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Si è ormai maturata una maggiore sensibilizzazione dell'opinione pubblica sugli ecosistemi costieri, non più limitata a semplici considerazioni sulla qualità delle acque.

Ogni organizzazione spaziale di una comunità si dovrebbe fondare sui concetti di sostenibilità e di capacità di carico (carrying capacity). Un certo territorio dovrebbe essere sufficiente a garantire ad un certo numero di cittadini un medio tenore di vita.

Tale affermazione riprende il concetto di sostenibilità ambientale secondo la definizione introdotta dalla World Commission on Environment and Development (WCED), più nota come Commissione Brundtland (Rapporto “Our Common Future”, 1987) che definisce lo sviluppo sostenibile come quello che garantisce il “soddisfacimento dei bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.”

Elementi cardini di una tale definizione sono:

 il soddisfacimento dei bisogni attuali e potenziali;

 la sostenibilità intesa in senso globale;

 la pari opportunità (“legge di conservazione”) per le generazioni sia presenti che future.

La sostenibilità può essere intesa con riferimento alle risorse secondo due tipi:

 forte, ossia un apporto costante di ogni risorsa (equilibrio per ogni singola risorsa);

 debole, ossia non un apporto costante di ogni risorsa, ma un apporto complessivo costante (equilibrio nella sommatoria delle risorse).

La sostenibilità si basa sulle seguenti tesi per garantire l'equilibrio fra prelievo e rigenerazione:

 Principio di capacità di carico: la capacità di carico complessiva deve essere mantenuta ad un livello che non superi la capacità di carico della natura;

 Principio del rendimento sostenibile: il prelievo delle risorse rinnovabili non deve superare la loro velocità di riproduzione;

59 EMSA European Maritime Safety Agency http://www.emsa.europa.eu/ vedi anche http://europa.eu/agencies/community_agencies/emsa/index_it.htm

60 Vedi: Direttiva 2000/59/CE relativa agli impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi e i residui del

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 Principio di assorbimento: lo scarico di emissioni nell’ambiente non deve superare la capacità di assorbimento dei recettori.

 Principio di sostituzione: il prelievo di risorse non rinnovabili deve essere compensato dalla produzione di una pari quantità di risorse rinnovabili che a lungo termine le possano sostituire.

La definizione di sviluppo sostenibile contiene tre aspetti di fondo:

 arrestare il degrado ambientale;

 impedire l'impoverimento delle future generazioni;

 migliorare la qualità della vita e l'equità sociale.

Se consideriamo il tempo trascorso da quando i concetti intorno alla sostenibilità sono stati espressi non possiamo che osservare che si è perseguita la protezione ambientale cercando di ridurre gli impatti e di ottimizzare i processi, senza troppo riuscirci.

Per quanto riguarda le zone costiere europee registriamo una sicura perdita di biodiversità, una maggiore vulnerabilità (ad esempio perdita di dune), un maggior degrado anche della parte marina (diminuzione stock ittici, drastica riduzione della Posidonia di mare, ecc.)

Per salvaguardare gli ecosistemi non è stato sufficiente un miglioramento nel trattamento delle acque reflue, limitando il contenuto di nutrienti (eutrofizzazione), poiché è aumentata per vari motivi l’introduzione accidentale o volontaria di specie alloctone invasive che spesso sconvolgono completamente l’intero sistema d’interazione biologica (MEA, 2005).

La maggiore attenzione verso le acque di balneazione61, oggetto di severi controlli non solo per motivi di salute, ma anche per la ripercussione positiva sul turismo, tanto che vengono rispettati limiti più alti di quelli minimi previsti, è un fattore positivo, ma contemporaneamente vanno affrontati eventuali impatti indotti dai maggiori flussi turistici.

Lo studio Millenium Ecosystem Assessment (MEA) delle Nazioni Unite ha concluso che i 2/3 degli ecosistemi del mondo (zone umide, zone costiere, foreste, terreni, ecc.) sono degradati e gestiti in modo insostenibile.

Il valore di un ecosistema è elevato solo se risulta non alterato o danneggiato o già utilizzato per altri usi. Se un ecosistema perde di valore è più facile la sua conversione per altri usi (UNEP). Nella Convenzione di RAMSAR62 (Uganda, 2005)63 si è stabilito che è prioritario integrare le politiche delle zone umide negli altri processi di pianificazione strategica, inclusa la GIZC. In

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Direttiva 2006/7/CE sulle acque di balneazione.

