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PARTE SPERIMENTALE

1. MATERIALI e METOD

1.1 I TEMPI, I LUOGHI, I SOGGETTI.

La presente ricerca è stata condotta nell’arco di due stagioni riproduttive 2005 e 2006 ed ha riguardato un totale di 23 soggetti. L’osservazione si è svolta nel periodo di maggior concentrazione delle nascite, da Aprile a Luglio, in entrambe le stagioni.

I 23 puledri provenivano da allevamenti e contesti diversi e appartenevano a specie e razze diverse.

Secondo il protocollo di ricerca, i soggetti sono stati suddivisi in due gruppi di studio: il gruppo di controllo, formato da 16 puledri clinicamente sani (6 maschi, 37,5% e 10 femmine, 62,5%) ed il gruppo dei casi clinici, formato da 7 puledri con patologie ombelicali.

Il gruppo di controllo era costituito da:

- 12 puledri trottatori, nati presso la stazione di monta “La Piaggia” di Staffoli;

- 2 puledri asini di razza amiatina appartenenti alla regione Toscana, nati presso la clinica di S.Piero a Grado della facoltà di Medicina veterinaria. Erano figli di fattrici gravide provenienti dalla provincia di Grosseto che vivevano allo stato semibrado sul monte Amiata;

- 1 puledro italiano da sella, nato presso un allevamento di cavalli da salto in provincia di Pisa;

- 1 puledro trotter, nato da meno di una settimana e ricoverato presso la clinica universitaria per patologie a carico di altri organi, mentre l’ombelico non presentava alterazioni.

Il gruppo dei 7 soggetti patologici era costituito da: - 3 puledri trottatori;

- 1 puledro da Tiro Pesante Rapido, nato presso il Centro di incremento ippico di Pisa;

- 3 puledri dei quali: una da sella, un purosangue e un quarter horse.

Può essere interessante descrivere i luoghi dove erano ricoverate le fattrici ed i puledri, quindi i luoghi della presente ricerca.

La stazione di monta “La Piaggia” ospita ogni anno più di un centinaio di cavalli, di cui 90 fattrici, 4 stalloni trottatori e circa una trentina di puledri di 1 anno, nati la stagione precedente.

Le fattrici sono prevalentemente cavalle di razza Trotter sia italiane che straniere. Altre razze sono quelle europee da sella ed eccezionalmente da Tiro Pesante Rapido. La maggior parte di queste cavalle soggiorna alla Piaggia solo durante la stagione riproduttiva, da gennaio a luglio; mentre altre vi soggiornano tutto l’anno. Le strutture dove alloggiano sono due scuderie per un totale di 40 box, 4 box parto dotati di telecamere, ampi terreni recintati. Le cavalle destinate alla riproduzione sono sia fattrici non gravide, “da coprire”, che fattrici a termine gravidanza. Durante la stagione di monta, da gennaio a luglio, le cavalle gravide partoriscono nell’allevamento che garantisce l’assistenza veterinaria al parto. Le fattrici prossime al parto vengono condotte ai box-parto, disposti in due scuderie, una da 4 box e una da 10. Questi locali sono attrezzati con telecamere per poter osservare le cavalle durante la notte; le fattrici, comunque, vengono controllate da un operatore ogni mezz’ora e per questo si lasciano accese alcune luci all’esterno dei box. Negli stessi box-parto, il giorno successivo alla nascita, viene svolta la prima visita clinica.

Presso la clinica di S. Piero, due box della scuderia sono assegnati alla terapia intensiva dei puledri. Entrambi comunicano attraverso una porta con un locale destinato alla farmacia, al materiale medico-ambulatoriale e al deposito dell’attrezzatura per la terapia intensiva. I box hanno la possibilità di essere separati in due

ambienti, destinati uno alla madre e uno al puledro, grazie ad una griglia mobile alta circa un metro. La metà destinata al puledro, accessibile dal locale farmacia, è quella deve vengono eseguite le visite cliniche, tra cui l’esame ecografico, e le eventuali terapie. Infine, i cavalli TPR sono allevati allo stato semibrado in paddoks molto ampi all’interno del parco di S. Rossore. Qui sono stati visitati solamente i puledri che manifestavano sintomi clinici patologici (tumefazione ombelicale da ernia o ascesso). Perché la visita possa essere effettuata, questi puledri, insieme alla propria madre, vengono indirizzati al travaglio, attraverso una recinzione ad imbuto che si continua nella recinzione perimetrale del paddok.

