I GESUITI A GORIZIA
3.3 Sviluppo della Chiesa di Sant’Ignazio e del suo Collegium
Inizialmente, la fondazione gesuitica di Gorizia dipendeva economicamente dal collegio di Graz. Del resto “era più che naturale che la giovane istituzione necessitasse di un appoggio materiale per tutte le sue necessità e per assicurarsi la sua durata nel tempo”.67 A Gorizia i padri Gesuiti avevano “un buon punto d’appoggio presso la nobiltà cittadina e presso coloro che avevano insistito affinché si fermassero e fondassero un «Collegium» per l’educazione della gioventù e per la formazione cristiana di essa, come pure perché fossero di aiuto al clero locale che era piuttosto scarso”.68
A quel tempo a Gorizia operarono diversi ordini monastici in modo più o meno efficace contro il protestantesimo: vi erano infatti i Minori Francescani, i Fatebenefratelli, i Carmelitani, le Orsoline, le Clarisse e i Cappuccini che avevano un compito particolare di cura d’anime, di confessori e di predicatori; ai gesuiti invece venne riservato il ruolo specifico di educatori.69
Perciò era necessario costruire una base economicamente efficiente e stabile, per ricavare i fondi sufficienti a mantenere il personale, alla costruzione di edifici capaci di assolvere l’ufficio di scuole e di svolgere gratuitamente
Fig. 132-133 -Religiosi, tav XIII. (da Gorizia viva : venticinque tavole dai disegni seicenteschi di Giovanni Maria Marussig, testo di Guido Manzini, Gorizia - Ed. Studi Goriziani, 1957)
Fig. 134 - Gesuita. EDL Monfalcone. Tratto da Cavazza (1999), Gorizia Barocca: una città italiana nell’Impero degli Asburgo.
l’attività letteraria ed educativa. Aspetti e compiti difficili da portare avanti senza l’aiuto economico locale, in quanto ogni istituzione gesuitica a carattere scolastico aveva come caratteristica intrinseca l’indipendenza economica e, di conseguenza, della gratuità dell’istruzione. Infatti, “i Gesuiti, una volta giunti a Gorizia, si siano subito dati da fare per ottenere sovvenzioni su più fronti in modo da poter costruire il loro Collegium”.70
“L’indipendenza e il consolidamento erano del tutto unite alla autorità amministrativa ed economica raggiunta, grazie alla generosità anonima e specificata dalla cronaca”.71
Il primo grande benefattore fu il barone Vito di Dornberg che nel 1615, lo stesso anno 1615 in cui i Gesuiti vennero a Gorizia, donò loro la chiesa di San Giovanni con la casa annessa. La casa, che esiste tutt’ora, pur avendo subito diverse modifiche e adattamenti, testimonia che poteva ospitare circa una decina di padri e servire allo stesso tempo come sede per le prime classi. Non era però molto adatta a diventate un edificio scolastico, trovandosi ai margini dell’abitato, completamente esternamente a quella che all’epoca era la cerchia della città. Dopo il primo atto di beneficienza, il medesimo barone nel 1617 consegnò con strumento pubblico e ufficiale, la chiesa, la casa ed il frutto dell’annesso beneficio di 200 fiorini annui alla compagnia di religiosi.
“Alcuni donativi cospicui di quei primi anni, di cui si è già parlato, e soprattutto il conferimento della parrocchia di San Pietro nei pressi di Gorizia, avvenuto alla morte del sac. Ciro Frangipane, costituirono il fondo sufficiente per l’acquisto di alcune case nella piazza del Traunik, scelta come luogo comodo e opportuno per la costruzione del Collegio e della Chiesa di Sant’Ignazio. Il luogo fu scelto molto opportunamente perché esso divenne il centro della Gorizia futura, come può constatare chiunque anche al giorno d’oggi.”72
Nei primi cinquant’anni di operosità, i Gesuiti raggiunsero una base economica sufficientemente solida da permettere il proseguo delle loro attività e lo
Fig. 135 - Gorizia, Pianta di piazza Travnik (Piazza Grande, attuale Piazza della Vittoria) con la chiesa di Sant'Ignazio e il collegio gesuitico. (13 maggio 1899. Gorizia, Archivio di Stato)
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sviluppo continuo delle costruzioni iniziate. Risulta difficile tuttavia, stabilire l’ammontare esatto annuo delle rendite dei fondi basandosi solo sulle notizie desunte dalla cronaca; si può solo desumere che fosse una somma discreta, anche se non rilevante, per il semplice fatto che i lavori (sia per il collegio che per la chiesa di Sant’Ignazio) procedevano con lentezza ma con continuità, non essendo pervenute notizie di una loro sospensione.
