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Tasso di attività, occupazione e disoccupazione, serie 2000-2012 (valori %)

Nel documento Conclusioni (pagine 105-110)

40 45 50 55 60 65 70 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Ta ss o di at ti vi 40 45 50 55 60 65 70 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Tas s o di oc cupa zi one 0 5 10 15 20 25 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Ta ss o di di so cc upaz ione

Sardegna Mezzogiorno Centro-Nord Italia

Il Centro-Nord e l'Italia, che presentano i tassi di attività maggiori e più sta- bili fino al 2008 (intorno al 62% per l'Italia ed al 68% per il Centro-Nord), nel periodo 2008-2010 vedono una loro lieve riduzione. Nel 2012 il tasso di attività, nel Paese e nel Centro-Nord cresce nuovamente attestandosi per l'Italia al 63,7%, in aumento di 1,4 punti rispetto all'anno precedente, per il Centro-Nord al 69,5%, in aumento di 1 punto rispetto al 2011.

Risulta differente l'andamento del tasso di attività nel Mezzogiorno, che con- ferma lo strutturale dualismo in termini partecipativi rispetto al Centro-Nord. La partecipazione nel Mezzogiorno si è ridotta a partire dal 2003, e se si considera solo il primo sottoperiodo di crisi 2008-2010 il tasso di attività si è ridotto di 1,7 punti percentuali. Nel 2012 invece il Mezzogiorno segue lo stesso andamento del Paese, con una ripresa positiva della partecipazione e con un tasso di attività pari al 53%.

I tassi di occupazione (seconda parte del Grafico 4.1) nel primo sottoperiodo 2008-2010 mostrano una maggiore contrazione nel Mezzogiorno e in Italia, vi- cina ai due punti percentuali, mentre in Sardegna e nel Centro-Nord tale varia- zione è intorno agli 1,5 punti percentuali. Dopo un biennio (2010-2011) di so- stanziale stabilità dei livelli occupazionali nelle diverse macro ripartizioni, nel 2012 i tassi di occupazione si riducono ancora, nell'ordine di 0,2 punti, attestan- dosi al 56,8% a livello nazionale, 63,8% nel Centro-Nord e 44% nel Mezzo- giorno. Dopo la contrazione nel primo sottoperiodo di crisi e la parentesi del 2011 in cui si verificava un miglioramento di 1 punto rispetto al tasso del 2010, nel 2012 in Sardegna il tasso di occupazione si riduce nuovamente, attestandosi al 51,8%, con un decremento rispetto al 2011 di 0,3 punti percentuali.

L'ultima parte del grafico mostra l'andamento del tasso di disoccupazione, per il quale si evidenzia un trend crescente a partire dal 2008 sia in Sardegna che in tutte le macro ripartizioni, con un unica parentesi nel 2011, durante il quale si registrava una sostanziale stabilità nelle macro aree, ed un decremento in Sardegna dal 14% al 13,5%. Il 2012 a livello nazionale registra un numero di disoccupati medio di 2,7 milioni, circa 600 mila unità in più rispetto al dato me- dio del 2011 (Tab.a4.4 in appendice), con un tasso di disoccupazione annuo che si attesta al 10,7%. In Sardegna, fino al 2007 il tasso di disoccupazione è stato inferiore a quello registrato nel Mezzogiorno (10%). Nel primo sottoperiodo di crisi invece presenta un trend crescente che lo riporta a livelli superiori al Mez- zogiorno, per poi convergere nel 2011 allo stesso dato, pari a circa il 13,5%. Nel 2012, in Sardegna, con una crescita del tasso di disoccupazione di 2 punti ri- spetto al 2011, questo si attesta al 15,5%, che tradotto in valori assoluti, signifi- ca 15 mila disoccupati in più in un anno (+16%).

Nemmeno il Centro-Nord è stato risparmiato dagli effetti della crisi e infatti nel 2012 registra un tasso di disoccupazione pari all'8%, il doppio rispetto al da- to del 2007. Infine nel Mezzogiorno, il primo sottoperiodo di crisi (2008-2010)

è stato caratterizzato da un incremento di 2 punti, dall'11% del 2007 al 13,4% del 2010; nel 2012, in un solo anno, l'incremento è stato di quasi 4 punti, dal 13,6% del 2011 al 17,2% del 2012, dato che riporta il Mezzogiorno ai livelli di disoccupazione del 2001, ben 11 anni prima.

