C O N T R I B U T O A L L A S T O R IA L E T T E R A R I A D E L S E C O L O X V I I
(Continuaz. dell’ annata 1891).
Nel 1 6 4 3 , col pseudonimo di Sapricio Saprici, Γ Aprosio pubblicava la Sferra Poetica (1); essa è composta di ventisette capitoliin forma di lettere, dirette ai suoi amici (2), in ciascuna delle quali ribatte le idee espresse dallo Stigliani nella prima censura dell’ Occhiale. Nella prefazione, diretta a Giovanni Argoli, l’ Aprosio fa la storia di questo libro, che primo ad essere composto, fu il quarto a stamparsi. « L ’ anno 1628 — egli dice — trovandomi in Siena con occasione di studiare, mi fu recato di Perugia l'Occhiale del signor Cavalier Stigliani:
(1) L a I Sferra \ Poetica \ di [ S a p r i c i o S a p r i c i | Lo Scantonato A c c a d e mico I H etero clito, | Per risposta alla Prima Censura d e ll’ | Adone del C a va lier M a rin o , | Fatta dal Cavalier | T o m aso Stigliani. |] In Venetia, C I D I D X L I I V [sic]. | Nella Stamperia Guerigliana. | C o n licenza et pri
vile gio.
(2) E ssi so no Pietro Michiele, Jacomo Pighetti, A n d re a Barbazza, Sci
pione H errico, Francesco Loredano, Anton Giulio Brignole-Sale, M arcan
tonio R o m i t i , N ic c o lò C rasso , T o ld o Costantini, L eone A l l a c c i , O la o W o r m io , S e ve rin o Bentzonio, Giulio Pic colo m in i, Bartolo Bartolini, B e nedetto M a rio tti, Niccolò P in e lli, Baldassar Bo nifacio, C e s a r e Zaro tti, Fre derico G r o n o v i o , Jacomo Gaddi, Giovanni Rodio, A g o s t i n o F u s c o n i, Giambattista Cap po n i, Leonardo Quirini, Francesco Belli, P a o lo Zazz aro ni e T r o i l o Lancetta.
G io r n . L i g u s t i c o , Anno XVIII. 6
del quale ebbi notizia fin Γ anno avanti dal signor Girolamo Mercucci da S. Genesio: ma no ’ l vidi prima d’ allora, con- ciossiaché in Siena non mai fusse capitato a.’ Librai. L o feci leggere a diversi amici, i quali, o fusse perché mi vedessero molto affetionato al Marino, od altra cagione, mi provocarono a pigliarne la difesa, e a rispondere. Io (benché occupatissimo in altri studi) non potei non compiacerli: anzi con tutte le forze a ribatter le oppositioni m’ accinsi. E lo feci tanto più volontieri, quanto che mi pareva di guadagnare assai, se lussi stato il primo a difenderlo. Appena ebbi dato principio a far la selva, che mi giungono lettere di Parma dal gentilissimo signor Benamati, nella quale era avvisato, che ’l P. Don A go
stino Lampognani col suo Antiocchiale mi haveva prevenuto;
e di là a pochi mesi mi fu mandato di Firenze 1’ Occhiale Appannato del Scipione H errico , il che mi diede occasione d’ attaccar per mezzo di lettere amicizia con questi due let
teratissimi ingegni, dell’ amicizia dei quali grandemente mi pregio: che perciò 1’ anno presente sarà stimato da me più degli altri, poiché ho conosciuto in esso di presenza il signor Herrico, che fin dall’ anno 1629 conosceva per lettere.
» N on molto dopo la prima parte dell’ Aleandri, se bene in te m p o , che haveva compilata quest’ opera, e risposto non solo alle oppositioni particolari di dieci primi libri, ove finisce;
ma poco meno che i diecisette, e andava seguitando il rima
nente: quando procurando di farlo stampare, ed havendone parola col signor Cristoforo Tomasini (dal quale intesi esser allora stampata 1’ Uccellatura del Foresi) ecco in un subito serrati i passi, e per rispetto del contagio impedito il com mercio di Ven etia; perlocché fu necessario aspettare, e finito non fui più in tempo.