Dalle diverse pagine delle cronaca si possono rilevare i nomi delle varie famiglie da elencarsi fra i benefattori della istituzione gesuitica goriziana: “accanto ai nomi dei vari imperatori, Ferdinando II e III, Leopoldo I, Giuseppe I, Carlo VI e Maria Teresa, citati dal cronista, come benefattori insigni; il primo fondatore, gli altri perché esprimevano con frequenza la loro benevolenza verso i Gesuiti e confermavano i privilegi e le lettere di fondazione; accanto a loro, sono sempre ricordati i capitani della città, i luogotenenti, i parroci, arcidiaconi,73 le famiglie più insigni: de Rabatta, Attems, Lantieri, Strassoldo, Coronini, Verdenberg, del Mestri, Dornberg, Della Torre, Terzi; Giordano, Edling, Moisesso, de Fin, Sembler, Rigo, Colloredo…alcuni si incontrano una sola volta, altri con molta frequenza, ora come benefattori, ora come scolari o convittori del seminario. Segno che i Gesuiti erano in relazione continua un po’ con tutte le famiglie che in Gorizia avevano una certa influenza”.74
Mediante quindi la benevolenza della autorità e dei cittadini più facoltosi, vicini alla corte del principe, “i Gesuiti di Gorizia vennero a conquistarsi quella sicurezza e agiatezza economica, indispensabile alla propria attività e che consentiva loro quegli sviluppi ed ampliamenti edilizi, richiesti dai tempi e dalla continua necessità di primeggiare affinché gli scolari, che in gran parte erano di famiglie nobili,75 trovassero, nel frequentare le scuole dei padri, un ambiente confacente alla loro condizione”.76
Per questa ragione i Gesuiti erano consapevoli della provenienza dei loro allievi e il fatto di riuscire ad istruire adeguatamente anche coloro che provenivano da oltre confine, in particolare dai territori della Repubblica, era diventato un punto di forza.
I Gesuiti avevano un duplice scopo: sostenere la propria compagnia ed istituzione grazie alle libere donazioni da parte dei genitori dei giovani alunni,
Fig. 136 - Giovanni Maria Marusig, Goritia, le chiese, collegij, conventi, cappelle, oratorij, beati, colone, stationi, seminarij, religioni, 1706.
e contemporaneamente attirare studenti veneziani in modo da educarli al disprezzo della propria patria.77
I rapporti che i Gesuiti intrattenevano con la Repubblica di Venezia di fatto non erano dei migliori, tanto che il 14 giugno 1606 fu emanato dalla Repubblica un decreto che scacciava i Gesuiti da qualunque territorio interno ai suoi domini. Era risaputo che le scuole gesuitiche erano gratuite e aperte quindi al povero quanto al ricco, motivo per cui l’istruzione era alla portata di tutti:78 vantaggio non indifferente per una cittadina come Gorizia.
Il principio della gratuità dell’insegnamento risale a Sant’Ignazio. Con ciò l’insegnamento veniva liberato dalle preoccupazioni finanziaria, reso indipendente di fronte agli scolari, e l’insegnante era libero di dedicarsi interamente all’insegnamento ed allo studio. Ecco perché vengono cercate ed accettate donazioni, commende e parrocchie per la costituzione del nuovo collegio: perché dagli scolari non si poteva richiedere nessun compenso, né per l’iscrizione, né per la frequenza, né per il conferimento dei titoli accademici.79
Forti della tradizione, approvata e consolidata da quasi mezzo secolo di esperienza e di buoni risultati, diedero vita in breve tempo al ginnasio di Gorizia con tutte le classi.
Le scuole dei padri gesuiti erano “così ben organizzate con un regolamento che possiamo chiamare completo e funzionale, per cui ogni maestro, con la sua preparazione culturale e seguendo quelle rigorose norme didattiche certamente giungeva ad ottenere un buon esito scolastico. Si deve però tenere presente che i Gesuiti non erano solo degli insegnanti o dei monopolizzatori della cultura e dell’istruzione: essi erano essenzialmente degli educatori cristiani. Era una educazione veramente cristiana, che poggiava su norme dettagliate e sapienti, onde penetrare nell’animo giovanile e formare quelle giovani coscienze al rispetto dei principi della fede, dell’approfondimento della dottrina e alla pratica attiva, convinta, vissuta e sincera di essa”.80 Le norme della Ratio a questo proposito sono esplicite e frutto di esperienza; in esse si parla della preghiera quotidiana e della scuola di catechismo da tenersi
Fig. 138 - B. von Block, “Leopoldo I in armatura”, 1672, Kunsthistorisches Museum, Vienna.
Fig. 137 - Plan der Stadt Gorz di M. Claus (1709). Archivio presso la Nationalbibliothek di Vienna.
ogni venerdì,81 o più spesso, nei luoghi dove il bisogno era più forte e per gli scolari che giungevano per la prima volta alla scuola.82
Su tali fondamenti si sviluppò la vita del «Collegium Goritiense», unico centro di studio e di formazione religiosa per la contea di Gorizia e per il Friuli. Nel 1624 i Gesuiti iniziarono l’anno scolastico completando il corso ginnasiale, distinto in sei classi, quattro di grammatica e due di umanità, poesia e retorica, ognuna con il proprio insegnante e con un folto gruppo di alunni. Le annate più numerose si riscontrarono negli anni 1687 con 594 alunni e nel 1700 con 437 alunni.
