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Un ravissement barocco: l’Hélène galante di Sallebray

. La prima comparsa di Elena nel teatro francese è marginale e indiretta. Essa è evocata sulla scorta di Euripide e di Seneca nel- la Troade di Garnier (579), ove di lei si parla senza che appaia

 Cfr. r. garnier, La Troade, Argument, éd. crit. par J.-D. Beaudin, Paris,

Champion, 999, p. 46: «Voyla le sujet de ceste Tragedie, prins en partie d’Hecube et Troade d’Euripide, et de la Troade de Seneque». In effetti, quanto alle fonti concernenti la riproposizione del personaggio di Ele- na nella tragedia cinquecentesca, esse sono da ricercare essenzialmen- te in Euripide (nelle Troiane, che avevano già usufruito di una traduzio- ne-rielaborazione ad opera di Jacques Amyot nel 54, ma anche nel- l’Ecuba, tradotta da Guillaume Bochetel nel 544). In Seneca, Elena è presente fisicamente sulla scena nelle Troades (vv. 86-008), in un epi- sodio che peraltro la raffigura severa giudice di se stessa e ingannatrice pietosa di Polissena; per il resto ritornano in Seneca, di passaggio, alcu- ni riferimenti – appellativi di condanna – a Elena («pestis, exitium, lues / utriusque populi», Troad., 89-89; «turpis [...] Helena», ibid., 5- 6; «uterque tanto scelere respondet suis: / est hic Thyestae gnatus, haec Helenae soror», Agam., 906-907: cfr. sénèqUe, Tragédies, éd. par

F.-R. Chaumartin, Paris, Les Belles Lettres, 996-999). Per il fatto che il contesto tragico in cui viene evocato – o compare – il personaggio di Elena è sempre quello delle vicende che si abbattono sulle donne troia- ne dopo la presa della loro città (cfr. B. garnier, Pour une poétique de

la traduction. L’‘Hécube’ d’Euripide en France de la traduction huma- niste à la tragédie classique, Paris, L’Harmattan, 999), tale personag-

gio nella drammaturgia cinquecentesca si identifica con la maledizione e la sciagura di Troia. Sono assenti altre prospettive, come quella anzitut- to dell’Elena euripidea, che sulla scorta di una tradizione completamen- te diversa del mito (attestata dalla Palinodia stesicorea) offre l’invenzio- ne della guerra di Troia combattuta per un fantasma. Ma è anche assen- te il grande tema di Elena innocente, in quanto paradigma passivo del- la forza fatale dell’amore cui nessuno può opporre resistenza. Valga un esempio illustre, quello omerico di Il., III, 8-447 (che avrebbe potuto

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sulla scena: sia che il coro delle troiane imprechi contro «l’abomi- nable Helene, / qui pour nourrir les chaleurs / de sa volonté vilai- ne, / nous a filé nos malheurs», collegando strettamente, come già

Euripide nelle sue Troiane, le sventure di Troia e della famiglia di Priamo alla figura di Elena («la sposa maledetta, vergogna per la grande Ellade, e causa di dolorose sofferenze per le correnti del Si- moenta»); sia che Ecuba, ricalcando un passo della tragedia euri-

pidea di cui è eroina eponima4, tenti di sostituire, nella morte, alla

agire nel Rinascimento, epoca di riscoperta di Omero), ove Elena con- trovoglia è costretta da Afrodite nel letto di Paride, allorché la dea vuole consolare il suo protetto con le gioie d’amore: Elena, qui, manifesta di- sprezzo e tenta di resistere, ma Afrodite la rimprovera duramente, la mi- naccia e la trascina da Paride («h\rce de; daivmwn [l’essere divino la con- duceva]», III, 40, ed. P. Mazon, Paris, Les Belles Lettres, 955, p. 86). Così pure è assente il tema di Elena innocente perché sottoposta alla fa- talità, quello, per intenderci, dell’Andromaca euripidea, ove Elena, che pure dalla protagonista eponima è bollata come flagello fatale (vv. 103- 104: «Per la alta Ilio non fu una sposa, ma un flagello fatale che Paride mise nel suo letto»), viene da Menelao giustificata in quanto strumen- to nelle mani degli dei, e per di più strumento foriero di bene per la Gre- cia (vv. 680-684: «Elena è stata fonte di sventure, non per suo volere, ma per quello degli dei, e così ha prodotto i più grandi vantaggi ai Gre- ci. Le armi e la guerra erano da loro ignorati: si sono formati alla virili- tà; l’esercizio è in ogni cosa un maestro per i mortali»).

 r. garnier, La Troade, II, 75-78, éd. cit., p. 95.

 eUriPide, Le Troiane, 4-7 (cfr., per il ricco commento, l’edizio-

ne a cura di M. Girotto Bevilacqua e A. Trocini Cerrina, Torino, SEI, 998).

