• Non ci sono risultati.

Trattato del Comune di Genova con Ishak-ibn-Mohammed signor delle Isole Baleari (*).

In n o m e del Dio clem ente e m isericorde. Benedica Id d io a' Pro­ fe ti t u t t i q u a n ti e lo r d ia piena pace.

I l diplom a autentico in pergamena, che si compone dei testo arabico e di u n a p arafrasi latin a scrittavi in dorso, é serbato nel R egio Archivio di Genova (T rattati e m aterie politiche: Mazzo II). Esso è scritto in eleganti e n it id i carat­ teri m a g lire b in i, coi p u n ti d ia c r itic i, con le vocali quasi tu tte e con g li a ltr i segni u sati nell’ odierna ortografia. L'he, desinenza del femminino, è sorm ontalo per lo p iù da’ due pu n ti.

I l testo arabico fu pubblicato per lo prim o da M. de Sacy, nelle N otices et E x -

tr a its des M ss. etc. tomo X I (1827) pag. 7 e segg., con traduzione francese. Io detti

poi ne’ Diplom i arabi del r. archivio fiorentino (1863) pag. 230 e segg., il testo e la traduzione ita lian a d’ un trattato fermato dallo stesso Principe con Pisa il 1184; il quale trattato, m u tati i nomi e poche altre parole, è copia del presente.

Assuntom i il carico di dar questa seconda edizione del trattato genovese, pre­ m ia m i anzi tu tto che il testo del Sacy fosse riscontrato con l’ o r ig in a le ; il che

non potendo fare io stesso, se n’ è a m ia richiesta incaricato l’ egregio profes­ sor Giuseppe Sapeto del Reai Istitu to Tecnico di Genova; inoltre ho avute sotto g li occhi due fotografie di questo e del diplom a del 118S, m ollo diligentem ente eseguite d a ll’ eruditissim o avvocato Rem ondinì da Genova, che tantosto m i oc­ correrà di lodare per una importante correzione fatta nel documento V i l i .

Al confronto con 1’ originale sì è visto che le lezioni erronee, notata e corrette

S c r ittu r a d e lla conciliazione (*), accordo, p a cifica zio n e e p a t­ tu iz io n e che assentono con la benedizione e l ’ a iu to del Som m o Id d io e , col [divin] favore di Lui stringono, c o n v a lid a n o e raf-

( 594 )

da M. De Sacy, non erano mica nel diploma. Ciò prova che l’ illu s tr e orie n talista francese noi trascrisse da sè, ma n’ ebbe una copia f a t t a , coni' e’ m i sem bra, da qualche europeo che soggiornando lungamente in paesi m u s u lm a n i, e direi particolarm ente in Barbaria, aveva appresa la lin gu a araba per p ra tic a anziché per is tu d io . Di ciò si accorgeranno subito g li orientalisti che confronteranno questa seconda edizione con la prim a ne’ luoghi seguenti :

del Sacy pag. S lin. 3 Edizione nostra pag. 1 lin 12

» » — » 4 » » — » 13 » » — » 11 » » 2 » 9 » » — » 16 » » — » 15 » » — » 17 » » — » 16 » » — » 18 » » — » 17 » » 9 » 4 » » 3 » 8 » » — » s » » — » 13 » » — » 14 » » 4 » 2 » » — » 18 » , » — » 7 » » — » 22 » » — » 14 » » 10 » 1 4 » — » 15 » » —» 5 » » — » 20 » » — » 14 » >> 5 » 12 » » — » 15 » » — » 13

ezioni d I. De Sacy, porrò Avverto che nel testo lascerò tra parentesi le corr

in nota le mie e sopprim erò, im itando il Sacy, i segni orto grafici e vocali, fuorché in pochissimi luoghi.

La parafrasi latin a, g ià pubblicata negli A tti della Società L ig u r e tomo I, pag. 3S4, ed ora ristam pata nella seconda parte del presente v o lu m e , presenta a riscontro del testo arabico qualche differenza che verremo notando.

