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II. Da Regina coeli a Gissi: Molinelli e la persecuzione sotto il

4. Ustica

Approvate dalla Camera il 9 e dal Senato il 20, le leggi speciali volute dal governo entrarono in vigore formalmente il 25 novem-bre. Proprio quel giorno Molinelli partì in manette da Roma insie-me a Gramsci, Volpi, Picelli e Ferrari: sapevano che sarebbero stati trasferiti nel Meridione, ma, al momento della partenza, ancora la meta finale era a loro ancora ignota. Molinelli era stato l’unico del

37 TSDS, b. 136, vol. 37, f. 1333 “Guido Molinelli”, Verbale di denuncia della Questura di Roma contro Molinelli Guido, (17 novembre 1926). L’articolo 184 indicava in coloro che svolgono o abbiano manifestato il proposito di svolgere un’at-tività rivolta a sovvertire violentemente gli ordinamenti politici, economici o sociali costituiti nello Stato o a contrastare o a ostacolare l’azione dei poteri dello Stato una delle categorie per cui era previsto l’invio al confino.

38 Ibidem, Ordinanza di assegnazione al confino nei confronti di Molinelli Guido, emessa dalla Commissione Provinciale presso la Questura di Roma, (18 novembre 1926). CPC, f. “Guido Molinelli”, cit., Nota del Ministero dell’Interno - Dir.

generale PS. (s.d.) e ibidem, Notizie per il prospetto biografico di Molinelli Guido inviate dalla Prefettura di Roma al Ministero dell’Interno - Dir. Gener. della Pub-blica Sicurezza - Servizio schedario (26 novembre 1926).

39 A. Gramsci, Lettere dal carcere, cit., Lettera a Tatiana Schucht (Ustica 19 dicem-bre 1926), p. 37.

gruppo, a poter ricevere la visita della moglie Giuseppina, alle 11 della sera prima di lasciare Regina Coeli40.

Il viaggio in treno non fu agevole, ma, come Gramsci annotò con amara ironia, comunque vi furono dei lati positivi:

si poteva chiacchierare e ridere, nonostante che si fosse legati alla ca-tena e con ambedue i polsi stretti dalle manette e che in tale grazioso abbigliamento si dovesse mangiare e fumare. Eppure si riusciva ad accendere i fiammiferi, a mangiare, a bere; i polsi si gonfiarono un po’, ma si ebbe la sensazione del quanto la macchina umana sia perfetta e possa adattarsi a ogni circostanza più innaturale41.

Di cosa si siano detti gli ex deputati durante il trasferimento da Roma a Napoli e durante i giorni in cui rimasero insieme, invece, Gramsci non ha mai accennato nella sua corrispondenza. Intan-to, andando verso Sud, Ferrari fu distaccato a Caserta, poiché era giunta la comunicazione ufficiale della sua destinazione alle isole Tremiti. Molinelli, Gramsci e gli altri, invece, arrivati a Napoli alle 13, trascorsero un paio di notti nel carcere del Carmine. Da lì, sempre stretti dalle manette e uniti tra loro da una catena, si imbar-carono alla volta di Palermo, dove giunsero viaggiando nella notte tra il 26 ed il 27 novembre con mare calmissimo: una volta rinchiusi nel carcere dell’Ucciardone ai superstiti componenti del gruppo fu comunicata la destinazione finale del loro viaggio: sarebbero stati confinati sull’isola di Ustica42. In attesa di affrontare l’ultima tappa del viaggio, trascorsero alcuni giorni in un cameroncino molto pulito, preparato apposta per noi (deputati), visto il sovraffollamento del car-cere e anche per non farli entrare in contatto con gli arrestati della

40 Ibidem, Lettera a Tatiana Schucht (Ustica 9 dicembre 1926), p. 34.

41 Ibidem, Lettera a Tatiana Schucht, (Ustica 19 dicembre 1926), p. 38.

42 Ibidem, p. 38.

mafia43: unica consolazione la vista sul monte Pellegrino. Al gruppo iniziale si aggiunsero il massimalista Conca, il repubblicano Ange-loni, Bordiga, l’avversario interno di Gramsci, anche loro destinati a Ustica, nonché Maffi, che sarebbe finito a Lampedusa. La tensione era forte, unita alla stanchezza e alle ristrettezze della vita in carcere:

le conseguenze si fecero ben presto sentire sul fisico, ma anche sulla psiche. Ancora Gramsci racconta un episodio riguardante proprio Molinelli, il quale nel penitenziario palermitano, a causa di una grave crisi di nervi, in una stessa notte era svenuto tre volte durante il sonno cadendo in preda a convulsioni acute che duravano fino a venti minuti, senza che fosse possibile chiamare nessuno44.

