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Università di Urbino

Nel documento ISLL Papers Vol. 4 / 2011 (pagine 185-193)

© ISLL Papers - ITALIAN SOCIETY FOR LAW AND LITERATURE ISSN 2035 - 553X

Indice

Presentazione M. Paola Mittica

5

Colpa o fatalità? Analisi della dimensione antropologico-giuridica in Cronaca di una morte annunciata

Martina Bertocchi

9

1984 Elio Bisci

21

Is that the law? La giustizia tra tensione interpretativa e poetica della virtù ne Il Mercante di Venezia

Laura Chiuselli

29

V for Vendetta. Un racconto di umanismo anarchico Valerio Coppola

43

Sapere libero e Sapere sottomesso: l’indipendenza del pensiero e il ruolo conformatore della legge in Vita di Galileo di Bertolt Brecht

Maria Chiara Maggio

83

Il processo di K. Massimiliano Orazi

105

Porte aperte e paradigma securitario. Struttura del fascismo o del diritto? Giulia Ponti

119

La natura molteplice e la triste monotonia della legge ne Lo Straniero di Albert Camus

Ulrico Rubino

5

Presentazione

L’ultimo libro di Nussbaum (2011) si apre sullo scenario di una crisi silenziosa, che purtroppo viviamo già da qualche generazione e che ha assunto “proporzioni inedite e di portata globale *…+. Una crisi che passa inosservata, lavora in silenzio, come un cancro; una crisi destinata ad essere in prospettiva ben più dannosa per il futuro della democrazia: la crisi mondiale dell’istruzione.” (Ivi, 21)

Non si riferisce dunque, Nussbaum, alla crisi economica che investito l’economia mondiale, ma, entrando nel merito della crisi dei sistemi educativi odierni, precisa che il danno principale sta nel ridimensionamento progressivo degli studi umanistici e artistici dal livello primario a quello universitario. E sebbene l'analisi della filosofa americana si concentri sulla comparazione dei sistemi statunitense e indiano, molte delle sue osservazioni possono essere fatte valere in via più generale.

“Visti dai politici come fronzoli superflui, in un’epoca in cui le nazioni devono tagliare tutto ciò che pare non serva per restare competitivi sul mercato globale, essi [gli studi umanistici] stanno rapidamente sparendo dai programmi di studio, così come dalle teste di genitori e allievi. In realtà, anche quelli che potremmo definire come gli aspetti umanistici della scienza e della scienza sociale – l’aspetto creativo, inventivo, e quello del pensiero critico, rigoroso – stanno perdendo terreno, dal momento che i governi preferiscono inseguire il profitto a breve termine garantito dai saperi tecnico-scientifici più idonei a tale scopo.” (Ivi, 22)

Si avverte, in definitiva, che il futuro delle democrazie di tutto il mondo, appeso a un filo, dipende in larga misura dalla capacità di invertire la rotta di questa crisi, in favore dello sviluppo umano che comincia da un’educazione radicata nella cultura umanistica.

Che la democrazia, l’essere cittadini, il concetto stesso di “bene comune” dipendano dalla capacità delle persone di ragionare e di posizionarsi nel mondo, con un pensiero autonomo che consenta loro un atteggiamento critico e propositivo, non è nulla di sorprendente. Già nel 1948 la dichiarazione universale dei diritti umani non lasciava margini di equivoco circa il fine dell’istruzione: “L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana e al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le nazioni, i gruppi razziali e religiosi”. È molto più sconcertante che qualcosa di così scontato fino a qualche tempo fa possa diventare il tema di un libro. Segno della pericolosa crisi che stiamo vivendo e che chiama a una precisa assunzione di responsabilità chiunque si occupi di formazione.

dell’Università di Urbino.

L’indirizzo di studi che interessa l’intreccio tra Diritto e letteratura, nasce in origine per soddisfare non soltanto una ricerca di carattere puramente conoscitivo, ma per arricchire gli studi giuridici tentando, attraverso l’accrescimento della sensibilità culturale, di formare operatori in grado di maneggiare il diritto con l’umanità e la consapevolezza necessaria per stemperarne i tecnicismi e adattarlo meglio alla realtà della vita sociale (Sansone 2001). Nel tempo, l’impiego dell’approccio Law and Literature e poi Law and The Humanities si amplia e si fa sempre più interdisciplinare, sfociando negli studi culturali e confluendo nell’osservazione del diritto anche dalle prospettive sociologica e antropologica. Ciò giustifica la presenza di questo insegnamento nel corso di laurea urbinate e in area modulare integrata con quello di antropologia giuridica1. La doppia vocazione che lo caratterizza, tuttavia, non cambia. E gli studenti del corso sono invitati a introdursi tanto in contenuti attinenti la giuridicità, quanto nell’acquisizione di competenze in grado di arricchire la loro sensibilità culturale, per riuscire a guardare meglio il mondo, impiegando molteplici intelligenze, ma soprattutto per non smettere di immaginarlo, intravvedendo anche possibili giuridici (White 2010).

Il mio compito in questa breve introduzione è soltanto quello di descrivere brevemente l’esperienza, auspicando il confronto con altre sperimentazioni didattiche, considerato che Diritto e letteratura e Law and The Humanities, per il riscontro positivo che vanno incontrando, si annunciano come insegnamenti destinati a moltiplicarsi e a radicarsi presso varie sedi universitarie.