Da una prima analisi degli indicatori del mercato del lavoro emerge un pri- mo dato significativo che riguarda la ripresa del tasso di attività nel 2012. No- nostante questo, i tassi di occupazione si riducono ancora rispetto al 2011, men- tre i tassi di disoccupazione nell'ultimo anno crescono in Sardegna e nelle ma- cro ripartizioni, rilevando un impatto maggiore della crisi nell'ultimo anno os- servato.

4.2.2. Principali indicatori nelle province sarde

Di seguito discuteremo i dati sul mercato del lavoro per le otto province sarde pubblicati dall'ISTAT e disponibili limitatamente per la serie 2008-201251. Le

differenze interne nel mercato del lavoro sardo si riscontrano nei livelli di parte- cipazione (Tab.a4.5 in appendice). Rispetto ai tassi di attività medi della regio- ne, sono le province di Olbia-Tempio e Cagliari a presentare tassi superiori in tutto il periodo osservato. Al contrario, le province del Medio-Campidano e di Carbonia-Iglesias presentano tassi di attività costantemente inferiori alla media isolana. Per quest'ultima provincia il gap rispetto al dato regionale è cresciuto dall'inizio della crisi economica e nel 2012 è superiore addirittura agli 8 punti percentuali.

Nei tassi di occupazione (Tab.a4.6 in appendice), sono sempre le province di Cagliari e di Olbia-Tempio a presentare un gap positivo rispetto al dato medio regionale, tuttavia la provincia di Cagliari riduce i suoi livelli occupazionali av- vicinandosi al dato regionale (52,8% contro 51,7%), mentre Olbia-Tempio no- nostante il difficile periodo, mantiene mediamente un tasso di occupazione su- periore a quello regionale di 6 punti percentuali. Tra le province che presentano bassi livelli occupazionali troviamo ancora il Medio-Campidano e Carbonia- Iglesias, insieme alla provincia dell'Ogliastra. Come già riscontrato nei tassi di attività, per le province del Medio-Campidano e di Carbonia-Iglesias cresce il divario con il dato regionale: nel 2012, la prima presenta un tasso di occupazio- ne inferiore di quasi 5 punti, mentre nella seconda il divario raggiunge quasi i 7 punti.

51 I dati sulle FDL provinciali relative al periodo 2004-2007 sono disponibili per le vecchie quat-

tro province. In appendice statistica, dalla Tab.a4.5 alla Tab.a4.7, riportiamo gli indicatori per le otto province dal 2008 al 2012. Gli indicatori sono calcolati come descritto in nota nel paragrafo 4.2.1.

Gli squilibri territoriali sono ancora più evidenti nei tassi di disoccupazione per le otto province (Tab.a4.7 in appendice). Nell'ultimo anno osservato Nuoro, Olbia-Tempio e Cagliari presentano tassi inferiori o nella media della regione; le province di Ogliastra, Oristano, Carbonia-Iglesias, Medio-Campidano e Sas- sari presentano tutte tassi superiori. La provincia di Cagliari, nel primo periodo di crisi economica, mostra livelli di disoccupazione inferiori rispetto alla media regionale, nel secondo sottoperiodo è allineata ad essa (15,5%). Olbia-Tempio, nel 2008, aveva un tasso di disoccupazione inferiore al 9%, mentre dal 2010 al 2011 si assesta a livelli superiori al 14% (conseguenza della crisi di alcuni setto- ri chiave che ne avevano trainato la crescita degli anni precedenti, per es. del settore delle costruzioni). Nel 2012 il valore si riduce al 13,3%, in controten- denza rispetto all'andamento regionale, tuttavia proprio nello stesso anno per la provincia si riscontra un decremento significativo delle forze di lavoro. Le pro- vince di Oristano e Ogliastra presentano tassi in linea con la media regionale nel biennio 2008-2009, dal 2010 al 2012 si riscontra un incremento significativo della disoccupazione sopratutto nella provincia dell'Ogliastra, che può essere dovuto ai nuovi ingressi nelle forze di lavoro oltre che all'incremento dei disoc- cupati totali, avvenuto in quegli anni.