Venuto il momento di raggiungere Ustica, si ebbero ritardi e inconvenienti nel tragitto che separa la costa siciliana dalla piccola isola. Il gruppo dei confinati sarebbe dovuto sbarcare a Ustica il 2 dicembre, ma vi riuscì solo il 7, a causa del mare in tempesta, che in quei freddissimi giorni rendeva difficile la traversata per l’im-barcazione che salpava ogni giorno da Palermo. Ad ognuno dei tre tentativi corrispondeva un rituale preciso:

sveglia alle quattro del mattino, formalità per la consegna dei denari e delle cose diverse depositate, manette e catena, vettura cellulare fino al porto, discesa in barca per raggiungere il vaporetto, ascesa della scaletta per salire a bordo, salita di una scaletta per salire sul ponte, discesa di altra scaletta per andare nel reparto di terza classe; tutto ciò avendo i polsi legati ed essendo legato a una catena con altri tre. Alle sette il vaporetto parte, viaggia per un’ora e mezza ballando e dimenandosi come un delfino, poi si ritorna indietro perché il capitano riconosce impossibile la traversata ulteriore. Si rifà all’inverso la serie delle scalette, ecc., si ritorna in carcere, si viene nuovamente perquisiti e si ritorna in cella; intanto è già mezzogiorno, non si è fatto a tempo a comandare il 43 Ibidem, Lettera a Piero Sraffa, (Ustica 2 gennaio 1927), p. 46.

44 Ibidem, Lettera a Julia Schucht, (Ustica 8 gennaio 1927), p. 51.

pranzo; fino alle 5 non si mangia, e al mattino non si era mangiato45. Finalmente il quarto viaggio di trasferimento ebbe successo e la mattina del 7 dicembre Molinelli poté sbarcare a Ustica in compa-gnia di Gramsci, Picelli, Volpi e del repubblicano perugino Ange-loni. Scendere dal traghetto «Lampedusa» non fu facile, visto che i cinque, con le manette ai polsi, erano sempre legati tra loro da quella catena, che rappresentava sì un impedimento, ma anche un legame ideale e affettivo di cui avrebbero mantenuto per sempre memoria. La piccola processione s’incamminò dalla banchina, fa-cendosi largo tra la solita folla di curiosi, che aspettava quotidiana-mente le imbarcazioni da Palermo. Dopo aver percorso una ripida strada, i nuovi arrivati sbucarono nella piazza principale del capo-luogo dell’isola e, da lì, entrarono nel Commissariato di Polizia, dove la catena fu sciolta e le manette tolte. Esaurite le formalità di rito, i cinque antifascisti furono rinchiusi in un camerone comune con vista sulla spiaggia. Sempre Gramsci ci ha lasciato un’efficace e tutto sommato positiva descrizione di Ustica:

L’isola è grande otto chilometri quadrati e contiene una popolazione di circa milletrecento abitanti, dei quali seicento coatti comuni, cioè criminali parecchie volte recidi. La popolazione è cortesissima. (…) Ustica è molto più graziosa di quanto appaia dalle cartoline illustrate che ti invierò: è una cittadina di tipo saraceno, pittoresca e piena di colore46.

Il confino sull’isola offriva un pur lieve sollievo dopo l’isolamen-to a Regina Coeli e il travaglial’isolamen-to viaggio. I confinati politici pote-vano stare in compagnia, passeggiare pur con limitazioni, vivere

45 Ibidem, Lettera a Tatiana Schucht, (Ustica 19 dicembre 1926), p. 38.

46 Ibidem, Lettera a Tatiana Schucht, (Ustica 9 dicembre 1926), p. 32.

insieme. Le autorità, infatti, erano ancora abbastanza generose e concedevano, perlomeno a chi se lo poteva permettere, di prendere in affitto una camera o un piccolo appartamento47. Dopo due notti trascorse insieme ai suoi compagni di sventura in una grande came-ra comune destinata al tcame-ransito dei confinati, mentre Gcame-ramsci fu trasferito prima in un albergo, poi in una casa privata48, Molinelli andò a risiedere in un altro angolo di Ustica, non sappiamo insieme con quale degli altri confinati. Non è improbabile che la separazio-ne sia stata ordinata dalla polizia stessa, che aveva intuito quanto la vicinanza tra Gramsci e Molinelli potesse essere anche un modo per mantenere il segretario comunista in contatto con la dirigenza del partito: in qualche modo le comunicazioni avvenivano, soprattutto con brevi messaggi cifrati celati come normale posta per familiari e amici49. Scrivendo a Togliatti negli stessi giorni in cui gli ex-deputa-ti trascorrevano i primi giorni a Usex-deputa-tica, Camilla Ravera, deplorando l’arresto di Gramsci, ritenuto il caso più grave, e gli errori compiuti da tutto il partito in quella circostanza, tuttavia considerava posi-tivo il fatto che il comunista italiano più importante fosse proprio con il suo compagno chiaravallese (Per fortuna si trova con Molinelli;