» Non havendo potuto per allhora pubblicarla, desiderosa di tarsi vedere, mi usci dalle mani: ma ben presto pagò le pene della sua temerità, incontrando gl’ influssi, che suol
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provocare un Cielo contaggioso. Non me n’ alterai punto...
Mi bastava di haver salvato il Veratro, che se bene anch’egli ha delle imperfetioni non poche, non mi riesce però tanto insipido quanto la Sferra. Gli amici, che non potevano sop
portare, che si fusse smarrita (supponendosi nel Veratro molte cose, che in essa si leggono) per indurmi a ricomporla non potevano servirsi di miglior mezzo termine, che nissuno avverebbe creduto che io Γ havesse composta. Diedi di piglio a gli Avversarij, che per buona parte non haveva ancora stracciati, ed in pochi giorni le feci rivedere quasi nel me
desimo habito, che era comparsa da prima. Soddisfaceva a gli amici : ma non già a me, che perciò era risoluto (ancor che non fusse stata disprezzata da soggetti eruditissimi non meno che ingenui, quali sono li signori Niccolò C ra sso , Marcanto
nio Romiti, Carlo Giuseppe Orrigoni hoggidi viventi): Claudio Acheilini, Benedetto Fioretti, e Gio. Maria Vanti, T riga di letterati (nella cui morte fece perdita non solo l ’ Italia, ma tutta quanta la Repubblica letteraria), non lassarla uscire dal mio soppidiano: e già haveva avute le licenze del Veratro, non volendo che vedesse altro lume. Ora non so come m’ è uscita di mano, ed ha saputo iar tanto, che non ha voluto perdere la sua primogenitura ».
Nella prima delle sue lettere l’ Aprosio confessa al Michiele che, non ostante le pubblicazioni dell’ Errico, dell’ Aleandri e del V illa n i, gli sembra che « l ’ ardimento dell’ oppositore non sia rimasto cosi scimunito, che appo qualche semplice non tenga per ancora qualche vigore » : di qui la necessità di stampare la Sferra, in cui vuol dimostrare « per quanto s’ estenderanno le sue forze, che le cose da lui avvertite per manifesti errori, sono assolutamente tanto di qualunque sua compositione migliori, quanto per peggiori da lui ributtate »;
e che lo Stigliani in luogo « d’ impiegar l’ ingegno in cose di si poco momento » avrebbe fatto molto meglio a « spinger
la, penna alla correttone del suo Canzoniere e del suo C o lombaio, opere nelle quali non solo si ritrovano quelle me
tafore, che egli chiama ardite, e nell’ Adone, fatto appassionato censore, va indicando : ma ancora di più improprietà di sensi:
periodi sconci, parole infinite forastiere, r a n d e , di pessimo significato; bestemmie horrende; versi in disprezzo dei Santi, concetti goffi; barbarismi grossi; e quel che è peggio solecismi m agiuscoli, co ’ quali ha rotta in si fatta guisa la testa al povero Prisciano, che non saranno bastanti le chiare d’ Escu- lapio per risa n a rlo » . A l Capitolo X X I I , dirigendosi ad A g o stino Fusconi, parla 1’ Aprosio de’ furti dei quali lo Stigliani accusa il Marino ; e, e dopo aver indicate le imitazioni di cui abbondano il Furioso e la Gerusalemme, osserva: « Hor se ’ l rubare è vitio comunissimo de’ Poeti havuto dalla na
tura, perché doverà essere ripreso il Marino huomo Napoli
tano, se è alquanto macchiato di simil pece? Ma perché lo Stigliani ha ardire di chiamar ladro il Marino? » E qui l’ Aprosio indica molte delle imitazioni de’ poeti anteriori, ond’ è ripieno il Mondo N u ovo, e in questa revisione mostra erudizione e acutezza non comune.
L a Sferra Poetica fu ben presto ammirata dai dotti, i quali ne scrissero all’ autore, congratulandosi. Cosi Niccolò Crasso, pur confessando che avrebbe amato meglio veder vinto lo Stigliani « con dottrina e vivezza, che con rampogne, ancorché fossero state usate da lui contro il Marino », diceva di aver letta la Sferra « con sommo gusto dove difende P am ico, e di
rebbe lo stesso dove è sferzato l’ autor dell’ Occhiale »; Agostino Fusconi chiamava 1’ Aprosio « il Porto dove ricoverano g l ’in
gegni sbattuti dalle ingiurie della Fortuna »; e 1’ Errico con
fessava che 1’ Aprosio « con un semplice riso » aveva ruinate tante macchine d’ eruditione recondite».
