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3.1 Tell Beydar

Tell Beydar è situato sulla riva destra dello Wadi ‘Awaidj, nella regione occidentale dell’alto bacino del Khabur, circa 35 km a nord-nord-ovest della moderna città di Hassake.

I lavori di scavo, iniziati nel 1992 dopo una serie di sondaggi del 1991, sono con- dotti da una missione congiunta Euro-Siriana95 diretta per parte siriana da A. Sulei-

man96, e per parte europea da M. Lebeau.

Beydar, identificato con l’antico centro di Nabada, rappresenta l’esempio più o- rientale di tell a corona o Kranzhügel, tipologia diffusa nella regione arida tra Balikh e Khabur. Le principali prove a favore dell’identificazione provengono da alcuni testi di Ebla in cui viene fatta menzione di una serie di insediamenti nella regione del Khabur che fanno parte del regno di Nagar/Tell Brak (Archi 1998). Nabada, infatti, è l’unico toponimo che compare sia nella lista di Ebla sia nei documenti scritti rinvenuti di Be- ydar (Sallaberger 1998; Sallaberger, Ur 2004).

Il sito comprende una città alta con una piccola acropoli e una città bassa di for- ma circolare, protette da fortificazioni perimetrali, più un piccolo tellino satellite. Le più antiche fasi di attestazione, rinvenute in corrispondenza del tell satellite (Beydar III), risalgono al periodo tardo calcolitico 1 e 2 (4300-3700 a.C ca), ma le evidenze più imponenti risalgono al III millennio a.C., quando la città è sede di complessi palaziali e templari. Il centro di III millennio a.C., costituito dalla città circolare fortificata, con sette porte di accesso, si estende per circa 25 ha (Beydar I): nel DA III/EJ III, periodo al quale risalgono i resti più significativi, il centro raggiunge il massimo sviluppo, mentre verosimilmente viene abbandonato verso la fine del millennio a.C. La città bassa ai piedi del sito circolare, che si estende per circa 50 ha (Beydar II), risale al pe-

95 L’èquipe siriana, che affianca quella europea a partire dal 1994, è formata dal personale dalla Direction

Générale des Antiquités et des Museés de Sirye (DGAMS); l’èquipe europea fa capo all’European Centre for Upper Mesopotamian Studies.

riodo mitannico, e dopo una fase di abbandono viene reinsediata nel periodo neoas- siro. Le ultime attestazioni, rinvenute sulla città alta, risalgono al periodo seleuco- partico.

3.1.1. La fine del periodo EJ IIIb

Intercettando le principali arterie che nell’età del Bronzo attraversavano l’alta Meso- potamia lungo l’asse est-ovest, che collegava la valle del Tigri alla valle dell’Eufrate, e lungo l’asse nord-sud, che metteva in comunicazione il basso corso del Khabur all’altopiano anatolico, il sito si colloca in una posizione strategica dal punto di vista delle vie di comunicazione. Nonostante le dimensioni ridotte rispetto ad altri nuclei urbani di BA del Khabur, come Brak, Mozan o Leilan, Beydar costituisce il maggiore centro del Khabur occidentale (Lebeau 1997 a).

I settori di indagine si dividono nelle tre principali sezioni topografiche: Beydar I, comprendente il Kranzhügel di III millennio a.C. e l’insediamento seleuco–partico che si trova sulla sommità; Beydar II, corrispondente alla città bassa di epoca mitan- nica e neoassira, e Beydar III, rappresentato dal tell basso meridionale di epoca tardo- calcolitica.