4 Cfr. eUriPide, Ecuba, 64-70: «Ma Polissena non ha compiuto alcun

male. Achille sulla sua tomba, doveva esigere la vita di Elena: è stata lei a condurlo a Troia e alla morte. O c’era da scegliere tra le prigioniere una donna di bellezza straordinaria. La cosa non ci riguarda. La donna più bella è Elena, ed è lei la colpevole, per noi» (trad. di U. Albini); r. garnier, La Troade, III, 56-570, éd. cit., p. : «Prenez plustost

Helene: Helene plus qu’aucun, / impudique a tramé nostre malheur com- mun: / par elle est mort Achille et Troye subvertie, / elle a mieux merité de luy servir d’hostie. / Aussi qu’elle est plus digne, extraitte de Jupin, / d’honorer vostre Achille, extrait de sang divin: / et qu’en rare beauté Po- lyxene elle passe, / comme elle fait encore en esprit et en grace».

figlia Polissena «Helene plus qu’aucun impudique».

La più antica pièce francese invece – pièce originale, e non traduzione o rifacimento di tragedia classica – che metta mate- rialmente in scena il personaggio di Elena, l’Hector di Montchre- stien (604), tralascia del tutto i riferimenti euripidei e senecani per rielaborare il testo omerico dell’Iliade, il che è comprensibi- le dato che la trama verte sulle vicende di Ettore – dall’incontro con la moglie e il figlio alle Porte Scee alla morte (raccontata da un Messaggero) per mano di Achille –, vicende non trattate dal- le fabulae drammatiche greche e latine a noi giunte. Il riferimen- to omerico provoca una diversa caratterizzazione, se non un ca- povolgimento, del personaggio di Elena quale era disegnato nel- la Troade di Garnier. Nell’Iliade, infatti, Elena non assume con- notazione negativa. Anzitutto, vi è la giustificazione da parte dei Troiani di una situazione che, per quanto foriera di sventure, trova un suo compenso nella contemplazione di una bellezza sovruma- na: tale è il significato della pagina emblematica in cui i vegliardi commentano positivamente, pur riconoscendone i rischi, la presen- za di Elena in Troia5. Elena, d’altronde, è severa con se stessa, e

5 Cfr. Il., III, 54-60: «[...] e quando videro Elena arrivare al bastione, si

dissero a bassa voce l’uno con l’altro: «Non sono da criticare i Troiani e gli Achei dalle belle gambiere, se tanto tempo hanno sofferto per una si- mile donna, che terribilmente somiglia alle dee immortali. Ma bella co- m’è, se ne vada via sulle navi, non resti con noi per la rovina dei nostri figli» (trad. di G. Paduano). Di riscontro cfr. a. de montchrestien, Hec-

tor, III, 9-96, in Théâtre du XVIIe siècle. I, textes choisis, établis,

présentés et annotés par J. Scherer, Paris, Gallimard («Bibliothèque de la Pléiade»), 975, p. 49: «le chœUr Mais voilà pas Hélène? elle appro-

che vers nous. / Ô l’unique sujet de la perte de tous, / tu causes de grands maux, et ce n’est point merveille. / On débattrait mille ans une beauté pareille. / Entendons ces soupirs: c’est un contentement / d’ouïr en son malheur lamenter doucement». Il tema omerico dei bons vieillars troiani sensibili al fascino di Elena era già stato trattato da Ronsard (Le Second

Livre des Sonnets pour Hélène, LXVII, in ronsard, Œuvres complètes,

par J. Céard, D. Ménager et M. Simonin, Paris, Gallimard, «La Pléiade», 99-994, t. I, pp. 4-4).

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depreca di aver scelto di abbandonare il primo marito6. Così, nel-

la pièce di Montchrestien, che ricalca questi passi omerici, il Co- ro troiano lungi dal maledire, consola Elena che merita di essere compianta, malgrado sia causa delle sciagure di Troia7.

