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1.2 L‟evoluzione della materia nei principi contabili internazionali

1.2.4 Valutazione degli assets

Il Quadro sistematico definisce diversi criteri di valutazione per le attività e le passività, ma non fornisce una guida che consenta di stabilire quale sia il criterio da utilizzare nelle diverse valutazioni.

I criteri di valutazione possono essere suddivisi in due grandi categorie: il criterio del valore corrente e il criterio del costo.

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Il “full cost method” e il “successfull effort method” sono trattati nel capitolo 2. Per approfondimenti sull’”area of interest method”, più frequente nelle industrie minerarie che non rientrano nell’oggetto del presente lavoro, si rinvia all’Issues Paper emanato dallo Iasc nel 2000.

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Il valore corrente di un asset è basato sui flussi di cassa futuri che ci si aspetta di ottenere dalla sua cessione o dal suo utilizzo nell‟attività aziendale. I criteri di valutazione basati sul valore corrente sono spesso considerati coerenti con gli obiettivi di un bilancio nel fornire le informazioni utili ai fini delle decisioni d‟investimento e nel consentire la valutazione, da parte della direzione aziendale, sull‟efficacia ed efficienza delle risorse economiche, proprio perché gli stakeholders sono interessati alla capacità dell‟azienda di generare flussi di cassa futuri. Tuttavia, vi sono non poche perplessità circa la capacità del valore corrente nel fornire una rappresentazione veritiera e corretta della situazione economica, finanziaria e patrimoniale a causa della scarsa affidabilità delle informazioni disponibili nella stima delle proprietà esplorative ed estrattive. La questione dipende dalle metodologie utilizzate nella valutazione nonché dal numero e dalla natura delle ipotesi alla base delle stesse.

Il fair value rappresenta la principale tipologia di valore corrente e la più utilizzata nei principi contabili internazionali. Esistono diversi approcci per addivenire ad una sua stima e quelli maggiormente utilizzati sono:54

 il market approach;  il cost approach;  l‟income approach.

Numerose sono tuttavia le difficoltà conseguenti all‟applicazione di un criterio basato sul valore corrente: la sua stima risulta spesso poco attendibile sia a causa delle scarse informazioni disponibili nella fase di esplorazione, valutazione e sviluppo sia a causa della unicità intrinseca di ciascuna proprietà esplorativa od estrattiva.

Per quanto attiene al criterio del costo, esso è ampiamente utilizzato dalle entità che operano nel settore estrattivo per la valutazione delle proprietà estrattive. Sul costo storico si basano anche i metodi di contabilizzazione più diffusi nel settore: il “successful effort method” e il “full cost method”.

Nell‟approccio del team, il costo storico delle proprietà di oil e gas include il costo di acquisizione dei diritti esplorativi ed estrattivi. Esso comprende anche il

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costo di tutte le attività svolte dopo l‟acquisizione che incidono in modo positivo sul valore dei diritti posseduti (quali le attività di esplorazione e valutazione che generano informazioni sui giacimenti e le attività di sviluppo che consentono l‟accesso al sito).

Un metodo di valutazione basato sul costo storico sarebbe quindi più oggettivamente verificabile. Infatti, la base di valutazione è il risultato di una transazione e il costo rappresenta un dato oggettivo.55

Successivamente alla prima iscrizione in bilancio, se viene utilizzato il criterio del costo, il valore contabile di un asset equivale alla somma dei costi sostenuti attribuibili all‟asset, al netto degli ammortamenti e delle riduzioni di valore. I criteri per il calcolo dell‟ammortamento sono dettati dagli IAS 16 “Immobili, Impianti e macchinari” e IAS 38 “Attività Immateriali” a seconda della natura dell‟asset in questione. Tuttavia, alcuni elementi della proprietà estrattiva potrebbero avere una vita utile differente e quindi essere ammortizzati separatamente. Le attuali pratiche utilizzate per l‟ammortamento di tali assets sulla base degli IAS appena citati possono essere così riassunte:

- Per le proprietà esplorative, di solito, l‟ammortamento inizia a partire dal periodo in cui il diritto è stato acquisito (o meglio con il momento in cui il bene è disponibile per l‟uso) e si estende lungo la vita utile del diritto stesso che in genere si presume pari alla sua durata;

- Per le proprietà estrattive l‟ammortamento inizia nell‟esercizio in cui la proprietà è pronta per l‟inizio della produzione, utilizzando il metodo dell‟unità di prodotto al fine di riflettere al meglio la misura in cui si prevede che gli assets produrranno benefici economici futuri.

Il team non propone criteri di ammortamento differenti rispetto a quelli derivanti dall‟applicazione degli attuali principi contabili internazionali IAS/IFRS.56

Tuttavia, fa notare che, vi sono questioni che non potranno essere tralasciate nel

55 Anche se ciò non è sempre vero. Infatti il costo iniziale di un asset è influenzato da diversi ordini di

valutazioni quali, ad esempio, quelle inerenti i criteri utilizzati nell‟allocazione dei costi ai rispettivi centri di costo nonché i criteri utilizzati nel caso di business combination o acquisizione di gruppi di assets. In tali casi, l‟esigenza di fornire una rappresentazione veritiera e corretta dipende da come tali valutazioni sono condotte.

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momento in cui verrà emesso uno principio contabile sulle attività estrattive, riguardanti le definizioni da assumere nell‟applicazione del metodo di ammortamento basato dell‟unità di prodotto, e, in particolare:

- se le unità di prodotto debbano essere riferite ai ricavi o alle quantità fisiche;

- la tipologia di riserve di idrocarburi (certe, probabili, possibili) da assumere come riferimento per la determinazione dell‟ammortamento;

- il comportamento da adottare nei casi in cui siano estratti dalla stessa proprietà sia petrolio che gas.

Tali questioni furono già poste all‟attenzione dall‟Issues Paper “Extractive Industries” e sono tutte affrontate dagli standard contabili statunitensi.

Per quanto attiene all‟impairment test sulle proprietà minerarie, lo IAS 36 trova applicazione dopo l‟iniziale iscrizione e valutazione dell‟asset al fine di evitare che il valore contabile dello stesso ecceda il suo valore recuperabile. Lo IAS 36 prevede che in ogni esercizio l‟entità debba verificare se vi sono indicatori di riduzione di valore; solo se tali indicatori esistono allora si dovrà procedere alla stima del valore recuperabile dell‟asset. La riduzione di valore, così come definita dallo IAS 36, è data dalla differenza positiva esistente tra il valore contabile di un asset (o di una “cash generat unit”) e il suo valore recuperabile. Nel momento in cui un asset non possiede più i requisiti per essere iscritto come tale si dovrebbe procedere ad una completa svalutazione del suo valore netto contabile.57 Ovviamente non sempre le attività esplorative hanno esito positivo e ciò comporterebbe l‟impossibilità di continuare a qualificare i diritti minerari come asset: questo è sicuramente il caso in cui il diritto minerario sia giunto a scadenza senza che siano state identificate riserve economicamente sfruttabili. Tuttavia, vi sono dei casi, neanche troppo infrequenti, in cui i benefici economici futuri attesi da un asset sono improbabili ma non sicuramente inesistenti tali da causare la svalutazione completa dello stesso: in questi casi si dovrebbe

57 Sia lo IAS 16 che lo IAS 38 stabiliscono che un asset debba essere completamente svalutato:

a) al momento della sua dismissione; oppure

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procedere ad una verifica di riduzione di valore, imputando l‟eventuale riduzione a conto economico.58

Gli indicatori descritti dallo IAS 36, pur non possedendo il carattere dell‟esaustività, lasciano comprendere che non è necessario determinare il valore recuperabile di un asset a meno che non si siano verificati cambiamenti sfavorevoli o si sia venuti a conoscenza di informazioni sfavorevoli sino a quel momento non disponibili. Quindi gli indicatori di impairment agiscono come filtro per verificare se sia necessario o meno procedere ad una valutazione del valore recuperabile dell‟asset: ciò sgrava i redattori del bilancio dall‟onere di procedere ad una determinazione del valore recuperabile per ogni asset in ciascun esercizio.

