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La nostra ricerca è divisa in due parti, una teorica e una analitica, ciascuna delle quali composta da altrettanti due capitoli. Una ripartizione che non ha l’obiettivo di slegare e isolare i contenuti proposti, quanto di ordinarli, mostrando alla lettrice e al lettore i passaggi graduali che ci hanno portato alla definizione delle peculiarità degli spazi della nostalgia. Le coordinate teoretiche, necessarie per mettere in cornice lo spazio della conoscenza in cui ci proponiamo di agire, saranno incrementate nel corso dell’analisi, usando i casi studio e i loro satelliti testuali non come semplici esempi descrittivi ma come dispositivi imprescindibili per verificare e collaudare le pertinenze semiotiche emerse (cfr. Fabbri e Marrone 2000).

La parte I, titolata “L’impianto teorico della ricerca” si apre e si chiude con delle precisazioni teoriche dedicate allo studio delle passioni dal punto di vista semiotico. In dettaglio, dopo aver tracciato il percorso semantico che ha condotto la nostalgia a diventare una passione collettiva e culturale, pur essendo stata concepita in un contesto medico nella Svizzera del Seicento, si considereranno i punti di forza e i limiti principali della “semiotica delle passioni” di stampo greimasiano. A questo legheremo una breve rassegna sulla semiotica delle emozioni culturali così come proposta da Lotman, focalizzando l’attenzione principalmente sulle modalità esplosive dell’appassionamento culturale.

Date queste premesse, sempre nel capitolo 1, verrà messa al vaglio la nota analisi lessematica sulla nostalgia “francese”, condotta da Greimas nel 1986. Le pagine densissime del semiologo saranno trampolino di lancio per una riflessione più articolata sul senso culturale di questa passione, intesa non tanto e non solo come un profumo timico della tristezza, o come una passione derivante da una mancanza e da un desiderio legato al passato, quanto piuttosto come una passione della memoria culturale che può determinare e invertire il senso di testi e discorsi, oltre che indirizzare precise ideologie. Per dimostrare coerentemente questo aspetto nella discussione saranno presi in considerazione anche contributi provenienti dalla sociologia e dall’antropologia. Ad esempio, le riflessioni nodali di Svetlana Boym su “nostalgia restaurativa” e “nostalgia riflessiva” serviranno a rifinire alcune considerazioni

sociosemiotiche sulla passione, intesa come risultato complesso di una traduzione21

culturale, oltre che a proporre quella che definiremo come “indessicalità della nostalgia”, meccanismo generale che, dal nostro punto di vista, sottende e definisce il funzionamento dello spazio della nostalgia.

Nel capitolo 2 ci occuperemo più dettagliatamente dei processi di esternalizzazione della memoria, con uno sguardo focalizzato sugli spazi. Lavorando sulla generale definizione “luoghi della memoria” proposta dallo studioso francese Pierre Nora, vedremo come in realtà da un punto di vista semiotico la rappresentatività identitaria e memoriale degli spazi deputati alla trasmissione collettiva del ricordo sia un esito articolato tra quelli che definiamo “significati di progettazione e significati d’uso”. Sempre nel secondo capitolo, poi, metteremo in contatto la teoria sugli spazi della memoria con le forme di appassionamento culturale. È in questa sezione, infatti, che definiremo la nostra idea di “spazio della nostalgia”, presentando le sue caratteristiche specifiche e le diverse tipologie possibili.

Nella seconda parte della tesi “Casi di Studio e Precisazioni Teoriche”, si procederà all’analisi di due casi studio lontani culturalmente e geograficamente ma che nella loro diversità ci permettono di completare analiticamente delle questioni rimaste in sospeso nella parta teorica. Teniamo a precisare che questi casi studio non dovranno essere pensati come appendici a margine, ma come banco di prova per raffinare le idee teoriche, modificarle e adattarle ai contesti su cui poniamo attenzione.

Questo perché pensiamo che la semiotica della cultura sia più a suo agio nella messa a contatto con il mondo (cfr. Segre 1996: 48) che nella torre d’avorio dell’astrattezza.