I l p rin cipe delle Isole Baleari che fermò questo trattato con Genova e quello analogo con Pisa apparteneva alla dinastia de’ Beni-Ghania, la quale surse in quelle isole nella prim a metà del X II secolo e le perdette al p r in c ip io del X I II . Non è in u tile qui di ricordare che il titolo fakih vuol dire giureconsulto. I re­ g o li s u rti in Spagna alla caduta del califato di Cordova non avean t u t t i osato di assumere il titolo sovrano d i califo e duce de’ Credenti. P r in c ip i di fatto e rappresentanti della Comune o gem a’h , com’ essi la chiamavano, contentaronsi di appellazioni p iù u m ili ; alcuno governò col solo titolo di cadi. Lo stesso ac­ cadde quando sfasciossi la dominazione alm oravide, e poi l’ alm ohade. E ve­ dremo tantosto che il successore di Abu-Ibrahim nella signoria delle Baleari prese il notissimo titolo m ilitare di emir.

(*) Nel diplom a pisano ho tradotto convenzione. Conciliazione m i par si accosti m eglio al valore del testo.

fe rm a n o l ’ illu s tris s im o fa k ih A bu-Ibraliim -Ishàk-ibn-M oham m ed- ibn-A li — il q u ale Iddio a iu ti e g li d ia sp le n d id a v itto r ia — e l ’ i l ­ lu stre am basciatore R od o ano De M auro — al q u a le a g e v o li Iddio il [com pim ento d e lle opere] che a L u i siano accette — s tip o la n te a n o m e d e ll’ arcivescovo (* ), de’ possenti e illu s tr i o ttim a ti i co n so li, d e g li a n z ia n i, e d e ’ m a g g io re n ti del po polo d i G enova, che te n g o n o il potere suprem o ( 2) e d i tu tti g li a ltr i n o ta b ili e p o p o la n i d i essa c ittà — de’ q u a li Id d io conservi se m p re 1 o n o ran za [accom pagnata dal] suo santo tim o re ;

Il q u a le am b asciato re è g iu n to ora con u n a le tte ra di essi [Ge­ novesi] e con la tra d u zio n e eh’ e’ n ’ h a n fa tta fare in loro p a e s i; la q u a le le tte ra p o rta eh’ e g lin o h a n n o incaricato esso a m b a ­ sciatore di [trattare] o g n i loro nego zio e l ’ h a n n o co stitu ito p le ­ n ip o te n zia rio per stip o lare la presente pace con tu tti i d ir itti 'e i d o v e ri [che loro ne to rn a n o ] , fe rm arn e le g u a re n tig e d a l­

l ’ uno e d a ll’ a ltro la to e u lt im a r la in g u is a che ne r is u lti p ie n a o b b lig a z io n e n e ll’ u n a e n e ll’ a ltr a parte ( 3) , piacendo a l S om m o I d d io , e h ’ Ei sia lo d ato .

D onde l ’ illu s tris s im o fa k ih A bu-Ibrahim -Ishàk-ibn-M oham m ed- ibn-A li, — c ui Dio a iu ti e g li d ia v itto r ia — e l ’ illu s tre a m b a ­ sciatore R odoano De M auro [stipolante] pei Genovesi ric o rd a ti di

(') È da notare che q u i e in og ni altro luogo del presente diplom a e di quello del 1188 il testo dine chiaram ente e costantemente « g li arcivescovi » con la stessa form a di plurale che g li Arabi usano pel vocabolo console e per parecchi a ltr i d i o rig in e straniera. I,a parafrasi mette arcivescovo al singolare ed ag g iu g n e arb itra ria m e n te et clero ian uen si.

(*) L itteralm ente « coloro che legano e sciolgono », che nel diplom a pisano io trad u ssi « m a g is tra ti », e m i par sì renda m eglio con la frase che ora adopero. Le a ltre differenze che si notano in questo luogo vengono dal testo.

(3) 11 testo q u i è poco diverso da quello del diplom a pisano. Ho cercato di ac­ co starm i v ie p p iù a ll’ originale. Mi era venuto veramente il dubbio che il duale

w a g eh ìn , in vece d i star q u i come ripetizione o pleonasmo, consigliato dal m al

vezzo della prosa r im a ta , significasse « due aspetti » ed alludesse ai « d i r i t t i e doveri » d i ciascuna parto, alle stipolazioni « p r o o c o n tr o » , come dicono g li Arabi. Ma confrontando il passo analogo col diplom a seguente ho tro v ata una voce derivata dalla stessa radice e usata propriam ente nel senso d i « lato ».

