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LA LINGUA SCRITTA IN RIFERIMENTO AI PARLANTI E AI CONTEST

TIPI SPECIFIC

Testi con discorso molto vincolante

Testi scientifici

Funzione conoscitiva basata su dimostrazioni rigorosamente sottoposte al criterio di «vero o falso».

Dimostrazioni

scientifiche (specialmente

se di materia che consente trattamento quantitativo dei dati).

Testi normativi

Funzione prescrittivi, basata su una manifestazione di volontà e rispondente al criterio di coerenza interna e con principi generali enunciati espressamente.

Leggi, decreti, regolamenti e altri testi

assimilabili (sentenze,

atti amministrativi, giudiziari notarili e simili).

Testi tecnici

Funzione regolativa, basata sull’adesione del destinatario a indicazioni (non modificabili) fornite dall’emittente.

Istruzioni per l’uso (di

apparecchi, sostanze, ecc.)

Testi con discorso mediamente vincolante

Testi espositivi

Funzione esplicativa, basata sull’intenzione di «spiegare a chi non sa», a fini di istruzione.

Trattati e manuali di studio, saggi critici, enciclopedie.

Testi informativi

Funzione informativa, basata sull’intenzione di mettere genericamente a disposizione (divulgare) informazioni.

Scritti divulgativi e di informazione comune (giornalistica e simile). Testi con discorso

poco vincolante

Testi letterari

Funzione espressiva, basata sul bisogno dell’emittente di esprimere, in relazione a temi esistenziali, il proprio «modo di sentire» e di metterlo a confronto, potenzialmente, con quello di qualsiasi altro essere umano.

Opere letterarie: in prosa

(narrativa, prosa descrittiva in genere; testi

teatrali) e in poesia

Si è accennato al fatto che le principali ipotesi avanzate per spiegare come vengono compresi dal destinatario un enunciato, una frase, un testo si distinguono, in linea generale, tra quelle che assegnano il ruolo essenziale alla comprensione sintattica e quelle che privilegiano la comprensione semantico-pragmatica. Sembra, tuttavia, che la seconda congettura inquadri meglio quanto quotidianamente si osserva nella comunicazione umana. Interpretare, infatti, coinvolge tre elementi che contribuiscono a rendere possibile la comprensione di un enunciato: i processi

cognitivi, che regolano le relazioni di temporalità, causalità, conseguenza,

appartenenza o meno a un certo insieme di oggetti, la selezione della modalità, etc.; la conoscenza del mondo (Enciclopedia), che fornisce il quadro di riferimento per l’assunzione di nuove informazioni da sistemare nella propria memoria e che

porteranno a inevitabili ristrutturazioni del sapere personale12; la competenza

comunicativa, che – come si diceva – comprende un insieme di competenze che

vanno da quelle più strettamente linguistiche a quelle socioculturali. L’interazione di questi tre fattori attiva quella che Oller (1979) definisce expectancy grammar, una sorta di grammatica dell’anticipazione tramite cui si è in grado di creare, man mano che si ascolta o si legge, ipotesi globali che vengono verificate o disattese dal completamento della frase o dell’enunciato e, proprio per questo, permette di comprendere messaggi ed enunciati anche molto disturbati. Con Conte (1988: 9-10), si può affermare che “il processo dinamico dell’interpretazione non procede linearmente per progressiva accumulazione di informazioni, ma può retroagire (feedback ermeneutico) anche su anteriori interpretazioni di informazioni anteriori, e su anteriori inferenze”.

Dunque, se chi parla può lasciare che il suo ascoltatore sia momentaneamente distratto da un rumore o da un’indicazione non precisa ed accurata, confidando di poter recuperare subito il contatto grazie ad un cenno del viso o a un tratto marcato prosodicamente, chi scrive ha la responsabilità di mettere a disposizione del lettore fin dall’inizio tutti gli indizi necessari a una comprensione completa e corretta di quanto intende comunicare mediante la pianificazione della struttura, la ricchezza lessicale, l’esplicitazione del contesto e delle premesse. Inoltre, laddove il linguaggio orale è, di solito, maggiormente dipendente dal contesto, da una situazione comunicativa reale in cui i partecipanti condividono l’universo del discorso, si fa uso di deittici, allocutivi e costruzioni marcate, il linguaggio scritto (e così anche certi