Strutture attribuibili al periodo finale del DA, ovvero EJ IIIb, sono state messe in luce nelle aree F, sull’acropoli al centro della città alta; N, a Sud; B, sul plateau della città alta settentrionale; D, alla periferia orientale della città alta; G, corrispondente al sondaggio stratigrafico a gradoni sulla pendice settentrionale della città alta ed E, cor- rispondente al prolungamento orientale del plateau della città alta sud-orientale. Queste comprendono quartieri abitativi, un granaio, magazzini, aree artigianali, un ovile ed una serie di edifici di carattere pubblico tra cui si annoverano un complesso palaziale o «Palazzo dell’Acropoli», composto dagli official blocks 1, 2 e 3, e i templi A, B, C, e D. Nell’area P, nella parte orientale della città alta e a poca distanza dal Pa- lazzo dell’acropoli, è stato messo in luce un secondo palazzo, denominato Palazzo O- rientale, mentre un quinto tempio, il tempio E, è stato messo in luce nell’area M, nella porzione sud-occidentale della città alta. Ulteriori resti di abitazioni e zone artigianali di periodo EJ IIIb sono stati rinvenuti nell’area I, sulla pendice settentrionale della città alta; nell’area C, nella porzione settentrionale della città alta; nell’area S, colloca- ta nella porzione meridionale della città alta, e nell’area U, tra la facciata orientale del Palazzo sull’Acropoli e la via che limita ad ovest il Palazzo Orientale (Lebeau, Sulei- man 1997; 2003 a; 2007; 2003 b; 2004; 2005; 2006; 2008; 2009; 2010).

La maggior parte dei documenti epigrafici di Beydar, che ci forniscono delle in- formazioni di grandissimo interesse riguardo all’economia e all’amministrazione del

riodo mitannico, e dopo una fase di abbandono viene reinsediata nel periodo neoas- siro. Le ultime attestazioni, rinvenute sulla città alta, risalgono al periodo seleuco- partico.

3.1.1. La fine del periodo EJ IIIb

Intercettando le principali arterie che nell’età del Bronzo attraversavano l’alta Meso- potamia lungo l’asse est-ovest, che collegava la valle del Tigri alla valle dell’Eufrate, e lungo l’asse nord-sud, che metteva in comunicazione il basso corso del Khabur all’altopiano anatolico, il sito si colloca in una posizione strategica dal punto di vista delle vie di comunicazione. Nonostante le dimensioni ridotte rispetto ad altri nuclei urbani di BA del Khabur, come Brak, Mozan o Leilan, Beydar costituisce il maggiore centro del Khabur occidentale (Lebeau 1997 a).

I settori di indagine si dividono nelle tre principali sezioni topografiche: Beydar I, comprendente il Kranzhügel di III millennio a.C. e l’insediamento seleuco–partico che si trova sulla sommità; Beydar II, corrispondente alla città bassa di epoca mitan- nica e neoassira, e Beydar III, rappresentato dal tell basso meridionale di epoca tardo- calcolitica.

Strutture attribuibili al periodo finale del DA, ovvero EJ IIIb, sono state messe in luce nelle aree F, sull’acropoli al centro della città alta; N, a Sud; B, sul plateau della città alta settentrionale; D, alla periferia orientale della città alta; G, corrispondente al sondaggio stratigrafico a gradoni sulla pendice settentrionale della città alta ed E, cor- rispondente al prolungamento orientale del plateau della città alta sud-orientale. Queste comprendono quartieri abitativi, un granaio, magazzini, aree artigianali, un ovile ed una serie di edifici di carattere pubblico tra cui si annoverano un complesso palaziale o «Palazzo dell’Acropoli», composto dagli official blocks 1, 2 e 3, e i templi A, B, C, e D. Nell’area P, nella parte orientale della città alta e a poca distanza dal Pa- lazzo dell’acropoli, è stato messo in luce un secondo palazzo, denominato Palazzo O- rientale, mentre un quinto tempio, il tempio E, è stato messo in luce nell’area M, nella porzione sud-occidentale della città alta. Ulteriori resti di abitazioni e zone artigianali di periodo EJ IIIb sono stati rinvenuti nell’area I, sulla pendice settentrionale della città alta; nell’area C, nella porzione settentrionale della città alta; nell’area S, colloca- ta nella porzione meridionale della città alta, e nell’area U, tra la facciata orientale del Palazzo sull’Acropoli e la via che limita ad ovest il Palazzo Orientale (Lebeau, Sulei- man 1997; 2003 a; 2007; 2003 b; 2004; 2005; 2006; 2008; 2009; 2010).