62 La missione della Convenzione di Ramsar, istituita nel 1971 in Iran, è "la conservazione e l'utilizzo razionale di tutte

le zone umide attraverso azioni locali e nazionali e la cooperazione internazionale, quale contributo al conseguimento dello sviluppo sostenibile in tutto il mondo". http://www.ramsar.org/

58 Europa la rete dei siti Natura 2000 ha prodotto un deciso miglioramento, ma ciò non è ancora sufficiente. Non può essere sufficiente una protezione "a scacchiera", anche se supportata dai cosiddetti "corridoi ecologici", ma l'approccio deve riguardare l’intero territorio, comprese le aree urbane, che comunque possono essere gestite in una logica di sostenibilità.

Nelle zone costiere si trova il più alto livello di biodiversità, ma l’intensificazione delle aree edificate, soprattutto nella cosiddetta “striscia litorale” (primo Km) ha un’incidenza negativa su tutti gli ecosistemi costieri. Il sistema di mercato, basato sulla proprietà privata, favorisce l’utilizzo immobiliare dei terreni costieri, compromettendo il valore “comune” degli ecosistemi costieri. Una maggiore attenzione a questo valore comune può portare alla creazione di strumenti idonei per la salvaguardia di questi preziosi habitat.

Questa maggior consapevolezza per la protezione della costa ha prodotto notevoli iniziative, soprattutto nelle regioni del Nord Europa, ad esempio in Svezia si sono individuati 418 siti Natura 2000 lungo la costa per un totale di circa 7000 km2 e ben 270 di questi siti includono anche habitat marini per un totale di circa 3200 km2.

In Francia, con un forte intervento pubblico, ad esempio, si è creato un ente “Conservatoire du litorale et des Rivages Lacustres” che si è occupato dell’acquisto di terreni per evitare gli usi immobiliari lungo la costa e ben 70000 ettari costituiscono habitat importanti gestiti dall’Organisation Nationale des Forets (ONF), che gestisce anche tutte le foreste nazionali.

Questi siti naturali richiamano un gran numero di turisti, che naturalmente possono usufruire di questi habitat secondo una gestione sostenibile, che controlli le zone di accesso, i periodi stagionali e permetta di promuovere allo stesso tempo la conservazione e la sensibilizzazione di tutti i cittadini.

Mitigazioni all’innalzamento del livello del mare e alle conseguenti possibili inondazioni64 sono state adottate in molte zone a rischio, ad esempio in Gran Bretagna, con un arretramento della zona di urbanizzazione e misure concrete a favore dell’ambiente.

La percezione sociale a favore dell’ambiente sta cambiando e il rispetto dei processi naturali viene visto sempre più come la scelta strategica migliore. Il riallineamento gestito viene accettato come difesa efficace contro le inondazioni naturali (ELOISE)65. Al contrario il recupero di aree costiere per l’urbanizzazione, l’agricoltura intensiva e le difese rigide impediscono la naturale dinamica dei

63 Con la Convenzione di Ramsar, nel 2005 in Uganda, vengono adottate ulteriori indicazioni per le parti contraenti,

riguardanti la gestione delle acque sotterranee, la gestione dei bacini fluviali, e una rapida valutazione della biodiversità delle zone umide.

64 Vedi paragrafo 2.3.2

65 ELOISE - European Land Ocean Interaction Studies. Eloise rappresenta una rete tematica dell’Unione Europea che si

occupa di indagare, dal 1996, su come la terra e il mare interagiscono e come questa interazione possa influenzare le attività umane. http://www2.nilu.no/eloise/index.cfm

59 litorali, ma non sempre l'opinione pubblica si mobilita e gli interessi comuni prevalgono sugli interessi di parte.

Lavorare con i processi naturali e non contro può fornire vantaggi aggiuntivi come gli habitat di marea e l’analisi costi-benefici deve valutare non solo le “perdite” di terreni, ma tutti i costi risparmiati a lungo termine e i benefici sul benessere umano.

La restituzione di terreni alla “Natura” lungo le zone costiere produce una maggior qualità negli ecosistemi costieri e quindi un loro maggior valore.

