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I tempi e la classe di inserimento

L’inserimento scolastico dei minori stranieri immigrat

2.2 L’ingresso e l’inserimento nel contesto scolastico

2.2.1 I tempi e la classe di inserimento

Il momento dell’accoglienza e del primo inserimento risulta cruciale ai fini del processo di integrazione, poiché è in queste fasi che si pongono le basi per un percorso scolastico positivo. Non è scontato che l’inserimento in classe si collochi all’inizio dell’anno scolastico, dal momento che molti minori possono giungere nel territorio italiano ad anno scolastico già avviato. L’iscrizione di ciascun minore, infatti, secondo quanto previsto dalla normativa, può

essere richiesta in qualsiasi momento dell’anno. “I minori stranieri vengono iscritti alla classe corrispondente all’età anagrafica, salvo che il collegio docenti deliberi l’iscrizione a una classe diversa, tenendo conto dell’ordinamento degli studi nel Paese di provenienza, che può determinare l’iscrizione a una classe immediatamente inferiore o superiore rispetto a quella corrispondente all’età anagrafica; del corso di studi eventualmente seguito nel Paese di provenienza; del titolo di studio eventualmente posseduto; dell’accertamento di competenze, abilità e livelli di preparazione109. L’iscrizione di un alunno straniero sprovvisto di carriera scolastica pregressa riconoscibile è necessario realizzarla tenendo conto dell’età anagrafica e delle competenze raggiunte.

L’iscrizione scolastica deve assicurare a tutti gli alunni le medesime opportunità di istruzione, studiando e definendo limiti numerici di presenza nelle singole classi, e perseguendo l’obiettivo di garantire il diritto all’istruzione non solo in termini di accesso ai percorsi scolastici, ma anche sotto il profilo degli esiti da raggiungere, a prescindere dalle diversità linguistiche e culturali110. La partecipazione alla vita scolastica degli alunni stranieri deve mirare a essere per essi stessi utile e fruttuosa. A tal fine, l’istituzione scolastica è chiamata a dotarsi di alcuni strumenti di tipo organizzativo e programmatico. Il numero degli alunni italiani e stranieri presenti in ciascuna classe, come già precedentemente richiamato, dovrà corrispondere all’esito di una equilibrata distribuzione degli allievi, iscritti negli istituti che insistono sullo stesso territorio. Tale equilibrio numerico dovrà perseguire le caratteristiche della gradualità, ma anche della flessibilità, consentendone la sua modifica, valutando ciascun contesto nelle sue peculiarità, ad esempio in presenza di alunni stranieri già in possesso delle adeguate competenze linguistiche, o contrariamente a fronte di una presenza di alunni stranieri con una conoscenza della lingua inadeguata o che presentano particolari complessità. In ogni caso è a ciascun Consiglio di istituto che spetta il delicato compito di definire un criterio organizzativo relativo alla specifica composizione delle singole classi. Parrebbe auspicabile l’individuazione di un gruppo di docenti, appositamente contraddistinto per l’accoglienza di tutti i nuovi alunni, con il comune obiettivo relativo alla puntuale definizione dei criteri di formazione delle nuove classi e di individuazione di quella più adeguata e rispondente alla caratteristiche di ciascun alunno, anche attraverso la verifica delle competenze linguistiche in ingresso e la comprensione della storia e delle peculiarità del bambino, con la finalità di formare delle classi equilibrate e connotate da omogeneità. In questo modo si favorirebbero l’inserimento e il benessere di ciascun alunno e, di conseguenza, la relazione, il buon clima di classe e l’apprendimento.

D’altro canto, non deve essere tralasciata l’analisi delle peculiarità proprie di ciascun territorio, non sottovalutando la dimensione della città o della località in cui è inserita l’istituzione scolastica, la portata e le caratteristiche del fenomeno migratorio che hanno

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interessato quella specifica area geografica e le intese e le alleanze possibili fra le diverse istituzioni pubbliche e private operanti su quel territorio.