Finalmente tra il 1645 e il 47 l’Aprosio pubblicava, in due parti, il Veratro, complemento della Sferra, in quanto vi si ribat
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tono le accuse dello Stigliani contenute nella seconda censura àt\Y Occhiale (1). La prima parte del Veratro fu pubblicata dopo la seconda, e di ciò l’autore dà spiegazione a Matteo Defendi, cui indirizzò il proemio (2). Questa è, forse, la migliore delle scritture, cui si accinse 1’ Aprosio per difendere il M arin o, perché 1 erudizione è più scelta, più completa, e le opposi
zioni non hanno più quella foga, quella passione e , anche, quella certa volgarità che si rinvengono nelle altre opere dell’ irrequieto agostiniano. La stanza 77 del nono Canto deir Adone, ad es., non gli piace, « ma non ha genio di zanniggiare né con Sissa, né con Vannetti », due poeti creati dalla fantasia dello Stigliani, dai quali il Marino avrebbe tolto molte immagini per colorir l'Adone. E aggiunge: « Con que
st’ occasione non sarà fuori di proposito accennare una cu
riosità. C o n gran destrezza feci chiedere da un amico allo
(1) D el I Veratro \ Apologia [ di | S a p r i c i o S a p r i c i | P e r risposta alla Seconda C e n s u ra | àzWAdone del Cavalier | Marino | Fatta dal C a v a lie r | T o m m a so S t ig lia n i, | Parte Prima. | A l l ’ Illustrissimo S ig n o re il S ig n o r j Giuseppe S p in o la Marmi | Del fu Serenissimo T om m a so . || In V e n e t i a , C I D I O C X L V I I . I Presso Matteo Leni. | Con licenza de’ Superiori, e Privilegio ; e [qui il medesimo frontespizio sino a] Parte Seconda. | A l - l’ Illustriss. S i g n o r e il Signor | T o m m a so Spinola Marmi | d ell’ Illustriss.
Giuliano [I In V en etia , C I D I D C X L V . | Nella Stamperia L en ian a e V e - celliana. | C o n licenza de’ Superiori e Privilegio.
Nella prim a parte, contro del frontispizio, v ’ è un’ incisione che rappre
senta lo Stigliani, il quale ha inforcati gli occhiali; sta in g in o cch io e guarda Mercurio, che dall’ alto indica una pianta in cui è scritto Ve r a t r o. Nella seconda v ’ è un’ altra incisione c o n l e stesse situazioni: solamente lo Stigliani è in piedi.
(2) « L a p rim a è nelle mani dello Stampatore ha più d ' u n a n n o , e se ne sono stam pati tanti fogli, che non fan numero. La seconda è finita:
adunque il due è prima dell’ uno. Mi dispiace di questa disorbitanza, npn perché mi curi d e ll’ opera, ma perché parmi d’ acquistar n om e di m illa n tatore appresso il signor Allacci, a cui deve esser dedicata, per testificare in parte quale sian o le mie obbligazioni ».
