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Dai nostri dati è possibile vedere che la media delle ore trascorse davanti alla tv tende a stabilizzarsi nel corso degli anni, anzi la percentuale di chi la guarda per più di tre ore al giorno è diminuita nel 2007 rispetto agli anni precedenti e questo dipende probabilmente dal fatto che i giovani, con il crescere dell’età e con l’avanzare della tecnologia, sono sempre più esposti a diversi tipi di Media, quali, fumetti, cd, videogiochi, telefono cellulare, internet. È aumentata infatti la percentuale di chi possiede un computer e in particolare, è in costante crescita il numero di ragazzi che si collegano ad internet ogni giorno, dal 2004 al 2007 la percentuale di chi si collega alla rete quotidianamente è aumentata di circa il 20%. Si è rilevato infatti, un aumento della frequenza di connessione e un aumento notevole dell’uso delle chat, che in un solo anno è aumentato del 24,5%. Un altro dato preoccupante è che

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aumentano anche i ragazzi che hanno il computer nella propria camera, questo non solo predispone all’isolamento ma, dato che circa l’81% dichiara di navigare in internet è evidente che molti lo fanno senza il controllo dei genitori.

Dall’indagine della Società Italiana di Pediatria del 2007 è emerso infatti che il 50,3% degli adolescenti naviga in solitudine e il 17% fa acquisti in internet. Un altro mezzo di comunicazione che sta prendendo sempre più spazio tra i giovani è il telefono cellulare, che viene utilizzato soprattutto per inviare messaggi; la percentuale di chi ne invia o ne riceve più di dieci al giorno è notevolmente aumentata nell’arco di tre anni passando dal 19,6% al 30,5% e se nel 2004 era il 9,5% a riceverne più di venti al giorno, nel 2007 era il 17,1%, dato praticamente raddoppiato.

Dall’indagine “Minori e Telefonia mobile” condotta nel 2007 dal Centro Studi Minori e Media, su 4000, tra ragazzi delle scuole elementari, medie e superiori e i loro genitori, sono emersi dati interessanti per quanto riguarda il

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comportamento con il cellulare; da questo grafico possiamo vedere in quali occasioni il telefonino venga spento o tenuto acceso, con o senza suoneria:

Altro dato emerso è che il 4,4% del campione ha mandato a You Tube video propri o dei propri amici; più della metà del campione (70%) ha visto video girati a scuola con il cellulare [47].

Internet e cellulare possono quindi essere considerati le nuove dipendenze; in particolare l’avvento di internet ha portato allo sviluppo di una nuova condizione di dipendenza psico-comportamentale individuata nel corso degli

2,2 22,7 53,2 54,6 11,5 34,9 41,7 39,9 86,4 42,4 5,1 5,5 0% 20% 40% 60% 80% 100%

Con gli amici Quando studia A scuola In classe

Lo spengo

Lo tengo acceso senza suoneria Lo tengo acceso

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ultimi anni: Internet Addiction Disorders (IAD), conseguente ad un uso eccessivo e patologico di internet [8].

La sintomatologia della IAD è simile a quella presente nei soggetti dipendenti da sostanze psicoattive, con importanti ripercussioni sulla qualità della vita dell’adolescente e la comparsa dei tipici segni d’astinenza in seguito alla sospensione dell’uso di internet.

Si manifesta così una riduzione dell’interesse verso le altre attività, con apparente benessere solo quando il ragazzo è connesso in linea. Si presenta una crescita esponenziale del tempo dedicato alla rete, con una conseguente modificazione nelle abitudini di vita: allontanamento dagli amici, abbandono di altre forme di svago (come ad esempio lo sport), stanchezza, perdita di sonno, calo del rendimento scolastico, irascibilità, comparsa dei sintomi d’astinenza come: agitazione psicomotoria e ansia in seguito all’interruzione dell’uso di internet. Una recente ricerca [9] ha poi provato la relazione tra IAD e la depressione; l’adolescente depresso trova infatti nel mondo di internet una dimensione più adeguata a se stesso e un modo per fuggire dalla

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propria condizione, che gli permette di rifugiarsi in un mondo irreale, diverso da quello che gli provoca disagio e angoscia [8].

L’eccessivo uso, e l’abuso, dei Media da parte degli adolescenti si presenta comunque rivolto verso tutti i mezzi di comunicazione. Un recente studio americano della Kaiser Family Foundation ha riscontrato infatti che in America i bambini tra gli 8 e i 18 anni trascorrono in media 6 ore e 21 minuti al giorno a contatto con i Media; l’80% di questi ha la televisione nella propria stanza, rispetto al nostro 60% e il 31% un computer [10], quasi il 100% degli adolescenti ha un proprio cellulare o più di uno.

L’utilizzo di tutti questi mezzi di comunicazione, per il 97% dei ragazzi spesso avviene contemporaneamente. Il “The Guardian” descrive una generazione di “multitasking children”, cioè bambini e ragazzi abituati a muovere gli occhi dal computer alla tv e dalla tv al cellulare. Quelli che non oscillano con lo sguardo tra tv e internet, saltano da un canale televisivo all’altro seguendo, o perlomeno cercando di seguire, due trasmissioni allo stesso tempo [11].

