• Non ci sono risultati.

UNA CONOSCENZA ORIZZONTALE IL QUADRO DEL SAPERE

Nel documento Labirinti del Pensiero (pagine 50-53)

indice

Che cos'è un quadro del sapere? E' una sorta di mappa nella quale al posto delle nazioni sono indicate le principali discipline del sapere umano, ne sono definite delle relazioni e i relativi ambiti di competenza.

Le religioni, le ideologie e gli altri sistemi di pensiero hanno composto ciascuno un proprio quadro del sapere umano ed in esso è quasi sempre possibile individuare un principio ordinatore che struttura e gerarchizza le conoscenze. In questi quadri, alcune conoscenze sono considerate di importanza fondamentale e da esse vengono fatte dipendere tutte le altre, che ne sono anche profondamente influenzate. Ecco i quadri teologici della conoscenza, quelli materialistici, etc. Questi modi di organizzare il sapere si sono riflettuti anche a livello bibliotecario dove, al posto della filosofia, nelle biblioteche di certi stati c'era (o c'è) la teologia, in altre il marxismo (figura14), etc. Anche là dove si ammetteva l'esistenza di numerose discipline della conoscenza, ad esse non veniva riconosciuta alcuna autonomia, ma venivano subordinate a quella sapienza che era considerata superiore e che fondava tutte le altre. E' stata per esempio esperienza comune constatare come il marxista riconducesse invariabilmente ogni evento storico e perfino culturale a fattori economici, in altri casi la disciplina fondamentale era considerata la religione.

Anche l'islam ha un proprio quadro del sapere. Tariq Ramadan, nel suo libro: "L'Islam in Occidente" (11), mostra una classificazione islamica medioevale del sapere e poi ne propone una propria. Quella medioevale sembra occuparsi esclusivamente di saperi derivanti dal Corano e dalla tradizione profetica. Quella di Ramadan invece menziona anche le discipline scientifiche. Essa è organizzata per cerchi concentrici.

Secondo questo autore (11, pag. 87), "I diversi cerchi rappresentano i diversi gradi di vicinanza che le diverse scienze possono avere rispetto alle fonti scritturali. Così quelle che erano tradizionalmente definite «islamiche» sono naturalmente nel primo cerchio; le scienze umane dove il margine di interpretazione, di soggettività e di orientamento ideologico può essere ritenuto considerevole stanno sul secondo cerchio (una certa concezione del mondo può influenzare la loro pratica); le scienze esatte si trovano sull'ultimo cerchio poiché le loro metodologie sono in effetti totalmente autonome e sono legate al quadro imposto dall'oggetto di studio. Il messaggio universale e inglobante dell'etica islamica si irradia sull'insieme delle scienze senza distinzione, invitando alla coerenza morale, ma non confonde quest'ultima con l'autonomia dei metodi scientifici (in sé moralmente neutri)."

Il rapporto di subordinazione della scienza nei confronti dell'islam è evidente: la scienza è sì autonoma nei propri metodi di conoscenza, ma le conoscenze prodotte sono sottoposte all'etica islamica. Seppur con gradi diversi, questo atteggiamento lo si ritrova presso le altre religioni ed ideologie. Tipicamente, questi organismi aspirano al controllo delle società e del sapere: si riconosce una autonomia metodologica alle scienze, ma le si subordina dal punto di vista etico. Questo vuol dire che i fini da raggiungere sarebbero fissati dalla religione, mentre i metodi sarebbero lasciati alla scienza. Anche i giudizi di valore, la definizione di ciò che bene o male, etc. dipenderebbero dall'etica religiosa. Non c'è nulla da meravigliarsi, la subordinazione della scienza da parte di questi sistemi di pensiero autoritari la possiamo dare per scontata, tuttavia questo non vuol dire che questa impostazione debba essere accettata!

Non a caso in molte società, le religioni e le ideologie si danno da fare per ottenere che i propri punti di vista vengano tradotti in leggi, ma spesso questo viene contrastato dalla società civile (associazioni, movimenti, partiti, governo, sindacati, etc.) e le leggi rispecchiano punti di vista molto diversi, come per esempio avviene nelle società che hanno legalizzato il divorzio e l'aborto.

L'aver accettato l'autonomia metodologica delle scienze è già un passo avanti. Bisogna però vedere se questa accettazione si traduce in pratica o se non resta invece una mera dichiarazione di principio, mentre nella pratica si continua a negare l'evoluzione degli esseri viventi, sostenere che la Terra sia piatta e che il Sole le giri intorno, negare le teorie scientifiche sulla formazione dell'Universo e sostenere la sua creazione in 6 giorni da parte di Dio, etc.

Il quadro del sapere di chi dispone del pensiero libero riflette la sua intima incertezza metafisica. Questo quadro del sapere manca del principio unificatore. Di conseguenza, ogni disciplina ha i propri metodi, la propria autonomia e tutte vivono in un contesto pluralista, pubblico e aperto, in un confronto continuo con la società, gli esperti e con un'opinione pubblica che è ben attenta a che le diverse discipline mantengano corrette relazioni fra di loro.

