3. IL TURISMO E LE RISORSE RURALI
3.2 Il turismo rurale
In base alla definizione dell’OCSE (1994), il turismo rurale per essere definito tale dovrebbe essere:
• Localizzato in aree rurali (aree che presentano una bassa densità di popolazione con insediamenti di piccola scala, un uso del suolo dove dominano l’agricoltura e la selvicoltura e dove le società tendono al tradizionalismo)
• “Funzionalmente” rurale cioè costruito sulle speciali caratteristiche del mondo rurale: piccole imprese, spazi aperti, a contatto con la natura, il patrimonio culturale e le tradizioni del luogo;
• Rurale nella scala: un turismo di piccola scala sia in termini di arrivi che d’insediamenti umani;
• Tradizionale nel carattere: deve crescere organicamente e lentamente in continuo contatto con la comunità locale. E’ molto spesso controllato a livello locale e sviluppato per il bene di lungo periodo delle comunità locali.
• Sostenibile: l’elemento portante del turismo rurale è la valorizzazione e la tutela del contesto territoriale in cui l’attività viene svolta ed in questo senso almeno idealmente costituisce una forma di turismo sostenibile. Il turismo rurale dovrebbe essere visto come uno strumento di conservazione e sostenibilità invece che di urbanizzazione e crescita economica di una determinata area.
36 L’ecoturismo cosi come definito in precedenza, ha sicuramente una portata più ampia rispetto a quella del turismo rurale in quanto include, non solo le attività turistiche svolte nelle aree rurali ma quelle svolte nelle aree verdi in genere. Entrambe le attività però si svolgono in ambiente naturale, generano nuove opportunità di occupazione e reddito per le comunità locali e procedono alla valorizzazione degli elementi territoriali ed ambientali dei luoghi in cui sono svolte. La principale differenza inoltre è negli obiettivi: mentre l’ecoturismo mira innanzitutto a conservare l’ambiente naturale in cui viene svolto, il turismo rurale in maniera più ampia ha come scopo la rivitalizzazione delle aree rurali che un po’ ovunque in Europa hanno subito un forte processo di spopolamento. In sintesi il turismo rurale è un segmento del settore turistico che presenta caratteri di sostenibilità e che condivide con l’ecoturismo numerosi aspetti pur mantenendo una sua precisa identità (REGOLIOSI, 2008).
Il turismo rurale coinvolge tutti gli elementi costitutivi materiali ed immateriali (non trasferibili) di quello che Garrod et al. (2004) chiama “capitale rurale” sia per attrarre i turisti in una determinata area, sia per far vivere loro un’esperienza turistica da non dimenticare incoraggiandoli a tornare in futuro. La tabella 2 elenca tali elementi che sono parte essenziale del prodotto turistico rurale: la qualità dell’esperienza turistica rurale dipende dalla qualità del capitale rurale su cui si fonda. Ci sono però altri importanti fattori che determinano tale qualità: strutture ed infrastrutture adeguate, varietà ed accessibilità delle informazioni, elevati livelli qualitativi dei servizi e dell’assistenza al cliente. Sul capitale rurale si devono applicare le stesse considerazioni che l’economia ecologica applica sul capitale naturale: affinché la gestione delle aree rurali (compresa l’attività turistica) sia sostenibile la presente generazione deve consegnare a quella futura uno stock di capitale rurale che non sia né minore in termini quantitativi né peggiore in termini qualitativi di quella che ha ereditato dalle passate generazioni (GARROD et al., 2006). Questa è conosciuta come la regola del capitale costante (TURNER, PEARCE, & BATEMAN, 1993). Ponendo l’accento sul concetto di capitale rurale si vuole porre l’accento sulla necessità che l’industria turistica instauri delle relazioni sostenibili con l’ambiente rurale nel quale opera. Se il capitale rurale è un input essenziale nel processo produttivo del turismo rurale, allora una diminuzione della sua qualità si riflette necessariamente sul settore turistico. Una piena comprensione della stretta dipendenza del turismo rurale dal capitale rurale è vitale affinché il turismo contribuisca positivamente allo sviluppo rurale sostenibile (GARROD
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Tabella 2: Elementi costitutivi del capitale rurale
Paesaggio Flora e fauna Biodiversità Risorse geologiche Qualità dell’aria Siepi di confine Edifici rurali
Insediamenti rurali, da case isolate a piccoli borghi Caratteristiche storiche, come edifici di interesse storico Sentieri, strade, viottoli
Risorse idriche: fiumi laghi e ruscelli Qualità dell’acqua
Boschi, foreste e piantagioni
Costumi e tradizioni locali come prodotti enogastronomici, artigianato locale, festival, eventi, lingua, stili di vita
Fonte: Garrod et al (2004)
3.2.1 L’ agriturismo
La distinzione tra turismo rurale ed agriturismo in letteratura non è cosi univoca. Nilsson (2002) nel suo lavoro sull’agriturismo lo definisce come una speciale forma di turismo rurale. Il turismo rurale, infatti, comprende tutte le attività di tipo turistico che si svolgono in ambiente rurale mentre l’agriturismo è basato sull’azienda agricola e sulla figura dell’imprenditore agricolo che fornisce servizi turistici (tipicamente alloggio e ristorazione) nei locali della sua azienda. L’agriturismo in questo senso è una forma di diversificazione dell’attività agricola che permette di ricondurre nel reddito aziendale parte delle esternalità positive generate dall’agricoltura. Nel più generale panorama del turismo rurale la formula agrituristica è quella che più di ogni altra lega il turismo all’attività agricola. La definizione di Nilsson è quella adottata in questo testo. La rivista online del Ministero delle Politiche agricole, Alimentari e Forestali precisa che “l’agriturismo si distingue dal turismo rurale offerto in strutture extra – alberghiere, in quanto l’ospitalità è offerta dall’azienda stessa, utilizzando fabbricati rurali adattati allo scopo con la possibilità molto spesso di stabilire un contatto familiare con i titolari e di instaurare rapporti
38 umani non episodici. L’agriturismo offre i propri servizi a prezzi normalmente più attraenti di quelli esercitati dalle strutture ricettive commerciali e offre opportunità occupazionali a figure diverse, favorendo la crescita di professionalità normalmente estranee al settore agricolo. Il cliente, oltre a ricevere ospitalità e a usufruire di pasti, può acquistare direttamente i prodotti aziendali o entrare in contatto con gli animali oltre ad essere intrattenuto in attività culturali” (op. cit. da REGOLIOSI, 2008: 38). In Europa tale diversificazione dell’attività produttiva agricola verso il turismo in azienda è sempre più considerata come un mezzo per risolvere almeno parzialmente i problemi socio-economici delle aree rurali in generale e del settore agricolo in particolare. Per questo motivo è notevolmente cresciuta l’offerta agrituristica in molti Paesi (anche per la numerosità delle politiche di sviluppo rurale che hanno sostenuto tale crescita) ed anche l’interesse accademico verso questo fenomeno. In Italia, come spiegherò più avanti, la normativa nazionale ha sempre imposto che l’azienda agrituristica fosse inscindibilmente legata a quella agricola, ponendo questa essenziale circostanza come presupposto inderogabile per ottenere la denominazione di agriturismo.