Con riferimento alle attività estrattive, la questione principale è stabilire se lo IAS 36 debba applicarsi solo alle proprietà estrattive od anche alle proprietà esplorative, dato il divario di informazioni disponibili in relazione alle due tipologie di proprietà.

Per quanto attiene alle proprietà estrattive, non si pongono problematiche specifiche. Infatti, nella fase di sviluppo o estrattiva, la direzione aziendale dispone delle informazioni sufficienti per procedere, nel caso in cui gli indicatori di imparment lo richiedano, ad una stima attendibile del valore recuperabile. In genere, nel momento in cui ha inizio l‟attività di sviluppo viene determinato e approvato un piano dei flussi finanziari futuri: probabilmente, la necessità di procedere ad una stima del valore recuperabile sarà strettamente legata al verificarsi di cambiamenti nelle ipotesi o nei fattori del modello di previsione dei flussi di cassa futuri. Esempi di cambiamenti nelle ipotesi che possono pregiudicare la capacità dell‟entità di recuperare il valore contabile dell‟asset possono essere: riduzioni dei prezzi di vendita delle commodities, aumento dei costi di produzione e sviluppo, revisione al ribasso delle stime di riserve, ritardi

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Ad esempio, si pensi al caso in cui la durata del diritto minerario è particolarmente lunga nel tempo e una crescita futura nel prezzo degli idrocarburi estraibili dalla proprietà in questione, che ad oggi appare improbabile, renderebbe conveniente lo sviluppo della riserva. Il riferimento è al caso in cui il criterio di valutazione adottato è quello del costo; se, invece, fosse adottato il criterio del valore corrente, allora il valore dell‟asset dovrebbe riflettere l‟aspettativa dei benefici economici futuri o la mancanza degli stessi.

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nei programmi di sviluppo o produzione, cambiamenti nei fattori legislativi e contrattuali (ad esempio, variazioni delle tasse o delle quote di royalties) .

La questione è, invece, molto più complessa per quanto attiene alla rilevazione e valutazione della riduzione di valore delle proprietà esplorative.

Se fosse applicato lo IAS 36 anziché l‟IFRS 6, nella quasi totalità dei casi le proprietà esplorative dovrebbero essere oggetto di una verifica di riduzione di valore almeno annualmente: ciò, perché, quant‟anche nessuno degli indicatori di riduzione di valore sia presente, se nel corso dell‟esercizio si sono svolte attività esplorative (e i loro costi capitalizzati) sarebbe necessario verificare che il nuovo valore contabile sia interamente recuperabile59. Questa affermazione trova il suo fondamento nella completa assenza di correlazione tra i costi esplorativi sostenuti e i risultati conseguiti in termini di quantitativi e natura delle riserve scoperte. Tuttavia, il team ammette che solo nel momento in cui i risultati dell‟attività esplorativa saranno in grado di fornire informazioni sufficienti circa l‟esistenza di riserve economicamente sfruttabili sarà possibile procedere ad una valutazione attendibile del valore recuperabile. Di conseguenza, sostiene che il modello di impairment previsto dallo IAS 36 non sia applicabile alle proprietà esplorative. Innanzitutto perché la stima del valore recuperabile ai sensi IAS 36 in ciascun esercizio richiederebbe uno sforzo pari a quello che sarebbe richiesto se venisse adottato un criterio di valutazione basato su valori correnti che però, almeno concettualmente, avrebbe una maggiore rilevanza da un punto di vista informativo. Sarebbe inoltre oltremodo difficile individuare quali proprietà esplorative sottoporre all‟impairment test: in ogni esercizio le attività di esplorazione e valutazione condotte produrranno nuove informazioni che sarebbero rilevanti ai fini della stima del valore recuperabile della proprietà. Sulla scorta di questa conclusione, il team individua tre diverse alternative al modello di impairment pevisto dallo IAS 36.