( 5 9 3 )

pag. 2

I

sopra — i q u ali Iddio secondi al [com pim ento d e lle opere] che a L u i siano accette — ha n n o fe rm ata la pre se nte tre g u a con a n im o sincero, scevro di occulti [fini] e di [sinistri] d is e g n i, con vero pro p o nim e n to d e ll’ osservanza e con p u r ità d ’ in te n z io n i; e [si sono accordati] a g iu ra re e sancire con sacram e n to t u t t i i santi p a tti co n te n u ti in questa s c rittu ra , e [m an d a rli ad effetto] con q u e lla le a ltà che p ro lu n g a l ’ am icizia e ne s trin g e v ie p p iù i le g a m i e che, d u ra n d o , d iviene consorzio cordiale e si fa [sempre più] sald o e in d isso lu b ile (') .

P e rta n to l ’illustrissim o fak ih Abu-Ibrahim -Ishàk-ibn-M oham m ed- ibn-A lì — che Iddio l ’ a iu ti e g li dia v itto ria — p ro m e tte per la pre se n te convenzione a l l ’ illustre am basciatore R o d o a n o De M auro ed a ’ suoi co m m itte n ti ricordati di so p ra, l ’ arcivescovo, i con so li e l ’ intero popolo di Genova — che Id d io li favorisca [ispirando loro il santo] suo tim ore — che nessuno a b ita to re dei su o i S ta ti [cioè] M aiorca, Minorca, Ivisa e F o rm e n te ra — le q u ali Id d io g u a r d i — assalirà per terra nè per m are g l i S ta ti di G enova, i cui confini corrono da Anisah [Nizza] a Iv ù rb u h [Corvo], e che nessuno d e g li u o m in i di lu i, nè delle c iu rm e d e lle sue g a le e ( 2) , nè dei suoi com battenti (3) , com m e tte rà a tto ostile

(i) I l testo di Genova qui è quasi identico a quello di Pisa. Mi sono ingegnato di renderlo p iù fedelmente.

(s) I l testo ha qui il plurale del vocabolo m oteserref, il quale occorre anco nel tr a tta to pisano, Diplom i arabi d el r. archivio fiorentino, p. 232. Si riscontri su questo vocabolo il Glossario de’ Sigg Dozy e De Goeje nella D escription de VA frique

et de l'E sp a g n e per E d r is i, pag. 332 segg. M’ é venuto ora in mente che forse si

tr a tti d i que’ balestrieri adoperati nello stesso tempo da vogatori, i q u a li Mun- taner biasim a forte nella sua Cronica cap. 83, 130 ecc. E per vero la radice del verbo significa mutamento, e la stessa quinta forma ben si adatterebbe a cotesti soldati che « facean anco » da rem iganti. Ma tal supposto ha bisogno di prove.

(*) Traduco cosi il plurale di g h d z in , il quale aggettivo significa chi fa la

incursione (sopra g li Infedeli), la ghazdh o ghaziah (r a z z ia come oggi pro­ nunciano i Francesi in Algeria). La parafrasi latina ha cu rsa les, che credo r i­ sponda a questa voce. Anche il Vocabulista in arabico pubblicato a Firenze nel 1871, il quale ha tanta a u to rità per la lingua usata in Spagna nel medio evo, dà alla voce « Ghàzi » m arinarius , p irata , ed alla voce « Pirate » g h à z i, plur. ghozd ;

c o n tro a lc u n a persona a p p a rte n e n te a g li S tati di essi [Genovesi] n è a lle r e g io n i e lu o g h i lo ro ; n è a lc u n a di queste persone rice­

v e rà d a p a rte d e lle q u a ttro isole [Baleari] in g iu r ia n è d a n n o ('). E s im ilm e n te il d e tto illu s tr e am b asciato re R o d o a n o De M a u ro , d a p a rte d e ’ su o i c o m m itte n ti, l ’ arcivescovo, i consoli d i G enova [e g li altri] p a rtic o la rm e n te e g e n e ra lm e n te n o m in a ti d i sopra, p ro m e tte che nessun d i loro e nessun uo m o d e lle loro c iu rm e e d e ’ lo ro c o m b a tte n ti n e lle g ale e n è in a ltr i le g n i offenderà con a lc u n a m a n ie r a d ’ in g iu r ia o d a n n o , in te rra n è in m a r e , le q u a ttr o isole d i M aio rca , M in o rc a , Iv isa e F o rm e n te ra , n è a l­ c u n o d e g li a b ita to r i e li’ esse accolgono, nè del popolo e o ttim a ti d i q u e lle e che a costoro n o n v e rrà d a lla p a rte d i essi [Genovesi] in g iu r ia n è d an n o .