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Questo studio ha inoltre provato che la media giornaliera di esposizione ai Media, per la maggior parte dei bambini, supera il tempo trascorso a svolgere ogni altra attività, con la sola eccezione del dormire [10].

E’ stata inoltre rilevata una maggiore esposizione durante il week-end e i giorni festivi, indicando che l’uso della tv da parte dei bambini aumenta con una maggiore disponibilità di tempo libero, sottraendo quindi spazio a tutte le altre forme di svago (gioco, attività fisica spontanea, sport, lettura, rapporti con i coetanei e con i familiari).

Si calcola che nel nostro Paese, in media, un ragazzo di 18 anni possa aver passato davanti allo schermo televisivo lo stesso tempo che ha trascorso nelle aule scolastiche; in altri Paesi, come ad esempio gli Stati Uniti, il tempo dedicato alla tv è ancora maggiore [12]:

Esposizione ai Media durante gli anni di scuola

Paese Numero soggetti Esposizione TV (ore: min/giorno) Esposizione TV (ore stimate)* Ore scuola (stimate)* Italia 677 2:30 10 - 14000 12000 USA 2065 3:16 16 - 20000 14000 *6-18 anni

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Per quanto riguarda i dati sull’utilizzo dei Media a livello europeo e dei Paesi nord-americani, come gli Stati Uniti e il Canada, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2002, ha ottenuto i seguenti risultati:

ragazzi (14 anni) che guardano la tv per 4 o più ore al giorno:

0 10 20 30 40 50 60 Finlandia Francia Grecia Germania Spagna Canada ITALIA Norvegia USA Inghilterra Ucraina Israele Femmine Maschi %

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Ragazzi (13 anni) che usano il computer per 3 o più ore al giorno:

È possibile notare come sia l’uso che l’abuso di tv e computer siano diffusi in tutto il mondo. Per quanto riguarda la televisione, il nostro Paese si colloca davanti a molti altri Paesi europei, mentre riguardo l’uso del computer l’Italia occupa uno degli ultimi posti rispetto agli altri Paesi industrializzati [13].

0 10 20 30 40 50 ITALIA Francia Spagna Germania Portogallo Danimarca USA Norvegia Canada Israele Femmine Maschi %

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6.2 MEDIA E COMPORTAMENTI VIOLENTI/BULLISMO

L’influenza della violenza presentata dai Media è considerata una dei molti potenziali fattori che influiscono sull’instaurarsi di comportamenti aggressivi e violenti; sembra infatti determinare effetti a breve-termine e a lungo-termine sulla vita comportamentale dei ragazzi. Molti studiosi sono in accordo nell’affermare che questi effetti a breve termine sono dovuti principalmente a tre processi [14]:

1) Priming processes. Il Priming è il processo attraverso il quale si ha

l’attivazione di network neuronali del cervello a seguito di uno stimolo esterno. Questo processo inducendo l’attivazione di neuroni di zone cerebrali vicine, porta poi alla rappresentazione di una nozione, di un’emozione o di un comportamento. Quanto prima la violenza innesca il concetto di aggressività tanto è più probabile l’instaurarsi di un atteggiamento violento.

2) Arousal processes. Uno stimolo che suscita un’emozione potrebbe

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provocazione potrebbe essere percepita non per quello che esprime ma per le emozioni che suscita; per questo alcune delle risposte emotive stimolate dai Media possono ripercuotersi sui comportamenti sociali degli individui.

3) Mimicry. I bambini hanno un’innata tendenza a imitare tutto ciò che

osservano e se posti di fronte a comportamenti aggressivi sono soggetti ad imitarli.

Gli effetti a lungo-termine invece sono dovuti ad altri fattori:

1) Observational Learning. Durante la prima infanzia e successivamente

nell’adolescenza i ragazzi immagazzinano le nozioni di ciò che verrà percepito come comportamento accettabile e queste nozioni derivano da ciò che viene osservato in famiglia, tra gli amici e dai Media. Di conseguenza un comportamento a lungo osservato verrà considerato come socialmente accettabile e quindi attuabile [4].

2) Desensitization. La prolungata esposizione alla violenza e alle

immagini violente che provengono dalla televisione o dai videogiochi determinano con il tempo una sempre minore risposta emotiva. Ad esempio,

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l’aumento della frequenza cardiaca, la polipnea e il disagio che si manifestano normalmente di fronte alla vista del sangue con il tempo scompaiono.

3) Enactive Learning. I ragazzi che, ad esempio, giocano con video game

violenti, non sono solo spettatori ma usano attivamente la violenza e questo rinforza l’uso della violenza in generale [15].