Una prima soluzione consisterebbe nell‟iscrivere i costi di esplorazione e valutazione come costi di esercizio nel momento in cui sono stati sostenuti fino a

59 SI fa notare come una verifica dell‟eventuale riduzione di valore sarebbe necessaria, comunque, anche

nel caso in cui nessuna attività esplorativa fosse stata eseguita nell‟esercizio: questo potrebbe infatti costituire proprio un indicatore di riduzione di valore.

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che non siano disponibili informazioni sufficienti circa l‟esistenza di riserve economicamente producibili.60 Seguendo questa teoria, solo il costo di acquisizione dei diritti esplorativi sarebbe iscritto tra gli assets, mentre gli altri costi esplorativi non potrebbero essere capitalizzati fino a che non siano disponibili le informazioni minime necessarie.

Il team ritiene che questa prima soluzione non sarebbe coerente con i requisiti previsti per il riconoscimento e l‟iscrizione di un asset in quanto comporterebbe l‟iscrizione come costo d‟esercizio di costi esplorativi che, migliorando la conoscenza della struttura geologica della proprietà, andrebbero iscritti come attività; invece, secondo questa prima soluzione, le performance operative esposte nel conto economico sarebbero inesatte.

Un secondo approccio, pur prevedendo la necessità di condurre verifiche per identificare un‟eventuale perdita di valore delle attività esplorative e di valutazione, riconoscerebbe una sorta di soglia di esenzione dall‟effettuazione dell‟impairment test in tutti i casi in cui il “costo” o lo “sforzo” sostenuto nella stima del valore recuperabile non giustificherebbe i corrispondenti benefici che ne conseguirebbero sul piano informativo. Tale valutazione andrebbe condotta distintamente per ciascuna proprietà, perché in genere vi sono alcune proprietà esplorative per le quali è possibile procedere ad una stima del loro valore recuperabile. Le proprietà esplorative in relazione alle quali si usufruirebbe dell‟esenzione, dovrebbero essere completamente svalutate e iscritte ad un valore contabile nullo sino al momento in cui si rendano disponibili le informazioni sufficienti per procedere ad una stima del valore recuperabile: solo in questo momento, potrebbe essere necessario procedere ad un “reversal” della riduzione di valore precedentemente riconosciuta.

Questa soluzione possiede due vantaggi: da un lato evita la sopravvalutazione dell‟attivo nelle prime fasi dell‟attività esplorativa ed allo stesso tempo consente di non sottovalutare gli assets in questione quando è probabile che si proceda ad uno sviluppo della proprietà. Tuttavia, non mancano alcuni svantaggi. Infatti, lo

60 A meno che tali attività non soddisfino comunque i requisiti per essere iscritti nell‟attivo patrimoniale

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Iasb, già in passato61, ha affermato che l‟elevato grado di soggettività insito nelle valutazioni del management circa “l’eccessività del costo o dello sforzo

necessario rispetto al beneficio ottenibile sul piano informativo” non

consentirebbe un‟applicazione coerente di questo approccio tra le entità interessate.