E n tr a m b i [i contraenti] h a n n o prom esso re ciprocam ente tut- to ciò n e llo s tip o la r e la presente pacificazione per le province d e ll’ u n o e d e ll’ a ltr o S ta to , e sono v e n u ti a con chiud e re e con­ fe rm a re q u e s ta [stipolazione] con p e rfe tta u g u a g lia n z a d i con­ d iz io n i d ’ a m b o le p a rti. Il su d d e tto [am basciatore] h a reso o b b lig a to r ii t u t t i qu e sti [patti] pei suoi c o m m itte n ti da lu i n o ­ m i n a t i , secondo l ’ incarico d a to g li e 1’ u fiz io co m m e ssogli con la le tte r a c h ’e g li recava d i p a rte lo r o , [ne lla q u a le dich ia rav ano ] che a v re b b e ro acce ttato o g n i suo fa tto ed opera in questo n e gozio.

T ra le c o n d izio n i che l ’ illu s tr e am b asciato re R o d o a n o De M auro — che Id d io lo favorisca a [com piere le opere] che a lu i sieno accette — prom esse a l l ’ illu s tris s im o fa k ih A bu-Ibrahim -Ishàk-ibn- M oham m ed- ibn- A li — che D io lo a iu ti e g li d ia v itto r ia — con­ d iz io n i su le q u a li si rim ase d ’ accordo e eh’ e g li rese o b b lig a ­

li che sì comprende benissim o pensando che i corsari n m su lm an i erano veri p i­ r a t i per g li S ta ti europei non g u a r e n titi da tra tta ti. Ma in d ir itto m u sulm a no erano pro priam en te corsali, come il d ir itto pubblico europeo chiam ava e chiam a ancora i p r iv a ti che com battono in m are contro le nazioni nemiche.

(')Non v’ ha affatto l’ obbligo d i sa lv a re et cu sto d ire che si legge nella p a r a ­ fra s i la tin a .

( 597 )

pag. 3

A t t i S o n . Li g. S t . P a t r i a . V o i. V , F a se . I V 40

to rie pei suoi c o m m itte n ti s u d d e tti, è ch’ e g lin o n o n a rm in o le g n i (*) a danno di a lc u n a di queste qu attro isole s u n n o m in a te : [e ciò nè direttam ente] da loro stessi, nè dando a iu to con parole, nè con f a t t i, con u o m in i, nè con danaro, ad a lc u n n e m ico delle de tte isole [che intendesse] a danno di quelle. E l ’ illu s tris s im o fa k ìh A b u- Ib rah im , — che Iddio l ’ a iu ti e g li d ia v itto r ia — ha prom esso in questo particolare allo am basciatore R o d o ano De M auro ed a ’ suoi c o m m itte n ti la m edesim a [condizione] ferm ata d a l d e tto am b asciato re , vale a dire ch ’ e gli non offenderà essi [Genovesi], nè d a rà a iu to ad a ltr u i contro di lo ro con u o m in i, n è con d an ari.

Tra le cose convenute da entram bi e fe rm ate specialm ente d a l d e tto am basciatore Rodoano De Mauro — a l q u a le agevoli D io [il com p im e n to d elle opere] che a L ui sia n o accette — [fermate] a nom e suo proprio e dei detti suoi c o m m itte n ti, è che q u a lu n q u e abitatore dei paesi loro im barcato su n a v i ap p arte ­ n e n ti a nem ici di queste qu attro isole — che Id d io le custo­ disca — mossi [effettivamente] a danno delle isole m e d e s im e , o v ’ e g li sia preso, venga trattato come i nem ici d e lle de tte isole.

In o ltre l ’ illustrissim o fakìh Abu-Ibrahìm-Ishàk-ibn-M ohamm ed- ib n - A li — che Dio l ’ a iu ti e g li dia v itto ria — h a prom esso che q u a n te vo lte alcun legno di essi [Genovesi] faccia n a u fra g io in qu este qu a ttro isole, non sieno im p e d iti [i padroni d i ricuperare] tu tto c iò che il m are ne m e tta fuori o g itti a te r r a ; e che vo­ le n d o essi [padroni] prendere a nolo [gente o barche] per cavar fu o ri ciò che [rimanga] nel m are il possano lib e ra m e n te , piacendo al som m o Iddio ( 2).

(') Cosi va tradotto il verbo che M. De Sacy rende a pag. 12 « qu'ils ne ma- chineront rien ». Si vegga la nota 9 alla mia traduzione del diploma pisano del 1184, op. cit., pag. 449.

