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Una delle forme di energia utilizzata in questa metodica è rappresentata dagli Ultrasuoni. Questi sono vibrazioni acustiche, con frequenze sopra il limite di quelle udibili (≥ 20.000 Hz), prodotte tramite effetto piezoelettrico sottoponendo un quarzo (o un materiale ceramico) ad un campo elettrico: ciò determina un susseguirsi di compressioni ed espansioni del materiale con produzione di vibrazioni, usate in terapia ed estetica con grandi vantaggi. Gli Ultrasuoni posseggono una grande efficacia di penetrazione nel corpo umano; i nostri tessuti infatti sono costituiti per la massima parte da liquidi, e l’acqua è un ottimo conduttore acustico, quindi trasmettitore ideale.

L’enorme esperienza maturata in Medicina ha permesso di introdurre questa forma di energia anche in Estetica, nel trattamento della PEFS e delle adiposità localizzate, sfruttando in particolare le capacità antiedemigene e disgreganti degli Ultrasuoni. Il loro impiego per il riassorbimento degli edemi in traumatologia ci insegna come siano indicati per il recupero dei liquidi essudati nello spazio intercellulare. Tale applicazione testimonia che gli Ultrasuoni possono essere utilizzati senza problemi su tessuti il cui microcircolo è gravato da forti compromissioni e da fragilità capillare. Ne consegue che tale energia risulta il

metodo più efficace attualmente conosciuto per supportare il microcircolo cutaneo nello svolgimento delle sue funzioni, la cui degenerazione è concausa certa dell’insorgenza delle panniculopatie 179, 188 . Sempre la Medicina ci insegna che

l’Ultrasuono ha una funzione disgregante nei confronti di strutture rigide come i calcoli renali 185, 186. Sappiamo dalla Fisica che l’applicazione degli Ultrasuoni al

tessuto biologico determina una azione detta di Cavitazione. In pratica, i liquidi che costituiscono il 70% circa del tessuto cutaneo si spostano con movimento a onda lungo la direzione degli Ultrasuoni (verso la profondità); tali liquidi posseggono al loro interno una minima quantità di gas disciolti, con peso molecolare inferiore al liquido stesso, pertanto più mobili; nello spostamento delle molecole di liquido verso l’interno del tessuto avremo pertanto una sorta di ‘punta’ costituita dai gas, seguita dalla parte acquosa. Quando queste molecole arrivano a contatto con la struttura sclerotizzata (quindi rigida e solida) del nodulo di cellulite, la parte gassosa rimane compressa tra la superficie del nodulo e la coda di liquidi; appena raggiunta la compressione potenzialmente massima i gas reagiscono dilatandosi, determinando delle microesplosioni tramite le quali si disperdono nell’ambiente circostante (e quindi in altre molecole di liquidi) .

E’ dimostrato che con una frequenza intorno ai 3 MHz (in grado di investire il tessuto soltanto sino all’ipoderma e comunque non oltre i 3 cm) la struttura esterna del lobulo viene progressivamente disgregata. L’Ultrasuono consente anche una azione di recupero nei confronti dei liquidi dello spazio intercellulare, permettendo così di ‘recuperare’ i liquidi liberatisi dagli adipociti grazie ad una indotta maggiore funzionalità del microcircolo linfatico. Risulta inoltre estremamente interessante l’applicazione degli Ultrasuoni nei confronti del tessuto adiposo 178, 179 .

Studi condotti dal Prof. C.A. Bartoletti hanno dimostrato che il fenomeno della cavitazione è attivo anche nei confronti del pannicolo adiposo. L’aumento volumetrico ed in peso dell’adipe è dovuto ad un aumento della dimensione degli adipociti e non ad una loro eccessiva riproduzione. Con l’aumento delle dimensioni di tale cellula abbiamo 2 fenomeni contemporaneamente:

1. La compressione interna alla cellula tende ad aumentare a causa della maggiore quantità di trigliceridi presenti, rendendo la stessa più rigida

2. La membrana esterna tende ad assottigliarsi sempre più, dovendo contenere una massa sempre maggiore

Queste modifiche permettono il concretizzarsi del fenomeno della cavitazione anche nei confronti degli adipociti ed il primo effetto sarà quello di creare delle micro lacerazioni sulla membrana cellulare, quindi determinerà una scissione dei trigliceridi fuoriusciti dalla cellula in glicerolo e acidi grassi 182. Questi, avendo

legami ionici liberi, tendono a solubilizzarsi nei liquidi intercellulari e pertanto possono essere riassorbiti per osmosi dal microcircolo linfatico. Quindi il trattamento con Ultrasuoni permette di centrare contemporaneamente questi risultati: miglioramento della funzionalità del microcircolo (concausa della PEFS); aggressione e frazionamento delle fibre sclerotizzate dei noduli; fuoriuscita e scissione dei trigliceridi; riassorbimento per osmosi dei liquidi intercellulari verso il microcircolo linfatico 179, 181.