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A questo proposito, Sperber e Wilson (1993 [1986] capitolo I) sostengono che gli esseri umani dispongono di un ambiente cognitivo, ovvero l’insieme dei fatti manifesti a un individuo, e che l’intersezione degli ambienti cognitivi di due individui costituisce un ambiente cognitivo condiviso all’interno del quale i due soggetti sono in grado di formulare le stesse ipotesi, con il risultato di un ampliamento dei singoli ambienti cognitivi e della conoscenza che ciascuno dei due ha del mondo: “Migliorare la conoscenza significa acquisire informazioni sempre più precise, più facili da recuperare, e più elaborate, nei domini che sono particolarmente importanti per l’individuo. […] Alcune informazioni sono state acquisite in passato e sono quindi già contenute nella rappresentazione del mondo dell’individuo. […] Altre informazioni sono non solo nuove, ma anche senza alcun rapporto con ciò che appartiene già alla rappresentazione del mondo dell’individuo. Quando informazioni vecchie e nuove vengono utilizzate congiuntamente come premesse in un processo di inferenza, esse generano altre informazioni nuove: informazioni che non sarebbe stato possibile inferire senza questa combinazione di premesse vecchie e nuove (Sperber, Wilson, 1993 [1986]: 77-

tipi di orale sorvegliato, come quello richiesto dalla scuola) viene prodotto e poi consumato in situazioni diverse:

“L’indisponibilità di fattori complementari come il genere di voce, l’intonazione, la mimica e la gesticolazione, deve essere compensata da espedienti prettamente testuali quali la creazione di un focus e la sollecitazione dell’interesse” (Beaugrande, Dressler, 1994 [1981]: 230 - 231).

Per concludere, la competenza testuale riguarda dinamicamente sia chi produce il testo sia chi lo riceve ed è in questo senso, allora, che l’emittente (parlante o scrivente) non può risultare il solo responsabile nel determinare i caratteri di un testo prodotto, come suggeriscono anche Brown e Yule (1986 [1983]) i quali non sembrano nemmeno ritenere vantaggioso cercare di determinare a priori le caratteristiche formali costitutive che un testo deve possedere per essere definito tale, giacché i testi sono spesso ciò che gli ascoltatori (o i lettori) considerano come tali al di là dei legami verbali espliciti come referenza, coreferenza e altri principi di connettività. Di frequente, infatti, la fonte della coesione formale è, in un certo senso, al di fuori del testo: le parole sulle pagina sono disponibili al lettore ma non necessariamente utilizzate:

[…] The hearer or reader, when he is determining, consciously or unconsciously, the status of a specimen of language, invokes two kinds of evidence, the external as well as the internal: he uses not only linguistic clues but also situational ones. Linguistically, he responds to specific features which bind the passage together, the patterns of connection, independent of structure, that we are referring to as cohesion. Situationally, he takes into account all he knows of the environment: what is going on, what part the language is playing, who are involved. (Halliday, Hasan, 1976: 20)

Gli ascoltatori-lettori, ancora con Halliday e Hasan (1976: 23), interpretano tramite il ricorso al contesto, alle conoscenze del mondo condivise con l’interlocutore, alla rappresentazione del discorso che essi si sono costruiti sulla base dell’output dell’emittente: insistono nell’interpretare qualunque brano come testo, se esiste la remota possibilità di farlo:

A text is a passage of discourse which is coherent in this two regards: it is coherent with respect to the context of situation, and therefore consistent in register13; and it is coherent with respect to itself, and therefore cohesive. Neither of these two conditions is sufficient without the other, nor does the one by necessity entail to other. […] It is almost impossible to construct a verbal sequence which has no texture at all – but this, in turn, is largely because we insist on interpreting any passage as text if there is the remotest possibility of doing so.

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Il termine register qui significa “The linguistic features which are tipically associated with a configuration of situational features – with particolar values of the field, mode and tenor” (Halliday e Hasan, 1976: 22). Con i termini campo, modo e tenore Halliday intende rispettivamente l’evento complessivo in cui si realizza un testo, compresi gli scopi dell’emittente; la funzione del testo

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APITOLO

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