ciò faciliterà molte cose)50, considerato affidabile e capace di allaccia-re in qualche modo contatti con l’esterno.

A confermare l’importanza di Molinelli come intermediario

se-47 Sulle condizioni generali dei confinati sulle isole nei primi anni del regime fascista vedi S. Corvisieri, La villeggiatura di Mussolini. Il confino da Bocchini a Berlusconi, Baldini & Castoldi Dalai, Milano 2004, p. 93.

48 D. Zucaro, Vita del carcere, cit., pp. 20-21; A. Gramsci, Lettere dal carcere, cit., Lettera a Tatiana Schucht (Ustica 9 dicembre 1926), cit., p. 32.

49 Camilla Ravera cita il sistema con cui Bordiga da Ustica riusciva a comunicare con i dirigenti sfuggiti all’arresto: C. Ravera, Diario di trent’anni, cit., p. 283.

50 Lettera di Micheli [Camilla Ravera] a Ercoli [Palmiro Togliatti], (Genova 10 dicembre 1926), in C. Ravera, Lettere al partito e alla famiglia, Editori Riuniti, Roma 1979, p. 46.

greto tra Gramsci e il partito, si potrebbe aggiungere un’ulteriore traccia, offerta da una polemica, rinfocolata dalla recente storiogra-fia, sul ruolo di Grieco nelle vicende legate all’arresto e alle prime fasi della prigionia del fondatore de «L’Unità». Sfuggito alla cattura e rimasto a lungo latitante, Grieco aveva scritto a Julia Schucht Gramsci, informandola, tra l’altro, delle non buone condizioni di salute del marito. Nella lettera che spedisce alla moglie l’8 gennaio, Gramsci in persona, tuttavia, smentisce questa voce, invitando la moglie a chiedere a Bracco (nome in codice di Grieco) da chi avesse avuto tale informazione non veritiera, aggiungendo anzi che non supponevo di avere un magazzino così fornito di forza fisica e di ener-gia51. Luciano Canfora, inserendo la vicenda di questo equivoco nella più ampia questione sui rapporti tra Gramsci e Grieco, che all’inizio del ’27 era nascosto in Svizzera, ricostruisce la complicata trama di relazioni che i comunisti al confino o in prigione tenta-vano di mantenere con i compagni rimasti in libertà. Gramsci non poteva comunicare direttamente con Grieco, per cui utilizzò la mo-glie, rimasta a Mosca, come tramite. Fatto sta che il 2 febbraio Grie-co si fece vivo Grie-con una lettera addirittura da Milano, in cui sostenne che fu precisamente Molinelli a fornire notizie negative sulla salute di Gramsci: come a dire che, secondo Grieco, era stato proprio il chiaravallese, citato dal leader comunista nella lettera spedita a Ju-lia da Ustica l’8 gennaio, guarda caso per ricordarne un momento di grave crisi nervosa, a raccontargli delle condizioni di Gramsci52.

51 A. Gramsci, Lettere dal carcere, cit., Lettera a Julia Schucht, (Ustica 8 gennaio 1927), cit., p. 51.

52 Julia Schucht Gramsci, da Mosca, avrebbe mandato a Grieco una copia del-la lettera spedita dal marito l’8 gennaio: L. Canfora, La storia falsa, Rizzoli, Milano 2010, pp. 278-280. Rifacendosi anche alla vasta pubblicistica dedicata negli ultimi anni al rapporto tra Gramsci in carcere e il partito comunista, Paolo Mieli ha affrontato la stessa vicenda in Il diffamatore di Gramsci che fu arruolato dal Pci, in «Corriere della sera», 12 maggio 2012.

In che modo Molinelli abbia fatto filtrare simile notizia, smentita sdegnosamente dall’interessato in persona, non è chiaro: così come è impossibile capire se il contatto sia avvenuto durante il soggiorno del marchigiano a Ustica, che, come vedremo tra poco, fu assai breve oppure al suo ritorno a Regina Coeli, dove la rete clandestina delle comunicazioni tra prigionieri politici era più efficiente.