A supporto, ricordiamo la sperimentazione condotta dal Prof. R. Pinto che nel 1994 definì l’applicazione degli Ultrasuoni “la più seria ed efficace applicazione non invasiva utilizzabile per avere risultati vincenti nei confronti degli inestetismi da cellulite”. Ricordiamo inoltre il Prof. Zocchi, Chirurgo Plastico, che già nel 1989 utilizzava Ultrasuoni nel corso degli interventi di liposuzione (grazie a speciali cannule che emettono tale energia). Infine desidero citare la External Ultrasound Lipoplasty (XUAL), una metodica sperimentata in Medicina Ambulatoriale che prevede di rendere più fluido o addirittura lisare del tutto il

tessuto adiposo con la sola applicazione esterna di trasduttori di ultrasuoni, rendendo più semplice e rapida la eliminazione 187.

Secondo recenti normative che regolamentano l’utilizzo di strumentazioni in campo estetico, le frequenze utilizzabili per trattamenti superficiali devono essere comprese tra 0,8 e 3,5 MHz . Gli ultrasuoni ad alta frequenza (3 MHz) hanno una capacità di penetrazione nei tessuti di 1-2 cm, mentre quelli a media frequenza (0,8 - 1 MHz) penetrano 2-3 cm. Gli US a bassa frequenza devono rimanere di pertinenza esclusivamente medica, in quanto possiedono elevata capacità di penetrazione nei tessuti.

15-7-2011 GAZZETTA UFFICIALE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

Serie generale - n . 163

SCHEDA TECNICO-INFORMATIVA n. 2A

Categoria: STIMOLATORI

Elenco apparecchi: STIMOLATORI AD ULTRASUONI

Legge n. 1 del 04.01.1990

A2) Ultrasuoni per trattamenti superficiali: > 0.8 MHz -- =< 3.5 MHz

Descrizione apparecchio: Apparecchio alimentato a corrente di rete e/o batteria,

composto da un generatore di corrente ad alta frequenza che innesca la contrazione di un cristallo piezoelettrico applicato ad una testa di emissione così da produrre vibrazioni di frequenza pari a quella ricevuta. L’applicatore mobile è composto da un’impugnatura in materiale plastico, gomma o similari, con una testa metallica di emissione in acciaio, alluminio o altro. L’impugnatura del

manipolo applicatore, deve essere meccanicamente separata dalla testa di emissione mediante gomma antivibrante o altro materiale simile, in modo da limitare la trasmissione di ultrasuoni sulla mano dell’operatore. L’applicatore fisso è composto da un supporto in gomma, tela, plastica, alluminio o altro materiale, con una o più capsule piezoelettriche. La potenza massima di emissione è in funzione della frequenza utilizzata e segue i valori espressi in tabella

Frequenza Potenza in W al cmq >= 0.8 =<1.2 MHz 1.5 W Max <1.2 =<3.5 MHz 3 W Max

Tutti i soggetti adulti in uno stato di buona salute possono essere sottoposti al trattamento. Importante è escludere pazienti affetti da: insufficienza venosa, patologie vascolari attive, cardiopatie, con impianto di pacemaker, nefropatie, epatopatie, in trattamento con chemioterapici, farmaci antirigetto, cortisonici e donne in sospetto stato di gravidanza (consenso informato). Qualsiasi zona del corpo è potenzialmente trattabile: zona trocanterica ed esterno coscia, parti anteriore e posteriore della coscia, gluteo, addome inferiore e fianchi, braccia ed avambraccia. Particolare attenzione deve essere posta a zone più sensibili quali interno coscia, ginocchia, caviglie e polpacci (con potenza non superiore al 40 %), in considerazione del decorso superficiale delle vene safene. Anche se non si sono evidenziati particolari problemi nel trattamento di aree a basso contenuto di tessuto adiposo o di emergenza vascolare, se ne vieta l’utilizzo nei seguenti distretti: viso e collo, mani, incavo ascellare, zona genitale e cavo popliteo.

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