La maggior parte dei documenti epigrafici di Beydar, che ci forniscono delle in- formazioni di grandissimo interesse riguardo all’economia e all’amministrazione del

regno di Nabada e del Khabur, proviene dall’abitato, principalmente dall’area B, ma ulteriori documenti sono stati rinvenuti anche nelle aree E, F, e J97

La planimetria del Palazzo sull’acropoli si articola intorno a tre elementi centrali circondati da una serie di stanze di servizio: una sala a pilastri e due vani, uno dei quali equipaggiato con un podio intonacato. La sequenza formata dal cortile e dai due vani allungati costituisce una delle principali caratteristiche dell’architettura palaziale mesopotamica dal periodo amorreo in poi. Il «Northern Palace» di Tell Asmar, datato dagli scavatori al periodo accadico, rappresenta il confronto più vicino al Palazzo sull’acropoli di Beydar, che tuttavia si data ad una fase più antica. La planimetria dei templi richiama le tipologie maggiormente diffuse a Mari ed ampiamente attestate nella regione del Diyala, dove vengono associati uno spazio centrale ed una cella (Le- baeu 2006).

Intorno al 2400 a.C. il complesso palaziale sull’acropoli, centro politico e ammi- nistrativo della città, perde chiaramente la sua funzione ufficiale. Lo scavo dei quar- tieri abitativi dimostra che l’insediamento continua ad esistere per qualche tempo an- che dopo essere stato privato del proprio centro direzionale, ma la popolazione dove- va essere molto scarsa. Non ci sono tuttavia tracce di distruzione, quanto le evidenze di un progressivo abbandono.

3.1.2 Il periodo accadico e post-accadico

Nella maggior parte delle aree indagate l’insediamento si interrompe in corrispon- denza del periodo EJ IIIb: le aree F, M, N, S, P, E, e C tuttavia hanno restituito tracce riconducibili al successivo periodo EJ IV, o accadico98. In corrispondenza di questa

fase (periodo IV di Beydar) sono stati identificati tre livelli strutturali, a, b e c, in base quali viene sancita una suddivisione del periodo in antico, medio e tardo (Bretshnei- der, Jans 1997; Bretshneider et alii 2003; Bretschneider et alii 2007). Le evidenze si concentrano nei settori meridionali dell’acropoli. All’inizio del periodo l’area subisce dei profondi cambiamenti strutturali. Nella zona a Nord le rovine dell’Official Block vengono livellate, e i successivi riempimenti rialzano il piano di calpestio andando a formare una specie di alta terrazza, sulla quale sono state rinvenute alcune installa- zioni di poco conto. Il tempio A viene inizialmente riutilizzato con poche modifiche degli ambienti e successivamente, nel periodo medio accadico, viene distrutto e sosti-

97 Per cui si veda il paragrafo 1.6.1.

98 Nell’area B l’occupazione di periodo accadico è rappresentata solo da fosse superficiali (Sténuit, van der

Stede 2003: 229), mentre nell’area P il livello 3, conservato solo parzialmente sotto le strutture di periodo ellenistico, è attribuito al periodo di passaggio tra EJ IIIb e EJ IV, ma il contesto è poco leggibile (Pruß 2007: 184-185).

tuito da un’altra struttura, accurata e costruita su solide fondazioni, forse con la stessa destinazione cultuale. Anche il tempio D subisce delle modifiche, probabilmente al fine di essere convertito in residenza per il nuovo signore della città. La sepoltura di quest’ultimo sembrerebbe da identificare in una ricca tomba appartenente ad un capo militare scoperta sul suolo del vano maggiore del tempio A. La struttura è composta da tre camere con copertura parziale a volta e databile sulla base del materiale cera- mico al periodo antico accadico (Bretschneider, Cunningham 2007). Ulteriori resti attribuibili all’inizio del periodo accadico, forse una casa privata, sono stati rinvenuti nell’area C; nell’area P, dove tuttavia sono scarsamente conservati (Lebeau, Suleiman 2010) e nell’area E, dove si registra la costruzione di un muro di terrazzamento (Sté- nuit 2003 ; Broekmans 2003).

