4. Il processo di (auto)traduzione
4.1 La fase di pre-traduzione: “metodo”, strumenti e risorse
4.1.4 La scelta del “metodo”: parametri per la definizione di macrostrategie traduttive
4.1.4.3 L’uso della traduzione
L’ultimo parametro che Scarpa (2008: 123) invita a considerare nella definizione strategica degli obiettivi che condizioneranno le scelte locali del traduttore a livello pratico è l’uso che verrà fatto della traduzione in funzione del contesto d’arrivo in cui questa andrà a inserirsi. Come afferma Neubert (1985: 71), ogni traduzione implica per definizione uno “spostamento di situazionalità” (displaced situationality), poiché consiste nel trasferimento di un testo da una
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data situazione comunicativa – caratterizzata da scopi specifici orientati a un determinato gruppo di destinatari – a una situazione comunicativa altra, che prevede destinatari diversi e che può addirittura comportare, rispetto al testo di partenza, un cambio di intenzionalità comunicativa. Quest’ultimo aspetto è stato messo in evidenza dal modello funzionalista della
Skopostheorie, teorizzato da Reiss e Vermeer (1991 [1984]), secondo cui le strategie del
traduttore non devono tendere a un’equivalenza funzionale tra testo di partenza e testo di arrivo, ma devono dipendere esclusivamente dalla diversa intenzionalità comunicativa (skopos) che la traduzione andrà a svolgere nel contesto di destinazione. In quest’ottica, il testo di partenza è ridotto a una semplice fonte di informazioni che stimola la produzione del testo di arrivo senza, tuttavia, condizionarlo: l’aderenza semantica all’originale resta, dunque, ancillare al principio sovraordinato dello skopos.
Tali riflessioni teoriche non sembrano tuttavia applicabili al rapporto su cui si concentra la dissertazione, il quale, per i parametri situazionali in cui è stato redatto e tradotto (committente, emittente e destinatario), costituisce un caso sui generis che necessita di considerazioni particolari. Innanzitutto, una caratteristica da sottolineare dell’elaborato in questione è che questo non è stato redatto in funzione di destinatari che ne condividono lo stesso codice linguistico o contesto di elaborazione (un pubblico italiano), ma in funzione dell’utente finale della sua traduzione (la Commissione europea, che ne ha richiesto l’elaborazione in inglese). Pertanto, in prospettiva traduttiva, è possibile affermare che il destinatario del testo di partenza coincide con il destinatario del testo d’arrivo, così come il suo emittente coincide con il traduttore. Se emittente e destinatario del testo di partenza sono gli stessi del testo d’arrivo, gli unici due parametri situazionali soggetti a variazione nel passaggio dall’originale alla traduzione sono dunque il contesto di produzione dell’elaborato e il codice linguistico. Pertanto, è su questi due elementi che si è ritenuto necessario intervenire per consentire, da un lato, l’avvicinamento del contesto di partenza al contesto di ricezione e, dall’altro, una manipolazione del codice non soltanto strettamente linguistica, ma anche rispondente alle convenzioni socioretoriche della lingua d’arrivo nel dominio considerato.
Per quanto riguarda l’uso della traduzione, ossia la sua funzione nel nuovo contesto in cui andrà a inserirsi, è evidente che, se quest’ultima dipende dall’intenzione comunicativa dell’emittente rispetto ai suoi destinatari, nella riformulazione del rapporto in questione essa resterà invariata – poiché emittente e destinatario coincidono con le rispettive controparti della versione tradotta. Per questo motivo, la strategia che si è scelto di adottare in funzione del parametro dell’“uso” è stata orientata alla ricerca di un’equivalenza funzionale, ispirata al modello di “funzionalità e lealtà” teorizzato da Nord (1992). Questo modello, che potrebbe
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definirsi una versione più moderata della skopostheorie, insiste sulla responsabilità deontologica del traduttore nei confronti non solo del committente della traduzione e delle aspettative dei destinatari, ma anche rispetto all’intenzione comunicativa dell’emittente e all’influenza dell’originale. In quest’ottica,
“The translator should aim at producing a functional target text which conforms to the requirements of the translation scopos fixed by the initiator, respecting, at the same time, if necessary, the legitimate interests of both the author of the original and the readers of the translation. […] The model of ‘functionality + loyalty’ represents a kind of intermediate position in which the source text is restored to, at least, part of its former influence, although not necessarily as far as its surface qualities are concerned”
(Nord 1992: 40) L’approccio traduttivo improntato alla ricerca di un’equivalenza funzionale, tra l’altro, è proprio quello adottato da organizzazioni internazionali come l’Unione europea, dove in genere il traduttore non adatta l’originale a un tipo di destinatario o a un uso diversi da quelli previsti dal testo di partenza, ma si impegna a mantenerne intatta la funzione, mettendo i destinatari del testo di partenza sullo stesso piano di quelli del testo di arrivo. Come si legge nell’articolo
Economie de la révision dans une organisation internationale : le cas de l'OCDE (2017),
redatto dai responsabili del dipartimento di traduzione e revisione dell’OCSE,
“dans des organisations internationales ayant des langues officielles ou de travail différentes, les représentants des pays membres doivent pouvoir compter sur l'équivalence fonctionnelle des textes originaux et des traductions pour prendre leurs décisions en connaissance de cause. Par ailleurs, le traducteur veillera à la cohérence entre le texte source et le texte cible (rigueur). […] il ne devra pas introduire d'ajouts dans le texte ni omettre des éléments. Il sera précis et non approximatif. […] Il respectera strictement la concordance des phrases, en particulier dans des textes juridiques, législatifs, réglementaires ou contractuels”.
(Prioux et Rochard 2007: 32) Per quanto riguarda il rapporto sulle agevolazioni fiscali, dati i contenuti normativi, finanziari e giuridici dell’elaborato (che richiedono grande precisione nel trasferimento interlinguistico)
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e data l’identificazione tra emittente/destinatario di partenza ed emittente/destinatario di arrivo (che esclude la possibilità di una variazione d’uso della traduzione) si è scelto di adottare un approccio conforme a quello descritto da Prioux et Rochard, improntato a un’aderenza rigorosa, dal punto di vista semantico e funzionale, tra testo fonte e testo tradotto.
Per usare una definizione di Sager (1998: 77), il rapporto sulle agevolazioni fiscali e la sua traduzione sono classificabili come dependent documents, ossia testi che non implicano variazione di skopos, ma che mantengono stessa funzione testuale, pur ammettendo diversi gradi di deviazione formale o contenutistica rispetto all’originale. Nel caso del rapporto in questione, dal punto di vista formale, alcune deviazioni si sono rese necessarie per poter riformulare i contenuti dell’originale conformemente alle aspettative dei destinatari, secondo i modelli redazionali previsti nella lingua d’arrivo (cfr. paragrafo 4.1.5.2). Dal punto di vista semantico, invece, l’aderenza al testo fonte è stata sicuramente mantenuta sotto il profilo della completezza contenutistica, riportando integralmente nel testo tradotto tutte le informazioni dell’originale, senza omissioni o approssimazioni; tuttavia, una leggera devianza rispetto ai contenuti del testo fonte è riscontrabile nei casi in cui si è scelto di intervenire con strategie di “omologazione” volte a esplicitare alcuni elementi culturali e contestuali.