Dai nostri dati emerge una riduzione di chi afferma che la televisione trasmette immagini violente, questo può essere messo in relazione con il fatto che i giovani sembrano sempre più abituati alla violenza. Il 46,5% sostiene infatti di provare indifferenza di fronte a queste immagini e solo il 17% smette di guardarle. Risulta inoltre, non solo una crescente assuefazione alla violenza, ma anche una tendenza all’emulazione, con particolare differenza tra chi guarda la tv per meno di un’ora al giorno e chi la guarda per più di tre ore. L’uso della violenza da parte degli adolescenti è sempre più comune, basti pensare che mentre nel 2005 era il 79,6% ad aver assistito ad atti di bullismo, la percentuale è salita all’85,2% nel 2006 e all’87,3% nel 2007.

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Inoltre il “bullo” appare sempre di più come una figura positiva, l’84% del campione nel 2007, rispetto al 41% del 2004, dichiara infatti che il principale motivo per cui si diventa bulli è per avere l’ammirazione dei compagni.

Il comportamento aggressivo diventa quindi un mezzo di affermazione all’interno del gruppo-branco.

Tra chi guarda più televisione emerge anche un diverso atteggiamento nei confronti della risposta alla violenza, viene infatti giudicato negativamente chi riferisce ad un adulto di aver subito un atto di bullismo; il 32,9% di chi guarda più di 3 ore al giorno la tv giudica questi soggetti come fifoni o spie, dato sostanzialmente inferiore (22,8%), tra coloro che la guardano per meno di un’ora.

Diversi studi hanno dimostrato che più del 60% dei programmi televisivi contiene scene di violenza e che il 40% di questi contiene immagini molto violente [15]; dato da sottolineare è che negli Stati Uniti ogni ora vengono

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mostrati circa 20-25 atti di violenza proprio all’interno di programmi per bambini [16].

Gli adolescenti inoltre trascorrono molto tempo con i videogiochi, ed è stato stimato che il 94% di quelli reputati adatti ai ragazzi, presentano in realtà contenuti violenti [15], e che al raggiungimento dell’età di 18 anni i bambini americani hanno assistito a circa 16.000 omicidi simulati e 200.000 atti di violenza [17]. Giocano con i video game per più di un’ora al giorno il 10% dei bambini tra i 2 e i 18 anni e i maschi, tra gli 8 e i 13 anni, giocano per più di 7,5 ore a settimana. Nonostante esistano giochi di tipo educativo, di strategia e di sport, i più venduti restano sempre quelli a contenuto violento. Uno studio di Buchman e Funk del 1996, dimostrava già che il 59% delle bambine e il 73% dei bambini, di quarta elementare, preferiva giochi a contenuto violento [18].

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Da un’indagine condotta dal “Centro Studi Minori e Media” emerge che il 26% dei ragazzi italiani gioca da una a tre ore al giorno e il 6,5% gioca per più di tre ore. Nell’analisi della violenza all’interno dei videogiochi, è stato osservato che, mentre per chi gioca meno di un’ora la preferenza per i giochi violenti è del 13,5%; per coloro che giocano più di tre ore la preferenza sale al 28% [19].

La violenza all’interno dei videogiochi, inoltre, sembra essere sempre più incentivata dai produttori stessi; vengono infatti attribuiti, al compimento di atti violenti, suoni e immagini stimolanti. Lo studio di Anderson e Carnagey parla di “ricompense involontarie”, quando, ad esempio, a seguito

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Femmine Maschi Preferiscono giochi non violenti Preferiscono giochi violenti %

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dell’investimento automobilistico di una persona seguono spesso suoni e immagini eccitanti, che incoraggiano il giocatore a ripetere l’azione violenta; tutto questo alla ricerca appunto di una “ricompensa”, spesso lontana dallo scopo del gioco [20].

Che l’utilizzo eccessivo della tv da parte dei bambini più piccoli (4 anni) sia collegato ad un successivo comportamento da bullo quando arrivano intorno ai 9-11 anni, è chiaramente dimostrato da uno studio longitudinale pubblicato nel 2004 su Pediatrics [22], in cui si vede che quelli che a 9-11 anni avevano comportamenti da bullo erano proprio tra coloro che all’età di 4 anni guardavano più televisione.

Oggi il bullismo passa anche attraverso l’uso del telefono cellulare, tramite filmati e foto, e attraverso internet. Si parla di “cyberbullismo”, per indicare questa nuova tendenza caratterizzata dall’uso delle nuove tecnologie con lo scopo di tormentare e deridere i compagni. Per esempio l’utilizzo di e-mail o sms con intento minatorio e con sollecitazioni sessuali, oppure la realizzazione di filmati o foto imbarazzanti che vengono poi messi in rete.

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Furthemore, Williams e Guerra hanno dimostrato che le aggressioni fisiche e gli scontri verbali faccia a faccia risultano comunque essere la forma prevalente di bullismo [22,23].

La relazione tra violenza proposta dai Media e comportamento aggressivo sembra essere particolarmente forte, specie se consideriamo che un legame più influente lo riscontriamo solo tra l’abitudine al fumo e il tumore del polmone [15]:

A. Fumo e tumore del polmone

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