Tidone e Luretta; Valle del Reno; Alta Valle del Sillaro; Parco delle Foreste Casentinesi e Valle del Bidente; Basso Ferrarese), per arrivare alle forme negoziali partecipate come attraverso i programmi Leader, fino alle diverse forme adottate in attuazione dei programmi comunitari delle programmazioni 2000-2006 e 2007-2013 (ob. 9 delle Intese per l’Integrazione delle politiche territoriali su base provinciale).
Ciò costituisce certamente un asset importante, nella prospettiva della nuova stagione programmatica che richiede di innovare lo sviluppo locale, tanto nei temi e nei contenuti, quanto nella capacità di coinvolgere un più ampio panorama di stakeholders locali, inclusi i possibili “attori emergenti” (dalle reti sociali, alle associazioni e cooperative di comunità, alle associazioni di migranti radicati nei territori, etc.).
Appare importante rilevare che la crisi strutturale che interessa il sistema regionale (come
“frattale” del sistema europeo), costituisce un’opportunità di grande rilevanza per ripensare nuovi equilibri territoriali, ribaltando lo schema concettuale che ha visto nelle aree interne – secondo una visione politica sempre subalterna alle aree centrali - i
“serbatoi” di risorse da estrarre a beneficio dei sistemi urbani (dall’acqua alle risorse vegetali, dalle “riserve di natura” alle stesse risorse umane, drenate per rispondere alla domanda di forza-lavoro dei sistemi produttivi).
Infatti, dalle analisi condotte sulle aree montane e sulle aree dell’asta del Po, le aree interne della nostra regione sono accomunate da condizioni strutturali che nel tempo hanno dato origine ad equilibri socio-economici estremamente fragili, fortemente condizionabili dal variare delle situazioni di contesto quali:
▪ un capitale territoriale generalmente sotto-utilizzato, associato ad una perdita di conoscenze tradizionali relative alla gestione dello spazio (dall’agro-biodiversità alla funzione ecologica e paesaggistica degli spazi aperti, ecc.), in particolare nelle zone montane;
▪ i costi sociali, economici e ambientali del dissesto idrogeologico legato alla perdita delle funzioni di gestione dello spazio, che genera enormi danni, tanto alle infrastrutture locali quanto agli insediamenti a valle; si consideri che i costi di ripristino sono mediamente stimati dell’ordine delle 4 volte i costi degli investimenti in prevenzione mentre anche per la fascia deltizia del Po, i costi della manutenzione idraulica e della difesa dell’ecosistema umido non sempre trovano un adeguato bilanciamento dagli effetti delle azioni di valorizzazione territoriale;
3. Le politiche di sviluppo
Pag. 65
▪ un crescente disagio sociale, laddove la riduzione dei servizi di base per riorganizzazione/razionalizzazione, genera perdita di attrattività dei territori ed ulteriore de-popolamento, a fronte di politiche di superamento del digital divide pubbliche e di attivazione di servizi, che tuttavia ancora stentano a colmare i bisogni espressi dalle comunità locali.
La strategia
Si tratta dunque di ribaltare la logica di un processo che ha generato il ciclo di causalità cumulativa del “de-popolamento - riduzione dell’attività economica - riduzione dei servizi - ulteriore de-popolamento”.
Richiamare l’attenzione sullo sviluppo delle aree interne secondo una prospettiva di
“attrattività territoriale”, conduce ad enfatizzare la necessità di riportare tali aree al centro delle politiche di sviluppo economico, al pari delle aree forti: ciò implica guardare ad una prospettiva di crescita e di inclusione sociale basata sull’accesso in situ alle opportunità per i cittadini e sulla riduzione del gap con le aree urbane/aree forti.
E altresì opportuno sottolineare che, in condizioni di scarsità e incertezza di risorse finanziarie e di rigidità dei vincoli alla spesa pubblica ed in concomitanza col processo di riordino degli Enti locali, è della massima importanza ripensare il ruolo del Governo Regionale come soggetto facilitatore di processi, in cui gli attori locali, pubblici, privati, del privato sociale, possano interagire per valorizzare al massimo le risorse disponibili e per individuarne e porne in valore di nuove o di antiche a lungo trascurate (a partire dai servizi forniti dagli ecosistemi ed alle opportunità di creare lavoro a partire dalla loro valorizzazione).
In concreto, ciò implica il disegno di politiche (di attrattività) per le aree interne che puntino a:
▪ riportarvi il lavoro, come pre-condizione di sostenibilità di qualsiasi progetto di ricostruzione economica;
▪ valorizzare il patrimonio e le risorse naturalistiche e storico culturali per consolidare, diversificare e qualificare i luoghi di produzione di beni e servizi, in particolare collegati alle attività turistiche;
▪ favorire il consolidamento e il recupero dei saperi artigianali, di produzioni locali e dei prodotti tipici di qualità quali occasioni di sostegno al ricambio generazionale;
▪ sostenere la crescita organizzativa delle filiere delle produzioni tipiche locali di qualità, funzionale ad una più efficace presenza sui mercati urbani;
▪ tutelare il territorio e valorizzare i capitali territoriali, per contrastare il dissesto idrogeologico e mettere a valore le risorse costiere dell’area deltizia del Po;
▪ incentivare lo sviluppo di micro-filiere di imprese nel settore forestale/energetico, per creare lavoro e valorizzare l’ecosistema-bosco nelle aree montane;
▪ consolidare e innovare i servizi alla popolazione avvalendosi delle nuove tecnologie ICT, in particolare per i servizi educativi e scolastici, socio-sanitari e piattaforme per le
PROGRAMMAZIONE DEI FONDI STRUTTURALI E DI INVESTIMENTO EUROPEI (SIE) Documento Strategico Regionale dell’Emilia-Romagna 2014-2020
Pag. 66
imprese;
▪ rafforzare le azioni spontanee di “comunità”, che fanno leva sull’associazionismo, la mutualità e la valorizzazione del capitale sociale e territoriale;
▪ Stimolare e governare opportunamente processi migratori urbano-rurali.
