3.3 Trump e relazioni transatlantiche
3.3.2 UE: da creazione americana a nemica della nazione?
Se di Europa geopolitica non si può parlare, se non all’interno del contesto Nato, sicuramente, dal punto di vista commerciale, l’Unione Europea costituisce un attore decisamente rilevante. Ed essendo il commercio, nella visione economicistica di Trump, un aspetto essenziale per determinare la forza di una nazione, appare logico prendere in considerazione questo aspetto. L’attuale Presidente Usa viene spesso accusato di essere un nemico dell’Unione Europea in quanto tale; essendo la sua politica riconducibile ai cosiddetti movimenti anti-establishment ciò appare perfettamente logico, soprattutto in ragione del fatto che durante la campagna referendaria per la Brexit, Trump si schierò apertamente a favore del leave375. Inoltre, lo stesso Trump ha definito l’Ue come un avversario e un competitore376, a conferma della sua visione delle relazioni
internazionali come un gioco a somma zero.
Tuttavia, l’attuale Presidente americano non considera l’Ue come un nemico dal punto di vista ideologico, come alcuni potrebbero pensare. Anzi, come è stato analizzato nel capitolo precedente, un tratto saliente della visione del mondo trumpiana è, per l’appunto, la de- ideologizzazione della politica estera. La questione, dunque, assume un carattere prettamente strategico-commerciale.
373 Herszenhorn D. M., ‘’NATO cheers Trump’s military budget’’, in Politico, 24 Maggio, aggiornato 25 Maggio
2017.
374 Borger J., ‘’Trump says Macron's call for European army is 'insulting'’’, in The Guardian, 9 Novembre 2018. 375 Dall’Account ufficiale di Donald Trump: ‘’Just arrived in Scotland. Place is going wild after the vote. They took
their country back, just like we will take America back. No games’’. Nonostante l’imbarazzante refuso (la Scozia si espresse per il Remain), appare evidente come Trump interpreti in maniera più che positiva il risultato della consultazione.
376 Account ufficiale YouTube del Guardian News:
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In particolare, Trump ha riservato aspre critiche all’Unione Europea, definendola uno strumento nelle mani della Germania377; al di là della retorica trumpiana, che è arrivata persino a esternare la pretesa che Berlino restituisca il denaro americano che ha permesso la ripresa tedesca378, il rapporto fra Usa e Germania non è mai stato idilliaco. Lucio Caracciolo definisce la rivalità fra i due paesi come ‘’strutturale’’ e ‘’sistemica’’, tanto che il Patto Atlantico e la Comunità Europea, sarebbero serviti a Washington in funzione anti-tedesca, fornendo un efficace containment delle ambizioni della Germania rispettivamente dal punto di vista geopolitico e geoeconomico379.
Nell’ottica trumpiana, però, la Germania, come la Cina, è uno dei tanti concorrenti sleali che approfitta di quella che, secondo il Presidente, è stata l’incapacità dei leader americani di farsi valere sino ad oggi. In realtà, la visione di Trump intercetta un sentimento di ostilità presente anche nell’establishment di politica estera americana: in primo luogo, potendo contare sul finanziamento della difesa europea da parte statunitense, la Germania ha potuto contenere sensibilmente le spese militari. In secondo luogo, Berlino ha mantenuto il livello della domanda interna a livelli molto bassi, grazie al ruolo americano di sostegno della domanda aggregata mondiale380; ciò ha ovviamente permesso uno straordinario accumulo di surplus commerciale. Proprio per questi due motivi Berlino si è guadagnata fra gli strateghi americani il titolo di ‘’free-rider’’.
Il contenzioso, dunque, non è tanto con l’Ue in quanto tale: a tal proposito va segnalato il bilaterale Trump-Juncker, nel quale le parti si sono accordate per porre un freno all’eventuale escalation che si sarebbe potuta verificare dopo l’imposizione da parte degli Stati Uniti di una serie di dazi sull’alluminio e l’acciaio. Infatti, i due Presidenti hanno convenuto sull’urgenza di applicare una politica di ‘’zero tariffs’’ e sulla necessità di riformare il sistema commerciale internazionale381. Ovviamente, si tratta soltanto di un normalissimo incontro bilaterale, che, tuttavia, fa sperare in un proseguimento più armonioso delle relazioni commerciali fra Ue e Usa rispetto a quelle fra l’America e la Repubblica Popolare Cinese. Inoltre, la retorica conflittuale del Trump candidato, ha lasciato il posto a un approccio diplomatico più convenzionale, almeno per quanto riguarda le relazioni economiche fra Bruxelles e Washington.
Pertanto, appare evidente il carattere strutturale, descritto da Caracciolo, dell’inimicizia fra Stati Uniti e Germania, che, in quanto tale, non può facilmente essere domato, nemmeno
377 Laderman C., Simms B., Op. Cit., p. 118. 378 Brands H., Op. Cit., p. 164.
379 Caracciolo L., ‘’L’Europa tedesca, incubo americano’’, in Limes 5/2017, Usa-Germania duello per l’Europa, p.
7, 9.
380 Kundnani H., ‘’America chiama Germania: il tempo del pranzo gratis è finito’’, in Limes 5/2017, Usa-Germania
duello per l’Europa, p. 7, 9.
381 Smith D., Rushe D., ‘’Trump and EU officials agree to work toward 'zero tariff' deal’’, in The Guardian, 25
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all’interno della struttura comunitaria. In un’intervista concessa alla rivista di geopolitica Limes, nel 2017, il Presidente della Commissione Esteri del Bundestag, Norbet Rottgen, affermava che ‘’non si può certo chiedere alla Germania di rinunciare alla propria forza economica e alla propria competitività per accontentare chi si lamenta di un eccesso di export’’382; appare evidente, quindi,
l’indisponibilità tedesca a rinunciare al proprio avanzo commerciale, nonostante le continue richieste da parte delle varie amministrazioni americane, in primis quella di Barack Obama: l’ex Presidente Usa ha, infatti, più volte accusato Berlino di perseguire una crescita trainata dalle esportazioni a scapito dei paesi membri dell’Eurozona e del resto del mondo383.
Dunque, nonostante una retorica e una campagna elettorale sotto il segno della discontinuità, la strategia di Trump non preannuncia grandi cambiamenti sul fronte europeo; al contrario, è presente una sorprendente continuità strategica con il suo predecessore, complice un establishment di politica estera che non è favorevole ad un cambio di paradigma nelle relazioni fra le due sponde dell’Atlantico. Per necessità strategica, quindi, la Nato non cesserà di operare e i toni decisi di Trump serviranno almeno nel breve periodo a spronare gli alleati a contribuire per un più equo burden-sharing; inoltre, l’Ue non si trasformerà in un soggetto geopolitico, prima ancora delle tensioni fra gli Stati membri, è la dottrina americana dell’offshore balancing che interverrà per prevenire un simile scenario.