In un’ottica multidimensionale, pertanto, gli elementi che l’istituzione scolastica deve analizzare e tenere in considerazione nella fase di accoglienza nel momento della formazione delle classi riguardano la competenza dell’alunno straniero relativa alla lingua italiana; le risorse territoriali e le strutture di supporto (offerte anche dal privato sociale), in grado di sostenere fattivamente il processo di apprendimento degli alunni stranieri; le consolidate esperienze attivate da singole istituzioni scolastiche che abbiano negli anni trascorsi ottenuto risultati positivi; ragioni di continuità didattica di classi già composte nell’anno trascorso; stati di necessità provocati dall’oggettiva assenza di soluzioni alternative111. Ciascuna scuola dovrà dotarsi di strumenti funzionali alla conoscenza e all’accoglienza degli alunni stranieri, attraverso, dei colloqui iniziali con i genitori, durante i quali ricostruire la storia personale, scolastica, linguistica dell’alunno straniero, la raccolta dei documenti presentati dalla famiglia, la collaborazione dei mediatori linguistico-culturali, i momenti di osservazione, le indicazioni normative, l’uso di test per la valutazione delle competenze linguistiche iniziali, la creazione di gruppi di livello all’interno della classe, la formazione di una sorta di classi di accoglienza o di transizione, aventi lo scopo di facilitare l’inserimento graduale, la realizzazione di gruppi che svolgono attività di potenziamento, anche al di fuori delle attività didattiche classiche112 e la stesura di una programmazione didattica definita sulla base delle condizioni di partenza e degli obiettivi che si ritiene possano essere conseguiti da ciascuno.

Alla luce di quanto sopra, tuttavia, è importante tenere sempre presente che l’elaborazione di un percorso formativo non può che essere personalizzato, evitando di cadere in generalizzazioni o in schemi validi per tutti. Va posta attenzione alla cultura di provenienza dei minori, ma anche alle capacità e alle caratteristiche individuali di ciascuno di essi, dato che le differenze individuali sono altrettanto rilevanti di quelle interculturali. Ogni alunno ha sue capacità, interessi, livelli di competenza e personalità propri; al suo arrivo a scuola, egli porta con sè un bagaglio, una storia culturale e differenti condizioni maturate nel corso della sua esperienza.

Gioca un ruolo fondamentale anche la famiglia del nuovo alunno, poiché nella fase iniziale è basilare che la scuola stabilisca un patto educativo con essa, finalizzato a porre le basi per una collaborazione positiva tra i due spazi educativi. Allo stesso tempo anche la dinamica relazionale che si viene a creare in classe tra pari va seguita e accompagnata con cura. Durante i primi giorni dell’inserimento, l’insegnante sarà investito del compito di rilevare i bisogni linguistici e di apprendimento del bambino, ma anche le competenze e i saperi già

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Miur, Linee guida, C.M. 2/2010

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Colombo M., “Relazioni interetniche fuori e dentro la scuola”, Fondazione Ismu, Franco Angeli, Milano, 2004, pp. 48-49

acquisiti, al fine di elaborare un piano individualizzato. Rilevati tali bisogni, la scuola si dovrà attrezzare al fine di predisporre gli strumenti più adeguati per rispondervi, sia attraverso risorse interne, che esterne.

Il piano dell’offerta formativa è un atto pubblico che presenta le scelte pedagogiche, organizzative e gestionali delle scuole, esplicitando le finalità educative, gli obiettivi generali relativi alle attività didattiche e le risorse previste per realizzarli.

In Italia si è scelto di non istituire classi speciali per gli alunni stranieri: tale scelta potrebbe essere ricollegata agli orientamenti più generali che negli anni Settanta dettarono l’abolizione di classi differenziali e scuole speciali per alunni in difficoltà o con handicap.

In linea anche con la normativa nazionale, la tendenza preferita, e seguita dalla scuola italiana, consiste nell’inserimento degli alunni stranieri immigrati in classi non “propedeutiche”, come avviene invece in altri Paesi europei, assieme, pertanto, ai loro coetanei italiani e in qualunque momento dell’anno: è condivisa la convinzione che quanto è più giovane l’età del soggetto apprendente e quanto è più piena l’immersione nella nuova realtà, tanto è più rapida l’acquisizione dell’italiano come seconda lingua. Essere inseriti in classe assieme a tutti gli altri alunni culturalmente appartenenti al Paese di accoglienza favorisce i processi di socializzazione e di reciproca conoscenza, premessa indispensabile alla costruzione di una società complessa e multiculturale.