In termini più prettamente progettuali, la “articolazione territoriale” della strategia deve tenere conto degli elementi seguenti:
▪ da un lato le specificità delle diverse aree interne dell’Emilia-Romagna, cui è opportuno rispondere con politiche tarate su bisogni ed opportunità dei singoli contesti;
▪ dall’altro la loro caratterizzazione non come “sistemi chiusi” bensì come spazi di relazione, in cui sviluppare iniziative che rafforzino la coesione ed integrazione delle diverse aree, secondo una logica di collegamenti funzionali “a geometria variabile”
(ovvero, in altre parole, ambiti di collaborazione funzionale).
Le priorità della Regione Emilia-Romagna per la strategia nazionale Aree Interne
L’Accordo di Partenariato chiede alle Regioni di indicare le priorità progettuali finalizzate a testare azioni/approcci innovativi per innescare processi di sviluppo locale. A tale fine sono previste risorse a gestione diretta delle Autorità Centrali, che saranno programmate in stretta correlazione con i Programmi Operativi Regionali 2014 -2020.
Sulla scorta dell’analisi territoriale che ha generato la mappa delle aree interne della Regione Emilia-Romagna, appare evidente che le priorità dovranno essere finalizzate a:
▪ promuovere progetti ad alto contenuto innovativo e di sistema,
▪ garantire effetti e ricadute su aree vaste omogenee,
▪ assicurare la forte integrazione con le priorità e le strategie definite nei Programmi Operativi Regionali e Nazionali dei Fondi SIE, della programmazione del Fondo Sviluppo e Coesione, della Cooperazione Territoriale Europea e della dimensione della politica di sviluppo rurale.
In virtù di questi criteri, sulla base dell’analisi dei fabbisogni e del quadro strategico sopra delineato, le priorità si sostanziano in:
▪ Innovazione sociale e sperimentazione di meccanismi di comunità applicati alla gestione sostenibile del territorio e al presidio dei servizi alla popolazione (Obiettivi Tematici 2, 3, 8, 9 e 10; PON Occupazione, Istruzione; FSC in relazione alla difesa del suolo);
▪ Consolidamento, qualificazione e diversificazione dell’offerta turistica di pregio, nelle aree che già presentano una concentrazione significativamente più alta di addetti nel settore della ricettività (Obiettivi Tematici 2, 3, 6, 9 e 10);
▪ Valorizzazione degli ecosistemi di pregio, attraverso interventi sperimentali e innovativi di tutela e promozione, e del patrimonio culturale (Obiettivo Tematico 6;
CTE; FSC);
3. Le politiche di sviluppo
Pag. 67
▪ Rafforzamento della capacità amministrativa, in vista del riordino istituzionale degli Enti locali, per assicurare i principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza.
Questo tema, in aree fragili in cui è evidente il ruolo del pubblico a sostegno dei processi di sviluppo locale, assume un connotato particolarmente rilevante e merita azioni sperimentali tematiche (ad esempio percorsi formativi ed istruzione) o di specificità quali il completamento del processo di ingresso della porzione dei comuni della Val Marecchia in Emilia-Romagna (Obiettivi Tematici 2, 9, 10 e 11; PON Governance).
Alla luce di quanto sopra dettagliato, le priorità di intervento possono essere ricondotte alle aree target identificate.
Date alcune caratteristiche socio-economiche comuni all’area centro-occidentale ed occidentale della montagna appenninica, queste vengono considerate come un unico ambito di collegamento funzionale.
Le tabelle seguenti illustrano le correlazioni tra:
▪ ambiti di intervento della strategia nazionale aree interne, Obiettivi Tematici e priorità regionali;
▪ priorità regionali, Obiettivi Tematici e aree target regionali.
Tavola 6 - “Aree Interne”, ambiti di intervento DPS e priorità regionali. di meccanismi di comunità applicati alla
gestione sostenibile del territorio e al presidio dei servizi alla popolazione
Qualificazione e diversificazione dell’offerta turistica di pregio, nelle aree
che già presentano una concentrazione significativamente più alta di addetti nel
settore della ricettività azioni sperimentali tematiche (ad
esempio percorsi formativi ed
Pag. 69 Tavola 7 - Priorità regionali e aree interne potenziali “target”.
Aree Interne priorità RER
Aree target Obiettivi Tematici- PON-CTE
Innovazione sociale e sperimentazione di meccanismi
di comunità applicati alla gestione sostenibile del territorio
e al presidio dei servizi alla popolazione
Qualificazione e diversificazione dell’offerta turistica di pregio, nelle aree
che già presentano una concentrazione significativamente più alta di addetti nel
settore della ricettività azioni sperimentali tematiche (ad
esempio percorsi formativi ed
PROGRAMMAZIONE DEI FONDI STRUTTURALI E DI INVESTIMENTO EUROPEI (SIE) Documento Strategico Regionale dell’Emilia-Romagna 2014-2020
Pag. 70
La figura seguente mostra l’articolazione territoriale della strategia e dei quattro ambiti di collaborazione funzionale per le aree interne.