21 Da questo momento in poi, il concetto di “traduzione” sarà considerato in ottica semiotica come “il processo cardine della generazione del significato” (Sedda 2012b: 60) che mette in mostra le forme di concatemento del significato e le dipendenze tra il sistema culturale che viene tradotto e quello di arrivo della traduzione stessa. Come ha fatto notare Franciscu Sedda (ivi: 60 – 69) il concetto di “traduzione” ha animato il pensiero di molti studiosi che oggi sono considerati i padri della semiotica. In particolare, precisa lo studioso sardo, la traduzione ha interessato Peirce che definito “the meaning of a sign is the sign it has to be transalted into”, oppure Greimas per il quale “la significazione […] non è altro che questa trasposizione d’un piano di linguaggio in un altro, di un linguaggio in un linguaggio diverso, mentre il senso è semplicemente questa possibilità di trascodifica”. Per approdondimenti teorico–semiotici sul concetto di traduzione si vedano anche Dusi e Nergaard (2000); Osimo (2017).

Ci chiediamo, allora, in che modo una passione del tempo può concretamente legarsi a uno spazio. Che si intende per spazio della nostalgia ex-novo e spazio della nostalgia risemantizzato? Come possono le pratiche trasformare passionalmente lo spazio sul quale vengono prodotte? Può la nostalgia, il desiderio di una temporalità che è ontologicamente passata, essere riproposta nello spazio fino a mostrare una versione della storia filtrata e ideologizzata? Fino a che punto un insieme di credenze emotive, quella che chiameremo Enciclopedia Locale Emotiva, può determinare il funzionamento semiotico di uno spazio?

A queste e altre domande parallele e incidenti daremo risposta nel capitolo 3 e nel capitolo 4, rispettivamente dedicati all’esplorazione e all’intellegibilità del dinamismo nostalgico di Predappio, la città natale di Benito Mussolini, diventata famosa per essere frequentata da sostenitori nostalgici dell’ex dittatore d’Italia; e al museo della DDR di Berlino, un “nuovo museo” inaugurato poco più di dieci anni fa, che racconta una versione “ludicizzata” del passato della Repubblica Democratica Tedesca.

Ringraziamenti

Desidero ringraziare anzitutto la mia professoressa Patrizia Violi, per avermi insegnato tutto quello che so sulla semiotica della memoria culturale e per avermi dato la possibilità di lavorare insieme in questi anni.

Ringrazio anche Cristina Demaria, Anna Maria Lorusso, Francesco Mazzucchelli e Daniele Salerno, per gli indispensabili scambi di idee, per avermi fatto sempre sentire parte integrante del gruppo di ricerca “Trame”. Devo un ringraziamento anche alla professoressa Viviana Gravano, per i dialoghi su Predappio e sulle “stranezze occasionali” di quel posto di provincia. Ringrazio anche il professor Franciscu Sedda per le revisioni attente e i consigli utili offerti a questo lavoro.

I also want to thank Professor Ihab Saloul, my supervisor at University of Amsterdam, for welocoming me to his research group; Lars, Frans and Michael from “Herengracht 401”, for all the inspiring memory–lunches together.

Questa tesi non sarebbe stata possibile senza il supporto quotidiano delle mie amiche e dei miei amici. A Alessandra va un ringraziamento speciale, perché continua a essere in prima fila per me da anni, incurante dei chilometri che ci separano. Ringrazio anche Marta, Claude e Elena, compagne di viaggio fondamentali in questi tre anni, che mi

A Eleonora, Maria, Alice, Mariana, Monica, Viviana, Matteo, Federico, Polly e Alina, devo un ringraziamento per aver avuto sempre un divano su cui ospitarmi in giro per l’Europa e per aver esercitato pazienza nei miei momenti di sconforto e di entusiasmo “memoriosi”.

Ringrazio di cuore mia madre Rosa, per la inesauribile forza che sempre mi trasmette; mia sorella Francesca, i miei fratelli Raffaele e Ludovic, per aver tifato per me quando io stesso non ero più disposto a farlo.

I would like to thank my English–American family: Sue, Graham, Dan & Bess, for the constant positive energy and for all the welcoming love.

Su tutte e tutti, il mio ringraziamento più affettuoso va a Dom, the one, antidoto alle mie nostalgie, amore e amico insostituibile.

Parte I