La provincia di Carbonia-Iglesias presenta dei dati anomali, infatti il culmine degli effetti della crisi si osserva nel 2010, con una riduzione ulteriore delle for- ze di lavoro ed una crescita del tasso di disoccupazione dal 12 al 19% rispetto al 2009, ma l'anomalia maggiore nei dati si riscontra l'anno successivo con un de- cremento del tasso di disoccupazione di 4,5 punti, considerando che le forze di lavoro non hanno subito variazioni significative. Una possibile spiegazione po- trebbe risiedere nel ruolo giocato dagli ammortizzatori sociali in quegli anni (di cui discuteremo più diffusamente nel tema di approfondimento e nel policy fo- cus del capitolo), nel mantenere un certo livello occupazionale, considerato che il maggior numero di ore autorizzate totali si concentra tra il 2010 e il 2012.

I divari territoriali interni alla Sardegna e riferiti al mercato del lavoro, in al- cuni casi sono mantenuti e semmai ampliati come nelle province di Carbonia- Iglesias e Medio-Campidano, in altri, proprio a causa della crisi economica, le province come Olbia-Tempio e Ogliastra presentano dati significativamente peggiorati rispetto al 2007-2008.

4.2.3. Analisi settoriale dell'occupazione

L'analisi della distribuzione settoriale dell'occupazione evidenzia una struttura di sviluppo ormai consolidata a livello nazionale e regionale, secondo la quale, il settore dei servizi assorbe una quota sempre crescente di occupati rispetto ai macro settori industriale e dell'agricoltura.

Quest'anno viene presentata un'analisi delle serie storiche settoriali dell'oc- cupazione, attraverso l'utilizzo di numeri indice (costruiti ponendo come anno

base il 2000), nei macro settori dell'agricoltura, dell'industria e dei servizi (Gra- fico 4.2)52.

La Sardegna presenta, nel settore agricolo, un pattern di trasformazione del tessuto produttivo specifico. Innanzitutto, se si osserva la serie storica dei nume- ri indice, si evince che: dal 2000 al 2002 gli occupati in agricoltura erano una componente significativa dell'occupazione totale; dal 2002 al 2004 si assiste ad un crollo (-30%), mentre nelle altre macro ripartizioni si verifica un decremen- to, ma meno marcato; dopo un periodo di stabilità, dal 2004 al 2007, in coinci- denza con la prima fase della crisi economica e fino al 2010 si assiste ad una nuova perdita occupazionale del settore (-24%). Infine è interessante osservare una ripresa nel settore nell'ultimo sottoperiodo di crisi, 2011-2012, pari a circa 1.600 unità in aumento nel settore rispetto al 2011. Una possibile spiegazione potrebbe essere un ritorno all'agricoltura, forse anche in relazione al suo legame con il settore turistico.

Le condizioni del settore industriale nazionale e regionale, già non partico- larmente buone prima dell'inizio della crisi, in termini di innovatività e dinami- cità, sono relativamente peggiorate negli ultimi anni. Il settore industriale in Sardegna, dal 2000 al 2004, mostra un trend crescente degli occupati del settore: in quegli anni, infatti, il settore energetico era trainante; dal 2004 al 2006 si ve- rifica un nuovo calo dell’occupazione, mentre nel 2007, grazie anche ai nuovi incentivi al settore industriale, si verifica una ripresa occupazionale. Un’altra possibile spiegazione di questa crescita notevole dell’occupazione durante il pe- riodo è data dall’inclusione della Sardegna nel gruppo delle regioni dell’Obiet- tivo 1, e la conseguente erogazione di fondi strutturali per la creazione di occu- pazione. Già dalla prima fase della crisi economica (2008), si verifica un crollo degli occupati dell'industria in Sardegna, confermato dai tassi di variazione nel periodo 2007-2012 (Tab.a4.14 in appendice): la Sardegna perde nell'industria manifatturiera in senso stretto il 25% degli occupati che aveva nel 2007, mentre nelle costruzioni perde invece il 28,5%. Anche nelle altre macro ripartizioni ter- ritoriali i tassi di crescita dei settori presentano segno negativo: il Mezzogiorno, come la Sardegna, presenta un dato fortemente negativo nel settore delle costru- zioni, mentre nel settore industriale nel complesso, presenta una variazione ne- gativa del 16% contro il 27% per la Sardegna. Il Centro-Nord e l'Italia mostrano decrementi inferiori al 10%.

52 I numeri indice sono stati costruiti sul rapporto dell'occupazione settoriale rispetto all'occupa-

Grafico 4.2 Occupati per macro settori, serie 2000-2012. Numeri indice (anno base

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