Tornando alla vita quotidiana sull’isola, presto i 30 confinati po-litici, in larga parte comunisti, seppero organizzarsi per fare della loro cattività un periodo di elevazione morale e umana. Infatti, rac-contò Gramsci all’amico Piero Sraffa:

Abbiamo già iniziato tutta una serie di corsi, elementari e di cultura generale, per i diversi gruppi di confinati; inizieremo anche delle serie di conferenze. Bordiga dirige la sezione scientifica, io la sezione storico-letteraria (…). Speriamo così di trascorrere il tempo senza abbrutirci e giovando agli altri amici, che rappresentano tutta la gamma dei partiti e della preparazione culturale. (…) Tutti però sono contenti di avere la scuola, che è frequentata con grande assiduità e diligenza53.

Intanto, mentre era ancora a Palermo in attesa di approdare a Ustica, a Molinelli la Procura di Roma il 3 dicembre aveva spedito al suo domicilio di via delle Alpi un grottesco mandato di compari-zione, a dimostrazione dell’approssimazione con cui operava buona parte dell’amministrazione della giustizia: ovviamente, poiché Mo-linelli non si era presentato, la polizia poi all’alba del 10 dicembre lo andò pure a cercare nell’appartamento romano, naturalmente inva-no. La moglie Giuseppina, rimasta nella capitale in attesa di novità, non aveva potuto far altro che rivolgersi ai magistrati per ricordare, cortesemente, che il marito si trovava ormai al confino di polizia54.

53 A. Gramsci, Lettere dal carcere, cit., Lettera a Piero Sraffa, (Ustica 2 gennaio 1927), p. 45.

54 TSDS, b. 34, reg. gen. 213, vol. 11 n. 269, Mandato di comparizione per

Moli-La permanenza di Molinelli a Ustica, come appena accennato, finì presto. Dopo aver trascorso alcuni giorni in relativa libertà con gli altri confinati politici presenti sull’isola, ricevette un mandato di cattura, datato addirittura 4 dicembre, a seguito del quale il 26 fu trasferito nel carcere di Ustica insieme a Onorato Damen, altro deputato comunista marchigiano, bordighiano, giunto sull’isola anche lui poche settimane prima55. Il giorno successivo Molinelli dovette iniziare il viaggio a ritroso verso Roma per venire di nuovo rinchiuso a Regina Coeli, a disposizione sia del Tribunale ordinario che del Giudice Istruttore del Tribunale Speciale56. Il giorno dopo Gramsci, scrivendo da Ustica alla cognata Tania, confessò di temere che un giorno o l’altro possa capitarmi la stessa sorte di Molinelli e che, quindi, anche per lui la partenza si stesse avvicinando57.

nelli Guido, (Roma 3 dicembre 1926). Il provvedimento riguardava la vicenda del volantino intitolato “I proletari d’Italia per le vittime politiche” inneggiante al Primo Maggio e fatto pubblicare da Molinelli nell’aprile di quell’anno; Ibi-dem, Lettera di Pina Molinelli al Pretore di Ancona, (Roma 22 dicembre 1926);

Ibidem, b. 33 vol. 2, f. 269, “Procedimento penale contro Grieco e Molinelli”, Verbale di ricerche “vane” di Molinelli Guido, redatto dalla Polizia di Roma (10 dicembre 1926).

55 TSDS, b. 33, f. 269 “Procedimento penale contro Grieco e Molinelli”, Manda-to di cattura nei confronti di Grieco Ruggiero e Molinelli Guido (Roma, 4 dicem-bre 1926); Ibidem, Verbale della Polizia di Ustica su arresto di Molinelli (Ustica 26 dicembre 1926).

56 CPC-Molinelli, Notizie per il prospetto biografico di Molinelli Guido inviate dalla Prefettura di Roma al Ministero dell’Interno - Dir. Gener. della Pubblica Sicurezza - Servizio schedario (18 aprile 1927). Cfr. anche A. Gramsci, Lettere dal carcere, cit., Lettera a Tatiana Schucht, (Ustica 27 dicembre 1926), p. 43.

Secondo Gramsci la partenza di Molinelli in quel giorno non era sicura, in quanto dipendeva dalla possibilità che il traghetto potesse arrivare da Palermo e poi riprendere mare sulla rotta del ritorno.

57 A. Gramsci, Lettere dal carcere, cit., Lettera a Tatiana Schucht, (Ustica 27 di-cembre 1926), p. 43.