Il personaggio di Elena non avrà comunque grande fortuna nel teatro secentesco. Per quanto riguarda la tematica e la strut- tura della Troade occorrerà attendere il 640, quando Sallebray consacrerà alla storia euripidea e senecana una tragedia, un’altra

Troade appunto8, che ripercorrerà in parte con precise consonan-

ze la pièce di Garnier, con due riferimenti indiretti a Elena9, e con

6 Cfr. Il., III, 7-76: «Suocero mio, ho vergogna e riguardo di te; quanto

vorrei avere scelto la morte crudele al momento di seguire tuo figlio, la- sciando il letto nuziale, la figlia bambina, le amiche e coetanee. Così non è stato, e per questo mi consumo nel pianto» (trad. cit.). Cfr. a. de mont- chrestien, Hector, III, 97-08, ed. cit., pp. 49-50: «hélène Ô misé-

rable Hélène! ô Dame infortunée! / Tu pleures à bon droit, puisque tu ne fus née / que pour causer la mort de tant d’hommes vaillants / au front des murs troyens à l’envi bataillant. / Cette fleur de beauté qui tombe en peu d’années, / ces lys soudains passés, ces roses tôt fanées, / cet œil en moins de rien couvert d’obscurité, / devait-il être, ô Dieux, à tel prix ra- cheté? / Tant d’illustres seigneurs, de princes remarquables / à l’égal en- nemis, à l’égal misérables, / occis pour mon sujet, valent-ils moins que moi, / moi qui vis sans honneur aussi bien que sans foi?».

7 Cfr. id., Hector, III, 65-76, ed. cit., p. 5: «le chœUr Ne te désole

plus, Hélène, / bien que le sujet en soit grand: / quand le Ciel nous livre à la peine, / on a beau chercher un garant. / Celui-là qui le moins y pense / fera parfois le plus grand mal, / mais il n’est chargé de l’offense / quand c’est par accident fatal. / Ô belle, rien ne te contraigne / à troubler ton cœur de souci; / tu vaux certes que l’on te plaigne, / quoique tu causes tout ceci».

8 La Troade. Tragedie de Mr Sallebray, à Paris, chez Toussainct Quinet,

640. Esiste un’edizione moderna: salleBray, La Troade, edited by S.

Phillippo and J.J. Supple, Exeter, University of Exeter Press, 995.

9 Cfr. ibid., III, 4, 057-060, ed. Phillippo-Supple, p. 5: «Pyrre Vous

doutés d’immoler à ce funebre autel / la fille de Priam, vôtre ennemy mortel, / vous qui pour une Helene, une infame adultere, / exposâtes la vôtre à semblable mystere?»; ibid., III, 6, 8-88, pp. 57-58: «hecU- Be C’est bien toy dont j’aprens cette triste nouvelle, / toy dont depuis dix

l’immissione, in stile galante, del corteggiamento di Cassandra da parte di Agamennone, quest’ultima vicenda rappresentando la ve- ra novità rispetto alle fonti antiche. Anche in questo caso, Elena è citata come infame adultere e impudique et criminelle. Tale, anco- ra, sarà nel 64 il profilo di Elena evocato nell’Iphigénie di Ro- trou, altra tragedia di ispirazione euripidea0 basata su di un mito

connesso con la guerra di Troia, ove Agamennone rinfaccia iro- nicamente a Menelao, che lo spinge a sacrificare Ifigenia, il fatto di volere rétablir un heureux mariage irrimediabilmente compro- messo dal consentement impudico di una sposa fedifraga:

Et quel fruit vous naîtra de ce funeste ouvrage [scil. l’uccisione di Iphigénie],

En rétablirez-vous un heureux mariage, Vous redonnera-t-il une honnête moitié, Digne de vos baisers et de votre amitié? Ne vous imprimez pas cette créance vaine, Jugez plus sainement du procédé d’Hélène: Que de vous figurer que son enlèvement, Ne fut pas avoué de son consentement. La beauté, ce tableau de l’essence divine, Ce trésor de son sang est souvent sa ruine, C’est un présent des cieux à la vertu fatal, Un bonheur malheureux, un bien source de mal. Et pour dire en deux mots mon sens de votre femme, Le visage en est beau, mais je doute de l’âme, Sa jeunesse eut en vous un mauvais gouverneur, Qui l’a su mal guider au chemin de l’honneur,

ans l’aspect seul me bourelle, / source infame des maux que nous avons souffers, / dont l’amour feit les feux où l’on forge nos fers, / c’est toy dy- je impudique et criminelle Helene / qu’on devroit immoler, et non pas Polixene» (cfr. anche r. garnier, La Troade, III, 9-96, ed. cit., p.

04; ibid., III, 56-570, ed. cit., p. ).

0 Dell’Ifigenia in Aulide di Euripide esisteva un volgarizzamento rinasci-

mentale ad opera di Thomas Sébillet: L’Iphigéne d’Euripide Poete tra-

gique tourné de Grec en Francois par l’Auteur de l’Art Poetique, Paris,

7 Lungo i sentieri del tragico Un ravissement barocco: l’Hélène galante di Sallebray. 7

Et de cette indulgence et libertéde vie, Sa mauvaise conduite et sa perte est suivie.

