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La TNI come Marker di patologie di origine non

1.4 TROPONINA

1.4.4 La TNI come Marker di patologie di origine non

cardiovascolare

Variazioni nei livelli sierici di TnI sono state riscontrate anche in pazienti non affetti da malattie di origine strettamente cardiaca, quali violenti traumi toracici33,

dilatazione-torsione gastrica145 e sull’insufficienza renale151, nella quale questi

innalzamenti hanno ancora un significato piuttosto controverso. È necessario tenere presente che la concentrazione sierica di TnI è un bilancio tra il suo rilascio in circolo da parte del miocardio e la sua degradazione da parte delle proteasi sieriche e clearance a livello di fegato, rene e sistema reticoloendoteliale, e che, quindi, gli elevati valori in corso di insufficienza renale possono essere dovuti a una riduzione della clearance renale133151117.

Non ancora del tutto chiarita è anche la rilevanza di elevati livelli di TnI in cagne con piometra128.

Risultati positivi sono stati ottenuti nel dosaggio della TnI in cani affetti da Babesiosi, patologia in grado di causare fenomeni infiammatori e ipossici a livello cardiaco: è stata riscontrata una proporzionalità diretta tra la severità della patologia e i valori sierici della proteina96. Cani affetti da Ehrlichiosi sono stati sottoposti a un

dosaggio della troponina I. Essendo questa una patologia multisistemica, sono stati riscontrati valori innalzati nei cani malati rispetto ai sani o ai cani affetti da altre infezioni o malati ma negativi alla PCR48.

Elevati valori di TnI sono stati riscontrati anche in cani avvelenati dal morso di Vipera Palestinae, il cui veleno pare quindi avere, direttamente o indirettamente, effetto cardiotossico146.

A titolo informativo si riporta che in un caso di sospetto colpo di calore in un Cavalier King Charles Spaniel i valori di Troponina I sono risultati inaspettatamente elevati nonostante l'esclusione di patologie cardiologiche concomitanti105.

SCOPO DEL PROGETTO DI RICERCA

I Sartani rappresentano una valida alternativa agli ACE-I. L’uso di questi farmaci, inizialmente considerati di seconda scelta rispetto agli ACE-I e da utilizzare solo nel caso in cui il paziente manifestasse effetti collaterali intollerabili durante il trattamento con ACE-I, negli ultimi anni si è diffuso e consolidato. Gli ACE-I, pur rappresentando uno strumento farmacologico per la cura di patologie cardiovascolari importanti, non solo bloccano la formazione dell’Ang II a partire dall’Ang I, ma impediscono la degradazione della bradichinina. Tutti gli ACE-I agiscono bloccando l’enzima convertente ACE attraverso il legame al sito attivo, interferendo così con la sua capacità di legare e scindere i propri substrati: Ang I e bradichinina. L’ACE catalizza l’idrolisi della bradichinina nei fluidi biologici e l’inibizione di questo processo da parte degli ACE-I sembra essere la causa degli effetti collaterali di questi farmaci171.

I sartani, al contrario, non bloccano l’azione dell’enzima ACE ma agiscono solo a carico dell’AT1 dell’Ang II, in questo modo non interferiscono con la degradazione della

bradichinina e questo riduce gli effetti collaterali ascrivibili a questa classe farmacologica102.

Il presente lavoro mira a ottenere dati inerenti al ruolo che i sartani hanno nel rallentare l'evoluzione dell’insufficienza renale e della MMVD101. Studi precedenti

suggeriscono sia che i sartani prevengano le alterazioni cardiache durante rapide stimolazioni elettriche indotte con pacemaker84, sia che rallentino l’evoluzione della

CKD soprattutto in paziente con nefropatie e concomitanti disfunzioni endocrine (diabete)122.

I diversi gruppi di sartani presenti in commercio sono stati presi in considerazione per valutare le eventuali differenze e infine è stato deciso di utilizzare l’irbersartan perché presenta una cinetica tra le più prolungate114, è stato già ampiamente studiato

nell’uomo e attualmente fa parte della terapia cardiologica di routine, mentre, a oggi, nel cane non è presente alcun trial clinico specifico in bibliografia.

Il nostro progetto di ricerca si è articolato in due fasi: la prima composta dagli studi preliminari necessari per gettare le basi della sperimentazione, la seconda fase costituita dallo studio clinico sull’Irb.

Gli studi preliminari che abbiamo effettuato e che vedremo nel dettaglio nel prossimo capitolo sono:

1 studio PK e PD dell’irbesartan nel cane;

2 Dosaggio della Troponina in cani sani e con Endocardiosi mitralica; 3 validazione delle Misure ecocardiografiche.

Abbiamo ritenuto opportuno prima di somministrare l’Irb nel paziente canino effettuare uno studio per testare la farmacocinetica e la farmacodinamica di questo farmaco in cani sani. In bibliografia non erano presenti, per questa specie, lavori che utilizzassero di un dosaggio di Irb compatibile con il trattamento clinico a lungo termine. La seconda ricerca preliminare, che ha valutato la concentrazione della troponina in cani sani e con endocardiosi mitralica, aveva come obiettivo valutare la correlazione tra la concentrazione di troponina plasmatica e l’entità del danno a carico dell’apparato cardiovascolare.

L’ultimo studio è stato concepito per stimare la variabilità intra-operatore delle misure ecocardiografiche. L’ecocardiografia, pur avendo visto un notevole miglioramento delle performance strumentali negli ultimi anni, resta ancora un esame operatore dipendente. Nello studio clinico, la variazione delle misure ecocardiografiche dello stesso soggetto durante i controlli, ha rappresentato un parametro di riferimento importante per valutare se erano presenti delle differenze significative tra i cani trattati con sartani rispetto a quelli che avevano ricevuto ACE-I.

Infine, il terzo capitolo di questa ricerca è rappresentata dallo studio clinico che ha previsto la somministrazione di Irb ai pazienti, presentatati presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa tra gennaio 2011 e dicembre 2013.

Lo scopo del presente lavoro è stato valutare l’azione dell’Irb in 3 gruppi di pazienti: - cani con MMVD

- cani con CKD

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Ricerche preliminari

allo studio clinico

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