Stigliarli, chi fossero questo Sissa e questo Vannetti, de’ quali fa tante volte mentione nell’ Occhiale. Egli per un pezzo si scusò, dicendo che rilaverebbe tosto manifestato nella Replica all’ Ale
andri, ed all’ Herrico Analmente disse, che erano suoi paesani, che non erano mai usciti di Matera, che erano m orti; e che le loro compositioni gli erano capitate nelle mani manoscritte, delle quali fece parte al M a r in o , in un suo passaggio per P a rm a . E questi fu il signor Luca Costantini, da F e r m o , giovane spiritosissimo, acciocché il signor Stigliani non s’ im
maginasse, che me lo fussi sognato ». A ltro ve, rimbeccando lo Stigliani per aver dichiarato osceno un passo dell’ Adone, osserva giustamente: « Dal giudicare li componimenti del prossimo chi non havesse di voi contezza vi stimarebbe per un novello Senocrate. Siete tanto m odesto, che leggendo ne’ componimenti del Marino un minimo che spettante alla g en eratio n e,·subito lo notate per sortirà sciocca. Questa mo
destia vorrei che la mostraste nelle vostre compositioni, nelle quali si leggono cose da far colorir le guance fino alle fem
minelle di mondo per la vergogna. Sono sozzure sciocche gli Indovinelli, che dal coltello de’ Superiori furono rasi dal Can-
%oniero. Sono sozzure enormi quelle che si contengono nello Schermo di Parnaso, che non senza quare dite se me rimarrà manoscritto ». Accenniamo altresì che a proposito di quel- 1’ asserzione dello Stigliani ( i ) , aver il Marino « confessati i suoi furti fatti all’ Ariosto e al Tasso, perché Y Adone potesse un giorno offuscar la memoria di quei due poemi », 1’ Aprosio ribatte: « È una novella di garbo: il Boccaccio e ’l Giraldi non ne sognarono mai una cotale. Giovanni Alessio Abbatutis si può friggere il suo Cunto delli Cunti ». Finalmente avendo lo Stigliani scritto che Y Adone era morto d’ apoplessia, cioè di morte subitanea », l’ Aprosio osserva: « Sapete chi è morto
( i) Occhiale, pg. 412 .
GIORNALE LIGUSTICO 87 di morte subitanea? La vostra Pipioneida, che appena era un anno finito dal di della pubblicazione, che non v ’ era pur uno, che volesse aprirla. In meno di quattr’ anni fu stampato Y Adone in Parigi in fol., e fu la prima edizione. Fu ristampato in Venetia ben quattro volte dal Sarzina, in 4 ° , alle spese di Jacomo Scaglia. Ristampossi due volte in T o r in o , in 12.0, una dagli H. H. del Tarino, e l’ altra dalla Compagnia della Concordia. Fu ristampato pure in 12.0, in G inevra, sotto nome di Parigi, e di tutte ne ho avuto esemplari nelle mani.
Il Mondo Nuovo s’ è stampato in Roma, a spese vostre la prima volta il 1628 ed in anni X V I I s’ è contentato della pr'ma edizione. So che il mio Signore Allacci nel suo bel
lissimo opuscolo delle Api Urbane, dice essere uscito in Ispa- gnuolo, ma infino a tanto che n o ’l vegga non son per crederlo.
Comunque sia farà il fine nella Spagnola che gli ha presagito il principio nell’ italiana (1 ) ».
(1) T r a la pubblicazione del Vaglio Critico e quella del Buratto bisogna porre, per co n se rv ar l’ ordine cronologico, un opuscolo col titolo di Staf
filate I Date I a l cavalier Tomaso \ Stigliani. | Per haver mal ragionato contro Γ - I Adone del C a va lie r Marino. | C o n una lettera infine de’ C o stu m i | della Francia. | In Francfort. | M D C X X X V I I . N ’è autore G io v a n n i C apponi, bolognese, del quale sarebbe utile studiare la sua politica co ntraria alla dominazione spagnuola in Italia, perché a lui sono attribuite da parecchi codici e da qualche stampa quelle poesie, ispirate a un grande am or patrio, delle quali discorse con la solita dottrina il D ’ Anco na p rim a n ell’ A rchivio Veneto ( V o l. III; 1872) e poi nello studio intitolato: I l concetto dell’ unità politica nei poeti italiani. (Studi di Critica e Storia letteraria. B o lo g n a, Z a nich elli, 1880, p g g . 1-103).
L ’ o p uscolo è m olto insignificante, e si risponde con m olta insolenza alle osse rvazion i dello Stigliani; si divide in otto Staffilate, ciascuna delle quali c o m p rend e alcuni sonetti (in tutto sono quarantasei) oltre un c o m mento , pieno di volgarissime frasi, a qualche giudizio espresso n ell’ O c
chiale. E c c o n e d e gli esempi:
« Che abbia rubbato da altri scrittori ma più Lodate pur Iddio, Messer Francatrippa, che dal vostro Mondo Nuovo. Fol. $o ». non havete cosa da esservi rubbata.