Il corso era stato strutturato in due parti. Nella prima si prevedeva l’analisi del testo dell’Orestea sotto la mia guida, che, oltre ad avere come obiettivo quello di guidare gli studenti alla conoscenza dei contenuti giuridici e della funzione sociale della narrazione eschilea, mirava anche all'apprendimento di una metodologia di lavoro nell’analisi testuale; nella seconda parte, ogni partecipante del corso, presa in carico un’opera letteraria, romanzo o testo teatrale, avrebbe dovuto relazionare sul testo con me nel ruolo di discussant, con il compito ulteriore di rispondere alle eventuali domande dei suoi colleghi. Tutte le opere selezionate, oltre a privilegiare le dimensioni del diritto (formale e informale), della giustizia e del potere, condividevano anche la fortuna di avere avuto una trasposizione cinematografica, spesso eccellente. Ciò avrebbe offerto la possibilità di accedere ai contenuti narrativi dell’opera in programma in modo che la discussione risultasse partecipata anche da chi non avesse letto l’opera, prendendo spunto dalla visione del film senza con questo improvvisarsi in analisi comparative che avrebbero richiesto competenze nell’arte cinematografica che nessuno di noi possedeva.

Devo sottolineare che al novero delle mie proposte, si aggiunse sin da subito anche quella di “leggere” il fumetto, un genere classico della pop culture non ancora frequentato

1

Si precisa che non si tratta del primo esempio in Italia di questo genere, oltre alle università che hanno introdotto l’insegnamento nelle facoltà di giurisprudenza. Mi permetto di rimandare per questi dati a Mittica 2009 e al sito web della Italian Society for Law and Literature che fornisce costantemente anche l’aggiornamento sull’istituzione di corsi ad hoc di Diritto e letteratura e Law and Humanities.

7 dagli studi italiani di L&L. Accolta la proposta, i lavori si svolsero come da programma. Le opere analizzate nel loro complesso sono quelle menzionate nell’indice di questa raccolta.

Quanto all'idea di spingersi sino alla redazione di un lavoro comune, va detto che si è maturata quando il corso stava per concludersi. Alcuni tra i relatori avevano già prodotto delle tesine. Le modalità partecipative e le discussioni erano state davvero stimolanti. La scommessa di misurarsi con un testo scritto in una forma più compiuta è stata la logica conseguenza di quanto eravamo andati facendo.

Gli esiti dell'esperienza, a mio modo di vedere, vanno giudicati sulla base della risposta che è giunta dai nostri allievi sotto vari profili: dai contenuti appresi, al confronto che si è andato animando su temi cruciali e visioni del mondo, non solo del diritto, a un modo di fare didattica, critica e partecipativa; fino alla discussione che si è animata intorno alla definizione del titolo di questo lavoro e che mentre scrivo è ancora in corso. All’inizio delle lezioni, a eccezione di un caso o due, i presenti non conoscevano neanche un’opera tra quelle proposte. Alla fine del corso, qualcuno ha sposato il proprio autore leggendone tutti gli scritti, qualcun altro ha letto le opere che l’hanno maggiormente coinvolto durante le varie presentazioni, qualcuno ha deciso di approfondire il campo di Diritto e letteratura avventurandosi in una tesi di ricerca.

Ciò che ci spinge a diffondere questi lavori non è quindi di certo l’ambizione di dire alcunché di nuovo o di originale su opere che hanno impegnato lunghe e articolate analisi di letteratura critica, anche di taglio giusletterario – fatto salvo forse il pezzo su V for Vendetta, che come si diceva è operazione insolita negli studi italiani; né si tratta di testi smaliziati, privi dell’ingenuità che caratterizza le scritture giovanili, sebbene tra le righe possa intravedersi anche qualche spunto che meriterebbe di essere approfondito. Riteniamo al contrario che possa essere interessante, considerata la sperimentazione che si sta facendo al livello della didattica in Diritto e letteratura, condividere un modo di lavorare, che nel nostro piccolo caso ci ha regalato più di una piacevole sorpresa.

Nel ringraziare le Autrici e gli Autori, desidero esprimere la mia gratitudine a Luigi Alfieri, presidente del corso di laurea magistrale in Sociologia della Multiculturalità, che ha accolto la mia richiesta e promosso l'introduzione dell'insegnamento di Diritto e Letteratura nell'Università di Urbino, nonché il preside della nostra facoltà prof. Bernardo Valli e quanti tra i colleghi hanno visto con fiducia la nascita di questo insegnamento a Urbino, che si spera possa continuare ad avere un futuro sempre più fruttuoso.

Urbino, 27 giugno 2011 M.P. Mittica

Riferimenti Bibliografici

Mittica M.P. 2009. Diritto e letteratura in Italia. Stato dell’arte e riflessione sul metodo. Materiali per una storia della cultura giuridica 1: 3-29.

Nussbaum M.C. 2011. Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica. Bologna: Il Mulino. Ed. or. 2010.Not for Profit. Why Democracy Needs the Humanities. Princeton: Princeton U.P.

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Nel documento ISLL Papers Vol. 4 / 2011 (pagine 185-193)

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