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Capitolo 2 La prospettiva della psicologia cognitiva 62

2.13 Un limite metodologico Le caratteristiche fondamentali de

L’atteggiamento verso l’approccio basato sulle tecniche di visualizzazione cerebrale – come si è detto, uno dei più importanti metodi di indagine delle neuroscienze – può essere significativamente diverso, a seconda che ne vengano sottolineate le potenzialità oppure evidenziati i limiti. Va premesso che il concetto di base di questa tecnica è che le aree celebrali attive durante lo svolgimento di un determinato compito richiedono un maggiore apporto di sangue, e questo maggiore afflusso viene rivelato con risonanze magnetiche particolari (fMRI).

Because most of these techniques involve localization of brain activity, this can easily foster a misperception that neuroscience is merely developing “a geography of brain”, a map of which brain bits do what part of the job. If that were indeed so, then there would be little reason for economists too pay attention. In reality, however, is beginning to use regional activity differences and other clues to elucidates the principles of brain organization and functioning, which in turn, is radically changing our understanding of how the brain works123.

Rispetto a questo di Camerer, un parere più cauto è espresso dal neurologo Arnaldo Benini.

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Il limite della tecnica, di cui si ha ragione di temere una sopravvalutazione, è di non rivelare ciò che nelle aree attive avviene124.

Il limite della visualizzazione consiste in ciò, che aree del cervello possono manifestarsi attive nelle risonanze funzionali senza in realtà esserlo, per una variazione stocastica del flusso sanguigno e del metabolismo. La domanda è se l’area attiva nel momento dell’indagine lo sia veramente o se sia solo aumentato casualmente il suo metabolismo125.

L’aspetto a mio avviso più interessante della posizione di Benini è il suo mettere l’accento sull’invitabile limite metodologico insito nella natura autoreferenziale di un’indagine sul funzionamento del cervello. Ciò premesso, i dati sperimentali raccolti dalle neuroscienze sono sicuramente di grande interesse, ma essendo ancora molto parziali, non permettono analisi sufficientemente approfondite. Di conseguenza, anche le ipotesi interpretative non possono non essere ancora lontane dal proporre una teoria compiuta sull’attività neurale.

Per il tema della scelta, i tre aspetti più importanti del funzionamento del cervello umano sono l’automaticità, la modularità e l’attribuzione di senso126. Molte delle attività del cervello sono processi rapidi, automatici, che operano in parallelo e in assenza di consapevolezza, perciò possiamo davvero non

124 A. Benini, cit., pp. 51-2.

125 A. Benini, “Intervista”, Humana.Mente, v. 9, 2009, pp. 159-64.

126 C. Camerer, G. Loewenstein and D. Prelec, “Neuroeconomics: why economics needs brains”, cit., p. 559.

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conoscere le cause del nostro comportamento. In positivo, l’automaticità implica la capacità del cervello di automatizzare procedure complesse, che all’inizio richiedono un grosso sforzo – come la guida di un auto – e che invece dopo un po’ di pratica possono essere eseguite “in automatico”, diventando persino difficili da insegnare ad altri. In negativo, l’automaticità implica che superare la dipendenza o qualsiasi comportamento abitudinario richieda un forte impegno cognitivo. La modularità, invece, comporta l’esistenza di moduli, spesso anatomicamente distinti, preposti allo svolgimento di compiti specifici. Tuttavia, i comportamenti più complessi, come sono quelli che interessano alla teoria economica, richiedono la comunicazione fra moduli e funzioni più specializzate, comunicazione che diventa particolarmente frenetica quando bisogna prendere una decisione importante.

Attention in neuroeconomics is therefore focused not just on specific regions, but also on finding “circuits” or collaborative systems of specialized regions which create choice and judgement127.

L’importanza dei circuiti implica anche che i modelli esplicativi più adeguati siano quelli computazionali, dal momento che il comportamento è il risultato della collaborazione fra diverse componenti che andranno correttamente identificate. Accanto alla modularità, un’altra caratteristica importante del cervello è la sua plasticità, cioè il suo essere sensibile e reattivo

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all’ambiente circostante, una caratteristica che è particolarmente evidente nell’età infantile, ma che è rilevante anche nello sviluppo degli adolescenti.

Infine, la forte propensione del cervello all’attribuzione di senso ci porta a essere sempre pronti a trovare spiegazioni per il nostro comportamento, e a preferire spiegazioni più sofisticate, che comportano un esplicito e consapevole atto deliberativo, invece di spiegazioni più banali, che coinvolgono una semplice azione meccanica. Un aspetto importante della tendenza all’attribuzione di senso è di essere fortemente dipendente dalle aspettative: in alcune situazioni l’impulso del cervello a imporre un ordine può indurci a vederlo anche dove non ce n’è affatto128. Inoltre, nell’assimilare nuovi dati informativi il cervello procede in modo così rapido ed efficiente da scrivere sopra ciò che aveva precedentemente creduto, con la conseguenza di creare la forte sensazione di aver potuto prevedere un evento che in realtà non avremmo potuto prevedere – quella che chiamiamo “il senno di poi”.

Queste tre caratteristiche dell’attività del cervello hanno in comune, oltre alla rapidità e all’inconsapevolezza, il fatto di essere apparentemente lontanissime da quelle utilizzate per descrivere una decisione assunta con piena cognizione di causa. Oltre al carattere rapido e inconsapevole dei procedimenti neurali, in particolare l’ultima caratteristica, il sense-making, dà atto in un certo senso dell’impegno teoretico del modello di scelta razionale

128 T. Gilovich, How we know what isn’t so: the fallibility of human reason in everyday life, New York, Free Press, 1991.

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della EUT, incentrato come è sul principio della coerenza, premessa indispensabile di qualunque interpretazione sensata.