Prima ancora che tante fiere dispute s’ agitassero per la pubblicazione dell’ Occhiale, lo Stigliani, nel 1628, stampava,
« Di affermare, che sia come il gigante, « Avversario da pugni e da calci ».
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completo in trentaquattro canti, il suo poema, nel quale ri
fondeva quasi tutti i primi venti canti usciti alla luce undici anni prima : e non più a Ranuccio Farnese, ma a Filippo IV era esso dedicato (1). Molti poemi epici furon composti tra il cinque e il seicento sull’ impresa di Colombo; è noto, in
fatti, che da Lorenzo Gambara il quale la descrisse in la
tino (2) , al Benamati ( 3 ) , un numero considerevole di poemi italiani si aggiravano su tale soggetto ( 4 ) , perché era in tutti i poeti la smania di creare nuova materia epica, su la quale poetare. Oggi, però, quei poemi, a tempo loro tanto in voga, rimangono in gran parte sconosciuti e inesplorati anche dagli studiosi, salvandosi appena quel frammento che il T a s
(1)
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Mondo I Nuovo | Del Cavaliere \ Fra T o m a s o | S t i g l a n i . | Diviso I in trentaquattro Canti. | C og li argomenti | dell’ istesso A u to re . || In Rom a, I Appresso G ia c o m o Mascardi. | M . D C . X X V I I I .L a lettera di dedica a Filippo IV trovasi a pg. 112 delle Lettere dello Stigliani, e porta la data del 16 aprile 1628; però lettera e copia del poema erano inviate al conte d’ O liv a re z, perché si co m piace sse reca
pitarle al re. « Mando a V . E. per mezzo del piego del S ig n o r Conte di Monterei due copie del mio Mondo Nuovo — scrive lo S t i g l i a n i , — nuovamente stampato, acciò che una ella sia servita di tenersene per s é , e
1
’ altra in sie m e colla lettera, che le sta allegata, faccia a vere alla Maestà del R e N o stro Signore, a cui il volume è dedicato, e da cui io pretendo alcuna mercede. » Lettere, pg. n o .(2) L a u r e n t i i | G a m b a r a e | B rix ia n i, | De navigatione C h ristophori Co- I lum bi libri quattor. | R o m ae, | Apud Franciscum Zannettum. | M . D . L X X X I .
(3) Delle due Trombe i primi fiati, cioè tre libri della Vittoria N avale e tre libri del Mondo N u ovo, Poemi Eroici; in P arm a, per A n te o V i o t t i , . 1622. C fr. M a z z u c h e l l i , I V , 780.
^4) C . S t e i n e r , Crist. Colombo nella poesia epica italiana, V o g h e ra , 18 91. - Ho notizia a nch e di una commedia scritta da Lope de V e g a , da m e i n u - . tilinente ce rcata tanto nell’ edizione in tre volumi delle Comedias escogidas.
del R iv ad e n e y ra , quanto nel diligente opuscolo di A . R e s t o r i intitolato Una colle\ione d i commedie di Lope de Vega Carpio, L iv o r n o , V i g o , 1891.
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G IO R N A L E L IG U S T IC Osoni mandò a un suo am ico, perché vedesse se poteva ser
v irg li, cui univa alcuni utili avvertimenti intorno al modo di comporre un poema in lode del Colom bo ( i ) .
Il Mondo Nuovo dello Stigliani è preceduto da una « lettera ai lettori » del solito Balducci, il quale fa noto che l’autore
« li prega, per suo mezzo , d’ esser contenti in questa prima edizione d’ avvisargli per private lettere, o in altro onesto m o d o , tutti i difetti e le ’ m p erfezio ni, che troveranno per entro al libro; acciò che egli col lume del loro comune pa
rere lo possa (come già poterono i suoi Γ Ariosto e ’l Tasso pur nell’ impressioni prime) correggere ed abbellire, non solo per più suo onore, e riputazione, e per più loro utile, e di
letto: ma per maggior gloria di D io , e della Santa Fede C a tto lic a, in cui esaltazione esso libro è composto (2) ».
