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L’uomo e le sue creazion

NIETZSCHE : VERITA’ E METAFORA

2.2 L’uomo e le sue creazion

Nietzsche tramite il paragone con le costruzioni dei Romani e degli Egizi, matematicamente determinate e il lavoro delle api, definisce l’uomo, un genio costruttivo :

“ L’uomo costruisce con la materia assai più tenue dei concetti che deve fabbricarsi da sé.”15

In questa costruzione però l’essere umano non va alla

ricerca e alla scoperta della verità, ma nel migliore dei casi :

15

F. NIETZSCHE “ Su verità e menzogna in senso extramorale”, Piccola Biblioteca Adelphi, traduzione di Giorgio Colli, Adelphi Edizioni, Milano , 2015 , pag.23.

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Riesce a raggiungere il sentimento di un’assimilazione.”16

Solamente quando l’uomo riuscirà a dimenticare se stesso

come soggetto, allora potrà vivere con una certa calma e tranquillità.

L’essere umano sottopone i fenomeni cui assiste al rigido

schema razionale di causalità, rintracciando così in essi gli effetti e ciò che li determina : la loro causa .

Per Nietzsche ciò che l’uomo chiama causa ed effetto è figlio dell’irrigidimento e della cristallizzazione del

sistema di metafore che nei secoli si è trasformato in linguaggio e nella tendenza a costruire relazioni e proiettarle in ciò che si coglie come mondo empirico, con l’aggiunta delle rappresentazioni di tempo e spazio sotto

forma di rapporti di successione e numeri . Spazio e tempo , forniscono invece la materia per le nostre metafore primordiali.

16 F. NIETZSCHE “ Su verità e menzogna in senso extramorale”, Piccola Biblioteca

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La scienza definita da Nietzsche “cimitero delle

intuizioni”17

lavora continuamente nella vita dell’uomo , che agisce grazie alla ragione e ai concetti. L’impulso fondamentale dell’uomo a formare metafore

non appassisce mai: trova nuova linfa e vigore nel mito e nell’arte in generale.

A contatto con l’opera d’arte l’intelletto sfugge alla

« ragnatela concettuale » del linguaggio e si rifugia in

una dimensione che richiama quella del sogno, alimentando la sua libertà , grazie all’emancipazione dalla

razionalità.

“ […] presentando nuove trasposizioni, metafore, metonimie; continuamente svela il desiderio di dare al

mondo sussistente dell’uomo desto una figura così variopinta ,irregolare, priva di conseguenze ,incoerente ,

eccitante ed eternamente nuova , quale è data dal mondo

del sogno.”18

17

F. NIETZSCHE “ Su verità e menzogna in senso extramorale”, Piccola Biblioteca Adelphi , traduzione di Giorgio Colli, Adelphi Edizioni, Milano, 2015, pag.30

18 F. NIETZSCHE “ Su verità e menzogna in senso extramorale”, Piccola Biblioteca

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L’irruzione dell’intuizione nell’uomo lotta con la sua

razionalità astrattiva per il dominio della vita. Il filosofo sembra proiettarsi in un’epoca dove l’arte possa

conquistare tale dominio e anche se l’uomo razionale e quello intuitivo si troveranno a fianco :il primo si sforzerà di liberarsi dal dolore , il secondo l’uomo intuitivo si ergerà in mezzo a una civiltà , raccoglierà dalle sue intuizioni:

“oltre che una difesa del male, un’illuminazione , un

rasserenamento ,una redenzione , che affluiscono

incessantemente.”19

L’uomo dunque , crede di perseguire la verità , ma in realtà è schiavo dell’illusione, poiché non la riconosce in

quanto tale.

All'uomo si addice soltanto la fede nella verità raggiungibile, illusoria, a cui si avvicina pieno di fiducia. Vive dunque grazie ad un continuo venir ingannato.

19 F. NIETZSCHE “ Su verità e menzogna in senso extramorale”, Piccola Biblioteca

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Fra arte e conoscenza dunque, conclude Nietzsche, è migliore l'arte, che crea e vuole la vita, mentre la conoscenza porta solamente all'annientamento.

Con questo siamo arrivati a comprendere che cosa Nietzsche intenda per verità. Essa è il vero, ciò che viene conosciuto. Questo non può propriamente essere vero o

falso dato che il vero conoscere si muove

necessariamente solo nell'ambito della verità. Un conoscere falso non può avere valore di conoscenza, e sarebbe dunque contradditorio parlare di conoscenza falsa: semplicemente non si tratta di conoscenza.

Verità e conoscenza sono dunque correlate. Un esame di ciò in cui consiste il conoscere aiuta a farci comprendere che cos'è il vero. Resta da capire quante specie di conoscere ci siano, perché se è vero che conoscenza non c'è se vi è falsità, è anche vero che l'uomo continuamente si illude di conoscere, ma a tale illusione crede, come chi procede convinto di ciò che dice, perché nella convinzione sta la forza delle sue argomentazioni.

Nietzsche aveva ben chiaro che la maggior parte degli esseri umani, la folla indiscriminata , cercava nei suoi

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simili caratteristiche immutabili e immediatamente individuabili, per la paura nei confronti di tutto ciò che è diverso e non facilmente inquadrabile.

Ci si ostina a cercare attributi comuni e fissi, perché risulta più semplice muoversi in un labirinto costituito da esseri umani che mai si spostano. Il loro movimento determinerebbe un cambiamento di rotta da parte di chi in quel labirinto si muove. È più facile percorrere sempre la stessa strada, vedere ciò che vedono tutti e non muoversi in continuazione come uomini danzanti in un mondo in perenne movimento.

Con l’andare del tempo le espressioni comuni più usate in

riferimento a un oggetto vengono scambiate per definizioni della sua essenza universalmente valide e vincolanti.

Il merito di Nietzsche fu questo. Comprese che la verità fissa e indiscutibile costituisce per molti una certezza, ma è in realtà una menzogna, creata da chi si sente a disagio di fronte al cambiamento ed è troppo debole per

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continuare a spostare il suo baricentro, che è , in definitiva,il suo punto di vista.

Nietzsche ci avverte dunque dei rischi della verità e ci fa comprendere che soltanto l'uomo superiore è in grado di avvicinarsi ad essa, dopo un lungo periodo di ricerca, che l'ha portato a comprendere che la verità di questo mondo è normalmente la non-verità, in cui la maggioranza vive agevolmente un status tale da portare l'individuo mediocre a non farsi domande sulla sua esistenza. Arrivare alla verità è un processo doloroso e graduale, il cui risultato finale è una conoscenza che deve essere trasmessa con attenzione, solo a chi sia in grado di riceverla.

Certo sta al singolo decidere se seguire il branco accettando le convenzioni fisse, vincolanti per tutti, o scegliere di staccare quella catena e iniziare a guardare oltre le ombre, per uscire dai limiti della caverna, rassicurante come tutte le cose a cui ci si abitua e limitante per la sua ristrettezza.

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In conclusione, Nietzsche non elimina un mondo a favore dell'altro, ma li mantiene entrambi, quello della verità e quello della non-verità, consapevole del fatto che la maggioranza degli esseri umani necessita di menzogne per vivere, ma un'altra minoranza, grazie al suo sforzo, necessita conoscere, ed è questa a permettere il progresso dell'umanità.

Col ritratto dell’uomo intuitivo , cioè del filosofo-artista,

che manda in pezzi con una grossa risata la costruzione dei concetti a cui l’uomo razionale si aggrappa ,

chiamandola visione scientifica della realtà, si chiude il testo.

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CAPITOLO 3

SARAH KOFMAN : NIETZSCHE E LA

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