(s) Il testo ha proprio « irei mare » e non dà luogo alla eccezione d e p e c u n ia que jaeet i n fu n d o r e c v p e r a n d a , come leggiamo nella parafrasi- Similmente si allontana dal testo il periodo seguente: UUarn In d e co nv en tio nem etc.

L ’ illu s tris s im o fak ih A bu- lbrahim - Is!iàk- ibn-M oham ined- ibn- A li che Id dio l ’ a iu ti e g li d ia v itto r ia — e l ’ illu s tr e a m b a sc ia ­ tore R o d o a n o De M auro s tip u la n te per l ’ arcivescovo, i consoli e le a ltre persone g ià rico rdate d e ’ Genovesi, siano m a g g io re n ti o p o p o la n i, — i q u a li Id dio secondi al [com p im e n to d e lle opere] che a L u i siano accette — h a n n o c o s titu ita q u e s ta pace com e [assoluto] im p e d im e n to d ’ o g n i cosa che possa nuocere a l l ’ u n a o a l l ’ a ltr a d e lle due p a rti [contraenti] o recar d ispiace re a l l ’ u n a o a l l ’ a ltr a n azio n e , cioè g li a b ita to r i d e lle de tte q u a ttro isole e q u e ’ d e ’ d e tti te r r ito r i di Genova.

L ’ illu s tr is s im o fa k ih A bu- Ibralnm - Ishàk- ibn-M oham m ed- ibn- A li — che Dio l ’ a iu ti e g li d ia v itto r ia — e l ’ illu s tre am b asciato re R o d o a n o De M a u r o , d i pa rte d e ’ suoi c o m m itte n ti a n z id e tti — i q u a li Id d io secondi a l [co m p im e nto d e lle opere] che a L u i siano acce tte — h a n n o asseg n ato a lla presente tr e g u a e con­

ve n zio n e co n c h iu sa e ra ffe rm a , il te rm in e d i dieci a n n i con- pag. s e c u tiv i, che si co n te ran n o d a lla d a ta d e lla presente s c rittu ra ,

cioè il m ese di se fe r, co rrisp o n d e n te al g iu g n o , d e ll’ a n n o c in ­ q u e c e n to e s e tta n ta se tte (118 1), n e l q u a l te rm in e a v r à corso e v ig o re il p a tto fe rm a to .

L ’ illu s tr is s im o fa k ih — che Id d io l ’ a iu ti e g l i d ia v itto r ia — e l ’ a m b a s c ia to re R o d o a n o De M auro — che Id dio g li d ia favore — [operando] d a p a rte d i chi lo d e p u tò e d e le g o llo a stip o lare in s u a ve ce , h a n b a ttu to de stra [a destra] g iu r a n d o in n a n z i* a D io — eh’ Ei sia lo d ato — di com piere tu tto c iò [che si è p a ttu ito ] , d i osservarlo n e l m odo p iù lo d e v o le e d i atte n e rsi a q u a n to [hanno] fe rm a to in q u e s ta s c rittu ra con a n im o scevro d ’ o g n i o m b ra d i sospetto (*). Ed h a n n o c h ia m a to a te stim o n e d i ciò che co n tie ne il presente a tt o , Iddio e h’ è il M assim o d e ’ te s ti­

m o n i; [obbligandosi] co’ p iù sacri v in co li [che v’ abbia] in q u a l-

( 8 9 9 )

(') Questa fi\ se è identica ne’ due testi.

( GOO )

s iv o g lia credenza o re lig io n e [a far] che il presente accordo sia c o m p iu ta m e n te e le a lm e n te osservato, con le in te n z io n i p iù la r g h e e benigne e con g li effetti p iù conform i a g iu s tiz ia e ge n ero sità. Chi v io le rà [questo accordo] tra d irà l ’ a n im a su a p ro ­ p ria e la sua re lig io n e (*). Sia g iu d ice Iddio d i q u a n to n o i d i­ ciam o (~2) ; Egli sia testim one di tu tti questi p a tti e m a lle v a d o re d e lla loro pie n issim a osservanza.

Lode a Dio Signore de’ Mondi. D e lla presente s c r ittu ra [si son fatte] d ue copie.

(Soscritto con 1’ alama) R e g g e o g n i c o s a I d d i o g l o r i o s o e p o s ­ s e n t e .

IL