“Oltre ai religiosi di origine italiana e tedesca si trovano anche padri sloveni, che provvedevano alle prediche e alle altre funzioni religiose per una popolazione in prevalenza slovena. Le loro istituzioni, unitariamente alle scuole pubbliche, divennero subito famose e attirarono studenti provenienti dall’immediato entroterra e anche dal territorio di Venezia. Tra i numerosi professori ed eruditi dell’ordine si ricordano Martin Bavcek (1595-1668), primo storico goriziano, autore del libro Historia rerum Noricarum et
Forojuliensium e, per un periodo, anche rettore del collegio”.83
Fin dall’inizio i gesuiti avevano promosso la formazione di varie congregazioni: “quella degli studenti, sotto la protezione della Purificazione della Vergine (1620), che nel 1646 verrà sdoppiata con l’istituzione della congregazione della Natività di Maria per gli studenti dei corsi inferiori; quella dei Cittadini o Civica, patrona la B.V. Annunziata (1627); quella dei Nobili, patrocinata dall’Assunta (1627); quella ‘per tutti’ o della “Conversione di Gesù, Giuseppe e Maria”(1643);84 quella di “Gesù in agonia in croce” o della buona morte (1684).”85
Spesso i gesuiti esponevano al pubblico le immagini dei Santi dell’Ordine, organizzavano manifestazioni religiose in occasioni di festività e preparavano feste per occasioni speciali come la visita a Gorizia dell’imperatore Leopoldo I (1660), la fine dell’epidemia di peste, la visita del vescovo di Lubiana, Giuseppe Rabatta, nel 1673.
Fig. 139 - 140 - Panorami a confronto: vista di Gorizia dal Colle del Castello. Nella Fig. 139 la chiesa di Sant'Ignazio e il collegio gesuitico, quest’ultimo assente nello stato attuale. (Goriški muzej Nova Gorica). Tratto da Spangher L., Tavano S., (A cura di). (1989). “Gorizia in posa”, Editrice Goriziana.
L’ordine manifestava il proprio entusiasmo religioso arricchendo con particolari effetti teatrali e scenici le feste del Santo Patrono e della Santa Vergine, le processioni alla Beata Vergine di Castagnevizza, quelle penitenziali della settimana Santa alla chiesa di San Pietro, del Corpus Domini e della Pasqua.86 Inoltre le loro rappresentazioni teatrali, impiegatesi in ambito scolastico, posero le basi per il futuro sviluppo del teatro a Gorizia. L’enorme lavoro d’istruzione svolto contemporaneamente nel collegio e nel vicino Seminario Wendenbergico87 (1629-1773) attesta la cura particolare dedicata ai giovani scolari e studenti friulani, sloveni, tedeschi e italiani.
A Gorizia i padri gesuiti rappresentavano un gruppo dinamico di alto livello religioso e intellettuale che manteneva saldi legami con i vicini collegi di Lubiana, Fiume e Graz, manifestando inoltre una grande apertura nei confronti di diverse culture e tradizioni.
“Nel 1770 la biblioteca dei Gesuiti contava oltre 3.400 opere di cui parecchie in più volumi. La costituzione di quel patrimonio librario fu un lavoro lento e prezioso, che non è ricostituibile attraverso le pagine della cronaca, la quale raramente accenna all’acquisto di opere per la biblioteca ma che di certo dovette essere una costante preoccupazione, se al momento della soppressione poté costituire il nucleo fondamentale per una biblioteca moderna”.88
Purtroppo il collegio, adibito a caserma dopo la soppressione dell’ordine, fu demolito nel 1938, e non resta che il ricordo in qualche stampa o cartolina e in quanti l’hanno potuto vedere. Il collegio si presentava come un edificio severo, che faceva la sua bella figura accanto alla chiesa di Sant’Ignazio e nella piazza antistante.
Ai Gesuiti va, infine, il merito di aver scelto come luogo per costruire il collegio e la chiesa di Sant’Ignazio, il Traunik, un prato che si estendeva appena fuori della porta del Rastello, limite settentrionale del nucleo medievale urbano, dando così principio al centro edilizio della città dei secoli futuri.
Fig. 141 - Giovanni Faligo, pianta di Gorizia del 1731. Kriegsarchiv di Vienna. Tratto da Cavazza (1999).
Fig. 142 - La chiesa di Sant'Ignazio e il suo collegio divenuto caserma i primi anni del Novecento.
Fig. 143 - Demolizione della Caserma Vittoria (ex Collegio gesuita) nel 1937.
Fig. 144 - Estratto di cartolina che mostra le condizioni del castello distrutto dai bombardamenti durante la I Guerra Mondiale. Visibile una parte del prospetto che dava sulla corte interna del Collegio Gesuita.