Nelle società occidentali, i problemi morali posti dalla scienza non sono regolati dal clero, ma da comitati etici nei quali sono rappresentati i diversi punti di vista, secolari e religiosi. Dal punto di vista etico, i singoli individui si rapportano alla scienza per mezzo del loro libero giudizio, che comprende anche le loro personali convinzioni e valori. Noi ci auguriamo che questo venga fatto nel quadro di un "pluralismo individuale", esaminando ogni problema da differenti punti di vista. Vedremo meglio questo argomento più avanti. Nonostante le dichiarazioni delle religioni di rispettare l'autonomia della scienza, esse continuano a cercare di subordinarla, di condizionare le leggi dello Stato e la vita dei cittadini.

Una volta capiti i limiti dei quadri del sapere gerarchizzati e autoritari, possiamo esaminare un quadro nel quale le diverse discipline siano disposte "alla pari", senza che una di esse possa gestire tutte le altre. Come primo passo nell'acquisizione della nuova forma di pensiero, tracciamo quindi anche noi un quadro generale del sapere umano, più o meno un mappamondo che ci permetta di osservare le diverse regioni e di collocarvi le informazioni che raccogliamo. Questo quadro è necessario per organizzare le nostre conoscenze e per sapere dove ricondurre le notizie che ci arrivano senza che vengano alterate in qualche modo dal sistema stesso. Ci serve inoltre per poter osservare la realtà da diverse prospettive. Infatti, ciascuna di queste regioni corrisponde anche ad un punto di vista diverso dal quale osservare la realtà. Per esempio il punto di vista psicologico e quello economico.

Come abbiamo visto, occorre tenere sempre presente che esiste una propensione di queste discipline di considerarsi dei saperi totali e a sconfinare nel campo delle altre. La nostra carta geografica serve anche a definire il territorio di ciascuna disciplina, per avere un'idea dei diversi punti di vista e per contrastare i loro sconfinamenti.

Un esempio di sconfinamento è quello della religione nel campo della biologia quando sostiene la creazione divina degli organismi viventi, ne nega l'evoluzione e vede nei fossili niente altro che delle prove di creazione compiute da Dio. A questo proposito, un mio collega ingegnere sosteneva che la filosofia sarebbe ormai da tempo tramontata, sostituita in tutto e per tutto dalle differenti discipline scientifiche. Altrettanto poteva dirsi della religione, etc. Praticamente si salvava solo la scienza. Pur nutrendo la massima stima per la scienza, non ho mai potuto condividere un simile punto di vista scientista. Vedremo più avanti come invece la filosofia, e non solo, sia da considerarsi tutt'altro che superata. Le discipline del sapere hanno ciascuna un modo particolare di vedere le cose ed è proprio in virtù di questa loro diversità che possiamo scorgere gli oggetti della nostra attenzione nella loro complessità.

Evidentemente non basta semplicemente sapere quali siano queste discipline, bisogna anche conoscere i fondamenti epistemologici di ciascuna, vale a dire come esse siano nate e si siano sviluppate, di cosa si occupano, che metodi di conoscenza usano, etc. In certi casi, possono bastare le descrizioni fornite da enciclopedie, dizionari specializzati, testi introduttivi. Anche in questo caso, confrontate quello che dicono diverse fonti. Un autore è spesso parziale, quindi il

confronto continuo di ciò che dicono autori diversi sullo stesso argomento è essenziale per capire veramente il problema.

Lo scopo di questa analisi non è quello di giungere a una sistemazione unitaria e definitiva delle scienze. Si tratta piuttosto di ottenere, come si è detto, una base di partenza per tracciare collegamenti tra i vari punti di vista, per effettuare confronti che ci permettano di uscire dall'organizzazione specialistica o ideologica della conoscenza.

Nel tracciare questo quadro della conoscenza, per le discipline scientifiche ho adottato sostanzialmente lo schema di Rudolph Carnap, mentre per quelle non scientifiche ho seguito un criterio cronologico di apparizione (figure 15, 16, 17, 18).

In realtà, il quadro che propongo non è completamente imparziale. Come vedrete più avanti, assegno infatti un'importanza maggiore alla scienza, alla filosofia e alla letteratura. A differenza dei sistemi di pensiero autoritari, queste discipline ammettono il dibattito pubblico, sono libere e aperte. Questa è dunque una scelta precisa che va nella direzione di liberare la conoscenza dai condizionamenti esterni. Queste tre discipline non devono servire a gerarchizzare le altre, ma devono essere utilizzate in modo laico e rispettare l'autonomia di tutte.

SUDDIVISIONE DEL SAPERE

Nel documento Labirinti del Pensiero (pagine 50-53)