Successivamente Beydar risulta quasi abbandonata: in uso sulla sommità dell’acropoli (area F) rimane un unico edificio di dimensioni modeste (10 x 11 m), costituito da un unico vano, che potrebbe corrispondere ad un piccolo tempio. La da- tazione è incerta: attribuibile alla fine del periodo accadico (EJ IV) o all’inizio del pe- riodo post-accadico (EJ V) (van der Stede 2003; Lebeau, Rova 2003: 8). L’analisi del materiale ceramico associato al suolo dell’edificio tuttavia, anche se non particolar- mente abbondante, secondo gli scavatori lascia propendere per una datazione al pe- riodo post-accadico, pur non consentendo di delineare con precisione il momento di un eventuale passaggio tra la fine del periodo EJ IV e l’inizio del periodo EJ V (Lebe- au, Rova 2003: 8, nota 6).

3.1.3 La produzione ceramica

La ceramica del quartiere abitativo B1 (Quenet 1997), datata sulla base dei confronti esterni al periodo DA IIIb, presenta alcuni elementi di contatto con il materiale della fase Q di Tell Barri in particolare per quel che riguarda le ciotole/coppe a parete dritta (Tav. 6) le ciotole larghe a parete curva (tipo Tav. 168: 23-24) e le olle con orlo a fa- scetta (tipo Tav. 176: 147-148).

Dal contesto abitativo della Maison aux Tablettes (area G), proviene un altro lot- to di ceramica datata sulla base dei confronti esterni ad una fase tarda del DA IIIb (Lebeau 1997 b). Il materiale è particolarmente interessante in quanto è associato ai loci (sui suoli ed in prossimità di essi) di ritrovamento dei 135 documenti scritti di- slocati nelle tre stanze della Maison (Lebeau 2004).

La ceramica comune è quella maggiormente attestata, e a questa fa seguito in or- dine di frequenza la ceramica da cucina. Le forme maggiormente documentate sono le ciotole semplici a parete tendenzialmente curva, considerate di tradizione DA, e quelle con corpo a campana. Nelle olle di piccole o medie dimensioni sono diffuse le bottiglie con orlo ispessito a profilo arrotondato, che sono particolarmente curate nel periodo DA e di fattura più scadente nel periodo accadico. Tra le olle di grandi di-

tuito da un’altra struttura, accurata e costruita su solide fondazioni, forse con la stessa destinazione cultuale. Anche il tempio D subisce delle modifiche, probabilmente al fine di essere convertito in residenza per il nuovo signore della città. La sepoltura di quest’ultimo sembrerebbe da identificare in una ricca tomba appartenente ad un capo militare scoperta sul suolo del vano maggiore del tempio A. La struttura è composta da tre camere con copertura parziale a volta e databile sulla base del materiale cera- mico al periodo antico accadico (Bretschneider, Cunningham 2007). Ulteriori resti attribuibili all’inizio del periodo accadico, forse una casa privata, sono stati rinvenuti nell’area C; nell’area P, dove tuttavia sono scarsamente conservati (Lebeau, Suleiman 2010) e nell’area E, dove si registra la costruzione di un muro di terrazzamento (Sté- nuit 2003 ; Broekmans 2003).

