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Chapter 2. Productivity  Generality

2.3 Fattori di produttività sintattica nelle costruzioni a struttura argomentale.

2.3.3 Studi precedenti.

Per dimostrare l’effetto della pre-emption statistica in sintassi, Boyd e Goldberg (2010) hanno compiuto uno studio sull’utilizzo degli aggettivi inglesi che iniziano per schwa, ə, (afraid). In inglese, tali aggettivi, non compaiono in strutture attributive in posizione prenominale (the scared boy vs. ??the afraid boy) senza però che tale

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restrizione possa essere attribuita a fattori di carattere semantico o fonologico. Lo scopo dello studio era dunque quello di analizzare cosa blocca i parlanti nell’utilizzare determinate strutture linguistiche che sarebbero, in linea teorica, permesse dalla lingua e accettabili da un punto di vista semantico.

Boyd e Goldberg hanno dunque esposto i soggetti all’utilizzo di due coni aggettivali all’interno di una struttura relativa (19), e hanno indagato se tale struttura potesse rivestire un ruolo preventivo, bloccando l’utilizzo di tali aggettivi all’interno della struttura attributiva (20).

19) The pig that was ablim moved to the star. 20) The ablim pig moved to the star.

L’ipotesi dei due studiosi era che l’esposizione alla struttura relativa (19) nell’exposure

block, fornisse ai partecipanti un’evidenza negativa indiretta, bloccandoli nell’utilizzo

della struttura attributiva nel task di produzione.

I risultati ottenuti, oltre a dimostrare la validità di tale ipotesi, mostrano come la pre- emption statistica giochi un ruolo cruciale nel processo di acquisizione linguistica e di generalizzazione, portando i parlanti a generalizzare le restrizioni a tutti i membri della categoria e non solo a quelli osservati direttamente.

Bybee e Eddington (2006) hanno analizzato il ruolo svolto dalla frequenza token nel guidare i parlanti ad esprimere giudizi di accettabilità di coppie di verbi di cambiamento di stato seguiti da aggettivi (nella fattispecie i verbi analizzati sono quedarse, ponerse,

volverse, hacerse). Attraverso una prima analisi, gli studiosi hanno evidenziato come

nei dati estratti dai corpora, determinate coppie, caratterizzate da una frequenza elevata, sembrino costituire “prefabs” o espressioni fisse dal carattere ormai convenzionalizzato e, allo stesso tempo, come gli altri aggettivi che ricorrono nel pattern con frequenza più bassa, siano per la maggior parte sinonimi delle espressioni utilizzate in tali espressioni convenzionalizzate o condividano con esse numerose caratteristiche semantiche.

L’ipotesi postulata dai due studiosi è che gli elementi che ricorrono con una frequenza token elevata all’interno della costruzione, fungano da membri centrali, prototipici delle categorie che sono istanza dello slot schematico della costruzione stessa e costituiscano gli elementi a partire dai quali avviene il processo di estensione.

Numerosi sono gli studi che hanno analizzato il ruolo svolto dalla frequenza type nel fenomeno della produttività.

Zeschel (2010) ha proposto uno studio corpus-based volto ad indagare gli effetti della frequenza type nel processo di estensione semantica di collocazioni del tipo Agg. + N, caratterizzate dalla presenza dell’aggettivo tedesco tief, particolarmente polisemico. L’ipotesi di partenza era che la distribuzione di nuove combinazioni Agg. + N nello spazio semantico fosse correlata positivamente con la distribuzione delle combinazioni già attestate.

I dati sono stati sottoposti ad una analisi statistica per verificare la correlazione fra la distribuzione dei pattern attestati e di quelli nuovi per ciascuna variante semantica. I risultati hanno mostrato una correlazione positiva fra la semantic type frequency delle varianti attestate di una collocazione e il numero delle estensioni creative, dimostrando una effettiva connessione fra la frequenza type di una costruzione e la probabilità che i parlanti la estendano a nuove istanze lessicali.

Barðdal (2006, 2008) in uno studio sulle costruzioni a struttura argomentale islandesi ha analizzato la correlazione fra frequenza type e coerenza semantica (ovvero la coesione interna tra gli elementi che compongono la classe di riferimento per uno slot di una costruzione) individuando una relazione inversa fra i due fattori nel determinarne il grado di produttività. Maggiore è la frequenza type di una costruzione, minore sarà il grado di coerenza semantica degli elementi che sono istanza degli slot aperti e viceversa.

For a category that is high in type frequency, this means that only a low degree of internal consistency across its items is needed for the category to be extended. Categories of intermediate type frequency have to be more coherent than high type-frequency categories in order to be extended to new items. Finally, categories that are low in type frequency must show the highest degree of internal consistency across their items in order to be extended to new types. (Barðdal, 2006:469)

Per testare la propria ipotesi, la studiosa ha analizzato la distribuzione di prestiti verbali presi dall’area dell’information technology all’interno di due costruzioni a struttura argomentale islandesi: Nom.-Acc. e Nom-Dat. Barðdal ha individuato, in questo modo, tre punti del productivity cline che rappresentano tre livelli emblematici di correlazione e sono rappresentati rispettivamente dalla costruzione Nom.-Acc., semanticamente aperta e caratterizzata da un’elevata frequenza type, dalla costruzione Nom.-Dat., più circoscritta a livello semantico e con livelli di frequenza type intermedi ed infine il caso isolato di un conio verbale (dona uppi ) accompagnato da una particella preposizionale

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e caratterizzato da un significato altamente specifico, che secondo la studiosa si è formato per analogia con una forma già presente nella lingua (daga uppi).

Figura 7 Correlazione inversa fra frequenza type e coerenza semantica secondo Barðal (2008: 43).

Recentemente, Perek (2015) ha indagato il ruolo svolto dalla frequenza type nel determinare la produttività nel fenomeno delle alternanze argomentali. Partendo dalla constatazione che esistono asimmetrie nella produttività delle varianti di un’alternanza argomentale, lo studioso si è domandato se l’esperienza che i parlanti hanno con un determinato verbo all’interno di una delle varianti dell’alternanza influisca sulla probabilità che lo stesso verbo compaia anche nell’altra. Lo studio è stato condotto utilizzando come stimoli le varianti dell’alternanza locativa e di quella dativa. Ai soggetti sono stati presentati coni verbali in una delle due varianti di ciascuna alternanza, ed è stato chiesto loro, successivamente, di utilizzarli all’interno di una frase (sentence completion task); lo studioso ha poi condotto una misurazione della frequenza con cui tali verbi sono stati utilizzati dai parlanti nell’altra variante.

I risultati dell’esperimento mostrano che per quanto riguarda l’alternanza dativa, i parlanti mantengono un comportamento conservatore se il verbo è incontrato, la prima volta, nella variante “to-dativo” ma non nel caso in cui esso sia presentato per la prima volta nella variante ditransitiva; in questa condizione, i parlanti hanno, al contrario, un comportamento produttivo e sembrano pronti ad estendere il verbo ad entrambe le varianti indipendentemente da quella esperita nello stimolo. Non sembrano esserci invece forme di asimmetria per quanto riguarda l’alternanza locativa. La spiegazione fornita dallo studioso, in linea con una prospettiva usage-based, attribuisce la differenza di produttività ad una differenza di frequenza type non solo delle singole varianti ma anche dell’intero constructeme.

The existence of many more verbs occurring only in the to-dative construction than occurring in both variants of the alternation triggers the expectation that a verb used in the

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