. In Francia, però, Elena diventa protagonista centrale di una

pièce teatrale soltanto con una tranche del mito che rappresenta

l’antefatto della tragedia troiana: con il rapimento, cioè, compiu- to da Paride, connesso a sua volta con altri due episodi – le noz- ze di Peleo e Teti e il giudizio sulla bellezza delle dee – entrambi appartenenti a quella fabula della mela d’oro che tanta fortuna ha nella storia europea dell’opera e del balletto secentesco. Si trat-

ta di una tragicomédie in cinque atti di Sallebray, Le jugement de

Paris et le ravissement d’Helene, pubblicata nel 69 (rappresen-

tata nel 67-8).

 J. de rotroU, Iphigénie, II, , 49-508, in id., Théâtre complet: t. II, édi-

tion dirigée par G. Forestier (Iphigénie, texte établi et présenté par A. Riffaud), Paris, STFM, 999, pp. 4-44.

 Cfr. aa. vv., Les noces de Pélée et de Thétis (Venise, 1639- Paris, 1654),

«Actes du Colloque international de Chambéry et de Turin, -7 novem- bre 999», textes réunis par M.-Th. Bouquet-Boyer, Bern, Peter Lang, 00. Cfr. anche c. molinari, Le nozze degli dei. Un saggio sul grande

spettacolo italiano del Seicento, Roma, Bulzoni, 968; f. BUssi, L’ope-

ra veneziana dalla morte di Monteverdi alla fine del Settecento, in aa.

vv., Storia dell’opera, diretta da A. Basso, Torino, UTET, 977, vol. I

(), pp. -8.

 [salleBray,] Le jugement de Paris et le ravissement d’Helene. Tragi- comedie, à Paris, chez Toussaint Quinet, 69 (sigla: S). Oltre al Juge- ment e alla citata Troade, di Sallebray rimangono altre due pièces: La belle Egyptienne. Tragi-comedie, à Paris, chez Sommaville et Courbé,

64 [con musica e balletti]; L’amant ennemi. Tragi-comedie, à Paris, chez Sommaville et Courbé, 64. Sulla persona di Sallebray non abbia- mo quasi nessuna notizia: non ne conosciamo neppure il nome di batte- simo. Sembra che nel 657 fosse «valet de la chambre du Roi» (così lo indica l’attribuzione di una composizione in versi pubblicata nella Mu-

se du Petit Beauchasteau, Paris, 657). Oltre alle quattro pièces citate,

ha lasciato due poesie liminaires (alla Marie Stuard di Regnault e alla

Quixaire di Gillet de La Tessonerie) e un epigramma inserito nel Songe du Resveur, Paris, 660. Per queste informazioni cfr. frères Parfaict,

Histoire du Théâtre François, depuis son origine jusqu’à présent, à Pa-

In pieno svolgimento della Querelle du Cid (67-8)4, quan-

do le prese di posizione ufficiali dell’Académie e le adesioni di let- terati (autori di teatro e altri) sanciscono definitivamente la norma delle tre unità, Sallebray compone un testo che fin dal titolo de- nuncia due diversi argomenti, tali da fornire la trama a due pièces autonome, irregolarità rilevata dall’autore stesso nell’avviso Au

lecteur, premesso alla prima edizione del 69:

Il n’est pas necessaire de t’avertir icy que cette Piece est déreglée, puisque j’ay marqué les changemens de Scene devant les Actes, et que le Titre méme le fait assés conétre. Ne croy pas pour cela que j’ignore les regles de cette sorte d’ouvrage, et que je ne les puisse observer come un autre. J’espere que je ne seray pas long

ris, chez P.G. Le Mercier et Saillant, 74-749, rist. anast. Genève, Sla- tkine Reprints, 967 (in particolare per Le jugement de Paris et le ravis-

sement d’Helene, cfr. ibid., t. VI, pp. 54-57 e t. VIII, pp. 4-5) e h.c.