Successivamente Beydar risulta quasi abbandonata: in uso sulla sommità dell’acropoli (area F) rimane un unico edificio di dimensioni modeste (10 x 11 m), costituito da un unico vano, che potrebbe corrispondere ad un piccolo tempio. La da- tazione è incerta: attribuibile alla fine del periodo accadico (EJ IV) o all’inizio del pe- riodo post-accadico (EJ V) (van der Stede 2003; Lebeau, Rova 2003: 8). L’analisi del materiale ceramico associato al suolo dell’edificio tuttavia, anche se non particolar- mente abbondante, secondo gli scavatori lascia propendere per una datazione al pe- riodo post-accadico, pur non consentendo di delineare con precisione il momento di un eventuale passaggio tra la fine del periodo EJ IV e l’inizio del periodo EJ V (Lebe- au, Rova 2003: 8, nota 6).

3.1.3 La produzione ceramica

La ceramica del quartiere abitativo B1 (Quenet 1997), datata sulla base dei confronti esterni al periodo DA IIIb, presenta alcuni elementi di contatto con il materiale della fase Q di Tell Barri in particolare per quel che riguarda le ciotole/coppe a parete dritta (Tav. 6) le ciotole larghe a parete curva (tipo Tav. 168: 23-24) e le olle con orlo a fa- scetta (tipo Tav. 176: 147-148).

Dal contesto abitativo della Maison aux Tablettes (area G), proviene un altro lot- to di ceramica datata sulla base dei confronti esterni ad una fase tarda del DA IIIb (Lebeau 1997 b). Il materiale è particolarmente interessante in quanto è associato ai loci (sui suoli ed in prossimità di essi) di ritrovamento dei 135 documenti scritti di- slocati nelle tre stanze della Maison (Lebeau 2004).

La ceramica comune è quella maggiormente attestata, e a questa fa seguito in or- dine di frequenza la ceramica da cucina. Le forme maggiormente documentate sono le ciotole semplici a parete tendenzialmente curva, considerate di tradizione DA, e quelle con corpo a campana. Nelle olle di piccole o medie dimensioni sono diffuse le bottiglie con orlo ispessito a profilo arrotondato, che sono particolarmente curate nel periodo DA e di fattura più scadente nel periodo accadico. Tra le olle di grandi di-

mensioni c’è un alto livello di variabilità, ci sono tuttavia vari orli a fascia con scana- latura centrale99. Nella ceramica da cucina sono attestate olle a breve collo con prese

triangolari.

A causa della difficoltà nella distinzione tra la ceramica di periodo DA e quella di periodo accadico100, un piccolo lotto ceramico proveniente dalla città alta (area F,

Hügelkuppe), viene genericamente datato tra la fine del dinastico antico III e la fase iniziale del periodo accadico (Bretshneider, Jans 1997). Il passaggio tra i due periodi, pur inserendosi in un contesto di piena continuità, sembrerebbe tuttavia marcato da alcune linee evolutive evidenti quali l’allungamento del collo nelle forme chiuse; una maggiore complessità nella costruzione degli orli; l’aumento dei corpi emisferici; la tendenza alla perfetta e netta circolarità delle basi piatte o concave; la riduzione delle basi tipo string-cut; l’aumento della profondità dei bicchieri e l’aumento delle superfi- ci corrugate.

È datato con maggiore precisione al periodo antico accadico il corredo ceramico di una tomba rintracciata nell’area F: la tomba è tagliata nei livelli del periodo dina- stico antico IIIb del Palatial Building, ed è coperta dal suolo del periodo accadico ini- ziale101 (Debruyne 1997).

Il corredo comprende tipi piuttosto semplici e diffusi tra cui le grandi olle ad im- boccatura ampia e le ollette e le ciotole con orlo a perlina.

Lo studio più recente sulla ceramica di III millennio a.C. di Tell Beydar (Rova 2003), relativo alle campagne condotte tra il 1992 e il 1997, ha coperto tutta la se- quenza che va dal periodo EJ I al periodo EJ IV, comprendendo il materiale even- tualmente attribuibile al periodo EJ V102.