La GIZC, come si vedrà nel prossimo capitolo 4, deve essere legata alla gestione dei bacini idrografici. Si avrà una migliore comprensione di tutto il sistema costiero e si progetteranno strategie di gestione integrate che si tradurranno in maggiore sicurezza, in sviluppo economico e in integrità ambientale (Rochelle, Newall et al., 2005).

Nel Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (WSSD) di Johannesburg del 2002 si era decisa la creazione di una rete allargata di Aree Marine Protette66 (MPA), anche l’Europa entro il 2012 in base alle varie convenzioni marine regionali (OSPAR, Helsinki, Barcellona67) costituirà sulle coste europee molte di queste aree con lo scopo di fermare il declino degli habitat marini e delle specie ittiche, che proprio in queste aree marine costiere trovano le situazioni ideali alla loro riproduzione.

66 Vedi anche per l’Italia, Carta di Cerrano – AdriaPan (Adriatic Protected Areas Network) http://www.riservacalanchidiatri.it/documenti/122_CARTA_di_CERRANO_Italiano.pdf

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60

4 Erosione costiera. Un tema rilevante per le zone costiere

Come più volte sottolineato, la fascia costiera è caratterizzata da una complessa e dinamica interazione di processi che unificano gli ambienti terrestre e marino. Tali attività dipendono da una molteplicità di fattori naturali che determinano un continuo adeguamento della fascia costiera. E’ per questo che si parla di "equilibrio dinamico" delle coste. La delicatezza di tale equilibrio rende le coste particolarmente sensibili rispetto a fenomeni che hanno assunto una rilevanza a scala globale e che sono strutturalmente legati al nostro modello di sviluppo (il cui fine è lo sfruttamento delle grandi potenzialità delle zone costiere viste le possibilità di sviluppo di infrastrutture urbane, attività turistiche, attività industriali e commerciali, attività portuali e nodi di trasporto intermodale, habitat unici e di pregio, ecc.). Tale modello fa si che ai fattori naturali si sovrappongono quelli antropici che, per le loro pretese di rigidità, interferiscono alla naturale evoluzione della zona costiera rompendone gli equilibri dinamici.

Uno dei fenomeni più rilevanti che caratterizza la dinamica costiera è l’erosione. In sé non costituirebbe un fenomeno molto preoccupante per l’ambiente ma diventa un problema nelle zone occupate dall’uomo per le citate potenzialità di sviluppo che tende ad accentuarsi data la richiesta sempre più forte e pressante di spazi costieri. Come già osservato, il risultato è che oggi le coste sono predisposte ad una serie di vulnerabilità in conseguenza dell’effetto serra (innalzamento del livello medio del mare, eventi meteomarini estremi), delle alterazioni del bilancio sedimentario causato da interventi sui bacini idrografici (sbarramenti, opere fluviali, difesa del suolo dall’erosione, impermeabilizzazione delle superfici), delle opere di smantellamento delle strutture di difesa naturale per far posto all’urbanizzazione (sistemi di dune, praterie di Posidonia) e delle modificazioni al trasporto litoraneo di sedimenti determinato dall’inserimento di infrastrutture (moli, porti, dighe foranee, scogliere emerse o sommerse).

Il ripristino originario dell’ambiente costiero e dei sui equilibri all’interno del modello di sviluppo sopra menzionato non è possibile se non attraverso una politica di completo “inutilizzo” ed attraverso il ritiro dalla zona costiera. E’ necessario quindi determinare quali siano le opzioni migliori per far fronte alle vulnerabilità attraverso una corretta difesa della fascia costiera. Le

opzioni tecniche disponibili per la difesa del litorale dall’erosione e dalle inondazioni sono

raggruppabili in due categoria che conducono ad approcci di intervento sostanzialmente diversi: le tradizionali difese “rigide” (difese aderenti, difese parallele distaccate da riva, pennelli ortogonali alla riva, setti sommersi, strutture multiple) e le più recenti difese “morbide” (ripascimenti artificiali). Gli interventi di difesa dall’erosione e dall’inondazioni, oltre ad essere supportate dalla conoscenza dello stato fisico del sistema costiero nel suo quadro naturale ed antropico, devono

61 essere attuati nell’ambito di strategie caratterizzate da una prospettiva globale di ampia portata (tematica e geografica) e di vasto orizzonte temporale dove interessi economici e sociali devono essere perseguiti in chiave di sostenibilità futura.

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