• Non ci sono risultati.

In questa sezione cercherò di fornire una classificazione generale delle varie teorie emergentiste e nell’attuare queste distinzioni faremo uso dei concetti e delle caratteristiche che abbiamo presentato nella sezione precedente. Un premessa importante rimane ancora da fare, ovvero che per quello che inter- essa la presente argomentazione ci limiteremo ad analizzare le varie posizioni che possono essere considerate appartenenti alla categoria dell’emergentismo epistemico. Non affronteremo quindi in prima istanza le problematiche che sono connesse ad un approccio di tipo ontologico51 ai fenomeni emergenti,

questo perché ci porterebbe troppo avanti nell’argomentazione tralasciando

50[Ste99], p. 68.

51Nel dibattito contemporaneo è forse più comune la nomenclatura di emergentismo

inevitabilmente gli aspetti epistemologici più rilevanti. Iniziando quindi con l’emergentismo debole, passeremo in rassegna anche quello sincronico e di- acronico, per approdare alla visione dell’emergentismo dello stesso Sellars.

3.3.1 Emergentismo Epistemico

Delineata la storia del concetto di emergentismo e la sua formazione più matura con la scuola Britannica, possiamo passare ad analizzare gli sviluppi più recenti del dibattito emergentista, entrando nel dettaglio per quanto riguarda il quadro epistemico sul quale stiamo rivolgendo la nostra atten- zione.

L’emergentismo epistemico, anche chiamato debole, è sicuramente il con- cetto più comune all’interno della ricerca scientifica recente e allo stesso tempo la posizione più popolare tra i filosofi di professione. L’emergentismo forte porta con sé delle conseguenze molto più radicali rispetto al ‘compagno’ debole: se dovesse risultare che esistono davvero fenomeni fortemente emer- genti rispetto al nostro attuale dominio della fisica, ciò implicherebbe che dovremmo davvero rivedere il nostro concetto di natura per accomodare an- che questi nuovi fenomeni. Il che equivale a dire che, se ci sono fenomeni la cui esistenza non è derivabile dalle condizioni di fatto come la distribuzione esatta delle particelle e campi nello spazio-tempo (assieme alle nostre leggi della fisica), allora ciò suggerirebbe che abbiamo davvero bisogno di nuove leggi della fisica per spiegare questi fenomeni.

genti rispetto al nostro dominio della fisica non avrebbe certo la stessa in- fluenza. L’esistenza dei suddetti fenomeni inaspettati non metterebbe a re- pentaglio la completezza dell’inventario ontologico del mondo. Almeno finché l’esistenza di questi fenomeni è deducibile in principio da un quadro speci- fico del mondo, non serviranno nuove leggi fondamentali o nuove proprietà. Secondo l’emergentismo debole tutto rimarrebbe una conseguenza delle leggi fisiche ma ciò non lo rende assolutamente meno interessante da analizzare, anzi, tutt’altro. La prima formulazione della distinzione tra emergentismo debole e forte è da rintracciarsi nel lavoro di Chalmers, Strong and Weak Emergence.52

Possiamo considerare l’emergentismo debole come caratterizzato dalle seguenti assunzioni:

i) Monismo fisico. Si ricollega a quella forma di naturalismo a cui ab- biamo già fatto cenno nella scorsa sezione, secondo il quale tutte le entità nel mondo sono composte da elementi fisici. Conseguentemente, le proprietà emergenti sono istanziate da sistemi che sono composti completamente da elementi fisici.

ii) Proprietà sistemiche. Esistono proprietà sistemiche, e una proprietà di un sistema si dice sistemica se nessuno dei componenti del sistema la possiede.

ii) Determinismo sincronico. Le proprietà e le disposizioni comportamen- tali di un sistema sono sempre nomologicamente dipendenti dalla sua

microstruttura. Non può essere differenza a livello delle proprietà sis- temiche senza che ci sia una differenza nella microstruttura.53

Come prima cosa vediamo subito che l’emergentismo debole è perfetta- mente compatibile con un fisicalismo riduttivo e che inoltre rappresenta una sorta di fondamento per tutte le forme più forti di emergentismo ma allo stesso tempo potrebbe apparire così debole da dubitare se si meriti affatto il nome di emergentismo.

3.3.2 Sincronico e diacronico

L’emergentismo sincronico è l’emergentismo debole ma con l’aggiunta della caratteristica dell’irriducibilità.54 Questa è quella forma di emergentismo che

è basata sugli scritti di Broad e che sicuramente risulta tra le più importanti anche in filsofia della mente. Come abbiamo già visto nella sez. 3.2, la nozione stessa di irriducibilità può essere separata in due, irriducibilità1 e

irriducibilità2.55 Riprendendo questa distinzione segue che dalla non analizz-

abilità di una proprietà non segue l’irriducibilità del comportamento dei com- ponenti da cui emerge e allo stesso modo, vale anche viceversa, dall’irriducibilità del comportamento dei componenti non segue la non analizzabilità di una proprietà sistemica.

L’emergentismo diacronico invece, è equivalente all’emergentismo debole ma con le caratteristiche supplementari di innovazione e imprevedibilità.56

53[Ste99], pp. 66-67. 54[Ste99], p. 68. 55Vedi sez. 3.2. 56[Ste99], p. 69.

Nella storia dell’emergentismo questa forma diacronica è certamente quella prevalente rispetto a quella sincronica, anche se, in questo caso, meno rile- vante per il dibattito sulla filosofia della mente. Come abbiamo notato nella sez. 3.2, una proprietà può essere imprevedibile per almeno due ragioni: per- ché la struttura dalla quale emergono le proprietà è imprevedibile, o perché è la proprietà stessa ad essere irriducibile. Visto che i primi emergentisti erano convinti che l’universo fosse deterministico e che tutte le strutture erano di per principio prevedibili, non rimaneva altro che la seconda opzione disponi- bile. Ecco perché l’emergentismo diacronico classico può essere visto come l’emergentismo debole con innovazione e irriducibilità.57

Vorrei concludere questa sezione con una piccola mappa, vedi fig. 1, che illustra le diverse forme di emergentismo e le relazioni che tra esse intercor- rono.58