All’interno del corpus ceramico sono stati identificati tre gruppi principali: fanno parte del primo gruppo tutti i tipi caratteristici del periodo EJ III, che è quello mag- giormente rappresentato; un secondo gruppo comprende tutti i tipi antichi (early), caratteristici dei periodi EJ I e II e talvolta IIIa, mentre un terzo gruppo comprende

99 In base alla tipologia locale vengono detti ‘orli con doppio rigonfiamento’.

100 Si veda ad esempio Rova 1991: 149; 1993: 102. Diversamente van der Stedeindividua un cambiamento

netto nella produzione ceramica dei due periodi.

101 E’ opportuno segnalare però che questo livello antico accadico è costituito da uno strato piuttosto sot-

tile che rende molto problematica l’identificazione del piano vero e proprio (Debruyne 1997: 145)

102 Vengono fornite frequenze puntuali, ma poiché sono relative alla totalità del materiale, non sono utili

alla definizione dei caratteri dei singoli periodi cronologici. È inoltre da tenere presente che non tutte le fasi di III millennio a.C. sono egualmente rappresentate: la maggior parte del materiale proviene infatti dai livelli di periodo EJ IIIb, seguito in ordine decrescente dal materiale proveniente dai livelli EJ IV; IIIa e I-II. Lo studio delle frequenze dei singoli tipi in relazione ai singoli periodi è tutt’ora in corso (Rova 2003).

tutti i tipi tardi (late), caratteristici del periodo EJ IV. In quest’ultimo insieme rien- trano anche i pezzi di probabile datazione EJ V.

In generale si registra in corrispondenza del periodo EJ IV un alto livello di stan- dardizzazione dei prodotti, particolarmente evidente nelle forme di piccole o medie dimensioni in ceramica di buona qualità. Diversamente, le forme più grandi in cera- mica corsiva per la preparazione dei cibi o lo stoccaggio, mantengono sempre un alto grado di variabilità, dovuto sicuramente in parte all’artigianalità della produzione ed in parte al maggiore interesse per la funzionalità dei recipienti.

Tra i tipi ‘late’ maggiormente caratteristici si annoverano (Tav. 6-15): i bicchieri con orlo a perlina (Tav. 6: 4-6); le bottiglie con collo alto (Tav. 6: 11); le ciotole larghe con orlo variamente ispessito a goccia (Tav. 6: 21-27; Tav. 7: 47-53); le basi piatte e a disco (specie le varianti concave); le basi ad anello; gli orli a perlina schiacciata e a perlina sottile su parete tendenzialmente verticale o alta-convessa (Tav. 6: 14-20), su ciotole sia piccole che larghe; gli orli a fascia con scanalatura singola (specialmente con incisione sottile) sia su ciotole larghe (Tav. 8: 54-55) che su olle di varia dimen- sione (Tav. 9), e le pentole da cucina tipo hole mouth con orlo ispessito esternamente (Tav. 10: 88-96). Tra le forme caratteristiche si annoverano inoltre le olle con collo alto, orlo estroflesso ed incisione centrale o sul margine inferiore (Tav. 8: 67-70). 3.1.4 Osservazioni

Beydar è un centro urbano di medio rango su scala sub-regionale, una capitale pro- vinciale che controlla un distretto di piccole città, villaggi e comunità rurali, forse con un ruolo di primo piano come stazione carovaniera. Seguiva un regime ad economia mista, basata sul controllo della produzione dei piccoli centri agricoli, sull’allevamento di particolari specie di equidi, e molto probabilmente sul commer- cio103.

La città si sviluppa intorno al 2500 a.C., forse in forma di città stato indipendente simile ai modelli basso mesopotamici (Lebeau 2006). Alla fine del periodo EJ IIIb, l’epoca testimoniata dai documenti epigrafici, viene assorbita all’interno del regno di Nagar, ma a livello economico sembra non registrare cambiamenti sostanziali. Intor- no al 2350 a.C., all’inizio del regno di Sargon, secondo gli scavatori la città passa sotto il controllo accadico, dando inizio ad un processo di rapido decadimento. Le dimen- sioni dell’insediamento si riducono a meno di un ettaro. I due palazzi vengono ab-

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