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2. La sottotitolazione

2.2. Un confronto con il doppiaggio

L'altro metodo di trasferimento linguistico maggiormente usato, il doppiaggio, consiste nel sostituire la colonna sonora originale con una nuova che presenti dialoghi registrati nella lingua del Paese in cui verrà distribuito il prodotto audiovisivo. I dialoghi tradotti sono adattati così da sembrare pronunciati dagli attori che, in realtà, recitano in un'altra lingua (Perego, 2005: 25-28). L'AIDAC (Associazione Italiana Dialoghisti Adattatori Cinetelevisivi) definisce il mestiere del dialoghista in questo modo:

Immagina qualcuno che di fronte a una moviola o a un monitor, fotogramma dopo fotogramma, traduce, traspone, elabora, riscrive e sincronizza sui movimenti delle labbra, parola per parola, battuta per battuta il dialogo originale, trasformandolo, con attenzione certosina e nel massimo rispetto dell’opera e del suo spirito, in un testo completamente nuovo chiamato “adattamento”. Un’operazione alquanto complessa, quasi sempre sofferta, oltreché misconosciuta.21

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Volk Martin, "Multilingual Subtitling – The Machine Translation Revolution", Languages & The Media (articolo in linea), URL: http://www.languages-media.com/press_interviews_2010_volk.php (consultato il 20/10/2013).

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Consiglio Direttivo AIDAC, "Chi siamo", AIDAC (articolo in linea), URL:

http://aidac.it/eng/index.php?option=com_content&view=article&id=48&Itemid=76&lang=it (consultato il 06/01/2014).

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Da questa presentazione è possibile riscontrare la principale differenza tra doppiaggio e sottotitolazione: il mantenimento o la sostituzione dei dialoghi originali. Ecco quindi un confronto tra le due tipologie volto a illustrarne le differenze, ovvero:

• i diversi limiti a cui sono sottoposti: il doppiaggio alla sincronizzazione labiale, soprattutto nei primi piani, quando i movimenti labiali degli attori sono particolarmente visibili22 (Dries, 1995: 19); la sottotitolazione ai vincoli spazio- temporali e alla velocità di lettura degli spettatori, oltre che al loro livello di conoscenza della lingua originale del film (Mera, 1999: 78);

• rispetto alle altre componenti filmiche: il doppiaggio sostituisce il dialogo originale, mantenendo intatta l'immagine. Ciò comporta l'utilizzo delle voci dei doppiatori.23 Solitamente, se un attore è famoso viene utilizzato lo stesso doppiatore per tutti i suoi film, così da creare quell'associazione tra attore e voce tipica dell'originale, anche se dei problemi possono nascere dal fatto che un doppiatore può prestare la propria voce ad attori diversi (Mera, 1999: 81-82). La sottotitolazione, invece, conserva la colonna sonora originale, contaminando però l'immagine. Lo spettatore percepisce direttamente le voci originali, che caratterizzano il film come straniero e che danno preziosi indizi sullo stato emotivo, sulla classe sociale e sulle relazioni interpersonali dei personaggi (Mera, 1999: 75) attraverso i tratti soprasegmentali del linguaggio (Pettit, 2004: 34-35);

• riguardo a una possibile censura del documento audiovisivo: l'utilizzo della lingua del Paese di arrivo permette di presentare l'opera come un prodotto locale, mascherandone l'origine straniera (Perego, 2005: 27). L'assenza della traccia sonora originale rende il dialogo più suscettibile a manipolazioni, infatti "unless a viewer can read lips perfectly in the foreign language, with dubbed programmes there is no way of checking the translation on the basis of the original soundtrack. With subtitling, censorship may also occur, but it will not escape the notice of an attentive viewer" (Koolstra et al., 2002: 330);

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Al fine di aiutare i dialoghisti sono stati sviluppati dei programmi in grado di alterare l'immagine, facendo coincidere i dialoghi tradotti con i movimenti labiali degli attori (Mera, 1999: 83). Un esempio ne è Video

Rewrite (Chaume, 2007: 214).

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Nel 2004 è stato presentato ReelVoice, un programma che trasforma la voce del doppiatore in modo da assomigliare alla voce dell'attore mantenendo l'interpretazione del doppiatore. Tuttavia, il prodotto finale risulta essere artificiale ed esotico, contrastando la natura addomesticante del doppiaggio (Chaume, 2007: 213).

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• relativamente alla variazione diamesica: nel doppiaggio è nulla, poiché il dialogo originale viene tradotto mantenendo l'oralità del testo, mentre nella sottotitolazione si passa da un testo orale a uno scritto,24 allontanando il fruitore dal tipo di visione offerta allo spettatore del prodotto originale, il quale si serve del canale visivo solamente per osservare le immagini (Kilborn, 1993: 647). I sottotitoli, invece, richiedono all'audiovisore di spartire la propria attenzione tra immagine e testo scritto, integrato o meno dalla comprensione dei dialoghi in lingua originale;

• per quanto riguarda la fruizione dell'opera: con il doppiaggio la visione rimane intatta, generando "una maggiore illusione cinematografica" (Perego, 2005: 27). Grazie alla natura orale, lo spettatore può seguire lo sviluppo della storia anche solo attraverso l'ascolto dei dialoghi. Al contrario, con la sottotitolazione egli deve concentrarsi soprattutto sulla lettura dei sottotitoli per capire la trama del film (Koolstra et al, 2002: 332);

• rispetto al contenuto informativo: la capacità di lettura degli spettatori è inferiore alla velocità con la quale percepiscono le voci, costringendo i sottotitolatori a ridurre quanto espresso oralmente (Mera, 1999: 77). Nel doppiaggio, invece, non vi è una tale perdita di informazioni, poiché nella maggior parte delle lingue la velocità di eloquio è simile e, sebbene alcune lingue siano più prolisse di altre, il divario non è ampio (Koolstra et al., 2002: 328-329). Inoltre, il carattere orale permette di rappresentare simultaneamente più voci, mentre nella sottotitolazione è necessario farle apparire in ordine successivo (Perego, 2005: 27);

• i diversi costi economici: il doppiaggio richiede più investimenti, si stima che raggiunga fino al 10% dei costi totali di produzione a paragone del 1-2% occupato dalla sottotitolazione, che risulta essere una tecnica più veloce poiché coinvolge un numero minore di addetti ai lavori e si avvale dell’utilizzo di programmi efficaci (Dries, 1995: 30).

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Tuttavia bisogna notare che i dialoghi presenti nei film non sono degli atti d'interazione spontanea (Guillot, 2007: 243), rientrano cioè in quella varietà definita parlato-recitato, poiché "sono redatti di fatto come testi scritti, destinati però a un'esecuzione orale e in quanto tale concepiti sin dall'origine con i caratteri mimetici del parlato" (Bonomi et al., 2003: 17). In parte questo è vero anche per i programmi televisivi, soprattutto per quelli di natura informativa e scientifico-culturale. In questo caso si parla di “italiano trasmesso” (Bonomi et al., 2003: 17).

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