1.2 FOLLOW UP.

Il protocollo di ricerca del presente lavoro prevede la diversificazione dei puledri in casi clinici sani e in casi patologici. I puledri vengono sottoposti ad una visita clinica completa al momento del parto o appena possibile, per accertare se il neonato sia sano e se il parto sia avvenuto in maniera normale. I soggetti sani vengono poi monitorati nei giorni successivi in coincidenza con le date dell’esame ecografico fissate in base al protocollo di ricerca. Per i soggetti patologici, invece, viene predisposta la terapia medica o l’intervento chirurgico (un solo caso registrato) in accordo con la diagnosi.

Il monitoraggio programmato (o follow up) dei soggetti clinicamente sani è un “tema-chiave” per il presente lavoro. Infatti, attraverso il follow up clinico ci si propone di valutare l’evoluzione fisiologica delle strutture ombelicali interne nella prima settimana di vita dei soggetti in esame. Durante i primi 7 giorni di vita, i soggetti venivano ad una serie di tre visite che comprendevano ciascuna una visita clinica generale e l’esame ecografico vero e proprio delle vestigia ombelicali. Le date prestabilite erano:

- il giorno successivo alla nascita (I visita); - il terzo o il quarto giorno (II visita);

- il settimo o l’ottavo giorno di vita (III visita).

La possibilità di scegliere tra il terzo o il quarto giorno come tra il settimo o l’ottavo è stato dettato da necessità contingenti, quali la disponibilità dei proprietari dei puledri e la possibilità di reperire dei collaboratori. Si è visto, comunque, che tale variabilità non influiva sui risultati e sulla qualità del lavoro.

La decisione di far rientrare nel suddetto protocollo i puledri fino a 8 giorni di età, si è basata sui risultati presentati da altri studi in merito (Reef & Collatos 1998; Lavan et alii, 1991). Secondo questi studi le modificazioni, in senso involutivo, delle strutture ombelicali

sono evidenti e significative nella prima settimana di vita del puledro e meno nei giorni a seguire.

Un primissimo check-up avveniva al momento del parto. Poco dopo la rottura del cordone ombelicale, il moncone ombelicale veniva accuratamente disinfettato con una soluzione iodata. Il neonato era sottoposto ad un veloce accertamento secondo i criteri d’indagine del test APGAR (Activity, Pulse, Grimace, Appearance, and Respiration) che ha lo scopo di fornire un prima valutazione sullo stato di salute dell’animale, cioè stabilire se il puledro abbia sofferto durante il parto, o sia soggetto ad una sindrome neonatale, quale la sindrome di immaturità-dismaturità. Se il punteggio raggiunto dal puledro non è sufficiente (inferiore a 7-8), allora non viene inserito nel gruppo di soggetti in studio, ma viene seguito solo come caso patologico.

Infine secondo la normale prassi veniva esaminata anche la placenta, della quale si valuta l’integrità delle parti, la consistenza, il colore. La presenza di materiale o macchie patologiche è un indice di sofferenza fetale al momento del parto e contribuisce insieme al test APGAR a discriminare i soggetti sani dai patologici. Tuttavia solo un successivo e approfondito esame clinico permette di formulare una diagnosi definitiva.

Anche se è indubbio che esistano differenze individuali, l’esperienza accumulata nelle due stagioni porta ad individuare un modello anatomo-clinico simile e sovrapponibile ai vari puledri del gruppo di studio dei soggetti sani. Tale modello è riportato qui di seguito.

1.2.1 La prima visita.

La prima visita clinica completa si svolgeva il giorno successivo alla nascita. E’ importante considerare che la grande maggioranza dei parti avviene durante le ore notturne, quindi tale visita veniva eseguita l’indomani, ad un massimo di dodici ore dalla nascita.