N on sappiamo se questo pio desiderio fu esaudito; ad ogni modo altre edizioni del poema non se ne fecero né in vita,
( 1 ) L a Secchia R a p ita , l ’ Oceano & le Rime di A l e s s a n d r o T a s s o n i , (ediz. Casini) F i r e n z e , S a n s o n i, 1887 , pg. 245 e sgg.
(2) Q u e s ta fu l ’ ultima prefazione che il Balducci scrisse ai v o lu m i dello Stigliani. N e llo stesso anno in cui fu pubblicato il M ondo Nuovo l ’ autore di esso a v e v a in anim o di pubblicare uno Schermo di Parnaso
« sozzure e n o rm i, » a dire d e ll’A p r o s i o ( Veratro, I I , p g . 41)· L o Sti
gliani, scritto c h ’ ebbe lo Schermo, pre gò il Bald u cci, a llo ra residente a M o n te lib re tt i, di farvi la prefazione; il Balducci si rifiu tò , co nsig lia ndo
« da buon soldato che era » , co m e scrive il M a z z u c h e l l i (art. cit.) lo Stigliani a rispondere con la spada: onde quest’ u l t i m o , s tizz ito , rispon
d eva: « 11 Marino m ’ ha biasimato nelle sue opere stam pate per i g n o rante, io gli ho risposto con l’ Occhiale, facendogli conoscere che l ’ ig n o rante è egli m edesim o. A l l ’ averm i biasimato per tristo io g li h o risposto col prenominato Schermo di Parnaso, mostra ndogli parim enti che il tristo fu egli medesimo. » Lettere, pg. 143. Il libello rim ase inedito e m i fu inaccessibile il manoscritto.
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né in morte dell’ autore (1), e, come vedemmo più innanzi, anche la traduzione spagnola non fu mai scritta.
« Cristoforo Colombo Genovese — scrive lo Stigliani in principio del Mondo Nuovo, del quale dà il sunto, — uomo di supremo valore in ambedue le più principali professioni (dico Arm i, e Lettere) essendosi partito di Spagna con uno esercito marittimo datogli da quel re per lo cercamento del Mondo n u o v o , arriva per vari travagli a quello, e n’ acquista per forza una regione la più importante, cioè l’ isola d’Aiti, oltre quella di Borchen acquistata per altro caso che di guerra. Ma perché il numero de’ nemici è stato grandissimo egli non ha potuto conseguir questa vittoria senza grande scemamento de’ suoi soldati. Onde aspirando tuttavia all’ ac
quisto del restante, e disegnando perciò d’ andare in Ispagna a rifare armata nuova, tripartisce la vecchia in due parti pic
cole ed una grossa. Delle due piccole una delibera di menar seco, e 1’ altra lascia in Aiti chiusa in una fortezza di legno sotto la cura di Salazaro Capitan de’ Venturieri, al quale dà in iscritto una prudentissima istruzione intorno al modo con che esso s’ abbia a governare. Ma alla terza parte che è la più grossa, e la più bellicosa, impone che vada facendo nuovi scoprimenti, ed acquisti in quel mezzo che egli s’ indugierà a tornar di Spagna, e commettela in Governo a Silvarte, al quale dà parimenti un altro foglio d’ istruzione conforme alla
(1) V e r o è che lo Stigliani aveva in animo di migliorare il suo poema, una copia del q u a le , conservata nella Vittorio Emanuele, mostra nume
rose co rrezioni a u t o g r a f e , quasi ad ogni ottava ; e sul frontespizio l e g giamo: « Q u e s ti è il testo corretto e migliorato da ristamparsi, copiandosi in un altro s t a m p a t o , perché sia leggibile al revisore. » A m arg ine di qualche fo glio si leg gono alcune opposizioni, anch’ esse di pugno dello Sti
gliani, dirette a due personaggi, Falcidio (certamente uno pseudonimo) e Salzilli.
data di Salazaro. Partesi dunque il C olom bo, partesi Silvane, e rimane Salazaro. Silvarte va verso m e z z o d ì , e soggioga molti regni della penisola a u strale , insin che muore nella Caribana. In cambio del quale succedendo Dulipante ne sog
gioga alquanti altri. Il Colom bo va verso tramontana, e per
gioga alquanti altri. Il Colom bo va verso tramontana, e per