Una terza alternativa sarebbe quella che prevede l‟individuazione di specifici indicatori di impairment (quindi diversi da quelli dello IAS 36) per le proprietà esplorative. Ricordiamo che la funzione di un indicatore di impairment è quella di “segnalare” se il valore contabile di un asset sia superiore al suo valore recuperabile ancora prima che si proceda alla valutazione di quest‟ultimo. L‟IFRS 6, già propone quattro indicatori di impairment per le attività esplorative e valutative62. Anche il Fasb detta un elenco di indicatori63, i quali però, piuttosto che affrontare la questione della modalità di stima del valore recuperabile di un asset, si occupano di stabilire se sussistono le condizioni necessarie per continuare ad iscrivere l‟asset come tale. Si evidenzia l‟elevato grado di difficoltà insito nella individuazione di oggettivi indicatori di impairment: se, infatti, le informazioni disponibili sono insufficienti per eseguire previsioni attendibili sui flussi di cassa futuri, allora saranno ugualmente insufficienti per qualsiasi indicatore oggettivo in grado di “segnalare” la recuperabilità di una proprietà esplorativa.

Il team, nell‟esprimere il proprio parere sulle alternative esposte, sottolinea, innanzitutto, la necessità di sottoporre, nonostante tutto, le proprietà esplorative al test di impairment. Sposando la terza soluzione, esso reputa che il management sia tenuto a:

 predisporre un insieme di indicatori per valutare se una proprietà esplorativa può continuare ad essere iscritta come asset;

 riconoscere una riduzione di valore solo se, sulla base delle sue valutazioni, ritiene che ci sia un‟alta probabilità di non recuperare completamente il valore contabile dell‟asset.

61 si vedano gli emendamenti all‟IFRS 3, allo IAS 1 e allo IAS 8.

62 Per una descrizione dettagliata degli stessi si rinvia al capitolo precedente. 63

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Un simile approccio introduce un elevato grado di soggettività nelle valutazioni del management ma, come dimostrato, nessuna della alternative esposte può essere considerata valida. Di conseguenza, rivestono un‟importanza fondamentale l‟adeguatezza e la rilevanza delle informazioni che il management fornirà nelle note esplicative. Nell‟ottica del team, sarà necessario che il bilancio contenga:

 l‟esposizione separata delle proprietà esplorative in bilancio;

 in relazione alle proprietà esplorative oggetto di una riduzione di valore nell‟esercizio di riferimento, l‟indicazione dei fattori che hanno indotto il management alla determinazione della riduzione stessa nonché del residuo valore recuperabile della proprietà;

 per le proprietà esplorative che non hanno subito alcuna riduzione di valore nell‟esercizio di riferimento, l‟indicazione delle ragioni per cui il management ritiene che tali attività possano continuare ad essere iscritte nell‟attivo patrimoniale.

Solo se verranno rispettate tali requisiti espositivi ed informativi, il team ritiene che sarebbero adottate le adeguate misure cautelative per limitare il rischio che un‟entità effettui stime eccessivamente ottimistiche (o pessimistiche) del valore recuperabile delle proprietà esplorative.64

Inoltre, l‟impairment test dovrebbe essere condotto separatamente per ciascuna proprietà esplorativa.65 In conformità con lo IAS 36, il valore contabile della proprietà esplorativa, nel caso si accerti l‟esistenza di una riduzione di valore, dovrebbe essere ridotto al corrispondente valore recuperabile. A volte, la determinazione del valore recuperabile può avvenire a livello di unità generatrice dei flussi di cassa piuttosto che al livello si singola proprietà. Tuttavia, il team esprime il suo dissenso rispetto alla possibilità, concessa dall‟IFRS 6, di adottare politiche contabili che consentano l‟allocazione della proprietà esplorativa a

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Il paragrafo BCZ 24 dello IAS 36 stabilisce che: “Lo IASC riconosceva che un‟impresa avrebbe dovuto usare il proprio giudizio nel determinare se fosse necessario rilevare una perdita per riduzione di valore. Per tale ragione, lo IAS 36 ha incluso alcune misure cautelative per limitare il rischio che un‟impresa possa effettuare delle stime eccessivamente ottimistiche (pessimistiche) del valore recuperabile”.

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gruppi di unità generatrici di flussi di cassa ai fini della valutazione della riduzione di valore.

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