L’esame clinico si articola in due fasi successive: l’esame obiettivo generale e l’esame obiettivo particolare. Il primo consiste nel rilevare tutti i parametri vitali, quali la frequenza cardiaca e respiratoria, la temperatura corporea, il colore delle mucose, il tempo di riempimento capillare. Vengono valutati anche parametri fisici come la cute ed il sottocute, il volume e la consistenza dei linfonodi, le grandi funzioni organiche, lo sviluppo scheletrico, i segni ed atteggiamenti particolari. Tra le voci dell’EOG in questa sede due meritano una considerazione: sviluppo scheletrico e segni ed atteggiamenti particolari. Infatti quest’ultimi possono essere indicativi di una condizione patologica tipica della neonatologia equina, quale la sindrome da dismaturità-immaturità del puledro. Segue l’esame obiettivo particolare rivolto alla parte ventrale dell’addome ed alla regione ombelicale specialmente.

All’ispezione un ombelico sano si presenta come una sporgenza a tronco di cono con la base adesa all’addome. L’asse è orientato cranio-ventralmente, talvolta è possibile che l’asse sia verticale o leggermente orientato caudo-ventralmente per la presenza di una piccola massa erniaria, delle dimensioni di pochi centimetri (circa 2), che si affaccia dall’anello ombelicale. Nella nostra esperienza una massa di dimensioni così piccole si è sempre ridotta spontaneamente nell’arco di una settimana. L’ombelico è ricoperto alla base e sui lati da una fitta peluria mentre all’estremità libera si trova il punto di rottura in via di cicatrizzazione; quest’ultimo si presenta umido e traslucido. Qui è possibile rilevare un piccolo colìo sieroso ed anche emorragico, ma solo nelle prime ore post-partum. Alla palpazione il residuo ombelicale esternamente ha una consistenza delicata, cute e il sottocute hanno uno spessore ridotto e scivolano sui piani sottostanti. Internamente si apprezza bene una struttura unica e compatta, di consistenza soda, formata dall’insieme dei fasci vascolari, dell’uraco e dei peduncoli (membrana) allantoidei, avvolti da tessuto connettivo mucoso.

Infine, alla base del peduncolo, è possibile esplorare l’anello ombelicale: circolare e di consistenza tendinea. Come già accennato, a questo livello è possibile rinvenire una piccola massa erniata, facile da respingere all’interno dell’addome con una piccola pressione a garanzia del fatto che non ci sono aderenze tra le sierose e l’anello ombelicale. La riduzione di tale massa è spontanea nell’arco di qualche giorno.

Infine è possibile effettuare alcuni esami collaterali di laboratorio. Routinariamente veniva svolto l’esame emocromo-citometrico e in aggiunta il fibrinogeno e proteine totali.

L’esame ecografico è il passo successivo. Si rimanda al capitolo specifico per l’approfondimento degli aspetti tecnici del suo svolgimento.

Al termine, prima di restituire il puledro alla madre, l’ombelico veniva disinfettato con la tintura iodata o con una soluzione di clorexidina 0,5%.

1.2.2 La seconda visita.

La seconda visita si effettuava il terzo o il quarto giorno di vita. L’esame obiettivo generale in questa occasione si esegue più rapidamente: ha lo scopo di verificare che lo stato di salute generale del puledro non sia mutato rispetto alla prima visita. Quindi si procede con l’esame obiettivo particolare a carico delle vestigia ombelicali, allo stesso modo della prima visita.

1.2.3 La terza visita.

La terza visita si fa il settimo o l’ottavo giorno di vita ed si esegue ripetendo identicamente la seconda.

E’ importante scegliere il luogo dove eseguire ciascuna visita. L’elemento limitante di tale scelta, più che il puledro è la fattrice, perché la nuova condizione di madre la porta ad essere diffidente dalle cose e dalle persone, anche da coloro che se ne prendono cura abitualmente. Un ambiente familiare ha anche il vantaggio di ridurre lo stress dell’atterramento e della manipolazione durante l’esame clinico per puledro. Il luogo ideale, quindi, può essere il box dove gli animali soggiornano normalmente.

Gli animali che vivono stabilmente in paddoks possono essere visitati nel loro recinto purché l’ambiente circostante e la presenza di altri animali non sia una fonte di nervosismo per la madre e perciò di pericolo per gli operatori.

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