lancaster, A History of French Dramatic Literature in the Seventeenth

Century: Part II. The Period of Corneille (1635-1651), Baltimore, The

Johns Hopkins Press, 9, vol. I, pp. 59-60 (per Le jugement de Pa-

ris etc., cfr. ibid., vol. I, pp. 9-40). Le jugement de Paris et le ravis- sement d’Helene ha goduto di una certa fortuna, per il suo carattere di pièce à machines, tanto è vero che la tragicomédie fu rimessa in sce-

na nel teatro dell’Hôtel de Bourgogne il  dicembre 657 (cfr. frères

Parfaict, op. cit., vol. VIII, pp. 4-5, ove si cita la «Muse Histori-

que» del  dicembre 957, che sottolinea il ruolo delle machines: «Du Roy, les grands Comédiens, / ont trouvé des expédiens, / pour de leur superbe Théatre, / rendre tout le monde idolâtre, / par les grandes diver- sités / qu’on y voit de tous les côtés; / à sçavoir des mers, des rivages, / des temples, rochers et bocages, / des concerts, danses et balets, / dra- gons, démons, esprits folets, / plusieurs perspectives changeantes, / plus de vingt machines volantes, / d’admirables éloignemens, / des feux et des embrasemens, / enfin cette pompeuse Scene, / où l’on ravit la belle Helene, / hier en son commencement, / délecta merveilleusement. / ... / Et d’ailleurs il faut que je die, / que l’Auteur de la Comédie, / Monsieur Salbrai, homme excellent, / dont j’estime fort le talent, / doit être un rare personnage, / d’avoir fait un si grand Ouvrage».

4 Per questa querelle cfr. J.-m. civardi, La Querelle du ‘Cid’ (1637-1638),

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temps sans donner des preuves du contraire dans la suite de ce sujet. Sa beauté qui n’est pas comune, jointe au peu de matiere que le Jugement de Paris, et le Ravissement d’Helene contienent separément, m’a fait passer sur cette consideration severe, mais trop peu forte pour m’empéscher de me satisfaire moy méme: je n’avois que ce dessein qui m’a reüssi (S, Au lecteur).

È un’ammissione di dérèglement che pare senza dubbio d’uf- ficio, se si pensa alla contemporanea presa di distanza di Cor- neille nei confronti della sua Illusion comique, per le stesse ra- gioni definita nella lettera dedicatoria del 69 «un étrange monstre»5.

Occorre forse segnalare che esiste sullo stesso tema (il giu- dizio di Paride e il ratto di Elena riuniti) una comedia spagno- la scritta in collaborazione da Guillén de Castro e Antonio Mi- ra de Amescua verso il 6, La manzana de la discordia y ro-

bo de Elena6. Castro è autore letto in Francia7 – basti pensare

alla fortuna delle Mocedades del Cid, fonte riconosciuta della

pièce di Corneille – e la struttura della comedia, che fonde in tre jornadas i vari momenti del mito dal giudizio di Paride al ratto

di Elena alla guerra di Troia, farebbe pensare a un antecedente imitato da Sallebray, se non fosse che il testo di Castro non ri- sulta pubblicato8. È vero che le mediazioni potrebbero essere

5 Cfr. P. Corneille, L’illusion comique, «À Madamoiselle M.F.D.R.», in

id., Œuvres complètes, par G. Couton, Paris, Gallimard, «La Pléiade»,

980-987, t. I, p. 6: «Voici un étrange monstre que je vous dédie. Le premier Acte n’est qu’un Prologue, les trois suivants font une Comédie imparfaite, le dernier est une Tragédie, et tout cela cousu ensemble fait une Comédie».

6 Cfr. g. de castro, Obras, edición de E. Juliá Martínez, Madrid, Real

Academia Española, 95-97, t. III, pp. 54-9.

7 Cfr. c. faliU-lacoUrt, Guillén de Castro, Lille, Université de Lille,

984.

8 Eduardo Juliá Martínez informa che la comedia di Castro/Mira de Ame-

scua è stata trasmessa dal ms. 5645 della Biblioteca Nacional di Ma- drid (che sarebbe una copia di attori): cfr. Observaciones preliminares in g. de castro, Obras, cit., t. III, p. xxvi.

di un tipo diverso dalla stampa. Vi è, per esempio, la possibili- tà che la pièce di Castro fosse nel repertorio di una compagnia teatrale spagnola operante in Francia, come quella che arrivò alla corte francese nel 68, sovvenzionata dalla regina Anna, e che rientrò in Spagna intorno al 659. Si deve pure ricorda-

re che Sallebray nella sua produzione teatrale si dimostra inte- ressato a fonti spagnole: La Belle Egyptienne, una tragicomédie pubblicata nel 640, è adattamento fedele della novella di Cer-

vantes La Gitanilla. Tuttavia, per quanto la cosa non sia di per

sé probante, nel citato avviso Au lecteur Sallebray non fa cen- no di una derivazione del suo Jugement da un modello spagno- lo. Inoltre, se i fatti nell’insieme corrispondono (ma Castro tra- lascia la rappresentazione delle nozze di Peleo e Teti, mentre